In Xenetianulla da dichiarare |
Post n°36 pubblicato il 03 Ottobre 2012 da L.Onely
* Cavallo Morto Cavallo Morto è un luogo che esiste in una poesia di Lédo Ivo. Lédo Ivo è un uomo vecchio che vive in Brasile ed esce nelle antologie con viso di pazzo. Cavallo Morto è un luogo che esiste in una poesia di Lédo Ivo. Un luogo che esiste in una poesia di Lédo Ivo è un fiume che albeggia per andare a fabbricare l’acqua delle lacrime, piccole menzogne di pioggia ferite da una spina d’acacia. Cavallo Morto è un luogo che esiste in una poesia di Lédo Ivo. Un poesia di Lédo Ivo è l’amante di un orologio di sole che abbandona in punta dei piedi le locande della mattina seguente. Cavallo Morto è un luogo che esiste in una poesia di Lédo Ivo. Lédo Ivo è una scuola colma di fringuelli e un timoniere che canta nel piattino di latte. Cavallo Morto è un luogo che esiste in una poesia di Lédo Ivo. In Cavallo Morto quando muore un cavallo si chiama Lédo Ivo perché lo resusciti, quando muore un evangelista si chiama Lédo Ivo perché lo resusciti, quando muore Lédo Ivo si chiama il sarto della farfalla perché lo resusciti. Cavallo Morto * * Parlo con te, ignoro dove sei, verso quale luce cerca il mio Essere Non c’è usura nella tua voce, io so che un’aria tersa ti respira, che Parlo con te, un’intatta passione vive nel tuo fosforo, un’unica Io parlo, parlo con te al bordo di un vuoto, al bordo di me stesso Parlo di fronte al destino che immagina l’uomo, di quello abbandonato, Parlo con te, oh bontà compartita di chi è silenzioso, Parlo con te * Juan Carlos Mestre |
Post n°35 pubblicato il 26 Settembre 2012 da L.Onely
* Certe volte passo dinanzi a negozietti, per esempio nella rue de Seine. Rigattieri o piccoli commercianti di libri antichi o di acqueforti, con vetrine zeppe. Da loro non entra mai nessuno, evidentemente non fanno affari. Ma se si guarda dentro, li si vede sedere, sedere e leggere, noncuranti; non si curano del domani, non si preoccupano del guadagno, seduto dinanzi a loro hanno un cane, soddisfatto, o un gatto che fa ancora più grande il silenzio strofinandosi lungo le file di libri, quasi spolverasse i nomi sui dorsi.
Oh, se ciò bastasse: vorrei certe volte comperarmi una di quelle vetrine zeppe e sedermi là dietro con un cane per vent'anni. Da “ I quaderni di Malte Laurids Brigge” _ R. M. Rilke * * E in effetti Jakob Mendel non vedeva e non sentiva niente di ciò che gli accadeva attorno. Vicino a lui i giocatori di biliardo facevano chiasso litigiosi, i camerieri correvano, il telefono squillava; qualcuno strofinava il pavimento o accendeva la stufa, e lui non notava nulla. Una volta un carbone ardente era caduto dalla stufa, a due passi da lui il palchetto mandava già odore di bruciato e fumava, e fu solo allora che per via di quella puzza infernale un cliente si rese conto del pericolo e si precipitò a soffocare il fumo; mentre lui, Jakob Mendel, a una spanna di distanza e già avvolto dalle esalazioni, non s’era accorto di nulla. Perché lui leggeva come altri pregano, come i giocatori giocano e gli ubriachi tengono lo sguardo fisso nel vuoto, storditi; il suo rapimento quando leggeva era così commovente che, da allora, il modo in cui gli altri leggono mi è sempre parso profano. In Jakob Mendel, in quel piccolo rivendugliolo galiziano con i suoi libri, avevo visto personificato per la prima volta – ero giovane allora – il grande mistero della concentrazione assoluta, che rende tali l’artista e lo studioso, il vero saggio e il perfetto monomane, la tragica ventura e sventura della piena possessione. Da "Mendel dei libri" _ Stefan Zweig |
Post n°34 pubblicato il 13 Settembre 2012 da L.Onely
