APERTO IL NUOVO SPAZIO DI FUTURO IERI

Post n°915 pubblicato il 14 Aprile 2020 da amici.futuroieri
 

E' finalmente attivo il nuovo spazio degli amici dell'Associazione Futuro Ieri, pertanto da adesso potete seguirci, sostenerci e iscrivervi a questo indirizzo: 

 
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Ancora sul TPP

Nell’Interesse Pubblico
Obama: Discuti con il senatore Warren sul Patto economico globale

Ralph Nader
1° maggio 2015

Al presidente Barack Obama
La casa Bianca
1600 Pennsylvania Avenue, NW
Washington, DC 20500

Caro Presidente Obama:

Avete preso una forte posizione nella trattativa favorendo la Trans - Pacific Partnership (TPP) in fase di completamento e pronta per un voto veloce di approvazione al Congresso.
In effetti siete mutato mirabilmente la vostra fermezza presidenziale per spiazzare i critici più informati su questo accordo con l'Australia, il Brunei, il Canada, il Cile, il Giappone, la Malesia, il Messico, la Nuova Zelanda, il Perù, Singapore e il Vietnam.

Avete accusato i critici di diffondere disinformazione, tra loro la senatrice Elizabeth Warren e Lori Wallach, direttore del Global Trade Watch di Public Citizen, che è nota per la sua ricerca meticolosa e che era alla Harvard Law School quando c’era anche lei.

Vista la raffica di commenti sull’accordo, singolarmente etichettati come promozione commerciale da inconsapevoli editorialisti di giornali e giornalisti, e con le confutazioni da considerare che il TPP è molto più che un accordo commerciale (leggi trattato) che pone problemi gravi all’ambiente, alla salute, ai consumatori e al lavoro al suo interno, non è il momento per voi di impegnarvi con i cittadini informati e i loro rappresentanti piuttosto che affermare unilateralmente che “Elizabeth Warren si sbaglia sui fatti”?
E’ il momento di chiarire le questioni davanti ad un pubblico scettico e con altri che sono decisamente confusi.
Perché non discute con la senatrice Elizabeth Warren davanti a un pubblico televisivo nazionale?

Ci sono molte ragioni a favore dell’utilizzo di questo formato per coinvolgere il popolo americano.
Loro saranno quelli che pagheranno il prezzo in molti modi terribili se i promotori mega - aziendali del TPP si riveleranno in errore come lo sono stati con gli accordi precedenti, più di recente si veda l’accordo commerciale coreano (2012) che voi sposaste e che ha peggiorato il deficit commerciale con quel paese e causato la perdita di posti di lavoro negli Stati Uniti.

Il Vice presidente A. Gore discusse il NAFTA in TV a livello nazionale con Ross Perot.
Voi e la senatrice Warren siete stati insegnanti di diritto e condividete un comune background formativo — Harvard.
Un dibattito sarebbe deliberativo e, supponendo che voi e lei abbiate letto i 29 capitoli del TPP (solo una manciata di capitoli si occupano di commercio), sarebbe pure rivelatore ben oltre i prismi riflettenti dei mass media.
Come il NAFTA e l’Organizzazione mondiale del commercio, il TPP è un sistema transnazionale di governo autocratico che subordina e bypassa il nostro accesso alla nostra magistratura a favore di tribunali segreti le cui procedure contrastano con il sistema del nostro Paese del giusto processo, dell’apertura e degli appelli indipendenti.
Questi accordi, come sapete, hanno disposizioni rafforzate in materia di diritti e privilegi delle multinazionali.
Le rassicurazioni retoriche per quanto riguarda il lavoro, l’ambiente e i diritti dei consumatori non hanno tali meccanismi rafforzati.
Nonostante tutte le rivendicazioni win - win dei promotori degli accordi commerciali passati, il deficit commerciale del nostro paese ha continuato a crescere negli ultimi 35 anni.
Dei deficit commerciali enormi significano esportazioni di lavoro.
Tenuto conto di questa evidenza, il pubblico sarebbe interessato ad ascoltare la vostra spiegazione di questa esperienza sfavorevole per i lavoratori americani e la nostra economia.
Voi credete che Elizabeth Warren sia in errore sui fatti relativi alla prestazione “Investor-State Dispute Settlement” del TPP che permette alle aziende straniere di sfidare la nostra salute, la sicurezza e altre norme, nei nostri tribunali, ma non prima di un panel internazionale di arbitrato.
Un perfetto punto / contrappunto per un percorso da svolgere in un dibattito, giusto?
Nel corso degli anni, è stato chiaro che pochissimi presidenti o legislatori hanno effettivamente letto il testo di questi accordi commerciali che prevedono la resa totale delle sovranità locali, statali e federali.
Essi hanno fatto affidamento ai memorandum preparati dalla US Trade Representative (USTR) e dalle lobby aziendali.
Data la massa delle clausole scritte in piccolo con conseguenze portentose per ogni americano, un argomento da dibattito degno è se rimandare la firma di questo patto commerciale così che le copie possano essere rese accessibili al popolo americano per discuterle e considerarle prima di andare al Congresso per il dibattito molto limitato e un voto, senza consentire alcun emendamento.
Perché correte quando l’inchiostro non è nemmeno asciutto sulla pagina?

Alcuni potrebbero chiedersi perché voi non chiamate questo accordo “un trattato”, come gli altri Paesi.
Potrebbe darsi perché un accordo richiede solo un voto al 51 per cento, piuttosto che una maggioranza dei due terzi del Congresso per la ratifica di un trattato?

Voi siete citato sul Washington Post per aver denunciato “la disinformazione” che circola sul TPP e per aver promesso che andrete “a spingerla indietro con forza se continuerete a sentire questo”.
Fine.
Spingetela davanti a decine di milioni di persone con la senatrice Elizabeth Warren come vostra controparte per discuterne.
Se siete d’accordo, accertatevi che gli americani interessati abbiano una copia dell’accordo TPP prima di essere un pubblico informato.
Attendo la vostra risposta.
Cordiali saluti,

Tradotto da F. Allegri il 1° Ottobre 2015.

 
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Ralph Nader e il TPP

Post n°913 pubblicato il 11 Settembre 2015 da amici.futuroieri
 

Ralph Nader e il TPP
11 settembre 2015
Di F. Allegri
Riprendo a scrivere un pezzo sulla crisi che colpisce il mondo dal 2008 e che non trova una sua fine.
Oggi guarderò avanti, guarderò al futuro e lo farò ispirando ad uno scritto di Ralph Nader del 24 aprile 2015 intitolato “Obama, Corporate ‘Free Traitors’ and You!” ovvero Obama, i liberi traditori corporativi e voi.
Lo farò partendo da un concetto che è basilare, ma nessuno riesce a rimettere a fuoco: serve un grande atto politico per far ripartire l’economia mondiale, serve un accordo tra stati o più di uno.
Da questo punto di partenza mi inoltrerò nella scelta politica di Barack Obama e dei suoi alleati, a partire dal grande capitale.
Ad aprile, partì in USA la campagna tesa a manipolare e condizione il congresso per far passare la Trans-Pacific Partnership (TPP) all’interno del “pull-down-on-America.
Il TTP è un trattato sul commercio e gli investimenti esteri tra dodici nazioni (Australia, Brunei, Canada, Cile, Giappone, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore, Stati Uniti e Vietnam).
Questo trattato è poco noto in Europa, qui si conosce appena il suo gemello che diventerà presto esecutivo senza vere discussioni politiche di merito e di principio e senza un vero contrasto tra le forze politiche.
In USA si è svolta una prima schermaglia sul disegno di legge da approvare con procedura accelerata che toglieva al Congresso l’autorità costituzionale di regolamentare il commercio e attribuiva questa responsabilità storica alla Casa Bianca e alle sue lobby.
Forse qualcuno ha pensato che il TPP sia troppo complesso per farlo discutere a un congresso? In tal caso ripensateci e cambiate parere!
Il TPP è solo l'ultimo attacco allo stato realizzato dalle corporazioni per sacrificare i consumatori americani, il lavoro e gli standard ambientali che sono definiti con un termine curioso come quello di “barriere commerciali non tariffarie”, senza dimenticare che tale accordo sacrificherà la sovranità degli Stati Uniti e degli altri firmatari a favore degli scambi commerciali delle imprese.
Nessun editoriale o scritto può descrivere adeguatamente questo trattato che è un tradimento colossale  camuffato con parole senza senso come “libero commercio” o accordo Win Win per tutti.
A questo punto Nader ci invita ad andare sul suo sito (http://www.citizen.org/trade/) per cercare la parte dedicata al Global Trade Watch.
Anche in passato, dei trattati come il NAFTA e il GATT, creati dall'Organizzazione mondiale del commercio, hanno dimostrato la loro capacità di danneggiare stati e paesi attraverso gli enormi deficit commerciali, l’esportazione dei posti di lavoro, la disoccupazione, il congelamento o il blocco delle nostre regole di consumo, di quelle ambientali oppure  abbassando la normativa di controllo dei gigante bancari e indebolendo le protezioni del lavoro.

Nader si chiede: “Come fanno lo stato corporativo e i suoi “traditori liberi” a costruire una forma transnazionale di governo autocratico che aggiri i poteri del parlamento USA e accetti delle decisioni di tribunali segreti gestiti dagli avvocati delle imprese che influenzano notevolmente i mezzi di sussistenza americani e mondiali?
Subito si risponde: “Beh, prima stabiliscono procedure autocratiche, come la corsia preferenziale per la legislazione che facilita la creazione di un governo autocratico assente, che tradisce il popolo americano e va ben oltre la riduzione delle tariffe e delle quote”.
Anche le altre nazioni negozieranno questo trattato in segreto con gli USA: in quel momento la Casa Bianca lo classificherà cinicamente come un “accordo” che richiede una maggioranza semplice al congresso.
Un trattato avrebbe richiesto i due terzi del Congresso per essere approvato!
Il dibattito sul TPP potrà durare solo 20 ore per ogni camera: parliamo di un modo evidente per legare le mani al congresso ….e per ottenere fondi da imprese potenti come  Boeing, General Electric, la Pfizer, Citigroup, Exxon Mobil.
Tutte multinazionali che non sono fedeli agli Stati Uniti, anzi sono sopra e oltre questo vecchio tipo di organizzazione politica e da qualche anno riescono pure a legarsi ai regimi comunisti e dittatoriali del terzo mondo e di quello in via di sviluppo.
Il profitto giustifica dittature, repressioni e abusi.
Il TPP sconvolgerà il Pacifico: molti dei paesi delle isole del Pacifico hanno cattive leggi e cattive prassi sul lavoro, pochi proteggono consumatori e ambiente nei tribunali, c’è poca libertà di parola.

Questi accordi sono finalizzate e servono alle multinazionali globali.
Sfruttano i paesi in via di sviluppo che hanno manodopera a basso costo e le leggi permissive.
Questo non possono farlo nei paesi più sviluppati, come gli Stati Uniti, che hanno maggiori protezioni per i consumatori, i lavoratori e l’ambiente.
In base a questo accordo, i paesi che volessero protezioni migliori per i loro lavoratori e i consumatori potranno essere citati in giudizio dalle multinazionali e da altre nazioni.
Avremo multinazionali dominanti e poi sotto stati di serie A e di serie B, C, D o nulli.
Certamente sarà tagliata la sicurezza dei prodotti, a partire da quella degli autoveicoli!
Diminuirà la tutela del lavoro minorile ed infantile: fino ad oggi gli USA proibivano la vendita di merci prodotte da bambini, in futuro sarà più difficile e ci sarà la causa di rito …..
Ecco perché posso scrivere che il TPP è prima di tutto una riduzione di sovranità a favore delle multinazionali.
Già il WTO fece perdere agli USA il 100% dei suoi processi davanti al tribunale di Ginevra in Svizzera: con il TPP avremo gli stessi esiti!
Si può partire dal fatto che il parlamento più forte del mondo non lo discuterà, non lo emenderà e lo conoscerà poco: un cattivo inizio che non promette niente di buono.
Non sarà affrontata la questione valutaria, il lavoro minorile o quello della sicurezza: temi che sono cruciali in paesi come il Messico e il Vietnam.
Le multinazionali vogliono dominare pure gli USA, vogliono il potere di sanzionare questo impero prevalente nel mondo.
Tanto alla fine paga sempre il contribuente americano e lo fa per primo!
Tra gli oppositori al TPP c’è il senatore Elizabeth Warren e lei ha scritto sul Washington Post che il TPP: “Permetterebbe alle società straniere di sfidare le leggi degli Stati Uniti - e potenzialmente di raccogliere enormi vincite a scapito dei contribuenti e senza mai mettere piede in un tribunale degli Stati Uniti”.
Pensate solo a chi produce sostanze chimiche cancerogene e non dimenticate la difficoltà ad imporre dei controlli.
Sotto il TPP le corti statunitensi salteranno e tutto finirà sotto un tribunale sconosciuto e lontano che deciderà senza possibilità di appello e farà pagare sempre i contribuenti di qualche stato o staterello.
L’esperienza del WTO è un precedente e ci sono tanti nuovi casi in corso, dall’Egitto che non deve aumentare i salari minimi, fino alla Germania che non deve chiudere le centrali atomiche perché il potere forte di turno non vuole senza dimenticare la repubblica Ceca o l’Uruguay in lotta con Philip Morris.
In USA sperano in un dibattito pubblico tra la senatrice Warren e il presidente Obama che la teme dato che ha già detto in pubblico di considerarla non informata sui fatti quando va ricordato che la signora è tra coloro che sanno leggere le clausole più misteriose di ogni normativa o trattato.
Ai tempi del NAFTA ci fu lo scontro tra Al Gore e Ross Perot.
L’ultima speranza risiede nel fatto che la stragrande maggioranza dei democratici si oppone al TPP, anche il Tea Party repubblicano è perplesso visto che il 75% degli americani parrebbe contrario a tale trattato, secondo un sondaggio bipartisan del Wall Street Journal.
Questo non fermerà il TPP, servono atti politici, non opinioni.

 
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La grande transizione

Foto di amici.futuroieri

Notizie da Earth Policy
Il nuovo libro di Lester Brown: The Great Transition

16 Aprile 2015

Le forze del mercato guidano “La Grande Transizione” verso l’Energia Pulita, dicono le ultime novità del nuovo libro sul calo dei costi e sul suo uso maggiore e sul calo di nucleare e fossili di Lester Brown

WASHINGTON, DC – L’economia globale attraversa ora una transizione da fonti fossili e dall’energia nucleare verso un’energia pulita solare, eolica e da altre fonti rinnovabili, secondo l’ultimo libro dell’analista ambientale Lester Brown e dei suoi colleghi dell'Earth Policy Institute (EPI).

