Teilhard de Chardin
Incontro con Teilhard de Chardin attraverso varie testimonianzeMessaggi del 10/01/2009
ATTUALITA’ DEL MESSAGGIO SPIRITUALE DI TEILHARD DE CHARDIN
Che Dio “è in cielo, in terra e in ogni luogo” – “milieu divin” – lo avevamo imparato fin da bambini. La memoria custodiva la risposta del catechismo e la fantasia si ingegnava a collocare Dio qui, là, in ogni luogo, un po’ dappertutto, a seconda delle nostre esigenze e dei nostri umori del momento, e delle sollecitazioni culturali che sopravvenivano a chiamarlo in causa.
La maturazione degli anni invitava a procedere oltre il senso di frammentarietà che rimaneva poco o meno nel fondo, e che rendeva difficoltosi i modi di affrontare i problemi della vita. Direi che “Le Milieu divin” ha il dono di rendere sperimentale – lasciatemi dire - l’unitarietà onnipresente della in finitudine di Dio. Chi era già avanti per quella strada si trova a confermato e sollecitato a percorrerla; chi ne era fuori o era ai primi passi, si trova in una nuova atmosfera. Non è che Teilhard chiami in causa e ponga in discussione le realtà essenziali in se stesse – Dio, la Creazione, l’Uomo – ma propone in modo particolare di guardare a quelle realtà, e di viverne. E propone una ipotesi di lavoro che sollecita l’interesse dell’uomo per il punto di vista e per il modo di pensare dell’”altro” di sé, infondendo fiducia nel dialogo e muovendo al dialogo, credenti e non credenti, e anche i credenti fra loro e i non credenti fra loro.
In una umanità che procede a ritmo accelerato verso la socializzazione e verso un sistema planetario di interdipendenze sempre più calzanti ed esigenti, e cioè, verso una soluzione che potrebbe soffocarci tutti magari nei palazzi dell’abbondanza, si avverte nella ipotesi di lavoro proposta uno degli argomenti che può invece aprire per tutti la strada della liberazione.
Una liberazione, attraverso il dialogo appunto, inteso come rispetto reale dell’uomo, che è la soglia sulla quale si può convenire ed intendersi, credenti e non credenti. E per i credenti è il primo e palpabile aspetto dell’”ambiente divino”, che è questo Dio appunto, Intelligenza e Amore, nel quale ci muoviamo, respiriamo, pensiamo e amiamo.
NANDO FABRO
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" La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto. Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori? Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva. E' una distinzione illusoria. La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente, la Verità "
"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.
Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno... Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)
" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando... E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto... Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro. Manovra impossibile e fatale. La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide. Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936)
Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio. "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)
" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.
Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.
Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?
Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)
" Nel Cuore della Materia.
Un Cuore del Mondo,
Il Cuore d' un Dio"
(da Le Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)