Teilhard de Chardin
Incontro con Teilhard de Chardin attraverso varie testimonianzeMessaggi del 09/01/2009
Un modello teilhardiano di analisi e di sintesi
E’ ben risaputo che Teilhard è l’uomo della sintesi, una parola che caratterizza l’intero processo del suo pensiero. Ma una sintesi è valida solo se, ancora prima, gli elementi che la compongono sono il frutto di un’accurata analisi del problema preso in esame. Teilhard, scienziato rigoroso, lo sapiù+ e meglio di molti altri. Ma una sua originalità sta nell’aver messo a punto, a partire dalla paleontologia, un metodo generale di analisi e di sintesi applicabile ad ogni sorta di problema umano.
L’essenzialepuò essere espresso in questo modo. Quando vuole conoscere il vero significato ed il valore assoluto dfi un qualsiasi fenomeno, Teilhard lo esamina quale si presente nella prospettiva dell’evoluzione generalizzata. Ne ricostruisce a grandi tratti la storia “naturale” con la determinazione di alcuni punti salienti nel mondo vivente e persino previvente.
Ne traccia allora la curva per il settore chiaro della cosmo genesi, poi la estrapola verso il futuro, sicuro di scoprire in questo modo la direzione generale da seguire per risolverlo. Situarsi per poter dirigersi.
Ovviamente riconosciamo in questo schema l’ossatura stessa del “Fenomeno umano”. Ma Teilhard applica lo stesso metodo a molti problemi più particolari: all’arte, all’amore, alla morte, alla socializzazione, ecc… A titolo di esempio concreto, percorreremo qui il problema dell’educazione quale Teilhard lo ha affrontato in un saggio del 1938, dal titolo “Eredità sociale e progresso”, (in 2L’Avvenire dell’Uomo, Il saggiatore, Milano 1972), e anche in diversi altri scritti tra i quali “La formazione della Noosfera”, nel medesimo volume.
“L’educazione è forse cosa unicamente umana?” si chiede Teilhard. No, basta guardarci attorno per trovarla nel mondo animale.
“In questo caso, come in tutti gli altri, l’”umano” è possibile solo se contiene…una proprietà comune i cui abbozzi si riconoscono e si perdono nel passato che sta alle nostre spalle”.
Ma costatiamo anche come, discendendo la scala degli esseri,diminuisce la funzione dell’educazione. Tuttavia qualche cosa insegna agli animali comportamenti del loro phylum, una cosa che diminuisce gradualmente fino alla scimmia. Si tratta dell’eredità cromosomica. Chi è solo biologo non prende in considerazione che questa forma di eredità. Ma Teilhard, abituato a considerare l’Universo come un tutto, scopre che si tratta di un unico processo che si svolge da un capo all’altro della catena: eredità cromosomica ed educazione sono due forme dell’additività biologica che si danno il cambio. Di qui la proposizione originale: l’educazione è una forma dell’eredità e le due eredità (cromosomica ed educativa) rappresentano le due fasi successive di un medesimo processo biologico, quello dell’additività, grazie alla quale:
“ la vita si propaga aggiungendo continuamente a se stessi ciò che acquisisce successivamente, come una memoria… Qualche cosa passa, qualche cosa cresce attraverso la lunga catena dei viventi.”
E questa additività non è un processo disordinato: segue anzi una direzione ben determinata, è un’additività orientata verso la sempre maggiore coscienza che accompagna una sempre maggior complessità organica.
Si potrebbe anche scendere fino al mondo previvente i giungere alla conclusione che sin dalle origini, la “stoffa dell’Universo” riceve una curvatura, vale a dire è “informata”. Facendo rientrare nella categoria “informazione” tutte quelle che abbiamo percorso in discesa, possiamo ora risalire la curva e vedere dove ci porta.
Nel mondo previvente, una informazione imposta dall’esterno, alla quale la materia obbedisce passivamente. Con la soglia della Vita, l’informazione si “vitalizza”, diventa dapprima eredità cromosomica poi, via via, eredità di educazione. Con la soglia del Pensiero, i rapporti si capovolgono; l’eredità cromosomica, senza sparire, passa in secondo piano e l’educazione si “ominizza”.
Cosa concludere per il futuro? In primo luogo, che l’educazione anziché essere trascurata, dovrà essere sempre più impegnativa per tutti, costituire cioè attorno al figlio una nuova matrice. In secondo luogo, che deve trattare l’individuo secondo la legge del suo phylum. Qual è? E’ quella della personalizzazione e della socializzazione, sviluppare in ciascuno la sua vera personalità ed integrarla nel vasto complesso ultraumano per il quela è fatto e con il quale deve compiersi nel Cristo Omega.
Annette DAVERIO
Relazione presentata al Convegno : Teilhard de Chardin :Matreria, Evoluzione, Speranza tenutosi a Firenze nel 1981
(La Profesoressa Daverio, all’epoca del Convegno di Firenze, nel 1981 era Vice presidente dell’Associazione Italiana Teilhard de Chardin.
Oggi non c’è più e ha lasciato un vuoto incolmabile nei teilhardiani che l’anno conosciuta e che hanno apprezzato l’amore, la passione e la dedizione alla conoscenza dell’opera e del pensiero di padre Teilhard de Chardin. S.j.)
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" La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto. Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori? Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva. E' una distinzione illusoria. La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente, la Verità "
"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.
Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno... Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)
" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando... E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto... Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro. Manovra impossibile e fatale. La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide. Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936)
Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio. "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)
" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.
Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.
Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?
Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)
" Nel Cuore della Materia.
Un Cuore del Mondo,
Il Cuore d' un Dio"
(da Le Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)