Nella grande transizione: Il passaggio dai combustibili fossili al solare e all’energia eolica delinea il cambiamento globale in rapida evoluzione verso le fonti di energia più pulite, guidato dall’economia e dalla politica, e la dura realtà di un’accelerazione del cambiamento climatico.
Brown e i co-autori Janet Larsen, J. Matthew Roney ed Emily E. Adams, sottolineano che il cambiamento in atto rappresenta un cambiamento duraturo nel nostro modo di energizzare l’economia mondiale.

“La transizione dai combustibili fossili alle fonti rinnovabili di energia è in corso in tutto il mondo”, ha detto Lester R. Brown, presidente dell'EPI e autore principale.
“Poiché le risorse di combustibili fossili si restringono mentre l’inquinamento atmosferico peggiora e le preoccupazioni circa l’instabilità del clima gettano un’ombra sul futuro di carbone, petrolio e gas naturale, una nuova economia energetica mondiale sta emergendo.
La vecchia economia, alimentata in gran parte da carbone e petrolio, sta per essere sostituita con una alimentata da energia solare ed eolico”.

The Great Transition dettaglia la tendenza in evoluzione, concentrandosi sulla caduta dei prezzi e sull’aumento dell’uso dell’eolico, del solare, dei veicoli elettrici, del geotermico e dell’efficienza energetica; e dettaglia la svolta che emerge dal carbone, dal nucleare, dal petrolio e dal trasporto tradizionale, che avviene più rapidamente del previsto.

Capitolo 1 di The Great Transition:
Il passaggio dai combustibili fossili al solare e all’energia eolica
è disponibile online all'indirizzo www.earth-policy.org/books/tgt.
Dati di supporto e una presentazione sintetica in PowerPoint sono disponibili per il download.

Alcune tendenze interessanti:

Il prezzo dei pannelli solari foto-voltaici è diminuito del 99% negli ultimi quattro decenni, da $ 74 a watt nel 1972 a meno di 70 centesimi a watt nel 2014.
Tra il 2009 e il 2014, i prezzi dei pannelli solari sono scesi di 3/4, aiutando gli impianti foto-voltaici globali a crescere del 50% all’anno.

Negli ultimi dieci anni, la capacità eolica mondiale è cresciuta di oltre il 20% all’anno, il suo aumento è guidato dalle sue molte caratteristiche interessanti, dalle politiche pubbliche a sostegno della sua espansione, e dai costi in calo.
Entro la fine del 2014, la capacità di generazione eolica a livello mondiale è stata pari a 369.000 megawatt, abbastanza per alimentare più di 90 milioni di case americane.

Le politiche nazionali e locali in tutto il mondo si stanno spostando per sostenere le energie rinnovabili e per mettere un prezzo al carbone.
Queste includono 70 paesi con tariffe sostenute; 24 paesi con standard di portafoglio rinnovabili (RPS); 37 paesi con crediti di imposte sulla produzione o sugli investimenti per energie rinnovabili; e circa 40 paesi in esecuzione o che pianificano il prezzo del carbone.

L’uso del carbone degli Stati Uniti è in caduta - è sceso del 21% tra il 2007 e il 2014 - e più di un terzo delle centrali a carbone della nazione hanno già chiuso o annunciato piani per la chiusura futura.
Nel frattempo la Stowe Global Coal Index - un indice composito basato su aziende di tutto il mondo la cui attività principale riguarda il carbone - è sceso del 70% tra aprile 2011 e settembre 2014.

Per il mondo nel suo complesso, la produzione di energia nucleare ha raggiunto il picco nel 2006, ed è caduta di quasi il 14% entro il 2014.
Negli Stati Uniti, il paese con il maggior numero di reattori, la generazione nucleare ha raggiunto il picco nel 2010 ed ora è in declino.

In Cina, la produzione di elettricità da impianti eolici ora supera quello da centrali nucleari, mentre l’uso del carbone è ad un picco.

La transizione energetica è pari a una massiccia ristrutturazione dell’economia globale”, scrivono gli autori.
“Inizialmente questa transizione energetica è stata trainata dagli incentivi statali, ma ora è trainata anche dal mercato.
Con il mercato di oggi che favorisce sia l’energia solare che l’eolica in molte delle città, la transizione sta accelerando, muovendosi molto più velocemente del previsto”.

“Siamo tutti soggetti interessati” alla Grande Transizione, concludono gli autori.
“Nel senso più ampio, tutti coloro che respirano aria più pulita, devono acqua più pulita e beneficiano di un clima più stabile saranno in testa con il procedere della transizione energetica”.


A proposito dell’Earth Policy Institute: L’Earth Policy Institute è un’organizzazione di ricerca dedicata a pianificare un futuro sostenibile e a fornire una tabella di marcia per come andare da qui a lì.

# # #
I dati e le risorse aggiuntive sono disponibili su www.earth-policy.org.
Sentitevi liberi di passare queste informazioni ad amici, familiari e colleghi!

Earth Policy Institute
1350 Connecticut Avenue NW, Suite 403, Washington, DC 20036

Tradotto da F. Allegri il 05/09/2015

 
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Lettera aperta

LETTERA APERTA
MASSIMO FINI E LA SEMINA DI SPIRITO CRITICO

Fu un inverno parecchio freddo quell'anno e l'umidità sapeva farsi sentire a Fucecchio, dove uno scherzoso funzionario del Ministero della Difesa mi aveva spedito, nel 1994, per dodici lunghi mesi di servizio civile alternativo alla naja.

Non c'erano i social network - che per me, a dire il vero, non ci sono neppure oggi - e La Voce di Montanelli (fucecchiese DOC) divenne il mio unico collegamento con il mondo, fuori dalla mia stanzetta concessa dal Comune in Corso Matteotti.
Allorché i processi di "Tangentopoli" facevano sperare in un'Italia diversa e più onesta.

Poi, assassinata La Voce, così quasi di punto in bianco, scoprii l'Indipendente diretto dal povero Vimercati.
Giornale che divenne ben presto il legittimo erede del coraggioso vascello montanelliano.

Quelle giornate sono state per me una sorta di campus dello spirito critico.
Marco Travaglio, allora giovanissimo, e Massimo Fini, già noto ma già bandito dai grandi "giornaloni", divennero i miei più fidati compagni di lettura, nel passaggio formativo da adolescente a giovane adulto.

Fu invece un magnifico pomeriggio di sole quello che nella tarda primavera del 2000, vide arrivare Massimo Fini al Consiglio di Quartiere n. 2 di Firenze, di cui ero diventato inaspettatamente presidente "dipietristra". Volli fortemente che venisse a parlare di democrazia contraffatta e di modernità fasulla, ad argomentare quindi il suo punto di vista esposto nel pamphlet 'Sudditi'.

Ricordo che né i colleghi di giunta né la maggior parte dei dipendenti sapevano esattamente chi fosse (ma pur sempre in numero maggiore di quando invitai, qualche mese dopo, Marco a presentare il 'Manuale del perfetto impunito'!).

Invece la sala consiliare fu piena in ogni ordine di posti, c'era persino gente venuta da Comuni fuori Provincia per non lasciarsi scappare una delle rare occasioni di ascoltare idee stimolanti e controcorrente. Lo accompagnava una bella bionda, che guidava l'auto, e un pacchetto di Gauloises che sporgeva dal taschino di un giubbotto di jeans.

Oggi, l'argento è diventato la tonalità prevalente dei miei capelli, la politica attiva un ricordo abbastanza sbiadito ...purtroppo, il Fatto Quotidiano mi accompagna in treno recandomi a lavoro, due bimbi e una famiglia serena che crescono giorno dopo giorno e un Paese che si abbrutisce governo dopo governo.

Per questo c'è assoluto bisogno, davvero ancor più di ieri, del pensiero di Massimo Fini in qualunque forma sia espresso, con la penna o con la parola poco importa.


Andrea

 
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Pillola Rossa o Pillola Blu

Il Maestro - Terzo atto – Settima conversazione
Pillola Rossa o Pillola Blu

Di I. Nappini

Vincenzo Pisani: Scusate ma parliamoci chiaro.
Questa è o non è una piramide sociale.
Immagino che fra noi ci sia concordanza nel ritenere che questo modello capitalista e corporativo sia una piramide sociale.
Un tempo l’antico Egitto aveva conosciuto una piramide sociale con il faraone e la sua famiglia sulla punta, poi a scendere in livelli sempre più larghi: sacerdoti, generali, scribi, soldati, artisti lavoratori, artigiani, mercanti, contadini, schiavi.
Ora come si abbatte una piramide.
Se si toglie il vertice resta una piramide tronca e prima o poi qualcuno rifà la punta e magari invece di chiamarla Faraone la chiama Satrapo o Governatore.
Un modo esiste ed è quello di togliere gran parte delle basi su cui si regge la piramide.
Pensate a una cosa del genere fatta con dei libri, se si toglie i libri in basso o si alzano i livelli in basso la struttura perde equilibrio e frana sotto il suoi stesso peso.
Vuoi perché pericolosamente inclinata, vuoi per via della mancanza di sostegno.
ALLORA COSA È LA VISIONE APOCALITTICA SE NON QUESTO: LA FINE DELLA PIRAMIDE SOCIALE E LA SUA TRASFORMAZIONE IN MACERIE SU CUI RICOSTRUIRE UNA DIVERSA FIGURA GEOMETRICA DI STATO.
Sempre che rimanga abbastanza gente viva per farlo in una o due generazioni, il rischio è che rimanga così poco da veder sorgere un periodo di nuova barbarie, un rinnovato mondo di cavernicoli post-tecnologici.
Ma del resto quando popoli interi son fatti oggetto di un capitalismo selvaggio e senza limiti come credere che la nostra piramide con la punta costituita da Banche Centrali e famiglie di ricchissimi e verso il basso gente come noi NON SIA A RISCHIO DI CROLLO.

Gaetano Linneo: Queste parole sono esatte ma un po’ crudeli alle mie orecchie.
Tuttavia è vero.
C’è un limite oltre il quale il sistema umano come quello naturale cessa d’essere e l’ordine nuovo dovrà prendere forma seguendo il corso del tempo.
Un bosco brucia, dieci anni dopo sulla terra offesa dalle fiamme un nuovo bosco è risorto.
La questione è chi ha il diritto e il cuore di mandar arrosto un bosco vecchio con tutto quello che di vivo esso contiene.
Lo stesso s’applica al discorso appena fatto.
CHI HA IL DIRITTO DI DECIDERE DELLA VITA E DELLA MORTE DI UNA PIRAMIDE SOCIALE, DI UN ORDINE DI COSE, DI UNO STATO PERFINO?
Finora la necessità dovuta a pestilenze e carestie e la legge del più forte in guerra si son fatti carico di portar a termine queste catastrofi.
Ma vedere nella violenza organizzata e scientifica o nelle grandi catastrofi naturali o accidentali dei benefattori non è curare i mali dell’umanità, MA AMPUTARE E FAR CHIRURGIA pensando che la durezza del rimedio cancelli una sorta di colpa originaria, di peccato mortale e collettivo.

Paolo Fantuzzi: Quindi stanotte scopro che l’apocalisse non c’è perché non c’è chi se ne fa carico.
Ma se qualcuno se ne fa carico è un sadico sociopatico, quindi uno strano tipo di benefattore a sua insaputa che monda i peccati dell’umanità con il sangue altrui.

Franco: In effetti è anche questa una verità. UNA MEZZA VERITÀ.

Paolo Fantuzzi: Questo è davvero un discorso inquietante.
L’UMANITÀ SEMBRA UNA NAVE DEI FOLLI BISOGNOSA DI CASTIGHI E PUNIZIONI, E IN MANCANZA DEL BUON VECCHIO DIO ELARGITORE DEL DILUVIO E DELLE PIAGHE D’EGITTO ECCO CHE OCCORRE FAR DA NOI O SPERARE NEL CLASSICO ASTEROIDE CHE HA PERSO LA SUA ROTTA COSMICA E CI FINISCE IN TESTA.

Clara Agazzi: Questi son discorsi disgraziatissimi, MA INSOMMA NON È POSSIBILE PENSARE A UNA SOLUZIONE SANA, DI LUNGO PERIODO, PROGRESSIVA.
In fondo esistono anche cause che richiedono tempi lunghi, generazioni.
Non si può purificare il mondo umano in tre mesi o sei senza provocare un massacro di enormi dimensioni.
Inoltre chi pagherebbe più di altri se non i deboli, le donne e i bambini.
Facile far la guerra con i fantasmi o con la vita altrui.
In questo paese sulla carta son tutti generali e tutti eroi.
Poi al momento del dunque chi li vede mai questi condottieri e questi martiri dell’ideale.

Stefano Bocconi: Giusto, ma chi può aspettare due o tre generazioni se non i ricchissimi, i pochi privilegiati, i detentori di enormi patrimoni.
ALLA FINE SIAMO SCISSI FRA IL DISGUSTOSO PRESENTE E UN FUTURO POSSIBILE MA INQUIETANTE E PERICOLOSO.

Vincenzo Pisani: Scusate ma ora vi pongo il problema DELLO STATO FRANTUMATO DAI NUOVI POTERI E IL PERSISTERE DI BARRIERE IDEOLOGICHE DEL SECOLO SCORSO.
Le due cose si tengono assieme, FORZE POLITICHE CHE FINGONO DI VIVERE IN UN TEMPO DIVERSO E ALTERNATIVO IN VIRTÙ DI CREDENZE DI TEMPI PERDUTI SOSTENGONO DI FATTO I NUOVI POTERI BANCARI E FINANZIARI.
Il FANATICO che folleggia di fascismi e comunismi e comunitarismi immaginari è il miglior alleato che esista di poteri concreti e realmente operanti.
Viene pagato poco o nulla da questi nuovi poteri e dalle loro caste, OPERA UNA FRAMMENTAZIONE E UNA DISPERSIONE DEL PENSIERO E DELLE FORZE SOCIALI REALMENTE DISSIDENTI O OSTILI ALLA CONCENTRAZIONE DELLA RICCHEZZA E DEI CAPITALI IN POCHE MANI e inoltre sul piano operativo e concreto è impotente, inutile.
Si tratta dell’UTILE IDIOTA che porta soccorso involontario ai grandi ricchi e ai loro enormi privilegi.
DIVERSO È IL RUOLO DI UNA FORZA IDEOLOGICA OPERANTE REALMENTE CHE CUMULA FORZE E RISORSE IN VISTA DI UN ROVESCIAMENTO DELL’ORDINE COSTITUITO O DI UNA RIFORMA DEL SISTEMA; ESSA O VIENE COMBATTUTA SE PERICOLOSA PER L’ORDINE DELLE COSE O APPOGGIATA SE LO DIFENDE.
Il vecchio Stato nazionale con i suoi limiti e i suoi difetti era tuttavia un potere coercitivo e autoritario che almeno in parte tassava i ricchi e operava una redistribuzione della ricchezza prodotta, poneva vincoli, pretendeva il primato della politica sull’economia.
Oggi i nuovi poteri finanziari di questa parte sedicente occidentale del pianeta non vogliono uno Stato di questo tipo, vogliono le mani libere.
DA QUESTO NASCE LO STRAPOTERE DELLE BANCHE, DELLE MULTINAZIONALI, DEI SUPER-RICCHI, ESSI APPOSTA INDEBOLISCONO LO STATO DI VECCHIO TIPO PER FAR EMERGERE UN LORO POTERE PRIVATO.
PER FARLO PAGANO OGNI SORTA DI MOVIMENTO O GRUPPO POLITICO DISPOSTO A RIDURRE LA CONSISTENZA STRUTTURALE DELLE ISTITUZIONI E OGNI SORTA DI MERCENARIO DEL GIORNALISMO E DELLA TELEVISIONE PER PORTARE NELLE CASE DELLA GENTE COMUNE E PIÙ SPROVVEDUTA IL LINGUAGGIO DEL PENSIERO NEOLIBERALE PIÙ AGGRESSIVO E SPREGIUDICATO.