* * Antonio (Toti) Scialoja. Artista poliedrico conosciuto soprattutto per la sua opera pittorica, la cui propensione artistica si manifesta assai presto nell'esercizio della poesia, del disegno e dell'illustrazione. Interrotti gli studi in giurisprudenza, nel 1937 decide di dedicarsi esclusivamente alla pittura. Abbandonati i modi espressionisti degli anni Quaranta, la pittura di Scialoja attraversa una brevissima stagione neocubista per poi divenire definitivamente astratta. Nel 1957 Scialoja elabora la sua particolare tecnica dello "stampaggio", con la quale dà figura alle "impronte", una delle forme maggiori dell'arte astratta europea dei tardi anni Cinquanta e Sessanta. Scialoja è stato, oltre che pittore, scrittore, scenografo, docente, ma soprattutto un poeta innovativo e singolare nel panorama della poesia italiana del Novecento. Lo si può definire un giocoliere di parole: la parola, nucleo originario, elemento di base su cui si costruisce il componimento poetico, torna ad essere protagonista con la sua opera. * Di giorno quando i gatti sono intensi Chi mette la mosca per esca Cerco l'ago nel pagliaio
In mezzo ai rovi a Ninive Da "La mela di Amleto", 1984 * Scialoja ama logorare le parole e, allo stesso tempo, ama effettuare il processo inverso: usa parole logore, svilite dall'uso quotidiano e dà loro una nuova veste, dando loro una nuova importanza. Le sue poesie si costruiscono sulla ripetizione sonora: il ritmo è incalzante, a volte diventa ipnotico, incanta il pubblico infantile senza lasciare immune dal suo fascino anche quello adulto. I suoi versi sono anomali nella tradizione poetica italiana e sono piuttosto ascrivibili alla tradizione anglosassone del nonsense e del limerick, come ha giustamente riconosciuto - tra i primi - Italo Calvino. * La danza che specchia la speranza la pazza che spezza la danza la voglia che sciupa la guancia la frangia che vela la voglia la foglia che varca la soglia la stanza che invoglia chi sogna la sveglia che suona a distanza. Nella raccolta intitolata Amato topino caro, stampata da Bornpiani nel 1971. Vi è scritto nella presentazione del libretto: “La struttura di queste poesie nasce da un metodo puramente linguistico automatico, al modo dello scioglilingua, della filastrocca e del nonsense. Gioco fonemico che i bambini intendono d’istinto, che eccita la loro curiosità, li muove alla scoperta della parola nuova come incantevole meccanismo sonoro. Infatti l’ostacolo che rappresenta il vocabolo inatteso, nell’assonanza con gli altri, contribuisce a creare quei paesaggi di parole che liberano il bambino dalla soggezione al linguaggio e dentro i quali essi entrano ed escono con felicità e naturalezza”. * La zanzara dello Zambia La zanzara, per decenza, Una volta spesi un gruzzolo "La poesia è un giuoco. E’ – anche – un giuoco. La poesia è sonorità, fonemi, altrimenti sarebbe prosa. La poesia è un altro modo di esprimersi, non attraverso le parole della prosa, cioè della conoscenza. E’ un modo di esprimersi, invece, attraverso le parole della non conoscenza, della follia, del sogno, dell’evasione, del nulla, del rapporto con la morte, con la vita. * Ti ricordi gli stormi Bei tramonti che accesero Terni rispecchiandone il fuoco dei forni mentre i cieli diventano inferni taciturni se ruotano stormi. Neri stormi sui monti di Terni che di sera perdendo i contorni frastornavano i nostri ritorni con l’eterno stormire degli orni. Son trascorsi gli autunni e gli inverni sono andati e tornati gli storni sulla Nera su Terni e Narni sulle pere forate dai vermi. da "I corvi di Orvieto", 1974/1976 * La pittura tornerà a essere cosa - non oggetto. Oggetto vuol dire strumento. [...] Ma una "cosa" - usata proprio in questo termine confuso e generico - ma una cosa è contatto con l'umano, esprime non appena la si considera, racconta, trasmette. [...] Un fiore colto, una pietra raccattata, rimangono nella tua mano, finché non la getti, non la riabbandoni alla smemoratezza naturale, al flusso oscuro dell'universo. (Il sasso che ributti nel mare, dopo averlo accarezzato, diventerà distante da te e irraggiungibile, per sempre, come la più lontana delle stelle). Diventerà arte quella cosa toccata da te, che non sarà possibile più rigettare nel nulla, che per sempre avrà serbata e trasformata in forza naturale la tua impronta. Oggi la pittura opera direttamente sulla materia; e un quadro è prima di tutto una cosa, non utile se non per aver accolto la tua impronta spirituale. Quadri come tracce di vita, frammenti lungo il cammino, erbe