Messaggi del 28/01/2009

UN 'IMPORTANTE TESTO DI DON CARLO MOLRI

Post n°157 pubblicato il 28 Gennaio 2009 da bioantroponoosfera
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FUTURO DEL COSMO  FUTURO DELL'UOMO 

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Rivisitazione di un modello problematicamente significativo:  Teilhard de Chardin

l.       LA RAGIONE DI UNA MEMORIA

 

A quarant'anni dalla morte, Teilhard de Chardin viene riscoperto, non tanto per l'apporto scientifico dei suoi studi paleontologici, quanto per l'incidenza culturale e spirituale. li nuovo orizzonte del pensiero umano, fortemente segnato dalla cultura scientifica e soprattutto dalla sensibilità evolutiva, ha reso inefficaci molti modelli spirituali e teologici del passato.  Alcune intuizioni teilhardiane e vari stimoli di natura spirituale, sparsi nei suoi scritti, sono oggi di notevole aiuto per molti.

 

Per il tema del nostro Congresso, la riflessione di Teilhard è decisiva, perché ha condizionato la riflessione teologica fino ad oggi anche presso coloro che non lo citano.  Oggi la maggior parte delle sue intuizioni sono patrimonio di molti movimenti religiosi, soprattutto esoterici.  Credo che non sia giusto abbandonare il suo pensiero all'entusiasmo di fanatici o di gruppi marginati, ma che sia nostro dovere raccogliere la sua eredità, soprattutto nel momento in cui ci accingiamo a riflettere sul futuro dell'uomo e del cosmo.  La riflessione sul futuro infatti occupa grande spazio negli scritti teilhardiani dagli inizi.  La specializzazione scientifica dì Teilhard lo portava a guardare al passato dell'uomo e dei cosmo, ma con lo scorrere degli anni il suo sguardo si rivolge sempre più verso il futuro "fino a trovarsi in primo piano nelle sue ultime opere" (Wildiers).  Se, come osserva F. Ormea, "Teilhard ha voluto fornire suggerimenti ai teologi in vista dell'opera comune di riformulazione o meglio di esplicitazione dei dogmi" e se questa sua intenzione l'ha ripetuta "ogni volta che ha scritto con riferimenti teologici", credo che la nuova evangelizzazione, oggi da tutti proposta come una necessità, esiga si tenga conto del lavoro compiuto da Teilhard de Chardin e delle prospettive che egli aveva intuito e suggerito ai teologi di professione. Credo sia questa la ragione per cui nel piano del XV Congresso  ATI è stato inserito anche questo capitolo quasi introduttorio.  Prima di esaminare il tema specifico è però necessario una breve sintesi di alcuni presupposti scientifici e teologici.

2. DAL COSMO ALLA COSMOGENESI

 

Il dato fondamentale che caratterizza il pensiero teilhardiano è l'assunzione completa della prospettiva evoluzionista non solo in senso biologico, ma anche cosmologico e universale.  Questo dato di portata rivoluzionaria ha trovato notevoli resistenze.  Ancora nel 1951 Teilhard rilevava che "particolarmente negli ambiti conservatori dei mondo religioso" resiste l'idea che il termine evoluzione riguardi “una semplice disputa locale, fra biologi, divisi sull'origine delle specie viventi".  Egli, invece, concludeva: "fissiamocelo bene in mente una volta per tutte: ormai per noi e per i nostri discendenti, i tempi e le dimensioni psicologiche sono definitivamente cambiati. Fino in pieno XIX secolo, nell'insieme, l'uomo poteva ancora pensare (senza reagire a ciò che tale concezione aveva di fisicamente contraddittorio) che solo il vivente nasceva, cresceva. moriva, aveva un'età, nell'ambito di una materia sempre identica a se stessa".  Ora non può essere più così, stiamo infatti vivendo "il passaggio mentale dal Cosmo alla cosmogenesi" (cf Un seuil mental sous nos pas, 1951).  Ne consegue che l'evoluzione guida ora la totalità della nostra esperienza.  Questo passaggio culturale, ancora in corso, resta il criterio fondamentale per capire la prospettiva teologica di Teilhard de Chardin, soprattutto la sua sensibilità escatologica, sia in rapporto al cosmo che in rapporto all'uomo.  Per analizzare dettagliatamente questa prospettiva, consideriamo brevemente l'idea di creazione, il significato del male e la legge della cosmogenesi formulata da Teilhard.

 

2.1. Atto creativo

 

Il concetto di creazione, nel senso attivo di produrre le cose dal nulla, in Teilhard ha il suo asse portante non nell'inizio, ma nel compimento.  Creare non è dare avvio a un processo, ma è unificare nella successione dei tempi i molti frammenti che esplodono quando il nulla è investito dall'azione creatrice.  In tale modo Teilhard recupera la prospettiva di S. Tommaso il quale include nell'idea di creazione non tanto l'inizio temporale quanto la condizione di dipendenza totale.  In questo senso l'azione creatrice accompagna e sostiene tutto il processo evolutivo dall'inizio alla fine.  "La creazione - osserva Teilhard - non è un'intrusione periodica della Causa prima: è un atto coestensivo a tutta la durata dell'universo" (cf La transformation creatrice, 1917).  L'atto creativo inoltre non consiste in un'azione intracosmica, e quindi, come direbbero i filosofi, predicamentale o categoriale, ma trascendentale. Per questo, conclude ancora Teilhard, "là dove Dio opera, a noi è sempre possibile (restando a un certo livello) di non cogliere se non l'opera della natura.  La causa prima non si mescola agli effetti: egli opera sulle nature individuali e sul movimento d'insieme.  Dio propriamente parlando non fa le cose, ma fa che le cose si facciano" (Note sur les modes de l'action divine dans l'univers, 1920).