Fuori da questo recinto che si è denominato occidente sorgono però oggi a sud e a est nuovi poteri e nuovi imperi e c’è da pensare che là il potere politico non si sottometta a poche oligarchie di ricchissimi.
Io credo che sia un bene che l’immigrazione intellettuale del nostro paese s’indirizzi verso quelle genti forestiere, a mio avviso se questo Stato debolissimo non può più esser potenza e dominio che favorisce i suoi cittadini allora i suoi componenti sono liberi di scegliere un diverso luogo dove vivere dove queste parole non sono chimere ma realtà viva e concreta.

Gaetano Linneo: Queste considerazioni sono interessanti, ma dimmi Vincenzo dal momento che le pillole sono due LA ROSSA DELL’APOCALISSE E LA BLU DELLE SORTI MAGNIFICHE E PROGRESSIVE di un processo di riforma globale che sarà forse ventennale se non di più tu che voi per te.

Vincenzo Pisani: Né una e meno che mai l’altra.
La soluzione è andarsene da questo paese.
Imparare un mestiere, fare un po’ di soldi, fare biglietto di sola andata e via verso un nuovo mondo aldilà dell’oceano.
LASCIO AI MISERABILI DELLE PLEBAGLIE ELETTORALI, AI FURBETTI CON IL SUSSIDIO, AI POLITICANTI DA STRAPAZZO E AI LORO PARASSITI IL DISAGIO DI VIVERE NELLE ROVINE CHE HANNO PROVOCATO.
E poi fra noi lo voglio dire: la riforma lenta e progressista serve solo ai ricchi e ai possessori di rendite di qualsiasi tipo per aver il tempo di ricollocarsi e cambiar uniforme.
L’APOCALISSE È DI DUE TIPI: UNO NATURALE E L’ALTRO UMANO.
Quello naturale va dalla catastrofe ecologica, al meteorite, al sole che ci brucia con qualche fenomeno celeste singolare.
Quello umano è una nuova guerra mondiale o qualcosa del genere.
In un caso non si può far molto per causare il disastro perché non è cosa che attiene agli esseri umani, nell’altro chi inizia si prende una responsabilità enorme.
Se vogliamo si sporca l’anima per sempre.
Quindi in un caso non posso accelerare il processo che sarà lento generazioni, nell’altro non ho i mezzi e la volontà di affogare il mondo nel sangue.
QUINDI COSA RIMANE SE NON IL PENSARE LA FUGA, IL RIFARSI UNA VITA ALTROVE.
Credimi, se questo paese si svuota della gente di merito e di talento sarà sempre più difficile viverci e alla fine la feccia che credeva di far da pidocchio e da sanguisuga derubando e truffando chi la mattina va a lavorare dovrà cambiar posto o ammazzarsi.
NON È BENE RESTAR QUI E AIUTARE CON IL MIO LAVORO E LE TASSE CHI MI TASSA SENZA MOTIVO, MI TRUFFA, MI MULTA IN MODO INSENSATO, MI FA TORTO, MI CENSURA.
Se va via l’uomo va via il lavoro e la ricchezza che produce.
Chi va via punisce a modo suo un sistema sociale iniquo e amorale con l’unica cosa che conta: i meno soldi e la meno ricchezza prodotta.
Dopo dovranno tassare i nullatenenti, nullafacenti e i furbi. Li voglio vedere.

Gaetano Linneo: Questi son propositi di vendetta. Certo non ci avevo ancora pensato.
EMIGRARE E ANDAR VIA PER SEMPRE PER PUNIRE IL PROPRIO POPOLO E IL PROPRIO GOVERNO.

Franco: Una mezza verità.
L’EMIGRAZIONE DI CATEGORIE CON MESTIERI DI CONCETTO O COMPETENZE SPECIFICHE DA PAESI DISGRAZIATI A PAESI RICCHI PER VIA DELLE LEGGI CHE REGOLANO IL MERCATO DELLA FORZA LAVORO QUALIFICATA È PARTE DEL SISTEMA.
Mi dispiace. Ne rimani dentro e non fuori.
Forse puoi prenderti una rivincita sull’ordine della nostra gerarchia sociale se farai molti soldi o se trovi una sistemazione degna.
Nulla di più.
No andiamo oltre lo squallore quotidiano; qui c’è la scelta della pillola la rossa o la blu.
Il bivio di oggi è riforma o catastrofe.
Questo vale per le questioni private, per il territorio, per la politica locale e nazionale e per il mondo intero.
Scegliere stavolta è qualcosa di totalizzante, è la mia vita e nello stesso tempo è il destino del mondo e dell’umanità.
Perché stavolta se si vuole la pace e il benessere esso non può esser solo di questo o quell’impero o nazione o multinazionale o colosso finanziario.
L’unica strada per una vera riforma è cambiare il senso di questa civiltà industriale farne una questione di umanità, una cosa seria finalmente.

 
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Lettere al Presidente: Return to Sender

Post n°909 pubblicato il 26 Agosto 2015 da amici.futuroieri
 
Foto di amici.futuroieri

Nell’interesse pubblico
Lettere al Presidente: Return to Sender
Ralph Nader
8 aprile 2015

Al presidente Barack Obama
Casa Bianca
1600 Pennsylvania Avenue, NW
Washington, DC 20500

Caro Presidente Obama,

Allego una copia di Return to Sender: Lettere senza risposta al Presidente 2001 - 2015 (Seven Stories Press), che contiene oltre 100 lettere che ho inviato a voi e al presidente George W. Bush (dal 2001 al 2015).
Quasi tutte non ebbero risposta e non furono lette.

Una di queste lettere riguardava le scelte della Casa Bianca riguardo alle lettere che riceve.
Sollevai la questione all’inizio del vostro primo mandato con il Direttore dell'Ufficio di Corrispondenza, Mike Kelleher, mi disse che non c’era alcuna politica specifica per quanto riguarda le risposte, ma che mi avrebbe ricontattato dopo che l’Ufficio di corrispondenza presidenziale avesse considerato la questione. Lui non lo fece.

La corrispondenza con i cittadini è importante sia per voi come presidente che per loro.
Per i cittadini, è l’occasione per aggirare gli ostacoli presentati dai media e dalle istituzioni governative per accedere direttamente alla Casa Bianca.
Per i presidenti, le lettere aiutano, come voi avete detto: ad evitare “la bolla” (ad esempio, le dieci lettere di cittadini che leggete ogni sera).
Le lettere da cittadini trasmettono anche idee e osservazioni che vi avvisano di condizioni, problemi e urgenze immediate e, talvolta, vi offrono l’opportunità di discutere pubblicamente la questione sollevata da un comune cittadino che vi ha scritto una lettera.

Proprio l’altro giorno, quando eravate in visita in Ohio, una persona del pubblico ebbe l’occasione per chiedervi se il voto obbligatorio poteva divenire “trasformativo” come c’e in tante altre democrazie, vedi l’Australia.
Quelle poche parole da sole stimoleranno un dibattito pubblico in un’epoca di bassa affluenza alle urne, compresi i pro e i contro di avere un “Nessuna delle Opzioni di sopra”.

Le lettere possono essere molto preziose se fanno domande che vi offrono la possibilità di rispondere su questioni o problemi che normalmente la stampa o i funzionari o i membri del Congresso non affrontano.
(Per inciso, la prima assemblea annuale della stampa accreditata alla Casa Bianca e la sua interazione con il presidente appare nel numero corrente (marzo/aprile 2015) della Columbia Journalism Review finanziata dal Helen Thomas Fund. Lei lo vorrebbe!)

Ci sono molti altri benefici potenziali nell’invio di lettere ai presidenti.
Ad esempio, durante l’intero mandato di 4 anni del Ministro dell’Energia Steven Chu, molti dei principali gruppi di potere anti-nucleare non ottennero un incontro con lui.
Anche se si era incontrato più volte con i rappresentanti dell’industria nucleare, non rispose alle nostre numerose lettere e telefonate in modo che lui ascoltò e rispose alle posizioni empirici e alle raccomandazioni dei gruppi di esperti le cui opinioni complessive non condivideva.
Vi scrissi chiedendovi se voi potevate intervenire e lo esortai a incontrarsi con noi.
Inoltre, voi dovevate sapere del rifiuto dal Segretario dell’Energia.
Non ci fu risposta.

Capisco che voi e il vostro personale inviate risposte di cortesia ad inviti ad eventi nel paese e che rispondete alle lettere su questioni di grande visibilità, come ad esempio il piano di salvataggio dell’industria automobilistica, con lettere tipo.
Naturalmente, rispondete anche agli alleati politici e ai sostenitori in qualche modo.
Ma questo lascia fuori molte lettere che riflettono la conoscenza e la posizione di molti americani impegnati che non dovrebbero essere contrastate e neanche trascurate.

Ecco quello che vi consiglio:

Fate una politica di risposta alle lettere con qualunque classificazione voi sceglierete di fare in modo che la gente possa sapere cosa aspettarsi.

Come minimo, questi cittadini attivi devono ricevere un avviso di ricevimento delle loro lettere ed e-mail.
Questo è ciò che il Primo Ministro del Canada fa, indipendentemente dal fatto che le lettere siano favorevoli o critiche.
Inoltre, il primo ministro gira le lettere al Ministero competente per un ulteriore esame.
Senza nemmeno un riconoscimento, i cittadini potrebbero diventare cinici e/o smettere di scrivere.
Il vostro staff seleziona le lettere con idee, proposte o suggerimenti che ritengono buone per una relazione annuale pubblica al popolo americano.
Include lettere critiche che sottolineano le carenze.
Questo ha un effetto salutare sulla “bolla” e va oltre le poche lettere che tutti i presidenti usano come oggetti politici di scena.

Concluderò con un invito che potreste desiderare di rivedere e che appare nel mio libro Restituire al mittente: Lettere senza risposta al Presidente 2001-2015.

Il 4 maggio 2012, vi ho inviato una lettera che vi sollecitava a riunire un migliaio di dirigenti della comunità civica senza scopo di lucro in un hotel con sala da ballo vicino alla Casa Bianca, con un programma di vostro piacimento.
Questi leader dirigono diversi gruppi che sostengono giustizia per i consumatori, i lavoratori, i piccoli contribuenti, l’ambiente, la  sanità, gli alloggi, i trasporti e l’energia.
Queste organizzazioni rappresentano molti milioni di americani in tutto il paese che li sostengono con donazioni e volontariato.
Non ci fu risposta.
Poi, inviai la lettera alla East Wing della first Lady Michelle Obama.
Il suo personale almeno rispose, scrivendo che voi non avevate tempo.
Beh, che dite di una qualsiasi ora quest’anno?

Jimmy Carter affrontò proprio questo con un gruppo di leader civici dopo la sua elezione nel 1976.
L'evento fu un grande successo e contribuì a dare maggiore visibilità a questo importante settore civile nella nostra società.
Considerai la risposta della vostra Casa Bianca in malafede, in quanto voi avete viaggiato in tutto il paese e nel mondo per promuovere direttamente e a scopo di lucro le società statunitensi ed i posti di lavoro che queste aziende creano.
(In India, promoveste i motocicli Harley-Davidson e la Boeing.)
Ebbene, il settore non profit conta milioni di americani e la sua crescita ed i servizi sono buoni per la società, non è vero?

Spero che tu e la famiglia godrete indagando questo libro e, eventualmente, guadagnando alcune intuizioni in modo che tali idee migliorino il vostro servizio al nostro paese, alla sua gente e la sua interazione con il resto del mondo.

Questo volume avrebbe potuto essere chiamato “bubble buster”, salvo che noi si possa chiederci se tali lettere abbiano mai avuto accesso attraverso quel processo auto-descritto.
Cordiali saluti,

Tradotto da F. Allegri il 26/08/2015.

 
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Verso le primarie presidenziali

Nell’Interesse Pubblico
Stare con l'asino fino a quando gli elefanti sono peggio!

Ralph Nader
19 Marzo 2015

Quando la Conservative Political Action Conference (CPAC) ha la sua annuale convention roboante nella zona di Washington, DC, i mass media tradizionali espandono la loro copertura in modo crescente partendo dalle settimane precedenti fino al raduno per l’analisi delle conseguenze. Perché?
Perché un CPAC impegnativo convoca tutti i contendenti repubblicani per la nomination presidenziale e guai ad essere dei potenziali candidati che si difendono.

Qual è la contromossa dei democratici?

La convention più vicina è quella piccola di Robert Borosage (quest’anno si chiama Populism2015) che è ignorata facilmente dagli editorialisti storici democratici alla Casa Bianca e dal candidato favorito attuale Hillary Clinton.
Borosage ha anche rinunciato ad invitare il presidente Obama a scendere in Connecticut Avenue e parlare ai fedeli al Washington Hilton o in altre sedi.

Accendete C-SPAN e la “Strada verso la Casa Bianca” è piena di discorsi fatti ad eventi e incontri nei quali i contendenti repubblicani alla presidenza esprimono le loro ambizioni.
Dove è la copertura di C-SPAN delle controparti democratiche?
Beh, Hillary non ha ancora annunciato e solo Martin O’Malley (ex governatore del Maryland), Jim Webb (ex senatore della Virginia) e il senatore Bernie Sanders (VT) agitano le acque, ma nessuno di questi “candidati in attesa” ha fatto l’annuncio.
Nessuna sfida per ora.
I repubblicani dominano la “Strada verso la Casa Bianca” di C-SPAN e lo faranno fino alla fine delle primarie del prossimo anno con le loro invettive distorcenti e ripetitive.