bruciate dove accampasti il sonno, i lembi rimasti sugli spini. In ogni epoca i pittori si espressero con segni su superfici. Con segni su superfici i pittori oggi esprimono questa idea: che l'uomo sia spirito e terra insieme; parola e insieme sangue; e che sia umana non la sola effigie fisica dell'uomo ma ogni cosa che l'uomo riconosce e distingue, ogni cosa che immagina, ogni cosa "increata" non appena egli la nomini. - [tratto da "L'Esperienza moderna" Rivista Culturale, Ottobre 1956] * La mosca si mischia alle mosche la mosca s’infischia di mosche di colpo si posa sul bricco sul bistro sul nastro sul pacco sul filtro sul feltro sul tappo sul vischio sul testo sul raspo sul disco sul tacco sul talco sul peltro sul cesto sul tasto sul desco cosparso di lische di colpo si mischia alle mosche * Era gruvi, gruvi era il tuo cacio con i fori, era brughi, brughi era il tuo bosco con i fiori, era frutti, frutti era la speranza del tuo viaggio, era preghi, preghi era quel che avevi nello sguardo, fu più rapida di un sorso la tua anima di sorcio. da "Pane coltello e piatto", 1973/1974 * I giochi verbali delle prime raccolte, di fronte al mistero della morte, di una vita che giunta al suo termine si interroga su se stessa, vengono sostituiti dall’adozione di una forma metrica antica, nata dalla suggestione suscitata dalla lettura di un raro esempio pascoliano. La necessità di un altro ritmo, nell’urgenza d’incanalare in una forma il fluire delle memorie, si afferma imponendo un netto cambiamento di direzione. Il nitore assoluto, la struttura precisa diventano quindi – anche – una forma di resistenza all’oblio, al sfibrarsi del ricordo in cui tutto diventa indistinto. [da un bel post di Ivan Crico su La dimora del tempo sospeso] * Apparisti sulla soglia vestita di velluto viola Così ti ho vista ad un tratto svincolata da ogni segreto * * |
Post n°33 pubblicato il 05 Settembre 2012 da L.Onely
* Per chi se lo ricorda, nel 1958 John Cage appare sulla RAI-TV come concorrente del Lascia o Raddoppia di Mike Bongiorno in qualità di esperto di funghi. Nel corso di cinque apparizioni presenta Amores, Water Walk e Sounds of Venice e vince il corrispettivo di seimila dollari raddoppiando e vincendo. * "La prima domanda che mi pongo quando qualcosa non sembra essere bello * «La materia della musica è suono e silenzio. L’integrazione di essi è composizione: * John Cage Riconosciuto in tutto il mondo come una delle menti più geniali ed innovative di un intero secolo di composizioni musicali d’avanguardia. * * * * [Umile omaggio con un post volutamente "minimal-zen", o meglio, "alea", termine con cui Cage voleva significare la volontà di introdurre concetti, appunto zen, nel corpo della composizione musicale. Artista di una estrosità unica, che merita - oltre questo personale ricordo - un ben più significativo approfondimento.] * |
* Allora, in quell'età, nell'alba Solo _ Edgar Allan Poe * * Due parole
... Lonely! (non per caso) * |
Post n°31 pubblicato il 29 Agosto 2012 da L.Onely
* Julian Beever è un'artista inglese famoso per la sua arte fatta sui marciapiedi di Inghilterra, Francia, Belgio, Germania, America, Australia. La particolarità delle sue opere sta nell'anamorfosi. Le immagini vengono disegnate con una tecnica particolare che le rende all'apparenza completamente deformate. Però quando si guardano dal lato giusto acquistano un incredibile effetto illusorio di tridimensionalità. *
Julian Beever, si è specializzato nel disegnare sui marciapiedi e aree pubbliche in genere tali formidabili opere, le quali sono percepite dai passanti come cavità nell'asfalto o oggetti tridimensionali che in realtà non esistono. Julian trasmette sul pavimento (a volte di cemento, a volte di piastrelle) la forza e l’ esperienza di un vero artista. Gessetti, marciapiedi, strade, fantasia e tanta, tanta padronanza tecnica. * Soprannominato “Pavement Picasso”, le sue opere sono particolari proprio perché possono essere attraversate, calpestate, modificate e cancellate dalle intemperie. Fortuna che Julian in persona provvede a fotografarle una volta finite.
