Alle nove Giada bussò di nuovo e Samuele rimase a bocca aperta: il vestito di raso bianco fasciava in maniera quasi indecente le forme generose di lei e il trucco studiato le dava un’aria sfrontata.”Ti piace? È un modelloo.. Anni Ruggenti.” Giada aveva portato per Samuele un mantello e un cilindro e una matita cosmetica con la quale,malgrado le perplessità di lui gli disegnò sottili ed artistici baffi poi lo fece rimirare allo specchio e lo abbracciò “Se sei fico! E che spalle!” Samuele divenne di brace: “Saranno tutte quelle lamiere che maneggio e saldo..” Giada ridacchiò poi prese le maschere: “L’ ultimo tocco prima di uscire...”
Con quella bautta dal naso spropositato,il cilindro e i baffi disegnati Samuele era irriconoscibile,altrettanto lo era lei epperò per strada molti si voltavano soprattutto,pensava Samuele, per rimirare Giada e il suo abito. Le strade erano strabocchevoli di gente,di richiami,canti,tutti ridevano allegri. Si diressero verso la stazione perchè Giada aveva in mente il veglionissimo del dopolavoro ferroviario e fu così che arrivarono all’ingresso della sala ricreativa. Potevano scorgerne l’interno che era tutto illuminato e da dove arrivava una musica ritmata che invitava al ballo,ma c’erano due tipi che controllavano ed uno chiese : “Avete l’invito? Avete sottoscritto per il soccorso dei ferrovieri?” Giada si assestò le spalline e la scollatura “Ma non mi riconosci,stupidoneee?” Gli si appese al collo e lo baciò sulle guance. “Poi facciamo un ballo..” Inutile dire che un istante dopo erano felicemente entrati,ma l’onesto Samuele aveva infilato una banconota da dieci nell’urna della Cassa dei Ferrovieri...Era un’avventura insolita per Samuele,tutta quella gente che danzava e quel bancone di stuzzichini,frittelle,galani e spumante economico del quale Giada bevve subito due calici e Samuele,per cavalleria oltre che sete, le tenne compagnia. Quel vino aspro e frizzante di certo diede loro la carica e cominciarono a a ballare per buona parte della serata. Samuele lasciava che fosse lei più esperta a condurre,ma se la cavò benino. Dopo una pausa e una bevuta tuttavia l’elegante Giada scomparve,ma due belle spalle e due gambe agili non rimangono inattive a lungo in una festa danzante,anche se a dire il vero le damigelle che si buttavano a ballare con Samuele erano tutte più che mature,mentre le più giovani e graziose rimanevano ai lati ridacchiando,forse in attesa che il bel Samuele le andasse a invitare. Samuele però non aveva lo spirito del gagà e soprattutto non voleva deludere Giada..che continuava a non vedersi! Decise di uscire dalla pista e accendersi una sigaretta quando un piccoletto in costume da principe gli porse un accendino “Orlando! Amico mio!” Evidentemente,a causa della maschera l’aveva scambiato per un altro e cominciò un lungo monologo di figli,lavoro,debiti..Samuele si liberò a fatica del reale e fece un altro giro stavolta puntando verso il giardino estivo,dove vedeva qualcuno intento respirare un po’ d’aria E Giada era lì,allacciata ad un ufficiale dell’ esercito del Chissadove, tutto medaglie e galloni e con tanto di baionetta appesa al cinturone. Questa Giada non gliela doveva fare: praticamente lei lo aveva obbligato ad uscire e lui aveva accettato per cortesia disinteressata...Un po’ ferito la raggiunse e le si rivolse “Ehm,Giada...?” L’ufficiale notando l'espressione di lui gli sorrise e fece “Giada..credo sia arrivato il tuo uomo..” Forse lei si spaventò perché si girò di colpo e altrettanto repentinamente scoppiò a ridere perdendo l’equilibrio e aggrappandosi proprio a Samuele “Scherzi del cavolo! Non è il mio uomo!” L’ufficiale comunque li salutò “Bè,ciao..buona proseguimento...” Lei si riscosse,incespicò: “Ivo,diamine,torna quii!!” si afflosciò prima ridendo e poi in lacrime. Samuele fu rapido a sorreggerla mentre lei si affliggeva: “Ma che cavolo avete voi uomini al posto del cuore?” Samuele rispose “Non lo so,ma è certo che tu hai bevuto.” Lei si rifugiò fra le sue braccia “E’ vero,tutto gira... E tu non ne approfitti?” Samuele le accarezzo gentilmente i capelli “No,non sono il tipo.” Giada si sollevò “Andiamo a casa...la tua.”