Legati ai militaristi e ai corporativi del partito, i democratici come i Clinton, Robert Rubin e Lawrence Summers, i liberali e quelli della sinistra raramente sfuggono a questi legami i quali significano che spesso le loro richieste di cambiamento progressivo sono mediocri.
I Candidati democratici sanno che i progressisti pensano di non avere altra scelta oltre al sostenere il candidato democratico.
Allo stesso tempo, la destra radicale del CPAC convoca i candidati repubblicani e rilascia loro un ultimatum: date attenzione al programma di destra e basta.
Il senatore John McCain escluse questa opzione nella campagna presidenziale del 2008.

Guardate la sfida all’interno del Partito Repubblicano, includete il senatore della Florida Marco Rubio che non ha problemi a criticare il dinastico Jeb Bush.
Confrontate ciò con l’assenza di uno sfidante democratico per la dinastica Hillary Clinton. La sua marcia verso l’incoronazione lascia alla stampa poco da commentare: la sua inevitabilità, la ricchezza della Fondazione Clinton e la sua abilità nella raccolta di fondi.
(La recente mail scottante auto-inflitta è un’eccezione.)
Infatti, un editoriale ha detto che l’unico avversario di Hillary potrebbero essere i media stessi come surrogati per il partito moribondo.

Bill Curry, un democratico per tutta la vita, l’ha osservato negli editoriali che scrive come ideologicamente attivo e sfidando i repubblicani confrontandoli ai democratici.
Non è come se i democratici non potessero avere la loro primaria robusta con programmi concorrenti per ricevere il sostegno americano maggioritario.
Tali esercizi non sono attualmente sul tavolo.
L’idea stessa di una primaria presidenziale così competitiva è vista come pericolosa per le prospettive di una Hillary predestinata.

Proprio come nel 2004, il movimento contro la guerra in Iraq sospese le sue manifestazioni dure contro quel “sociocidio” militare perché John Kerry disse che avrebbe gestito le nostre avventure militari meglio e con più soldati.
La Sinistra Democratica di certo non volle mettere in imbarazzo Kerry (“Io non sono un democratico redistribuzionista”) perché era la speranza dei democratici per sconfiggere Bush.
Il fatto che la guerra in Iraq fosse impopolare, anche senza che il Partito Democratico sottolineasse ogni opposizione ad essa, sfuggì ai dirigenti timidi, terrorizzati e opportunisti.
Il prudente Kerry perse.

I sindacati organizzati sono alle corde, con contrazione degli iscritti, leadership banali (con poche eccezioni come RoseAnn DeMoro del National Nurses United che è in rapida crescita) e incapaci di fermare le cosiddette spinte al diritto al lavoro fatte da politici anti sindacali come il governatore Scott Walker del Wisconsin.

Quindi l’AFL-CIO e i suoi sindacati membri dovrebbero seguire l’esempio del Partito Democratico moribondo?
Certo che no, se si guarda alla rabbia del loro sito web e alle email.
Certo che sì, se si guardano i bilanci organizzativi anemici, le strade strette e la mancanza di volontà di sfidare la Casa Bianca o il Partito Democratico a testa alta.

Raramente i sindacati tengono manifestazioni di massa e dimostrazioni mirate (sempre con l’eccezione degli infermieri che combattono le catene ospedaliere o premono per una tassa sulla vendita di azioni e derivati a Wall Street).
Le burocrazie sindacali non comunicano con la propria truppa perché offrono poco per connettersi a loro e spesso evitano di rispondere a chi gli fa delle richieste.

I giornali del sindacato (una volta vivaci) e le riviste o il programma radio del sindacato a livello nazionale “Voice of Labor” o sono scomparsi o gusci di ciò che potrebbero essere.


I sindacati si sono spostati nella realtà virtuale; spesso, la loro idea di mobilitarsi a favore o contro una legge è quella di inviare email!!

C'è un segno più indicativo dell’auto compiacimento dell’AFL-CIO del fatto che ha così poche persone a premere sull’OSHA per farlo lavorare sulla perdita evitabile di circa sessantamila lavoratori all’anno dovuta a infortuni e malattie sul posto di lavoro?

Per gli intellettuali liberali e per i loro esperti e finanziatori, la “mentalità del meno peggio” non si limita ad andare in giro per il periodo elettorale a causa di un loro atteggiamento scelto per servire la tirannia dei due partiti; è nel loro DNA fin dall’inizio.
Finché saranno genericamente supini, l’approccio del meno peggio distrugge il potere contrattuale e rende peggiore il partito democratico ad ogni ciclo per monetizzare l’influenza delle corporazioni a 24/7.

Così, arriveremo noiosamente al 2016 a meno che i progressisti non si fermino da soli demoralizzati dalla rassegnazione politica e comincino ad applicare il detto del grande abolizionista Frederick Douglass: “Il potere non concede nulla senza una domanda; esso non l’ha mai fatto e non lo farà mai”.

Iniziamo quindi con una controparte progressiva al CPAC da unire questo autunno per convocare i candidati presidenziali, senatoriali e del Congresso sul palco.
I Democratici possono fare almeno questo per risvegliare se stessi e il loro partito dal torpore?

L’ex ministro del Lavoro Robert Reich scrisse un editoriale per il Washington Post (nel 2001) dal titolo “Il Partito Democratico è morto”.
Cos'è ora?
E 'solo una massa in cancrena che può essere resuscitato solo dalla paura di quanto peggio sia il partito repubblicano per il popolo, per il paese e per il mondo?

Tradotto da F. Allegri il 13 agosto 2015.

 
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Artico, superficie ghiacciata al minimo storico

Post n°907 pubblicato il 11 Agosto 2015 da amici.futuroieri
 

Artico, superficie ghiacciata al minimo storico
19 marzo 2015
Di F. Allegri

I ghiacci marini dell’Artico si sono ridotti di oltre 10 volte la superficie della Svizzera, raggiungendo un nuovo record negativo.
Questa evoluzione si autoalimenta e riguarda anche il nostro Paese.
Il riscaldamento globale è sempre più evidente: i ghiacci marini artici hanno raggiunto quest’anno la minima estensione invernale mai misurata finora, come annuncia il Centro nazionale dati su nevi e ghiacci americano (NSIDC).
Facendo un confronto con l’estensione massima media della calotta glaciale, ciò significa una perdita di 450 mila chilometri quadrati ossia oltre dieci volte la superficie della Svizzera.
La maggiore estensione stagionale viene misurata ogni anno a fine inverno nel mese di marzo.
A settembre, dopo lo scioglimento estivo, l’estensione della superficie di ghiaccio risulta poi la più bassa a livello annuale.
 
Si prevede che questo record negativo accelererà lo scioglimento estivo: il ghiaccio bianco riflette la luce del sole, mentre le superfici d’acqua scure l’assorbono.
Essendoci meno ghiaccio chiaro viene assorbita ancora più energia solare e questo porta ad un ulteriore riscaldamento dell’acqua e dell’aria.
Inoltre il ghiaccio più sottile si scioglie più velocemente. Così il riscaldamento climatico si autoalimenta.
Uno studio pubblicato di recente ha dimostrato che i ghiacci marini artici si sono già assottigliati del 65%.
Il 70-90% di questo scioglimento è da attribuire al cambiamento climatico provocato dall’uomo.
L’Artico si riscalda – come anche le Alpi – in modo particolarmente rapido.
“Questo valore misurato di recente è un chiaro avvertimento: il riscaldamento del clima non si ferma al circolo polare”, spiega Elmar Grosse Ruse, Esperto Clima WWF Svizzera.
“Con la drammatica perdita di ghiaccio polare, il clima cambia nell’intero emisfero settentrionale: le estati diventano più piovose, gli inverni più rigidi e si moltiplicano i fenomeni meteorologici estremi”.

Questi fenomeni ci riguardano.
Non solo: siamo anche corresponsabili dei cambiamenti nell'Artico che mettono l’uomo e la natura di fronte a una serie di gravi problemi.
Con le emissioni di gas serra contribuiamo al riscaldamento e con i nostri consumi di petrolio e gas naturale aumentiamo la spinta per effettuare anche nell’Artico trivellazioni alla ricerca di energie fossili.
Ma non deve essere così.

NOTA Il wwf dimentica il falso rialzo delle acque. Lo scioglimento dei ghiacci artici abbasserà i livelli dei mari. Sono le acque della Groenlandia liberate dai suoi ghiacciai che li alzeranno. Le due realtà vanno sottratte e non sommate.

 
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Quale catastrofe possibile

Il Maestro - terzo atto – Sesta conversazione
Quale catastrofe possibile?

Di I. Nappini

Paolo Fantuzzi: Quindi stanotte ho scoperto che chi ragiona di fine del mondo, in vario modo, ha una sorta di complesso dell’amante tradito, è un risentito contro il destino cinico e baro.
Tuttavia ancora non si è detto che esistono dei rapporti di forza che impediscono la vittoria del buonsenso, dello spirito di sopravvivenza della razza umana.
Qui in questa terra la gente che pensa e ragiona è poca e dispersa; non ci sono le forze per contrastare speculatori, politici corrotti, faccendieri, delinquenti di varia natura.
Ne fermano uno e novantanove prendono il posto del fesso che è stato beccato.
Dietro questa degenerazione crescente del clima, dell’ambiente, delle risorse planetarie e delle società umane storicamente fondate ci sono le grandi concentrazioni finanziarie, ossia quel piccolo numero di ricchissimi che non solo controllano i capitali ma addirittura creano il denaro attraverso le banche centrali.
Chi può fermarli fra coloro che sono gente normale, gente che la mattina va a lavorare e ha famiglia e anche problemi quotidiani.

Franco: In effetti è difficile.
Supereroi non se ne vedono, se è questo quel che vuoi dire.
Tuttavia io considero questo: l’essere umano è al vertice della catena alimentare su questo pianeta, non ha rivali reali in altre specie e la sua evoluzione è un caso del tutto singolare.
Praticamente si tratta di qualcosa di unico sul pianeta azzurro.
Questo fatto di essere una specie che è stato spinto in cima al vertice delle specie viventi da circostanze ad oggi non chiare lo ha posto anche nella condizione di sviluppare tecnologia e scienza e di trasformare l’ambiente che ha attorno a sé.
Se non modifica qualcosa, se non si procura riparo, utensili, vestiario, beni di vario tipo e molte altre cose l’essere umano a differenza di altri animali muore in natura, o tende a morire.
QUINDI LA CAPACITÀ TRASFORMATIVA DEL REALE È UNA SPECIFICA DELL’ESSERE UMANO.
Questa caratteristica unica è anche la possibilità di risolvere la questione della crisi delle risorse planetarie e di questo sistema di produzione, sviluppo, redistribuzione delle ricchezze.
OSSIA LA CARATTERISTICA DI PRODURRE TECNOLOGIE, SAPERI E SCIENZA POTREBBE DETERMINARE LA SOLUZIONE.

Vincenzo Pisani: Scusa ma al contrario può determinare esattamente l’opposto.
Questa CAPACITÀ TRASFORMATIVA come la chiami tu può creare le condizioni per un disastro.
Un numero enorme di specie viventi si sono estinte su questo pianeta nel corso delle diverse ere geologiche, siamo come specie a rischio.
Una nuova guerra mondiale o un collasso delle risorse e del sistema potrebbero determinare un tracollo nel numero degli esseri umani presenti sul pianeta.
Non c’è bisogno d’aspettare il classico meteorite che cade sulla testa dei popoli e fa effetto tipo grande sterminio dei dinosauri.
BASTA L’IDIOZIA UMANA A SPAZZAR VIA TUTTO E TUTTI.
INOLTRE COME NON VEDER CHE QUEST’ATTESA DELL’APOCALISSE È UNA SORTA DI MILLENARISMO, DI FUGA DELLA MENTE IN UN BEN STRANO MISTICISMO CHE VUOLE IL BENE POSTO IN UN FUTURO LONTANO E IL PRESENTE DESTINATO ALLA DANNAZIONE E ALLA PIÙ ASPRA DELLE DISTRUZIONI.

Questa è anche una comoda messa fra parentesi della realtà, una facile via per ignorare il quotidiano.
Poi lo voglio dire e so che il mio amico il professore è d’accordo con me: l’attesa della fine del mondo è una consolante possibilità perché quando le cose vanno male nella vita essa diventa l’idea che dall’esterno qualcosa riporta il contatore a zero.
Tutti i pezzi del Risiko o del Monopoli tornano nella scatola, e a quel punto non ci sono più giocatori che hanno vinto o perso.
Il gioco riparte, il punteggio è zero, le carte e i pezzi tornano sul tavolo e i dadi sono pronti per la prossima partita.

Gaetano Linneo: Queste parole sono veritiere e mi pare ovvio che l’ispiratore sia il nostro comune amico. Tuttavia occorre distinguere.
Alcune specie animali sono, per dirla alla buona, specializzate e non possono vivere fuori da determinate condizioni ambientali, altre no.
Quando nel mondo umano arrivano le grandi tragedie, i grandi cataclismi, o i grandi conflitti avvengono le trasformazioni del modo di vivere e di stare al mondo è ovvio che alcuni siano travolti e distrutti e altri no.
L’UOMO PERÒ NON MI PARE POI COSÌ FLESSIBILE, COSÌ PRONTO A USARE LA TECNOLOGIA E LA SCIENZA PER SALVARSI.
Forse è quest’umano di oggi il problema in quanto appare dove ignorante e povero risulta inadatto ai tempi nuovi e dove ricco, formato e istruito egli risulta spesso settario, carrierista e avido.
Un essere umano maschio o femmina che sia di tipo ideale mi pare lontano da questi anni e da questo presente.
Forse chissà arriverà, ma ad oggi non si vede nemmeno l’ombra di quest’uomo nuovo.
QUINDI OCCORRE FARE CON QUEL CHE C’È A DISPOSIZIONE.

Vincenzo Pisani: Ritorno ora su quanto ho detto.
Mi scuso, ma adesso mi è venuta in mente una cosa. Perché chi esercita il potere vero sulla finanza e sulla banca dovrebbe preoccuparsi se la maggior parte degli esseri umani è destinata a crepare.
Se questi potentissimi sono in relazione con interessi auto-referenziali ed egoistici perchè il sistema che li vede ai vertici dovrebbe porsi il problema di masse di disgraziati e di poveracci che magari vivono ai margini delle grandi città o nelle periferie del sistema economico-industriale.
Non ne hanno motivo.
A CASCATA SULLA PIRAMIDE SOCIALE, NESSUNO DEI LIVELLI DIRIGENTI SI PREOCCUPA DI COME STANNO QUELLI SOTTO.
O sono utili sul piano commerciale e produttivo oppure sono un problema.
Il sistema non è umano, il sistema è meccanico; è come il funzionamento di un meccanismo complesso fatto da miliardi di pezzi grandi e piccoli, non ha buonsenso e non ha morale o ragione.
PRODUCE, CREA DENARO, DILATA LA CIVILTÀ INDUSTRIALE; NON CHIEDIAMO AD ESSO UN SENSO ULTIMO O UN DISEGNO ETICO.