* * Julian Beever * * * * Appunto extra_ordinario: ... termino questo post, prendo, a caso, uno dei tanti libri sparsi nella stanza (lo zapping librario è uno dei miei hobby preferiti), apro, a caso, in un punto qualsiasi e leggo ... * * [Julio Cortàzar - Rayuela, cap. 64] Certe incredibili casualità, |
Post n°30 pubblicato il 12 Agosto 2012 da L.Onely
* * Ma preferirei essere orizzontale. (28 marzo 1961) * Sylvia Plath nacque a Jamaica Plain (Boston) nel 1932, da genitori di origine austro-tedesca. La sua carriera scolastica fu esemplare e brillante. A soli nove anni ottenne il primo riconoscimento letterario per la pubblicazione di una sua poesia; al termine della junior high school fu la migliore studente dell'anno; al conseguimento del diploma risultò la prima tra tutti gli studenti del corso; in seguito frequentò tre borse di studio ove spiccò per meriti. Anche da questo passato si può comprendere il senso di inadeguatezza e la paura di non essere all'altezza delle aspettative altrui nei suoi confronti. "Chiusi gli occhi. Ci fu un breve silenzio, come un respiro trattenuto. * * * * *
* S’intitola “Sylvia” il film di produzione inglese (2003), per la regia di Christine Jeffs, che ha portato sul grande schermo la vita della Plath, interpretata da una credibilissima Gwyneth Paltrow. Bella, nervosa e solare come doveva essere la Plath. “Mi sembrava che la cosa più bella del mondo doveva essere l’ombra, le mille mobili forme e i mille anfratti dell’ombra. C’era ombra nei cassetti delle scrivanie, negli armadi, nelle valigie, ombra sotto le case, gli alberi, le pietre, ombre dietro gli occhi e i sorrisi della gente, e ombra, miglia e miglia e miglia di ombra, sulla faccia notturna della terra.” [da La Campana di vetro] “Come un gatto ho nove vite da morire. Questa è la numero tre. La prima volta successe che avevi dieci anni. Fu un incidente. Ma la seconda volta ero decisa a insistere, a non recedere assolutamente. Mi dondolavo chiusa come conchiglia. Dovettero chiamare e chiamare e staccarmi via i vermi come perle appiccicose. Morire è un’arte, come ogni altra cosa. Io lo faccio in un modo eccezionale. Io lo faccio che sembra come un inferno. Io lo faccio che sembra reale. Ammetterete che ho la vocazione” [da Lady Lazarus] * Sylvia Plath Sulla sua lapide è inciso: * |
Post n°29 pubblicato il 10 Agosto 2012 da L.Onely
* * * Un uccello azzurro _ Charles "Hank" Bukowski * * *
|
Post n°28 pubblicato il 08 Agosto 2012 da L.Onely
* Annaffiami la luna. Annaffiami la luna * * * Sono tante stelle i cuori, [Danseuse, 1925] I mari sono fiori. Mi ripeto a bassa voce Sofia è un cielo. Tutti i fiori in fiore, Ma ora tu sei via. [Foglie e ombelichi, 1929] Un passo è questa vita Da che sei morta * * * ** [L'Araignée] A Zurigo, nel 1916, viene fondato il Cabaret Voltaire, dedicato al filosofo francese che aveva sostenuto i valori della ragione. Qui nasce il Dadaismo, un movimento che durò pochi anni, ma che ha avuto un’esplosiva capacità di mettere in gioco le comuni regole e attività artistiche. [Star] Al Cabaret Voltaire gli artisti vivevano serate con esecuzioni di musica e letture di poesie dada e a queste serate il pubblico partecipava di solito molto attivamente.
