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XIII - Giù con leggerezza

Post n°38 pubblicato il 15 Aprile 2007 da AracnoMania
 

Il gorgoglio dell’acqua, simile ad un mantra, sciolse i pensieri e li trasformò in allucinanti susseguirsi di immagini, sensazioni e suoni. Sbrillo stringeva i denti ad occhi chiusi, come se stesse lottando contro un demone dentro se. Si dibatteva come un pesce fuor d’acqua, mentre i cerchi si stringevano intorno a lui. La sensazione del vuoto non esisteva, le pareti come argilla sul tornio giravano e si sostenevano con il loro stesso moto. Terrore accompagnato da consapevolezza e speranza aveva il sapore del mare dopo un cucchiaio di miele. Aprire gli occhi era da folli, ma la curiosità è un animale sempre in agguato. Spettatore impassibile di mille oggetti, che come lui, erano pronti a sfracellarsi in fondo al mare. La luce del sole ancora alto si rifletteva sulle pareti cilindriche e guizzava da una cresta all’altra. Mentre osservava l’interno del vortice, affascinato dai luccichii delle increspature, un’ombra si profilò dietro le mura. “Sarà un grosso pesce che sta per essere risucchiato…”  Distolse l’attenzione dall’ombra, guardò in basso gli oggetti che si scagliavano frantumandosi  contro il fondale sassoso. Una ventata gelida entrò dalla bocca del Volksoestrom. Con gli occhi percorse tutta la lunghezza delle mura, ma non vi scovava più nessuna traccia del grosso pesce nel contempo una nuvola scoppiettante e carica di pioggia si affacciò sopra la sua testa. “Presagio?” si interloquì sottovoce. Un esplosione d’acqua tolse visibilità per qualche istante, l’ombra si era manifestata. Hetzbuol in sella ad uno strano animale volava al centro del Volksoestrom. “Cercherà me? O forse gli sono volati i calzini appena lavati?” “Sbruf!” Non riuscì a trattenere l’accenno di risata. “Non è stata un’idea geniale, ma che avrei dovuto fare? Attendere il fondale?” Il Matuobil volse la testa verso Sbrillo e vi si diresse senza staccare lo sguardo. Hetzbuol sorrise: “Giovane alchimista, vedo che sei anche un temerario, salta su, ti salvo io da questo pasticcio!” Sbrillo ricambiò il sorriso ”Carissimo Mago, da quale pasticcio mi vorresti salvare? Io sto studiando gli effetti del moto elicoidale sulla pelle immersa in acqua salata.” Hetzbuol cambiò la sua espressione “Giovane imbroglione, avrei dovuto dire! Sali subito sul mio destriero, o dovrai studiare gli effetti della mia magia sulla tua pelle!” “Hihi! Hetzbuol, ti sei svegliato nervosetto! Ho giusto qui un rimedio…aspetta…ups…” lo guardò disinvolto e continuò “…credo di averlo lasciato sulla barca nello stipetto del pronto soccorso. Vuoi andare tu a vedere? Io ho qualche difficoltà a risalire” “BASTA! Non fare lo stupido! Non voglio sentire altre parole…” Un tuono interruppe il Mago. “E’ tardi. Matuobil, sfreccia via!”. “Wow, non pensavo che potesse avere un appuntamento più importante del mio, anche se quella nuvolaccia non mi rassicura molto.”

Commenti al Post:
ladymiss00
ladymiss00 il 21/04/07 alle 08:41 via WEB
salve Sbrillo
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 04/05/07 alle 17:42 via WEB
ciao da Magoscarlino
 
Celia.Preschern
Celia.Preschern il 11/06/07 alle 12:16 via WEB
Ti ho scoperto solo oggi e non mi pare il caso di leggere il capitolo XIII senza sapere nulla dei precedenti. Ti chiedo quindi un po' di tempo e tornerò a commentare! Baci
 
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LE AVVENTURE DI MOTANGA

Il vento soffiava leggermente da Nord. Sbrillo esausto contemplava il cielo strappato di nuvole, mentre sorseggiava quella bevanda denominata Adrenina, dal sapore dolciastro e il colore purpureo, sedeva su una sedia in una terrazza del centro del paese di Faglie. Dal balconcino si affacciò Otto, era sudato con gli occhi spiritati, aveva avuto una litigata con una delle sue donne e poi l'aveva posseduta per due ore abbondanti. 
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Sbrillo aveva capito che Otto voleva la sua pozione magica, magari per concludere in bellezza con la dama o magari per riuscire a dirle che era meglio non vedersi più. Controvoglia preparò l'intruglio, lo assaggiò, e lo mise di fronte alla porta di Otto, bussò e si diresse nuovamente in terrazza. Sapeva che in una decina di minuti sarebbe stato lì accanto a lui e avrebbero deciso finalemente il da farsi.
Erano anni che si frequentavano e si scambiavano opinioni varie, avevano avuto la possibilità di fare alcune traversate insieme, ma adesso si trattava di scegliere se formare una ciurma e rimettere in sesto Motanga o continuare ognuno per la propria strada come sempre.

Passarono altre due ore, l'attesa uccideva Sbrillo che nel frattempo aveva cominciato a mischiare Tequila, Adrenina e il suo personale intruglio a base di Foglia del Diavolo. Decise di muoversi, andò a cercare la Musa dei Cerchi di Fuoco.
Faglie era la città natale di Sbrillo, ma non ci si muoveva a suo agio, preferiva viaggiare e stare continuamente in balia della corrente. Ma si sa: i sogni per realizzarsi hanno bisogno di tempo, vera volontà e fatica.
Per sua fortuna trovare una Musa non era un sogno, sua personale confidente era entrata nella vita del giovane Sbrillo poco tempo prima ed aveva occupato immediatamente un ruolo stabilizzante. Infatti Arachiù, così lo conoscevano in paese, era solito avere momenti di follia incontrollabile che manifestava con un arrossamento del viso (diventava magenta in alcuni casi) e un'insaziabile bisogno di sputare veleno e acido citrico su chiunque fosse alla portata della sua voce. Il compito che la Musa assolveva con tenerezza era quello di portarlo nuovamente nel mondo razionale che solitamente ordinava il giovane marinaio.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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