Gaetano Linneo: Questi nostri discorsi sono complicati, richiedono un luogo che non è questo ponte e questa strada.
Tuttavia voglio dire questo in natura esiste una cosa che si chiama resilienza, nel caso delle comunità umane è la capacità di sopravvivere come organismo sociale davanti a guerre, catastrofi, conflitti civili.
OGGI A MIO AVVISO QUESTA CAPACITÀ DI REGGERE L’URTO DI CONDIZIONI AVVERSE È DRAMMATICAMENTE DIMINUITO.
La complicazione della vita sociale, i legami di dipendenza con tecnologie che dipendono da fonti energetiche, l’evoluzione continua della civiltà industriale, le masse di emarginati, sottopagati e di devianti aiutano gli elementi che possono disgregare il sistema sociale.
Quando l’evento traumatico supera le barriere che il potere tecnologico e sociale può costruire attorno ad esse c’è da credere imminente il collasso e la morte del sistema sociale stesso.
Questo evento in natura talvolta è chiamato estinzione.

Clara Agazzi: Questi discorsi astratti son inquietanti  ma veri.
Vi ricordo che tutti noi siamo dentro questo mondo decadente e ci siamo da vivi.
Siamo qui e ora con lavoro, affetti, relazioni; QUANTO DETTO CI RIGUARDA.

 
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Quale paese modello alternativo?

Il Maestro - terzo atto – Quinta conversazione
Quale paese modello alternativo?

Di I. Nappini

Clara Agazzi: Questa idea che della gente normale, perbene debba aspettare la catastrofe per costruire qualcosa di diverso è sinistra e un po’ folle.
Insomma è mai possibile che dal bianco si debba passare al nero e dal blu al rosso senza sfumature di sorta, senza un ragionevole percorso di riforma!
Non ci sono forse più uomini, donne, giovani in questa penisola?

Paolo Fantuzzi: Questo pensiero è meschino, ma è vero.
NEL CORSO DI UNA VITA TROPPO SPESSO SI COMPRENDE CHE ALCUNE SITUAZIONI DEVONO ESSER FATTE ESPLODERE, CHE CERTE CONTRADDIZIONI E INIQUITÀ DEVONO ARRIVARE AL PUNTO DI ROTTURA E ROMPERSI.
Quante volte nella vita umana la mediazione risulta impossibile perché davanti alla persona perbene c’è un delinquente, una persona in malafede, un calunniatore dichiarato e patentato.
TROPPO SPESSO QUI NELLA NOSTRA PATRIA LA GENTE ONESTA SUBISCE VIOLENZE PICCOLE E GRANDI INDECENTI PERCHÈ PRIVA DEI MEZZI PER DIFENDERSI, SPESSO LEGGI E REGOLAMENTI DIVENTANO TRAPPOLE PER LE VITTIME E SALVACONDOTTI PER LA FECCIA.
Allora anche la persona perbene si rifugia in una stanza, in un angolo per le preghiere, in un silenzio rotto solo da qualche gesto, o dal votare il meno peggio quando capita.

Stefano Bocconi: INFATTI OGGI CHE IL DENARO È TUTTO E LO STATO È UMILIATO PERCHÉ SOTTO LA PRESSIONE DEL DIO - DENARO NON SI SENTE ARRIVARE ALCUN MODELLO DI VITA ALTERNATIVO.
La decadenza e l’indecenza del modello di vita e sviluppo è sotto gli occhi di tutti ma non ci sono forze o grandi personalità in grado d’offrire alternative.
Si sentono solo voci di riforma, pensieri belli, grida nel deserto. Ma nulla si muove davvero.
Pensare la fine e l’apocalisse diventa non solo una ragionevole istanza esistenziale ma anche un calcolo, se si vuole una previsione.

Vincenzo Pisani: Ritorno ora da voi, ma sento che ragionate di decadenza, di fine.
Cari. Carissimi, ma alzate gli occhi.
QUI È IL CASO DI MIGRARE, DI ANDARSENE.
Chi può si rifaccia una vita altrove.
Ragionate su questo: se è impossibile a causa della decadenza e del malcostume riformare una popolazione e uno Stato allora la persona perbene, il lavoratore, l’uomo di buon talento deve andarsene.
Deve privare i suoi rivali, i suoi diffamatori, i suoi nemici consapevoli o meno del frutto del suo lavoro, delle sue tasse, della sua ostinazione, della presenza fisica.
Quando la decadenza arriva ai livelli nostrani il male di vivere inquina l’anima, rovina e deforma anche i migliori aspetti del carattere di una persona.
Non sto parlando di un popolo metafisico o spirituale che risente tanto della decadenza, sto parlando delle difformi genti della penisola che tutto sono tranne che spirituali, anzi piuttosto l’opposto.
Eppure qui avviene questa corruzione nel modo che vi ho detto.
Credetemi amici. LA FUGA È L’ULTIMO DEI TRENTASEI STRATAGEMMI, LA FUGA È LECITA QUANDO SONO ESAURITI GLI ALTRI TRENTACINQUE.

Franco: E allora con questa perla di saggezza cinese possiamo dire che a oggi noi tutti siamo a un bivio o la strada della fuga o al contrario dalla muta attesa della fine.
Una scelta che potrei definire una roba da braccio della morte, o il condannato scappa o verrà giustiziato. Non vi pare di esagerare un poco.

Stefano Bocconi: No. Purtroppo il Pisani ha detto il vero.
La questione di cui si dibatte è altro.
Si è fra noi discusso molto di cultura, consapevolezza, coscienza.
Ma insomma.
Ci rendiamo conto che per i quattro quinti degli abitanti della penisola questo modo di parlare è insensato.
COME POSSONO POCHI, RELATIVAMENTE POCHI INTENDO, IMPORRE A MASSE DI PLEBI ELETTORALI E SFACCENDATI UN PROGETTO DI VITA E DI COMUNITÀ UMANA ALTERNATIVO.
Non in qualche film di fantascienza ma qui e ora.

Paolo Fantuzzi: Una Massa simile di feccia impedisce qualsiasi progresso.
Attendere la fine è un fatto ragionevole.
Intanto ognuno tira a campare secondo la regola generale: ognun per sé, Dio contro tutti e tutti contro Dio.

Franco: In effetti questa posizione è persuasiva, ma non è del tutto vera.
ESSA È EGOISTICA, PERCHÉ PRESUME CHE LA FINE UCCIDA GLI ALTRI MA RISPARMI COLUI CHE ASPETTA.
In un certo qual senso chi si lascia sedurre da questa posizione esprime un desiderio inconsapevole di veder rovinati e possibilmente distrutti in futuro i suoi simili.
LA FUGA È ALTRESÌ NEL CASO NOSTRO ESPRESSIONE DI VALORE INDIVIDUALE,PERFINO DI LIBERTÀ; MA ANCHE DI DISPREZZO PER CHI RESTA E PER CHI PROVA A FAR QUALCOSA.
In fondo perché queste masse di scellerati e di umani ripugnanti dovrebbe muove un dito per venir incontro a chi li vorrebbe fatti a pezzi o lasciati lontano.
Se si vuole liberare dall’ignoranza e dalle tenebre della ragione milioni d’inconsapevoli rincretiniti occorre porsi in ascolto, capire.
Farsi umili in un certo senso.
Non si può pensare di domare masse informi urlando nel deserto o minacciandole con una spada di gomma.
Occorre conoscersi bene e capire chi sono i nostri simili, e anche accettare che di solito è la dimensione locale, il piccolo e il quotidiano il mondo politico a cui guardano queste masse malconsigliate.

Vincenzo Pisani: Scusate tanto. Ma questi che hanno fatto per noi.
Sono forse portatori di miracoli, di atti di generosità, di arte, di cultura, di civiltà.
CHI SONO I NOSTRI SIMILI. ESISTONO?
Io non voglio vivere con addosso l’evidenza di esser concittadino di amorali faccendieri, delinquenti prestati alla politica, falsi accademici, finti politici e di milioni di umani senza cultura e formazione che vivono come capita.
Io non sono questi qui e non voglio aver nulla in comune con essi, qui per forza di cose fosse anche solo per il fatto di condividere le stesse strade e le stesse piazze si finisce col diventare complici.
Se il Belpaese non riesce a ritrovare se stesso io non posso inventare dal nulla un paese alternativo e parallelo a questo.
Cosa dovrei fare?
Costruirmi una stanzetta e mettere lì tutte le cose belle e buone mentre il Belpaese si avvolge nella corruzione e nella follia.
No! Amici questa non è la mia strada e voi lo sapete bene.
Meglio andarsene, e non vedere, non sapere, fare altro.

Gaetano Linneo: Queste parole sono belle. Ma denunciano un sentimento da amante tradito, da melodramma.
Certe cose si fanno a freddo e con metodo.
Andare via esige metodo, sapere, capacità.
Restare ancora di più.
Costruire un mondo diverso è costruire prima di tutto se stessi, nella mente, nelle aspettative, nella formazione, coscienza, cultura e perfino nel corpo fisico.
QUESTA COSA È FATICA.

 
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Il governo Renzi e la buona scuola clientelare

IL GOVERNO RENZI E LA BUONA SCUOLA CLIENTELARE
3 agosto 2015
Di F. Allegri

Penso che sia il caso di fare un punto sul governo Renzi che dura da più di anno.
Il paese è fermo, dopo 7 anni di caduta più o meno accentuata.
Abbiamo lo stesso PIL dell’anno scorso, la stessa disoccupazione, è tornato a crescere il pessimismo.
Non scriverò che Renzi dice e non fa!
Per me, le riforme le ha fatte, ma aggiungo che quelle riforme potevano portare solo questi risultati perché quasi tutte erano minime ed è buona solo l’introduzione del divorzio breve.
Il job act non merita questo nome: meglio farm act.
Esso introduce un precariato di medio termine che sostituisce quello a breve che ha imperversato in questi anni.
In pratica è un provvedimento di legislatura, di governabilità minima che blocca momentaneamente la fuga delle medie imprese verso l’estero.
Non si sa cosa accadrà tra tre anni, non si sa nemmeno chi se ne occuperà: per i nostri politici, parlare di problemi che avremo tra tre anni è come parlare di futuro lontanissimo.
Il punto più basso del governo Renzi è la buona scuola.
Si fa sempre fatica a capire cosa viene approvato in parlamento: i giornali e le lobby creano sempre nebbia e gas soporiferi.
Il punto centrale della riforma è la promozione del concorsaccio a spese della GAE (graduatoria ad esaurimento).
Il concorsaccio è quella selezione fatta dal precedente ministero sulla base di domande senza senso e finalizzato ad infilare nella scuola pubblica superiore tutta una serie di ricercatori universitari molto vicini ai partiti e a tutti i poteri forti immaginabili e soprattutto privi di esperienza di insegnamento.
Questo è clientelismo di massa nei numeri e di élites nella professionalità.
Le GAE sono la vittima.
Queste avevano il difetto di base di esistere, di aver condannato molti professori al decennio di precariato contro tutte le norme europee, ma avevano il pregio di misurare il tempo lavorato da nostri professori non di ruolo.
La buona scuola spinge avanti i concorsisti, manda a giro per l’Italia gli altri.
Dopo questo privilegio da denunciare ci sono altre due critiche da fare alla buona scuola.
Il preside sceriffo è divenuto il preside dominante perché sarà affiancato dal consiglio d’istituto, ma questo ci dice meglio quale era lo scopo di questo pezzo di riforma: conformare il livello d’insegnamento a speso di eventuali professori legati alle minoranze culturali di ogni tipo.
Andremo verso insegnamenti standard, conservatori e consensuali rispetto ai poteri forti del momento.
Segnalo infine l’ultimo problema che è il più doloroso.
Parlo dei precari di seconda fascia, quelli che ogni mattina si sono svegliati per attendere una telefonata per andare a lavorare un giorno o due, un mese se va bene.
Questi dovranno fare un concorso per essere precari e qui c’è una beffa immensa!
Inoltre arriveranno le liste dei supplenti di istituto, una barbarie che fa girare nella tomba un secolo di sindacalismo organizzato.
Queste liste possono solo portare ad un clientelismo secondario e in molti luogo ad un nepotismo evidente.
Mi restano da dire due cose:
a) si muove qualcosa verso un referendum abrogativo totale della legge che non sostengo e vedo perdente. Io spererei in un quesito centrato su questi punti e soprattutto esso andrebbe preceduto da una lunga battaglia culturale e di piazza.
b) in queste condizioni, presto non avrà più senso distinguere scuola pubblica e scuola privata. Avremo tempo per approfondire questo punto e altri, da oggi la scuola italiana è in bilico.

 
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Quale modello alternativo per la civiltà industriale?

Il Maestro - terzo atto – Quarta conversazione
Quale modello alternativo per la civiltà industriale?

Di I. Nappini

Gaetano Linneo: Precisamente, tu parli della rete internet. Ottima cosa.
Finora hai affermato che essa ha un ruolo positivo di divulgazione del sapere, di bacheca di nobili opinioni, di luogo dove ritrovare nozioni, critiche, informazioni e cose del genere.
Da qui ricavi l’idea che esso sia un luogo metafisico ove possa generarsi una qualche forma d’opposizione, di trasformazione, di ripensamento generale della società.
Ascolta: poniamo che la rete possa esser paragonata a un sistema lineare di tipo orizzontale che mette in comunicazione soggetti diversi e che crea gruppi, comunicazione e interscambio d’esperienze e molto altro ancora.
Poniamo anche un punto zero nel quale tutti i soggetti partono allo stesso momento.
Nello scorrere del tempo la rete perfettamente bidimensionale mostra un aumento di picchi, di piramidi, di figure tridimensionali.
Il denaro e segnatamente il denaro del capitale investito sulla rete diventa la terza dimensione di questo sistema egualitario tridimensionale e realizza figure geometriche, rilievi, scanalature.
L’elemento egualitario viene così a perdersi e sulla rete che s’allarga.
Si forma un panorama che è quello dato dal successo o dall’insuccesso dei denari investiti da soggetti istituzionali o privati.
L’ESITO DI TUTTO QUESTO È UNA RETE PLASMATA DA INTERESSI CONCRETISSIMI E MATERIALI CONNESSI CON LE REALTÀ CHE OGGI ESERCITANO IL POTERE IN QUANTO POTERE OGGI IN ATTO.
Da questa mia descrizione, ne ricavo che è piuttosto insolito e improbabile che uno strumento plasmato e riplasmato dall’elemento del capitale possa determinare la messa in crisi e la ridefinizione di esso.
Perché la questione è tutta lì, cambiare l’essere umano è anche e prima di tutto oggi trasformare la società umana da società competitiva data da masse agitate di consumatori irragionevoli a società solidale di soggetti autenticamente liberi e razionali.