Nelle sue composizioni, spesso assemblate con materiali insoliti, Arp crea solo forme semplici, armoniose, spontanee e assolutamente, senza significato. Il titolo, solitamente sorprende, lascia senza parole, stuzzica la fantasia. Di questo periodo è l’esplorazione della casualità, dell’aggregazione spontanea come atto creativo: compone nuovi collage con frammenti di carta lasciati cadere e incollati. Meccanismi analoghi saranno successivamente elaborati anche in ambito poetico dadaista. * * * * Quattro fanciulle decidono di crescere fino a Quattro donne * * Jean Hans Arp * |
Post n°27 pubblicato il 06 Agosto 2012 da L.Onely
* Luce a una finestra. Una donna è sveglia ..................................... [sveglia] *
sonnambula in cucina .............................. [sonnambula] Non la fermeranno mai ............................................................... [mai][fermerà] * Notte bianca _ Adrienne Rich * * al dolore di C. Eoh (Eihwaz): Albero della vita (tasso), resistenza. Questa runa rappresenta l'albero del tasso, longevo e sempreverde, e unitamente ad esso è la conferma di continuità e perseveranza in grado di sfidare tutte le influenze negative comprese la morte. Essa rappresenta il potere che collega la mortalità del fisico con l'immortalità dello spirito e ci aiuta ad alimentare la speranza dando continuità agli ideali per trasformarli in realtà. * |
Post n°26 pubblicato il 04 Agosto 2012 da L.Onely
* * * * * Nella sua breve carriera di musicista ha suonato a fianco - tra altri illustri nomi - di Chet Baker, dalla cui tragica morte Luca ne fu stravolto. Nel 2007 e' stato realizzato il film "Piano, solo", diretto da Riccardo Milani e tratto dal libro "Il disco del mondo" di V. Veltroni, che racconta di Luca Flores e della sua drammatica quanto fragile esistenza. * Di Luca Flores, Alessando (Al) Di Puccio fu amico da ragazzo, ricorda: <<Iniziammo a fare qualche concerto a Firenze col nostro Bop Quintet, ma l´era dei club doveva ancora venire, suonavamo mainstream e quella era l´epoca del free, gli addetti ai lavori ci prendevano persino in giro. ... di soddisfazioni ce ne siamo levate tante con il suo quartetto. Poi vennero gli anni della malattia mentale, i sedativi che odiava perché gli impedivano di suonare, il cacciavite nell´orecchio per, come mi disse, "fermare il mio cervello che sta scendendo nella gola.">> * * <<Un giorno un'architetta che lavora al Comune di Roma, compagna di un ottimo jazzista come Nicola Stilo, mi regalò un cd. Conosceva il mio amore per il Jazz, per la musica, per la grandezza e la sofferenza della creazione artistica. … Quando cominciai ad ascoltare il cd che mi era stato regalato capii che qualcosa, dentro di me, stava succedendo. Non sapevo, non sapevo cosa. Mi assalì una strana malinconia, un improvviso, spropositato dolore. [da Il disco del Mondo - Walter Veltroni - Rizzoli] *
* * Luca Flores * |
Post n°25 pubblicato il 17 Luglio 2012 da L.Onely
* Anche se la testa greve gli rallentava il correre sobbalzando a ogni passo, lui trottava tutto il giorno per salvare il padre dai guai in cui si cacciava con le sue metamorfosi improvvise. Colpa di Adela, governante troppo zelante, spaventata dalle continue apparizioni che infestavano casa Schulz. * * Un’altra volta, nello studio, il battipanni di Adela stava per abbattersi su un piccolo ragno in vertiginosa scalata sulla libreria *
Un’altra volta ancora la governante si mise a inveire contro un fiero pompiere di rosso vestito, fermo al centro del salotto. Quello si fece beffe dei rimproveri di Adela, strizzò l’occhio alla testa di Bruno e volò fuori dal balcone atterrando su un lenzuolo magico. * Però rimaneva sempre Jakob,
[tratto da “Bruno. Il bambino che imparò a volare” – Nadia Terranova/Ofra Amit – Ed. Orecchio acerbo – Tutti i diritti riservati] - Omaggio a BRUNO SCHULZ **
