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L'urlo della civetta

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Messaggi del 30/04/2015

L'ipotesi del male

Post n°2166 pubblicato il 30 Aprile 2015 da eric.trigance
 

Pare che ci sia un’enorme differenza tra un serial killer e uno spree killer. La violenza del killer seriale è costante, paziente, prevedibile. Può restare sopita per un lunghissimo periodo di tempo, senza nessuno scossone evidente e poi riemergere all’improvviso. La violenza dello spree killer è ciclica: azione, calo di tensione, malinconia, rancore e di nuovo violenza, fino a una nuova esplosione. Mila Vasquez lo sa bene. 
Quando il capo della polizia, “Il Giudice”, chiama Mila ad occuparsi del difficile caso di Roger Valin, il suo primo istinto è dire no. La vicenda del “Suggeritore” è ancora troppo calda sulla sua pelle e lei ha promesso a se stessa che non avrebbe più messo piede su una scena del crimine. Mila sa bene che ci sono delle zone buie in ognuno di noi capaci di inghiottirti. In quelle zone buie si annida il male. In quelle zone buie lei non vuole più entrare. 
Nel suo ufficio, nei sotterranei del dipartimento di polizia, il “Limbo”, ci si occupa solo di persone scomparse. Né cadaveri, né omicidi, nessuna scena del crimine. Solo tanti volti di persone che all’improvviso e senza una ragione apparente sono uscite dalla porta di casa e sono state inghiottite dall’oscurità. Volontariamente, certo, a volte. Altre volte precipitati nelle loro ossessioni. Troppo spesso strappati alla normalità per via delle ossessioni di qualcun altro. Mila conosce a memoria le storie di tutti quelli che hanno un fascicolo aperto nel dipartimento delle persone scomparse. Uno di loro è Roger Valin, un mite contabile che improvvisamente diciassette anni prima, dopo la morte di sua madre, si è letteralmente eclissato. Ed è proprio Roger Valin a riemergere dall’oscurità per riportare Mila proprio al cuore dei suoi peggiori incubi. 
Mila Vasquez non è un profiler né un criminologo, ma nessuno meglio di lei riesce a mettersi sulle tracce delle persone scomparse. La domanda che attanaglia gli investigatori è una sola: cosa può aver spinto Valin a commettere i suoi atroci delitti? Per spiegarne il motivo la polizia deve scoprire cosa ha fatto l’assassino negli ultimi diciassette anni, dov’è stato, fino a che punto il suo rancore può spingersi. 
Per fermare la serie di omicidi che Valin sta rapidamente lasciando dietro di sé ci vuole dedizione, sagacia, mente razionale e intuito. Per rendere il racconto credibile e valorizzarne la potenza scenica è necessaria la penna di un maestro del thriller come Donato Carrisi.
Scaltro nell’imbastire una trama avvincente, abile nel centellinare gli indizi tra le righe, preciso nelle descrizioni dei personaggi e tecnicamente esperto in fatto di crimini. Alla sua quarta prova Carrisi ritorna alle vicende dei personaggi protagonisti del suo romanzo d’esordio Il Suggeritore. Lo fa ancora una volta collegando tutti i tasselli del suo complesso mosaico come un domino. La scrittura è trascinante, la paura palpabile, la fine spietata.

 
 
 

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