Clara Agazzi: Questo è vero. C’è l’orizzonte e c’è la montagna.
Se si guarda l’orizzonte si può pensare a un mondo potenzialmente egualitario che mette in contatto gente diversa, ma poi la montagna ricorda la frammentazione degli interessi, il determinarsi di gruppi, il seguire passioni e far gruppo solo con i propri simili.

Paolo Fantuzzi: Non solo questo. Il far gruppo, il seguire solo alcune passioni si lega al distrarsi, al soddisfare i piaceri personali.
C’è chi cerca l’ultimo modello di macchinina telecomandata e chi cerca fumetti pornografici nel grande mare della rete, e questo vale per mille categorie e anche più.
UNA MASSA DI COMPONENTI, L’UMANITÀ SPAPPOLATA IN MILIONI D’INTERESSI COSA PUÒ MAI SEGUIRE DI BUONO E POI COME METTERLA ASSIEME SE NON CON FATTI SPETTACOLARI, CON CANZONI, CON RITI DI MASSA PER LE MASSE ALTAMENTE SPETTACOLARI E DI PURO DIVERTIMENTO.

Stefano Bocconi: Giusta osservazione. A questo aggiungo che senza un progetto, un metodo, un partito politico come possono dei singoli anche se fanno gruppo ottenere qualcosa?
Come è possibile pensare che milioni di singoli che si contattano singolarmente siano in grado di fare opposizione, di far massa, di far davvero squadra.
Un padrone con i suoi denari per via del salario vincola i suoi sottoposti.
Ma una massa d’appetiti anarchici, di gruppi divisi, di privati in preda a risentimenti o a qualche curiosità a sfondo erotico come può organizzarsi.
Nella rete ormai si cerca la famosa isola di Peter Pan.
Cambiare la direzione di questa realtà?
E come è possibile se non ci sono gli strumenti sociali e materiali!


Franco: Dunque. Carissimi. Voi dite che non c’è il mezzo, non ci sono gli uomini, non c’è il materiale.
Tutto il reale costruito da questo modello di consumo e produzione deve percorrere la sua strada e va da sé esaurirsi.
Magari finire in catastrofe epocale, perché questo è l’esito se nessuno fa nulla.
Se al sistema del profitto a ogni costo s’oppongono solo eserciti di una sola persona dove ognuno parla per sé e parla solo dei suoi problemi potrà davvero accadere di tutto.
TUTTAVIA VORREI DISTINGUERE FRA COLORO CHE CERCANO IN RETE GLI ANNUNAKI O I SUPEREROI E CHI CERCA DI METTER IN PIEDI UN DISCORSO DI STUDIO, DI RAGIONAMENTO DI CONDIVISIONE.
Esiste la ragionevole possibilità che dalla condivisione in rete possa nascere qualcosa di buono, certo il rischio dei simili che incontrano i simili e parlano fra simili e creano sodalizi, associazioni, gruppi fra soggetti identici per inclinazioni e gusti è forte, ma è anche naturale.
Come è naturale che la rete sia anche il punto nel quale si dà il desiderio di coloro che vogliono salvarsi da soli, chiudere la porta della stanza, circoscrivere il loro mondo e i loro interessi, mettere un muro psicologico fra se stessi e il mondo.
MA IO QUESTO LO LEGGO COME SEGNO DEL DISAGIO E DEL GRANDE DISORDINE SPIRITUALE CHE OGGI PRENDE GRAN PARTE DELLA GENTE DEL NOSTRO PAESE E DELLE CIVILTÀ ENTRATE NEL SISTEMA DEL CAPITALISMO E DELL’INDUSTRIA.
Proprio perché i molti sono disorientati, la rete e la condivisione diventano megafoni di questa mancanza di senso e di limiti.
Cambiare la civiltà industriale è cambiare la vita di milioni di esseri umani che vivono in mezzo ad essa.
IL MEZZO RELATIVAMENTE ACCESSIBILE ALLE IDEE MENO PRATICATE O ALLE CRITICHE PIÙ FORTI È OGGI PROPRIO LA COMUNICAZIONE IN RETE NELLE SUE DIVERSE FORME, SE QUALCHE MODELLO ALTERNATIVO A QUESTO PRENDERÀ FORMA DOVRÀ PER FORZA PASSARE DALLA RETE.
Aggiungo che mi pare necessario che questo processo di creazione di modelli alternativi di vita, produzione e consumo si concretizzi in tempi rapidi, vista la pressione enorme che l’umanità della civiltà industriale esercita sulle risorse del pianeta.
MI PIACE PENSARE CHE ALLA FINE LA NECESSITÀ, L’INTELLIGENZA E LA PASSIONE DI TANTI SOGGETTI CONVERGERÀ SULLA POSSIBILE SOLUZIONE, ED ESSA PRENDERÀ FORMA, SARÀ IL FRUTTO DI UN GRANDE EVENTO COLLETTIVO.

Gaetano Linneo: Per quel che mi riguarda questa è una probabilità con limitate possibilità di vita e di sviluppo.
C’È NEL TUO RAGIONAMENTO UNO SPONTANEISMO DI FONDO CHE MI PARE DISARMANTE.
Ma ti concedo che emerga questo modello alternativo.
TU NON SPIEGHI COME ESSO POTRÀ IMPORSI SULL’EGOISMO DI MINORANZE DI SUPERMILIARDARI, DI CAPI DELLE GRANDI BUROCRAZIE, DI CRICCHE SETTARIE DI PRIVILEGIATI; ESSI PER QUANTO POCHI DI NUMERO CONTROLLANO DI FATTO CON LA MANIPOLAZIONE DELL’INFORMAZIONE E CON IL DOMINIO DIRETTO E TALVOLTA BRUTALE GRAN PARTE DELL’UMANITÀ.
Si può pensare di cambiare il mondo con le idee quando chi è contro ha in mano le maggiori banche e interi eserciti?
NO. IL TUO RAGIONAMENTO È NOBILE MA HA IL DIFETTO DI METTER FRA PARENTESI I CONCRETI RAPPORTI DI FORZA CHE QUI E ORA GUIDANO QUESTA DANZA MACABRA.

Paolo Fantuzzi: Aspettate un attimo. In realtà c’è una condizione che viene incontro alle vostre divergenti posizioni: UN MUTAMENTO DI MENTALITÀ COLLETTIVA CHE AVVIENE DURANTE UN CATASTROFE GLOBALE E TOTALE.

 
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L'eolico batte ancora il nucleare in Cina

Foto di amici.futuroieri

L’Eolico batte ancora il nucleare in Cina
J. Matthew Roney
www.earth-policy.org/data_highlights/2015/highlights50
Earth Policy Release
Data Highlight
5 Marzo 2015

La Cina, il paese che sta costruendo più reattori nucleari di ogni altro, ha continuato nel 2014 a ottenere più energia elettrica dal vento che dalle centrali nucleari.
Ciò è avvenuto nonostante le velocità medie del vento in diminuzione nel corso dell’anno.
L’elettricità generata dai parchi eolici cinesi nel 2014 — il 16 per cento in più rispetto all'anno precedente — potrebbe alimentare più di 110 milioni di case cinesi.

La Cina ha aggiunto un record mondiale di 23 gigawatt di nuova capacità eolica nel 2014, per una capacità cumulativa installata di circa 115 gigawatt (1 gigawatt = 1.000 megawatt).
Quasi l’84 per cento del totale — o 96 gigawatt — è collegato alla rete e invia energia libera da carbonio ai consumatori.

Mentre l’installazione degli impianti di energia eolica in Cina decollò a metà degli anni 2000, l’espansione di rete elettrica e infrastrutture di trasmissione non poteva tenere il passo.
Ma la situazione sta migliorando: la Cina sta costruendo il più grande sistema di trasmissione ad altissima tensione del mondo che collega le lontane province settentrionali e occidentali ricche di vento a quelle centrali e orientali più popolate.
Allo stesso tempo, il governo sta fornendo incentivi per lo sviluppo eolico in aree meno ventose, ma più vicine ai centri abitati.
I progressi nella tecnologia eolica possono consentire una maggiore produzione di energia in luoghi privi delle risorse eoliche più forti.

L’obbiettivo eolico della Cina è quello di avere 200 gigawatt connessi alla rete entro il 2020.
Secondo la China National Energy Administration, lo stato cinese ha quasi 77 gigawatt di capacità eolica in costruzione: questo rende tale obiettivo molto vicino alla realizzazione.
Gli sforzi per rafforzare la rete e per collegare più turbine stanno riducendo la quantità di potenziale generazione eolica persa ogni anno a causa delle riduzioni che accadono quando le turbine devono smettere di produrr, perché la rete non può ricevere più energia elettrica.
Dal 2012, il tasso di questa riduzione nei parchi eolici cinesi è diminuito di oltre la metà; tuttavia, sono ancora necessari ulteriori miglioramenti.

Proprio mentre persegue il più ambizioso obiettivo di energia eolica al mondo, la Cina ha anche, innegabilmente, il programma di costruzione nucleare più aggressivo del mondo: pari a 25 dei 68 reattori oggi in costruzione nel mondo.
6 reattori per un totale di 6 gigawatt di capacità sono andato in rete in Cina nel 2013 e nel 2014.
Un altro reattore è entrato in rete nel mese di gennaio 2015, portando la capacità nucleare nazionale a 20 gigawatt e a 24 reattori.
Ma per raggiungere l’obiettivo nucleare del governo di 58 gigawatt entro il 2020, la Cina non ha solo bisogno di completare i reattori attualmente in costruzione — la maggior parte dei quali sono in ritardo — avrà bisogno di iniziarne e finirne un’altra dozzina.

Diversi fattori abbassano le probabilità che la Cina raggiunga il suo obiettivo nucleare.
Dopo il violento terremoto e lo tsunami che provocarono la fusione nucleare del 2011 a Fukushima, in Giappone, il governo cinese sospese le approvazioni di nuovi reattori in quanto preferì mettere in sicurezza quelli operativi e in costruzione al momento.
La moratoria è stato revocata alla fine del 2012, ma per più di due anni nessun nuovo reattore ha ricevuto il permesso per essere costruito.
Nel mese di febbraio 2015, come è noto, una centrale nucleare nella provincia di nord-est di Liaoning ha ottenuto il via libera per l’espansione di due reattori.
In genere, la costruzione di un reattore in Cina dura sei anni a partire dal momento dell’inizio (a fronte di un anno o meno medio per la centrale eolica).

A complicare ulteriormente il quadro nucleare della Cina va aggiunto che i luoghi immobiliari adatti per costruire nuovi reattori lungo la costa — con facile accesso all’acqua di raffreddamento — sono sempre più scarsi.
A seguito del disastro di Fukushima, l’opposizione pubblica ai reattori nelle province interne sismiche della Cina è cresciuta, spingendo i funzionari ad accantonare i progetti dei reattori proposti alle province non costiere fino al 2015, come minimo.

Indipendentemente da quando il governo deciderà di iniziare l’approvazione dei reattori interni, gli sviluppatori nucleari si troveranno ad affrontare la scarsità acqua fresca.

Forse la domanda più grande rispetto al futuro del nucleare in Cina è il destino del reattore Sanmen da 1 gigawatt in costruzione nella provincia di Zhejiang.
Progettato dalla Westinghouse, questo è un reattore di “III generazione” classificato come molto più sicuro rispetto alle tecnologie nucleari precedenti, per le sue caratteristiche di resistenza al terremoto e alle mareggiate e alla sua capacità di continuare raffreddamento in caso di prolungata perdita di potenza.
Sanmen è sia la base per i reattori cinesi protettati per la terza generazione che un banco di prova per la tecnologia a stretta sorveglianza di tutto il mondo.

Quando la costruzione prese il via a Sanmen nel 2009, il completamento era stato proiettato per la fine del 2013.
Incolpando le crescenti preoccupazioni di sicurezza e le modifiche alla progettazione post-Fukushima, lo sviluppatore ha spinto questa data fino al 2015.
Poi, nel gennaio 2015, l’ingegnere capo della State Nuclear Power Technology Corp. Della Cina, Wang Zhongtang, ha annunciato che Sanmen non avrebbe generato elettricità fino al 2016, come minimo.
Poiché il progetto viene eseguito con ulteriori ritardi e va oltre le spese aggiuntive, nuovi dubbi sono gettati sulla capacità del disegno di catalizzare la crescita più veloce del nucleare in Cina.

Il panorama energetico cinese cambia rapidamente.
Il consumo di carbone, che fornisce circa il 75 per cento dell’elettricità cinese, è sceso di quasi il 3 per cento nel 2014, secondo i dati ufficiali dal National Bureau of Statistics cinese.
Nel frattempo, oltre alla crescita impressionante del settore dell’energia eolica, la Cina sta rapidamente espandendo la sua capacità di generazione solare.
Con 28 gigawatt entro la fine del 2014 e progetti per altri 15 gigawatt nel 2015, la Cina potrebbe sorpassare la Germania per il primo posto nel settore solare nel giro di pochi mesi.
Mentre la Cina guarda a soluzioni energetiche per ridurre l’inquinamento atmosferico che soffoca le sue città, per conservare l’acqua, e frenare le emissioni di carbonio, diventa chiaro che le energie rinnovabili offrono un percorso più rapido rispetto all’energia nucleare.
# # #

I dati e fonti aggiuntive sono disponibili su www.earth-policy.org.
Preordina la tua copia dell’ultimo libro del Policy Institute, The Great Transition per ulteriori notizie interessanti sull’energia.
Sentitevi liberi di passare queste informazioni ad amici, familiari e colleghi!

Contatto per i media: Reah Janise Kauffman
Contatto per la ricerca: J. Matthew Roney
Policy Institute
1350 Connecticut Avenue NW, Suite 403, Washington, DC 20036

Tradotto da F. Allegri il 29 luglio 2015.

