Creato da cloudonmyhead il 27/07/2009
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F A M E - Cap. 4 (e ultimo!)

Post n°149 pubblicato il 13 Aprile 2012 da cloudonmyhead

164 chili

Ho finito l’arrosto. Ho finito tutto.

Ho leccato dal piatto il sughetto che quella carne inaspettatamente dolce ha rilasciato dopo la cottura, la lingua piatta, ben schiacciata contro la ceramica a raccogliere quanto più gusto possibile. Il piatto era sporco di mille altre pietanze, alcune vecchie abbastanza da non staccarsi più. 

Ho anche mangiato uno scarafaggio che cercava di scappare tra i piatti sporchi. Era duro e sapeva di immondizia. E' stato difficile prenderlo. L'ho visto lì, tra un piatto e una casseruola, muoveva quelle stupide antenne cercando chissà cosa, ho abbattuto una delle mie enormi mani e l'ho bloccato. Sentire quell'essere muoversi sotto il mio palmo mi ha dato una sensazione di gioia selvaggia. Ancora di più sentirlo muovere in bocca, prima che i miei denti provocassero un irreparabile crack. L'ho masticato a lungo anche se non era buono. E poi ho leccato via dai denti ogni più piccolo residuo.

Anka non risponde nemmeno ai miei messaggi, non tornerà più. Quella piccola stronza rumena mi ha lasciata qui a morire di fame. Peccato, se riuscissi ad attirarla in qualche modo potrei nutrirmi per un paio di giorni. Ma non ho più credito nel telefono.

Mi aggiro tra i resti della cucina e i resti della mia vita.

Non mi resta più nulla.

Non resto che io.

 

Inizierò dai piedi.

 
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F A M E - Cap. 3

Post n°148 pubblicato il 12 Aprile 2012 da cloudonmyhead

 

147 chili

Stamattina è stato più difficile alzarsi. La sindone qui, non voleva lasciarmi andare. Le lenzuola sono sul letto da così tanto tempo che non trattengono solo più la mia forma impressa, ma anche un po' della mia anima spremuta nella loro trama lisa. Alzarsi è diventata un'impresa.

Dalla stanza di là non arriva nessun rumore, il bambino non piange più. Ad un certo punto stanotte ha smesso, così di botto. Deve essersi addormentato. Dopo colazione andrò a vedere.

Si è addormentato. Ma per sempre. Chissà perché ora che non frigna più e che il suo corpo non è più così caldo, riesco anche a tirarlo su dal lettino. Non ha un buon odore, ma ho mangiato cibo peggiore ultimamente. Non è morto nemmeno da tanto tempo, è più fresco di alcuni tagli di carne che mi portava Anka dal macellaio, ho sempre saputo che faceva la cresta sulla spesa e che mi rifilava merda di quarta scelta. Ma la fame ha sempre avuto il sopravvento.

Lesso? Spezzatino? Arrosto. Devo stare calma. Pensarci bene, non posso rovinare tutto. Ci sono molti modi di rovinare un arrosto, diceva sempre mia madre. Ma la carne arrosto trattiene meglio i liquidi, è più morbida, sazia di più. La fame mi offusca, lo mangerei anche crudo.

Devo stare calma, concentrarmi, scegliere per il meglio. Potrebbe essere l'ultimo pasto decente che faccio. Sorrido: a qualcosa di buono servirà e alla fine tutto quel latte che mi ha rubato non sarà andato perso.

Sì arrosto. Tiro fuori la teglia. Peccato non avere patate per contorno.

 

 
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F A M E - Cap. 2

Post n°147 pubblicato il 11 Aprile 2012 da cloudonmyhead

 

132 chili

Questa stronza malefica non viene più. Come cazzo pensa che possa fare, io? Non c'è quasi più niente di commestibile, mi è toccato anche scongelare uno schifo di verdure in busta: neanche lo sapevo di averle nel congelatore, sarà sicuramente stata un'idea di quell'idiota di Luca. Lui e il suo cazzo di mangiare sano. Ci ho dovuto mischiare un barattolo di maionese solo per riuscire ad avvicinarle alla bocca.

Ho finito i biscotti, i crakers, i grissini e i taralli. Ho terminato le scorte di pasta e i sughi, e non c'è nemmeno più un pezzo di formaggio in tutta casa. Però non posso uscire per fare la spesa. Non posso rischiare gli sguardi della gente. Non mi lavo la faccia da non so più quanto tempo, né i denti, né i piedi e il mio corpo inizia a emanare uno strano odore di marcio, come tutto il resto qui dentro. Ma non posso lavarmi. Prima devo trovare qualcosa da mangiare, e poi nella doccia non ci entro più.