* * * "Che aspetto ho? Di tanto in tanto mi guardo allo specchio. Che cosa strana, ridicola e dolorosa! Fa vergogna confessarlo. Non mi vedo mai en face, faccia a faccia. Ma un po' più dentro, un po' più lontano, sto là, in fondo allo specchio, mezzo di fianco, mezzo di profilo, sto là pensieroso e guardo di lato." * * * * * "Mi sembra che il genere di arte che mi sta a cuore sia proprio una regressione, sia un'infanzia reintegrata. Se fosse possibile riportare indietro lo sviluppo, raggiungere di nuovo l'infanzia attraverso una strada tortuosa - possederla ancora una volta, piena e illimitata -, sarebbe l'avveramento dell'"epoca geniale", dei "tempi messianici", che ci sono stati promessi e giurati da tutte le mitologie. Il mio ideale è "maturare" verso l'infanzia." - B. Schulz, Lettere perdute e frammenti, Feltrinelli, 1980. * * * * da "Le Botteghe color cannella". Bruno Schulz * * * * |
** * Ho trovato un posto dove stare seduta tranquilla * * Tutto ciò che muove sale * * Dov’e quel tetto di coppi e lamiera * * Siedo da anni nell’ansa * * “In questo testo si compone verso dopo verso la suggestione della sparizione come passaggio. È il mio canto stanziale che si fa parola nomade e apre, ingloba, sputa e riaccoglie al proprio interno. [...] La salvezza insita nella sua saggezza. Mi rivolgo e parlo direttamente a lui: al paesaggio. Invoco la sua forza, l’essenza fisiologica della vita, perché operi un risanamento. È un’invocazione ma è anche una lotta, un’imprecazione, un sacrificio affinché tutto sparisca e rinasca a nuova vita.” * * * non sto in piedi e la terra non manca * * da Tatuaggi * * * *
Se io fossi un viaggiatore inquieto e tu la mia casa . . .
Draga moja danzo al tuo ritmo Voce voce voce da Al limite * * * Antonella Bukovaz
|
* * * * * ** Caras Ionut * |
Post n°22 pubblicato il 13 Luglio 2012 da L.Onely
* Disegno della tua voce nella riva del sogno, scogliere di cuscini con quest’odore di costa vicina, quando gli animali buttati nella cala, le creature di sentinaodorano l’erba e per i ponti si arrampicaun tremito di pelle e di furioso godimento.Allora mi capita di non conoscerti, aprire l’occhio di questa lampadaa cui sfuggi coprendoti il viso con i capelli, ti guardo e non so piùse ancora una volta affiori dalla nottecon il disegno esatto di quest’altra notte della tua pelle,con il ventre che palpita la sua respirazione soaveabbandonata appena nella nostra tiepida spiaggiada un leggero colpo di risacca.Ti riconosco, salgo per il profumo dei tuoi capellifino a questa voce che nuovamente mi sollecita, contempliamonello stesso tempo la doppia isola sulla quale siamonaufraghi e paesaggio, piede e arena, anche tu mi sollevi dal nullacon il tuo sguardo errabondo sul mio petto sul mio sesso, la carezza che inventa nella mia cintura il suo galoppo di puledri.Nella luce sei ombra e io sono luce, sono la luce della tua ombrae tu gettata nelle alghe fingi l’ombra del mio corpo, quando la sua angusta fronte ferisce le pietre e proiettacome un fragore di voragine all’altro lato, un territorioche inutilmente investe e brama.Ombra della mia luce, come raggiungerti, come inguainare questo balenio nella tua notte!Allora c’è un istante segretoin cui gli occhi cercano negli occhi un volo di gabbiani, qualcosa che sia orbita e richiamo, una consacrazione e un labirinto di pipistrelli, ciò che sorgeva nell’oscurità come un gemere a tentoni,una pelle che si raffreddava e scendeva, un ritmo rotto, si muta in convivenza, parola d’ordine, strappodel vento che si infrange contro la vela bianca,il grido della vedetta ci esalta, corriamo insieme fino a che la crestadell’onda zenitale ci travolgein una interminabile cerimonia di spume, e ricominciano i naufragi, il lento nuoto verso le spiagge, il sogno bocconi fra meduse morte e i cristalli di saledove arde il mondo.