 
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Un'estate decisiva per l'economia e la pace in Europa

NOTA
Un’estate decisiva per l’economia e la pace in Europa

27 Luglio 2015
Di F. Allegri
Questi mesi sono decisivi per i destini della ripresa economica europea e per la pace nel vecchio continente: pare che si possa sviluppare un cauto ottimismo.
L’UE aveva dato 7 miliardi di aiuti militari all’Ucraina mentre erano in corso delle trattative di pace infinite (lo sono ancora) e dopo un altro scontro diplomatico serrato (che si può mettere in parallelo) la Francia è riuscita a mediare e ad imporre in questi giorni un piano per il salvataggio finanziario greco che prevede un impegno economico a breve, sempre di quasi 7 miliardi di euro.
Intanto continua la guerra a bassa intensità e scaramucce da stallo bellico e da tregua fragile a causa della presenza in ucraina di addestratori militari americani.
Per gli USA la guerra in Ucraina è più importante del contrasto all’ISIS in Siria ed in Iraq, a mio avviso e voglio sottolineare che questo stato ha un esercito sparuto e impreparato e rischia di delegare il conflitto a milizie private incontrollabili.
Sono stati mesi difficili, la trattativa per l’aiuto a breve alla Grecia non finiva mai, abbiamo avuto un vero e proprio braccio di ferro che ha dato all’Italia un’opportunità esclusiva.
Questa trattativa ha reso evidente il vero volto dell’UE, il solo possibile e non modificabile.
Le bugie ideologiche residuali di spinelli e altri europeisti utopici rifiorite dopo il crollo del muro di Berlino dovrebbero fare i conti con la realtà!
Non lo stanno facendo e continuano ad essere propinate agli italiani sempre più distanti da una classe politica che si rivela sempre più inadeguata e costosa.
Quando il tempo stringeva, la classe politica italica ha proseguito il suo delirio improduttivo e finalizzato al mantenimento del fragile consenso interno.
Intanto il collasso economico dell’Ucraina accelera (l’inflazione è altissima, ci sono stati i razionamenti alimentari) e la pace è sempre più una necessità impellente.
L’Europa non può permettersi bassi profili e scelte precarie e servirebbe pure un ruolo indipendente dal peggior imperialismo americano che è conservatore anche sotto la presidenza di Obama.
Intanto, mentre l’Europa latita, solo la Cina media.

 
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Nota su Capitan Harlock

Post n°900 pubblicato il 23 Luglio 2015 da amici.futuroieri
 

Riedizione di un ricordo
Di I. Nappini

Oggi ripresento ai lettori un pezzo di alcuni anni fa.
Esso nonostante il tempo non ha perduto la sua ragion d'essere, anzi.
Va da sé, quanto più volte ho scritto.
La serie classica di Harlock è un prodotto commerciale che ha fatto per qualche ignoto miracolo un salto oltre la sua ombra e si è trasformato in opera d'arte; la censura appare quindi scontata in questo caso.
Non so spiegarmi perchè è successo questo, e se dovessi trovare delle spiegazioni porterei ai miei lettori le mie considerazioni, forse banali.
Tuttavia c'è un elemento tipico dell'arte ed è il fatto che il fruitore di essa trova sempre nuove valenze, nuove suggestioni.
Ho rivisto la scena del Daiba che spara sulla bandiera a distanza di quasi cinque anni e mi sono accorto che essa è attuale.
Anche oggi poiché qui nel Belpaese i punti di riferimento si dissolvono e in tanti si considerano traditi e svenduti dall'Europa, dalla politica, dal centro, dalla destra, dalla sinistra.
In questo contesto la scena del Daiba e del suo secco NO a bandiere di fedeltà morte e folli o criminali e corruttrici diventa una sorta di specchio deforme di un elementare e infantile desiderio di chiudere i conti e ripartire da zero, forse di fuga dalla realtà ormai divenuta irrespirabile.
Nel gesto elementare e radicale del personaggio inventato dal maestro del fumetto giapponese Leiji Matsumoto scorgo un luogo comune, un desiderio represso, una volontà inconscia di dire ORA BASTA che emerge come un sogno ricorrente nella testa di tanti.
Ne sono convinto.
Perchè altrimenti così tanti talenti e persone di merito che cercano di andar a vivere altrove, perchè questa forte attrazione che molti sentono per epoche morte o passioni politiche di un diverso secolo, perchè al contrario molti cercano di nascondersi la realtà con suggestioni ideologiche.
Il Daiba di ieri appartiene con forza all'oggi.


Nota sulla libertà sostanziale e sull’eroe virtuale

La nota riguarda, manco a farlo apposta, una cosa che ho visto su youtube durante questa pasqua del 2010.
Si tratta di un video che presenta uno spezzone di tre minuti sulla serie classica di Capitan Harlock andata in onda in Italia nel lontano 1979, allora ero un bambino e la serie mi fece una grande impressione.
Solo che uscì censurata e non solo per questioni morali o culturali ma anche per motivazioni vagamente politiche, l’Italia era allora nei suoi anni di piombo.
Adesso che trenta lunghi anni sono passati la serie è già stata oggetto di una riedizione integrale in DVD con le parti censurate riportate in giapponese sottotitolato in lingua italiana.
Fra queste parti c’è il giuramento di Daiba un giovane scienziato che per vendicare il padre assassinato dalle aliene si unisce alla ciurma di Harlock, il pirata dello spazio che con la sua astronave da guerra combatte una lotta impari contro i nemici dell’Umanità.
Le scene allora censurate che il video ripropone sono quella nella quale il giovane Daiba è indignato per il comportamento imbelle, scellerato e criminale del governo terreste retto da un presidente autoritario, corrotto e dissoluto; il giovane spara alla bandiera del suo paese al grido di “Tu non sei più la mia bandiera” e con un congegno chiama l’astronave pirata per farsi arruolare.
La seconda scena censurata è quella del giuramento nella quale Daiba giura di combattere sotto la bandiera pirata, bandiera nera con i teschi e le tibie incrociate, per gli ideali di libertà, di giustizia e per la sua vendetta.
Queste due scene davano fastidio e furono rimosse, il montaggio non rese giustizia alla puntata che davvero merita di essere vista integralmente a distanza di così tanto tempo.
Oggi si può guardare al passato della Prima Repubblica con la certezza che essa temeva anche i cartoni animati giapponesi.
Qui occorre fare una riflessione: o il popolo italiano aveva dei fifoni al potere oppure questo minuscolo episodio fa pensare che il problema sia dato da una identificazione fra cittadino e Stato debolissima, così debole da far sì che la serie classica di Harlock poteva essere un problema tale da consigliare tagli e censure che hanno distorto il senso dell’opera nipponica in quarantadue puntate.

Per saperne di più e vedere la cosa: http://www.youtube.com/watch?v=7Cn3n-PxouE
Su Harlock e la sua ricezione in Italia cfr. Elena Romanello, Capitan Harlock , Avventure ai confini dell'Universo..., Iacobelli Edizioni, Roma, 2009

 
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INFORMATIZZAZIONE E SOCIETA'

Il Maestro - terzo atto – Terza conversazione
Il secondo ragionamento di Gaetano Linneo: INFORMATIZZAZIONE E SOCIETA’

20 febbraio 2015
Di I. Nappini

Franco: E allora, ammettiamo che sia così. Per il piacere di parlare acconsento di sostenere l’idea che l’essere umano sia soggetto a miglioramento, a elevazione spirituale e fisica.
Perché non dovrebbe esser così. Al giorno d’oggi sono viventi sul pianeta circa sette miliardi di umani, e in aumento costante.
Fosse solo per una questione di statistica dovrà venir fuori qualcosa di buono.

Clara Agazzi: Questo è vero e proprio ottimismo, ma caro Franco devi spiegare perché.

Paolo Fantuzzi: Giusto perché esser in sette miliardi non dovrebbe piuttosto risolversi in un disastro tremendo; in una vera e propria apocalisse per le risorse, IN UN CONFLITTO GLOBALE DI CIVILTÀ PER L’EGEMONIA E I POTERE NEL SENSO PIÙ GRETTO E ROZZO DEL TERMINE.

Stefano Bocconi: Son stato a giro in pochi paesi, ma per quello che posso capire non c’è da esser ottimisti.

Franco: Dunque. IL PROBLEMA È PERCHÉ POSSO ESSER OTTIMISTA.
Per prima cosa non confondetemi per qualcun altro.
Il mio pensiero non è un facile sorriso da cartellone pubblicitario o il ragliare dell’ebete.
Prendiamo in esame le tre esse di cui si è detto prima e fra esse scegliamone una: i Soldi.
Cosa muove il desiderio di far soldi se non L'AVIDITÀ E LA COMPETIZIONE FRA UMANI.
La televisione fa vedere uomini ricchi, ma vecchi, ma con miliardi, ville, barche grandi, servitù e donne bellissime come amanti e l’uomo della strada preso da emulazione e invidia vorrebbe competere con questi signori del denaro.
Con cinque minuti di spot sulla vita di uno di questi signori si possono spingere milioni di umani sulla strada dell’invidia, dell’emulazione e della competizione anche sleale.
Eppure esiste il contrario di questa condizione che per forza di cose porta al conflitto e a una società incattivita e competitiva.
SI TRATTA DELLA COLLABORAZIONE.
Ma qui arriva una diversa immagine, ormai rara.
Uomini e donne che vivono serenamente e si dividono le difficoltà e sopportano in gruppo il male di vivere, tendenzialmente un mondo di eguali o con uguali diritti o con compiti divisi equamente.
Allora l’opposto di una società competitiva e aggressiva esiste, è concepito.
Quindi questo contrario certamente troverà una sua dimensione pratica di vita quando il modello presente sarà fallito, quei sette miliardi oggi in conflitto per le risorse e divisi dall’appartenenza a diverse e ostili civiltà potrebbero collaborare, condividere saperi, trovare soluzioni ai gravi problemi di salute, sviluppo, ricerca, distribuzione delle risorse.
Poi c’è il fattore non ponderabile.
ESISTE LA POSSIBILITÀ, SE NON DI UN MIRACOLO, DI UN QUALCHE EVENTO IMPREVISTO CHE FA SVOLTARE, CHE CAMBIA LA STORIA.
Magari in modo traumatico.
Potrebbero esser rese disponibili risorse materiali e di conoscenza da migliorare la condizione di vita, la salvaguardia della vita sul pianeta e la salute.
INTANTO VEDO QUEL CHE POSSO FARE IO NEL MIO PICCOLO CON IL MIO BLOG, NELLA MIA ZONA, NEL QUARTIERE, NEL COMUNE, FACCIO LA MIA PARTE PER RENDERE MENO MARCIO E SPORCO QUESTO MONDO.

Stefano Bocconi: Veramente buoni propositi. Ma sull’umanità non punterei un soldo.
Perché i popoli, le civiltà, come le chiami tu, non dovrebbero regredire a una forma di conflitto permanente, perché gli umani non dovrebbero uccidersi per un fiume, una valle, una miniera di rame?

Paolo Fantuzzi: In effetti aspettando miracoli nel mondo dalla fine della Seconda Guerra Mondiale si son combattute decine e decine di guerre.
LA VIOLENZA RAZIONALE E TECNOLOGICA tende a sostituire la collaborazione, il dialogo, la ragionevole distribuzione delle risorse e delle ricompense per il lavoro svolto.

Gaetano Linneo: Precisamente, questo è il punto.
Tuttavia volevo far osservare che la rete non è poi così gratuita.
Essa è il sesto continente del commercio e forse il settimo per la pubblicità e le informazioni utili a creare il profilo di gruppi di consumatori e non solo.
IL FATTO CHE GENTE CHE SCRIVE DI COSE SERIE, DI SCIENZA, DI CULTURA, DI MATERIE UMANISTICHE USI LA RETE E I SOCIAL NETWORK O ALTRO NON VUOL DIRE CHE SI HA IL POSSESSO DI QUALCOSA.
Per mandare avanti il sistema ci vogliono delle strutture molto concrete, interi capannoni di macchinari complessi e computer di grande potenza.
Gli Hard Disk di questo mondo immateriale della rete sono di metallo e silicio, questo virtuale è molto più concreto di quanto sembra.
E per mandare avanti l’industria elettronica dio consumo e tutto quello che ci gira intorno ci sono grandi multinazionali che macinano enormi profitti, milioni di utenti e consumatori felici di divertirsi e consumare e gente povera che è in fondo alla stiva a remare.
Ovvero quelli che materialmente e per pochi soldi e spesso in una paese povero o autoritario, lavorano per costruire quelle merci che servono per comunicare, leggere, telefonare nel mondo della terza rivoluzione industriale.
Inoltre c’è il problema dei dati personali che girano sulla rete i quali sono utili per creare profili.
Profili di tutti i tipi: alla polizia interesserà il delinquente, alla società di pubbliche relazioni il profilo di un potenziale consumatore e così via.
NO LA RETE È QUALCOSA CHE LA GENTE SERIA CHE VUOLE UN MIRACOLO DI PURIFICAZIONE PER L’UMANITÀ NON CONTROLLA.
La gente solidale, buona, seria, moralmente e culturalmente filantropica di solito non ha le strutture che gestiscono i miliardi d’informazioni o data center, non ha potere sui servizi segreti, non sa quasi nulla di cosa siano davvero le macchine che usa per comunicare.
La gente seria di cui si ragiona è isolata come gli altri o immessa in recinti virtuali dove parla con i suoi simili e affini.
MAGARI IN QUESTI RECINTI DI UGUALI E DI AMICI USA MAGARI BENE E CON GRANDE CAPACITÀ STRUMENTI DI COMUNICAZIONE SU CUI NON HA POTERE MATERIALE.
Questi recinti di gente che pensa cose belle e buone non si espandono più di tanto e il sistema nel suo complesso è e rimane incentrato sul capitalismo.
Sul potere finanziario tanto per capirsi, sui grandi signori del denaro che acconsentono a una sorta d’opposizione parcellizzata e divisa che spesso si rivolge anche contro i loro nemici del momento per il semplice motivo che non temono da quella parte lì.
CI VORREBBE UNA MASSA MAI VISTA PRIMA DI UMANI CHE CONVERGONO SU UNA PIATTAFORMA DI RIVENDICAZIONI SINDACALI, ECOLOGICHE, PACIFISTE, CONSIDERAZIONI DI PURO BUONSENSO TALI DA COLPIRE IN PROFONDITÀ IL PRESENTE DIO - DENARO.

Franco: Le tue considerazioni d’opposizione sono brillanti ma non nuove.
E’ vero c’è quest’ambiguità di fondo.
Eppure io penso che si possa lo stesso fare il salto, intendo un salto nella speranza, nella credenza che si possa dare da sé un perfezionamento dell’essere umano che sia fisico e mentale di salvezza.
Se gli umani hanno costruito un sistema di comunicazione di questa complessità perché esso non potrebbe fra le pieghe delle sue contraddizioni favorire quello che auspico, OSSIA IL TENDERE ALLA PERFEZIONE.

 
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Cosa sta succedendo in Canada?

Foto di amici.futuroieri

Nell’interesse pubblico
Cosa sta succedendo in Canada? Lettera aperta al Primo Ministro.

Ralph Nader
18 febbraio 2015


All’Onorevole Stephen Harper, Primo Ministro canadese
80 Wellington Street
Ottawa, ON K1A 0A2


Caro Primo ministro:

Molti americani amano il Canada ed i benefici specifici che sono venuti al nostro paese dai molti successi del nostro vicino settentrionale (vedi I primati del Canada di Nader, Conacher e Milleron).
Sfortunatamente, la vostra ultima proposta legislativa — la nuova legge antiterrorismo — è descritta dai principali studiosi canadesi delle libertà civili come pericolosa per la democrazia canadese.