Il piccolo piange, piange, piange. Queste urla continue mi divorano il cervello, mi trapanano fin dentro l'anima, non le posso sopportare. Non capisco che abbia da piangere. Lui almeno non può lamentarsi. Son io qui quella che rischia di morire di fame. Lui no, ha il latte di sua madre. E di quello ce n'è in abbondanza in questo mastodontico seno che sovrasta la mia mole enorme. Forse posso usare il tiralatte e berne un po' anche io. Se fa bene a lui, farà bene anche a me. E' mio dopotutto. Sì, un po' di latte autoprodotto placherà questa fame.

 

 

 
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F A M E - Cap. 1*

Post n°146 pubblicato il 10 Aprile 2012 da cloudonmyhead

* non vi fate venire uno sturbo!

 

120 chili

Mentre addento l’ennesima fetta biscottata, un pezzo cade sulla tovaglia, ovviamente dalla parte sbagliata: una nuova medaglia d’onore rosso ciliegia che va a mischiarsi alle altre, arancioni, viola, gialle. La raccolgo e la infilo in bocca, ci sarà qualche pelo di cotone ma nemmeno ci faccio caso.

La marmellata cola dal bordo del barattolo, mi affascina il lento percorso di questa goccia di gelatina che va a suicidarsi sul tavolo, tengo gli occhi fissi su quella macchia di colore che dipinge la mia vita sul vetro, mentre la mia bocca continua a masticare.

Finisco la mia colazione. La cucina è un delirio di avanzi. I piatti sporchi iniziano a puzzare, la ragazza delle pulizie mi ha detto che ha la febbre e non viene da due giorni, ma secondo me è solo una scusa, si vede che fa fatica ad entrare qui, mi guarda con un misto di schifo e pietà. Ogni tanto colgo i suoi occhi fissi sul mio corpo e la sua bocca non può fare a meno di piegarsi in una smorfia di disgusto. Non la odio per questo, un po’ la capisco, anche io, se mi vedessi da fuori, forse avrei schifo di me.

Ormai non esco nemmeno più di casa. A lavoro ho dato fondo alla mia riserva di ferie e permessi, e tra una settimana entrerò in aspettativa non retribuita, non so come farò quando non mi pagheranno più lo stipendio, ma per il momento non ci penso. Finché posso mandare Anka a fare la spesa, non penso al resto.

Solo pochi mesi fa la situazione era radicalmente diversa. Ci sono ancora sparse per casa le foto di quando ero umana. Ogni tanto ne guardo qualcuna, poi giro la cornice verso il muro: non voglio vedere, non voglio essere vista. Quelle foto erano il mio orgoglio e il mio vanto. I capelli lucidi e curati, gli occhi scintillanti, la risata franca e aperta, di chi è in combutta con l’universo. Ero bella in quelle foto, bella come solo la felicità sa rendere.

Il bambino piange. Questo dannato bambino piange sempre. Era più calmo quando Luca era a casa. Spingo un po' la culla sperando si addormenti. Quando c'era Anka ci pensava lei, ma non c'è. Se fosse qui potrei mandarla a comprare del gelato. Luca le aveva proibito di farlo, ma era facile corrompere Anka: qualche vecchio top, jeans da un'altra vita e scarpe che tanto non mi reggerebbero più. Luca non si è mai accorto di queste sparizioni e il patto tra me e lei prevedeva che non indossasse mai quegli accessori in questa casa. In fondo è facile ingannare, ingannarsi. E ora non ce n'è nemmeno più bisogno.

 
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LEGGEREZZA

Post n°145 pubblicato il 04 Aprile 2012 da cloudonmyhead

Non so bene cosa sia successo. Non so come, né esattamente quando. Può essere stato un percorso lento, come quello di una goccia su un vetro o un precipare di eventi, tanto veloci da non poter essere misurati. La cosa più sorprendente è che non ci ho fatto caso.

Magari ero impegnata a farmi le unghie o a preparare una cena veloce. Forse stavo facendo colazione, forse dormivo. Oppure ero sotto la doccia, asciugavo i capelli, guardavo nel vuoto con il vuoto nella testa. Stavo lavorando? Ero al telefono? Mi compravo un reggiseno nuovo? 

Io davvero non lo so. Ma so che è successo.

Mi sei scivolato via dal cuore.

Ad un certo punto, semplicemente, quel peso e quel calore che sapevo essere il rimpianto di te, si sono volatilizzati, sono spariti, quasi come se non ci fossero mai stati. 

Forse è questa vita nella pancia che spazza via tutto il superfluo, tutto quello che sa di ansia inutile, di amore rancido, tutto il peso di quello sguardo blu.

Mioddio quanto mi è mancato quel tuo sguardo blu. Quante mattine mi sono svegliata con la speranza di vedere i tuoi occhi accarezzarmi la pelle morbida di sonno, quanti angoli ho girato augurandomi che dietro ci fosse il tuo mare, il sole che hai nei capelli, il profumo della tua allegria. Quanti dubbi e paure ho attraversato con la tua immaginescolpita nell'anima.

Ora è tutto sparito. E questo cuore è, finalmente, infinitamente leggero. 

 
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