animabio

Viaggiava dalla notte Quinto,dalla capitale attraverso il paese, sempre più lontano, cambiando treno e trovando carrozze sempre più vecchie e convogli sempre più lenti. Adesso teneva gli occhi chiusi la tenda tirata, cullato dal movimento finché il capotreno non lo scosse “Arrivati,ultima fermata!” Quinto scese con la sua valigia in fibra, la sacca, il borsello, tutto quello che aveva in quella stazioncina assolata con il treno che sbuffava fermo in attesa di voltare la macchina poiché non c’erano altri binari da lì in poi ma solo colline disabitate.
Paese polveroso,quello, lo vedevi dalla piazza posta in fondo al vialetto alberato, la chiesa con le candele accese e al lato opposto l’osteria sotto i i portici con gli agricoltori che lo guardavano incuriositi mentre si avvicinava ed entrava.“Salve a lei"
“Vorrei del bianco”disse Quinto, l’oste versò un bicchiere. Quinto trovò il vino aspro e vagamente frizzante.“Può provare dalla signora in fondo alla piazza, noi si ospita solo quando c’è la fiera annuale del bestiame”
“Capisco”
“Viaggiatore?" Non è stagione per grandi vendite, i contadini, i pochi soldi li vedono a giugno con il frumento oppure in autunno alla vendemmia o alla svinatura”
“Sono scrittore” ammise Quinto. L’oste tacque, non aveva consigli da dare a uno scrittore.La casa dell’affittacamere era vicina alla canonica e divisa da questa da un orto. Un grosso gatto nero stava su un capitello in posizione dominante e scrutò Quinto con occhio indagatore. Quinto, sensibile ai segni premonitori, decise che se avesse fatto amicizia con la bestiola tutto sarebbe andato bene,ma il gatto, al primo richiamo, forse per naturale diffidenza o con un suo progetto di caccia o di esplorazione abbandonò il capitello per dirigersi al vigneto retrostante lasciando Quinto con il dubbio di una permanenza problematica,impressione che aumentò facendo conoscenza con la padrona di casa. “Che vuole?” chiese una donna magra e bruna e con un abito un  blu scuro a fiori privo di collo e maniche. Poteva essere bella se non avesse avuto quell’espressione dura Quinto rispose “una camera per scrivere per un mese”
“Chi le ha detto che affitto”“L’oste” la donna parve soppesare Quinto nella maniera di quel gatto di poco prima “Entri” concluse.
Quinto si trovò in un lindo tinello dal basso soffitto arredato conmobili semplici e vetusti e qualche accessorio moderno; si poteva sentire un leggero odore di sapone da bucato e fenolo. “Vuole qualcosa?" a Quinto parve scortese declinare ma non voleva ancora del vino “del caffé, se possibile” la donna con calma si mise a preparare la vecchia cuccuma d’alluminio intanto aggiornava Quinto: “non è un gran momento per questo paese” spiegò “due anni di raccolti scarsi fra gelate e siccità, ho dato la terra in affitto, il guadagno è stato minimo,ma d’altra parte senza un uomo che se ne prenda cura..” Quinto,discreto non domandò chi fosse l’uomo che mancava,ma ebbe l’impressione che la donna cercasse quella domanda e quando lei continuò il discorso gli parve un po’ delusa per il silenzio di Quinto. “in ogni caso ce la caveremo” concluse attizzando il focolare della cucina economica. Sedette con lui rispettosamente pur non dividendo il caffé che a Quinto ricordò quello preparato dalla propria madre con ghiande e pochi chicchi tostati e macinati. Decise di fare un regalo,un primo acquisto da fare in paese. Sbirciò la donna il volto stanco,i capelli corti e resi ricci i begli occhi castani che cercavano fra i disegni dell’incerata forse il futuro o una scelta da ponderare. In quella il grosso gatto nerobalzò sul davanzale della finestrella dell’acquaio  e agile balzò di nuovo con un lieve tonfo sul pavimento miagolando. La donna sussultò “Nero, anche tu ti ci metti” Il gatto faceva le fusa e strofinava il manto lucido sulle caviglie della donna, finché lei non si alzò recandosi a prendere la coratella. “sembra selvatico, ma è davvero viziato” disse la donna che una volta alzatasi dalla ciotola riempita di cibo disse “le fo il prezzo standard: cinque crediti al dì, vitto compreso, ma non mi chieda manicaretti, cambio le lenzuola al giovedì e se vuole il bucato aggiunga due crediti alla settimana” erano prezzi irrisori, frazioni di quelli di qualsiasi pensione di città “Posso pagarle questo mese anticipato,se vuole” con sua sorpresa la donna declinò agitando la mano “Lasci stare,mi pagherà ogni fine settimana”.Le camere erano al piano superiore, pavimenti di legno odorosi di cera alla citronella, non un grano di polvere; la camera a lui destinata era piccola ma con una bella porta finestra che dava su un balcone. La donna si concesse un primo sorriso “Le piacerà,ne sono certa.” Quinto non chiedeva altro “ Mi interessano la quiete e la libertà” .
Il bagno purtroppo era quello comune con sanitari e vasca smaltata d’altri tempi, ma l’affittacamere promise che lo avrebbero utilizzato il minimo possibile. Quinto, stanco del viaggio, si buttò letteralmente sul letto e provò a chiudere gli occhi,ma non trovava il sonno; provò allora a chiudere le persiane e le cose migliorarono almeno finché il parroco chiamò la vespertina. Terminati i rintocchi Quinto udì dal piano inferiore l’eco di una conversazione, riconobbe la voce della donna, non alta ma decisa ed una simile ma più giovane e dal tono leggermente polemico. Incuriosito si levò e decise di scendere,ma prima passò dal bagno per rinfrescarsi il viso ed orinare e stava completando quest’ultima operazione quando la porta si schiuse. “oh!” disse la voce giovane udita poco prima e la porta si riaccostò “Mami, l'affittuario era di sopra, nel bagno!”