Una critica centrale è stata abilmente sintetizzata in un editoriale del febbraio 2015 di Globe and Mail intitolato “Il Parlamento deve respingere il Secret Policeman Bill di Harper”, vale a dire:

“Il primo ministro Stephen Harper non si stanca di raccontare ai canadesi che siamo in guerra con lo Stato islamico.
Sotto la nube di paura prodotta dalla sua iperbole ripetuta circa la portata e la natura della minaccia, egli vuole ora trasformare la nostra agenzia di spionaggio domestico in qualcosa che assomiglia inquietantemente ad una forza di polizia segreta.
I canadesi non dovrebbero essere disposti ad accettare una tale minaccia evidente alle loro libertà fondamentali.
Le nostre leggi esistenti e la nostra società sono abbastanza forti per resistere alla minaccia del terrorismo, senza compromettere i nostri valori”.

Particolarmente evidenti nel vostro annuncio sono state le vostre espressioni esagerate che superano la paranoia da cane da attacco del capo di Washington, l’ex vice-presidente D. Cheney.
Mr. Cheney periodicamente si ricorda di aggiornare la sua guerra patologica diffondendo l’ignoranza dei fatti — passati e presenti — inclusa la sua guerra criminale di aggressione che devastò l’Iraq —  un paese che mai minacciò gli USA.

Siete citato per aver detto che “il terrorismo jihadista è uno dei nemici più pericolosi che il nostro mondo abbia mai affrontato”, come un predicato per la vostra reazione eccessiva e lorda contro il “jihadismo violento che cerca di distruggere” i “diritti” canadesi.
Davvero?

Di grazia, quali diritti radicati nella legge canadese sono combattuti dai “jihadisti” da cancellare in Medio Oriente?
Lei parla come George W. Bush.

Come si abbina il “jihadismo” con le vite di decine di milioni di civili innocenti, distrutte fin dal 1900 dal terrorismo di stato — ad ovest e ad est, da nord e da sud — o con gli sforzi continui per prendere o occupare un territorio?

Il leggere il vostro oratorio apoplettico ricorda una delle prime storie del vostro Paese come una delle forze di pace del mondo ispirate da Lester Pearson alle Nazioni Unite.
Quel nobile scopo è stato sostituito schierando i soldati canadesi al servizio bellicoso dell'impero americano e delle sue guerre controproducenti, delle invasioni e degli attacchi che violano la nostra Costituzione, le leggi e i trattati internazionali dei quali entrambi i nostri paesi sono firmatari.

A cosa è servita tutta pesta perdita di vita americana post-11/09 unita ai ferimenti e alla malattia, oltre che a migliaia di miliardi di dollari dei contribuenti americani?
Ha portato alla stabilità di quelle nazioni invase o attaccate dagli Stati Uniti e dai suoi riluttanti “alleati” occidentali?

Proprio il contrario, il contraccolpo colossale evidenziato dalla metastasi delle propaggini di Al Qaeda e di nuovi gruppi simili come il sedicente stato islamico prolifica ora e minaccia più di una dozzina di paesi.

Ha digerito quello che sta accadendo in Iraq e perché il primo ministro Jean Chrétien ha detto di no a Washington?
O la Libia caotica di oggi, che come l’Iraq non ha mai avuto alcuna presenza di Al-Qaeda prima degli attacchi militari destabilizzanti degli USA?
(Veda l’editoriale del New York Times del 15 Febbraio 2015 dal titolo “What Libya’s Unraveling Means”.)

Forse troverete più credibile un ex veterano il CIA station chief ad Islamabad, in Pakistan, Robert L. Grenier.
Scrivendo nel suo libro appena pubblicato: 88 Days to Kandahar: Un Diario CIA (Simon & Schuster), riassume la politica del governo USA in questo modo:
“Il nostro abbandono attuale dell’Afghanistan è il prodotto di uno ... sbilanciamento colossale, dal 2005 in poi”.

Egli scrive: “nel processo travolgemmo un paese primitivo, con una popolazione in gran parte analfabeta, una piccola economia agraria, una struttura sociale tribale e con istituzioni nazionali nascenti. Abbiamo innescato una massiccia corruzione attraverso la  nostra dissolutezza; convincendo un numero considerevole di afgani che eravamo, di fatto, degli occupanti e facilitando la rinascita dei talebani” (Alissa J. Rubin, Robert L. Grenier’s ‘88 Days to Kandahar, 'New York Times, 15 Febbraio 2015).

Voi potete ricordare lo zar del contro-terrorismo alla Casa Bianca di George W. Bush, Richard Clarke che scrisse nel suo libro del 2004, Against All Enemies: Inside America’s War on Terror — What Really Happened: “Fu come se Osama bin Laden, nascosto in qualche ridotta di alta montagna, si fosse impegnato in un controllo mentale di George Bush a lungo raggio, cantando, ‘invadi l’Iraq, tu devi invadere l’Iraq’.”
Mr. Bush commise un “sociocidio” contro quel paese di 27 milioni di persone.
Oltre 1 milione di civili iracheni innocenti persero la vita, oltre a milioni di malati e feriti.
I rifugiati hanno raggiunto i 5 milioni e sono in crescita.
Ha distrutto i servizi pubblici fondamentali e ha scatenato stragi settarie — massicci crimini di guerra, che a loro volta producono contraccolpi in continua espansione.

I canadesi potrebbero essere più preoccupati per le vostre pratiche e per le politiche dittatoriali in aumento, come questo disegno di legge per i tribunali e il diritto segreto in nome della lotta al terrorismo — anche vagamente definito.
Studi quali pratiche comparabili sono state fatte negli USA - un corso che voi state imitando, compresa la militarizzazione delle forze di polizia (veda The Walrus, dicembre 2014).

Se fosse approvata questa legge
, aggiunta all’autorità legale già stringente, si amplieranno le vostre burocrazie della sicurezza nazionale e i loro conflitti di attribuzione, incoraggiando ulteriormente la curiosità diffusa e i rastrellamenti, la grande paura e il sospetto tra i canadesi rispettosi della legge che soffocano la libertà di parola e l’azione civica e drenano miliardi di dollari che potrebbero essere utilizzati per le necessità della società canadese.
Questa non è un’ipotesi.
Insieme ad una rete di sicurezza sociale già sfilacciata, che una volta era l’invidia del mondo, voi avete fatto scappare quasi 30 miliardi di dollari per l’acquisto di F-35 non necessari e costosi (compresa la manutenzione) per salvare il progetto dal bilancio fallimentare di Washington degli F-35.

Voi potreste pensare che i canadesi cadranno in preda di una politica di paura prima di un’elezione.
Ma voi potreste fraintendere l’estensione di una misura che permetterà ai canadesi di collegare il loro Maple Leaf agli artigli aggressivi di un American Eagle dirottata.

Il Canada potrebbe essere un modello per l’indipendenza contro il contesto di avventure militari americane da bancarotta impegnato in grandi profitti aziendali ... un modello che potrebbe aiutare entrambe le nazioni a ripristinare i loro angeli migliori.

Cordiali saluti,

Tradotto da F. Allegri il 16/07/2015.

 
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Quando Renzi osannava le province

Quando Renzi osannava le province
17/02/2015
Di Ecogabbiano

Riportiamo fedelmente lo stralcio di una mail inviata da Matteo Renzi a tutti i dipendenti della Provincia di Firenze, allorché da Presidente già pianificava il balzo verso il nuovo prestigioso taxi: Palazzo Vecchio.
Sulla coerenza con quanto “il bomba”, come pare lo chiamassero a scuola, ha affermato in tempi più recenti non è compito nostro soffermarsi. Può semmai essere un utile esercizio di spirito critico per ogni visitatore del blog.
Buona lettura da EcoGabbiano !!

—– Original Message —–
From:
To:
Sent: Monday, September 29, 2008 11:00 AM
Subject: Gli impegni che ci aspettano

Gentili amiche, cari amici della Provincia di Firenze, avverto il desiderio di scriverVi quest’oggi, all’inizio di una giornata e di un periodo particolarmente impegnativi.

Siamo alla fine del mandato amministrativo che gli elettori mi hanno affidato nel giugno del 2004. Sono stati anni complessi ma affascinanti.
E sono convinto che oggi la Provincia di Firenze – grazie soprattutto al Vostro lavoro – sia più forte di prima. Più efficiente di prima. Più visibile di prima.
Chi ha avuto a che fare con noi, con le professionalità che possiamo esprimere, sa perfettamente che è impossibile definirci “un ente inutile”.

(…)

So che in diverse circostanze ci siamo confrontati sulla questione della gestione delle risorse umane. Lo scorso anno, proprio in questo periodo, all’Auditorium del Palazzo dei Congressi abbiamo organizzato un momento di incontro al termine del quale l’Amministrazione ha preso degli impegni.
Vi confesso che ho pensato a lungo di coinvolgervi nuovamente in un appuntamento analogo quest’anno. Ma la particolarità della situazione politica mi ha costretto a fare un passo indietro.
Già lo scorso anno alcune voci si erano levate contro il rischio di una “passerella elettorale”.
Ora che siamo nell’imminenza del rinnovo la polemica sarebbe stata ancora più feroce e avrebbe impedito una serena discussione nel merito.

Con questa mail allora voglio provare a dare le risposte sulle quali ci siamo impegnati concretamente. La politica, infatti, è credibile per quello che fa più che per quello che dice.

1) Progressioni verticali. Nell’incontro dello scorso anno fu sottolineata da alcuni di voi l’assoluta necessità di prevedere opportunità di avanzamento professionale per chi da tanti anni (troppi anni) è sostanzialmente “inchiodato nella sua posizione.” E’ in corso da tempo una serrata discussione su questo con le Organizzazioni Sindacali. Nel reciproco rispetto dei ruoli, assumo formalmente l’impegno che entro il 15 dicembre 2008 questa Amministrazione proceda a bandire la selezione per la prima parte delle progressioni verticali, per un totale di 57 posizioni. Nel primo semestre del 2009, poi, provvederemo a ulteriori opportunità per un numero di lavoratori analogo a quello delle nuove assunzioni (tendenzialmente valutabili in una cinquantina di unità). Da qui alla fine del mandato, dunque, la concreta opportunità di una progressione verticale sarà alla portata di oltre 100 lavoratori della Provincia.

2) Stabilizzazioni. In ottemperanze alle disposizioni di legge, abbiamo cercato di risolvere nel modo più rapido e inclusivo possibile la questione delle c.d. stabilizzazioni. Anche questo era stato un tema affrontato lo scorso anno nell’intervento del rappresentante del gruppo dei precari della Provincia. Lo scorso anno abbiamo provveduto a stabilizzare 25 lavoratrici e lavoratori. La giunta di venerdì scorso ha approvato un atto che consentirà l’ingresso a tempo indeterminato di altre 42 persone. Contestualmente abbiamo trasformato 52 contratti di collaborazione coordinata e continuativa in altrettanti contratti a tempo determinato. Tengo a sottolineare che questo processo, concreto e immediato, non ha conosciuto i problemi che in altre amministrazioni si sono verificati.

3) Concorsi. Conseguenza logica dei primi due punti qui richiamati è il bando per i concorsi dall’esterno. Anche in questo caso entro il 15 dicembre l’Amministrazione provvederà a bandire concorsi per almeno 40 nuove assunzioni.

(…)

Spero di conoscere le Vostre opinioni e le Vostre critiche rispetto a quanto espresso in questa email. Tengo come sempre al confronto tra di noi. L’indirizzo, lo conoscete, è il solito: presidente@provincia.fi.it.

Un saluto cordiale, e buon lavoro di cuore a tutti e a ciascuno.
Matteo Renzi

PS: In queste ore i giornali si stanno occupando molto, forse troppo, di quello che farò io da grande. Non credo sia così interessante. Sono stato educato a rispettare gli impegni presi. Mai lasciare un incarico a cui ti ha chiamato la gente. Qualunque sia il mio futuro, fino all’ultimo giorno di lavoro qui dentro, in questo straordinario Palazzo Medici, sono certo che saremo tutti insieme coerentemente e convintamente a servizio dell’Istituzione che abbiamo l’onore di rappresentare.
Vi ringrazio in anticipo per questo.

 
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Consiglio comunale aperto

Post n°896 pubblicato il 10 Luglio 2015 da amici.futuroieri
 

CONVOCAZIONE DEL CONSIGLIO COMUNALE “APERTO” DEL 13 LUGLIO A STABBIA
10/07/2015
Di F. Allegri

L’amministrazione comunale comunica che è convocata per il giorno 13 luglio 2015, alle ore 21:00 a Stabbia, Piazza Guido Rossa un’adunanza “APERTA” del consiglio comunale ai sensi dell’articolo 27 commi 6, 7, 8, 9 del regolamento del consiglio comunale.
Esso avrà per oggetto l’evento calamitoso del 19 settembre 2014: il punto della situazione.
Il consiglio comunale consentirà a tutti i partecipanti di porre domande al sindaco, alla giunta ed ai consiglieri o di intervenire al dibattito e osserverà il seguente regolamento stabilito dai capogruppo consiliari in un’apposita conferenza.
REGOLAMENTO
1) Ogni cittadino che intende intervenire dovrà preventivamente registrarsi presso un’apposita segreteria che sarà predisposta in adiacenza all’area del dibattito.
Le registrazioni saranno aperte e consentite fino alle ore 22:00 per dar modo di poter organizzare gli interventi di tutti e le eventuali risposte e/o repliche degli amministratori comunali.
2) Gli interventi possono essere posti sia in forma di domande da rivolgere agli amministratori comunali, sia come semplici contributi alla discussione, comprese eventuali proposte da avanzare agli amministratori; in ogni caso, gli interventi, in qualunque forma vengano posti, dovranno attenersi esclusivamente all’oggetto della discussione, non potranno quindi riguardare problematiche amministrative non attinenti all’evento calamitoso dello scorso 19 Settembre, non potranno vertere su problemi individuali, né trattare singoli episodi che non siano collegati alle problematiche legate alle conseguenze dello stesso evento calamitoso.
3) Gli interventi, sia in forma di domande, sia in forma di contributo alla discussione, sia in forma di proposta, saranno comunque contenuti in un arco di tempo variabile dai 3 ai 5 minuti ciascuno, a seconda del numero di persone che si sono preventivamente registrate; ciò per dare modo a tutti coloro che intendono intervenire di poterlo fare, garantendo anche un adeguato tempo di replica ai Consiglieri Comunali, agli Assessori, al Sindaco.
4) Eventuali proposte formulate dai cittadini intervenuti saranno verbalizzate e potranno essere oggetto di specifica trattazione e messa in votazione in successivi futuri Consigli Comunali.
5) Sul rispetto delle sopra esposte regole vigilerà il Segretario Comunale che, qualora ricorrano le condizioni, potrà anche interrompere l’esposizione da parte dei cittadini, o per il superamento del tempo a disposizione o per la violazione delle regole sopra elencate.

 
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