*L'infinito inizia** * * *Tocco la tua bocca, con il dito tocco il bordo della tua bocca, la disegno come se uscisse dalla mia mano, come se per la prima volta la tua bocca si aprisse, e mi basta chiudere gli occhi per rifarlo tutto e ricominciare, faccio nascere ogni volta la bocca che desidero, la bocca che la mia mano sceglie e ti disegna sulla faccia, una bocca scelta tra tutte, con sovrana libertà scelta da me per disegnarla con la mia mano sulla tua faccia, e che per un caso che non cerco di comprendere coincide esattamente con la tua bocca che sorride da sotto la mia mano che ti disegna. Mi guardi, da vicino mi guardi, sempre più da vicino, e allora giochiamo al ciclope, ci guardiamo ogni volta più da vicino e gli occhi si ingrandiscono, si avvicinano, si sovrappongono, ed i ciclopi si guardano, respirando confusi, le bocche si incontrano e lottano debolmente morderdosi le labbra, appoggiando appena la lingua tra i denti, giocando nei suoi recinti dove un’aria pesante va e viene con un profumo vecchio e un silenzio. Allora le mie mani cercano di fondersi nei tuoi capelli, accarezzare lentamente la profondità dei tuoi capelli mentre ci baciamo come se avessimo la bocca piena di fiori e di pesci, di movimenti vivi, di fragranza oscura. E se ci mordiamo il dolore è dolce, e se ci affoghiamo in un breve e terribile assorbire simultaneo dell’alito, questa istantanea morte è bella. E c’é una sola saliva ed un solo sapore a frutta matura, ed io ti sento tremare contro di me come una luna nell’acqua.*da "Il gioco del mondo"*** * *Se devo vivere senza di te, che sia duro e cruento,la minestra fredda, le scarpe rotte, o che a metà dell'opulenza si alzi il secco ramo della tosse, che latra il tuo nome deformato, le vocali di spuma, e nelle dita mi si incollino le lenzuola, e niente mi dia pace. Non imparerò per questo a meglio amarti, però sloggiato dalla felicità saprò quanta me ne davi a volte soltanto standomi nei pressi. Questo voglio capirlo, ma mi inganno: sarà necessaria la brina dell'architrave perché colui che si ripari sotto il portale comprenda la luce della sala da pranzo, le tovaglie di latte, e l'aroma dl pane che passa la sua mano bruna per la fessura. Tanto lontano ormai da te come un occhio dall'altro, da questa avversità che assumo nascerà adesso lo sguardo che alla fine ti meriti.*Se devo vivere* * * ** "Week end" di Jean Luc Godard, ispirato al racconto di Cortázar: “La Autopista del Sur”. ** * ** Lo que me gusta de tu cuerpo es el sexo. |
Post n°21 pubblicato il 12 Luglio 2012 da L.Onely
* * A John Dillinger con la speranza che sia sempre vivo. Grazie per il tacchino selvatico e i piccioni viaggiatori,destinati a essere cacati attraverso le sane budella americane. Grazie per un Continente da saccheggiare e avvelenare. Grazie per gli Indiani che ci procurano quel tanto di stimoli e di pericoli. Grazie per le immense mandrie di bisonti da uccidere e scuoiare, lasciando le carcasse a marcire. Grazie per le laute ricompense sui lupi e i coyotes. Grazie per il SOGNO AMERICANO da involgarire e falsificare fin quando la nuda menzogna non vi risplenda attraverso. Grazie per il KKK, per gli uomini di legge che incidono una tacca per ogni negro ucciso, per le rispettabili signore casa-e-chiesa con le loro facce meschine, smunte, sgradevoli, perverse. Grazie per gli adesivi «Ammazza un frocio in nome di Cristo». Grazie per l'AIDS di laboratorio. Grazie per il Proibizionismo e la Lotta contro la Droga. Grazie per un paese dove a nessuno è dato di badare ai fatti propri. Grazie per una nazione di spie si, grazie per tutti i ricordi...va bene, facci vedere le tue braccia. Sei sempre stato un problema, e ci hai proprio rotto i coglioni. Grazie per l'ultimo e piu grande tradimento dell'ultimo e piu grande dei sogni umani. (Giorno del Ringraziamento 28 novembre 1986) * * Tutto il mio lavoro è diretto contro coloro che per stupidità o per calcolo si dedicano al progetto di far saltare in aria il pianeta o di renderlo inabitabile. Io mi occupo della esatta manipolazione delle parole e delle immagini per creare un'alterazione nella Coscienza del Lettore. * William S. Burroughs * *
|
Post n°20 pubblicato il 11 Luglio 2012 da L.Onely
* Io cerco una goccia di pioggia da "La fable du Monde".
* Inno alla vita * * * Supervielle poeta, ma anche valente scrittore: La bambina dell’oceano, pubblicato nel 1931 (ed. Marcos y Marcos, 1987), è il primo di otto racconti inclusi nella raccolta omonima. Questa bambina senza nome vive in un villaggio situato proprio sull’oceano ed attraversato da una strada d’acqua, un villaggio totalmente disabitato ma non per questo in rovina. Quando all’orizzonte compare un’imbarcazione, la bambina s’addormenta subito profondamente, ed il villaggio scompare sotto la superficie marina; la bambina non riesce a parlare, ma va regolarmente a scuola: una scuola senza classi e senza insegnanti, ma lei i libri li ha, e li mette tutte le mattine diligentemente nella sua grande cartella. Solo una volta un piccolo cargo riesce a transitare su quella strada d’acqua senza provocare lo sprofondamento del villaggio e senza che la bambina cada nel sonno: lei si mette a gridare “aiuto!” ai marinai che le passano vicinissimi senza vedere né lei né le case che sfiorano con le fiancate del cargo. L’atmosfera sospesa tra incubo e racconto fiabesco si scioglie nel finale straziante, “Marinai che sognate in alto mare, i gomiti appoggiati al parapetto, guardatevi dal pensare a lungo nel buio della notte, a un viso amato.”: quella del racconto è infatti un essere “che non può vivere, né morire, nè amare e tuttavia soffre come se vivesse, amasse e fosse sempre sul punto di morire”, cui una notte un marinaio aveva dato vita autonoma, pensando con disperazione alla figlia dodicenne che aveva perduto mentre era assente per uno dei suoi viaggi. (dal web) "... vantò l’approvazione incondizionata di Eugenio Montale, come noto non tenero con i colleghi di penna. Celebre soprattutto come poeta, ma romanziere di vaglia, Jules aderì al surrealismo, non senza ritagliarsi uno spazio proprio. [...] Secondo Giancarlo Pontiggia, autore di un’acuta ’Introduzione’, ci si trova davanti a un " vero e proprio testo di poetica informa narrativa". Il ragazzo della domenica è però molto di più. Il tema supervielliano dell’approdo nel razionale e nella scrittura della sfera onirica e ’surreale’ è presente all’appello. La descrizione del poeta come ’sognatore’, pure. Non mancano i riflessi autobiografici: l’esordio lirico sotto le insegne dell’usurato romanticismo, la doppia vita francese e uruguaiana. Ma la rete dei messaggi è molto più fitta. Il topos delle metamorfosi, caro alla tradizione occidentale, è trattato in maniera inconsueta. Né principio ordinatore del mondo, come in Ovidio. Né simbolo di claustrofobica immobilità, come in Franz Kafka. Il lettore non potrà fare a meno di interrogarsi, come lo stesso Apestègue , indeciso su come chiamare la parte di sé in viaggio da un essere all’altro, a un certo punto addirittura alle prese con la rivolta delle ’anime’ dei propri organismi. Tavolozza di richiami culturali ricchi, da Virgilio a Pitagora, da Agrippa alla metempsicosi e alla psicanalisi. Un cubo di Rubik le cui facce non combaciano mai." (tratto da "Il Foglio" - 19.09.2001)
*
Jules Supervielle
* * |
Post n°19 pubblicato il 11 Luglio 2012 da L.Onely
* * * Io sono il viaggiatore e viaggio e viaggio, The Passenger _ Iggy Pop * |
Post n°18 pubblicato il 10 Luglio 2012 da L.Onely
* Quando uno non ha abbracciato nessuno
* Se incontri uno così, devi capire Sono persone che fanno fatica
* * * |
Post n°16 pubblicato il 09 Luglio 2012 da L.Onely
*
Che delizia il dolore, quando sai Memento mori * La speranza che ho sognato era un sogno, Appendo la mia arpa a un albero, Sta’ quieto, sta’ quieto, cuore infranto, Miraggio * Alla mia morte,amore, Ma l’erba sopra di me Io non vedrò le ombre, Ma nel crepuscolo sognando da "Tre canzoni" Traduzione di Cristina Campo
Christina Georgina Rossetti * * |