2.2.         Il male: una necessità funzionale e provvisoria

 

Anche il concetto di male, nella prospettiva dinamica, subisce un capovolgimento radicale.  Si potrebbe definire il male del mondo come la necessaria espressione dell'incapacità di cogliere in un solo istante e compiutamente il dono di essere e la conseguente necessità di passare attraverso stadi di incompiutezza fino al compimento che guida tutto il suo processo.  Di fatto questi passaggi esigono sconvolgimento delle cose create, scomparsa di viventi e dolori di animali.  Si può esprimere questa condizione come "l'angosciante sforzo verso la luce e la coscienza".

 

Le resistenze ad assumere il paradigma evoluzionista hanno creato molte difficoltà ad accogliere le affermazioni di Teilhard sul problema del male.  Sembra infatti, ad alcuni, che se per millenni il male ha posto problemi seri ai credenti in Dio, e ha suscitato anche notissime opere letterarie in tutte le culture, è oggi irriverente considerare non pertinente il problema.  Il paradosso in cui si trova oggi la teologia a proposito del male è appunto questo: il peso di una tradizione millenaria sembra costringerla a mantenere vivo un problema che ha cambiato connotati.  D'altra parte, è naturale che vi siano difficoltà ad accettare i nuovi paradigmi di pensiero da parte di chi è vissuto sempre nell'orizzonte passato ed è giunto solo in età avanzata ad una nuova sintesi nella interpretazione dei mondo.  Osservava Teilhard de Chardin: "Per effetto di abitudini radicate, il problema del male continua automaticamente ad essere dichiarato insolubile.  E c'è da chiedersi perché... Ma nelle nostre moderne prospettive... di un universo nello stato di cosmogenesi, come non vedere che intellettualmente parlando il famoso problema non esiste più?" (cf Lettera del 6 agosto 1915).

Per la creazione che emerge dal nulla la presenza del male è così necessaria che alla domanda: "Dio poteva fare una creazione senza il male?" Teilhard senza incertezze e dubbi risponde che no, Dio non poteva creare senza limiti, imperfezioni e male.  Credo che la risposta di Teilhard abbia un particolare significato perché non presume di valutare le cose dalla parte di Dio, ma, restando dalla parte della creatura che accoglie il dono di essere, afferma l'impossibilità della creatura di accogliere tutta l'offerta dell'azione divina in un solo istante e in una sola circostanza.  Occorre affermare la possibilità di stabilire i limiti dell'azione di Dio, non perché si conosca la sua azione creatrice, ma  perché si può intravvedere la resistenza del nulla al divenire della creazione: "Non è affatto per impotenza ma per la stessa struttura del Nulla, sul quale si dispiega, che Dio per creare non può procedere che in una sola maniera: arrangiare, unificare poco a poco, sotto la sua influenza attrattrice, utilizzando il gioco probabile dei grandi numeri, una immensa moltitudine di fattori".  La contropartita di questa difficoltà o resistenza dei nulla di fronte a Dio sono appunto le "disarmonie o le decomposizioni fisiche nel mondo previvente, la sofferenza presso i viventi, e il peccato nell'ordine della libertà" (cf Lettera del 6 agosto 1915).

Potremmo esprimere in un altro modo l'intuizione di Teilhard de Chardin, dicendo che la perfezione divina non può essere accolta adeguatamente in una sola situazione dall'uomo.  Come creatura egli è tempo e quindi è successione.  L'accoglienza della perfezione di vita avviene perciò necessariamente in una molteplicità di situazioni, esige il superamento progressivo di limiti e impone distacchi continui.  Ma il contatto con la forza assoluta della Parola creatrice suscita nell'uomo una profonda tensione alla pienezza e induce anche la tentazione di avere tutto nell'istante.  Per chi vive questa presunzione, la propria condizione appare peccaminosa e imperfetta, ed è soggetta alla tentazione continua di essere dio.  L'errore fondamentale di molte riflessioni sul male della creazione e della storia umana era quello di considerare le cose in prospettiva statica e di mettersi dalla parte di Dio.  Ma non ci è dato di vedere le cose se non dalla parte delle creature.  Ed è appunto in questa prospettiva che ci appaiono alcune leggi del divenire delle cose.  Non è una teologia, ma una fenomenologia del creato.

2.3. La legge della cosmogenesi

 

Dalla geogenesi attraverso la biogenesi (il sorgere della vita) e la noogenesi (il sorgere dello spirito), lo sviluppo del cosmo - e in esso l'ascesa dell'uomo - si compie secondo la legge della unificazione, della complessificazione e della coscienza.  L'azione creatrice unifica e ad ogni passo dell'unificazione rende sempre più complessa la realtà, e più la complessità aumenta, maggiori spazi trova la coscienza.  Questa legge, diversamente nominata e da alcuni considerata la "legge" di Teilhard de Chardin (cf Cl.  Cuenot), è stata variamente esposta e illustrata.  La sua analisi è utile per intravvedere, attraverso una proiezione, anche il futuro dell'uomo.

 

 La stoffa dell'universo (formula utilizzata da Teilhard per evitare il linguaggio dualista di materia e spirito) nel processo evolutivo si struttura in forme progressivamente più complesse, attraverso la confluenza di molteplici elementi, che vengono unificati.  Ad ogni passo di unificazione e ad ogni grado di complessità la coscienza ha la possibilità di espandersi in forme inedite.  Si possono distinguere due aspetti dell'energia in gioco nell'evoluzione: l'energia radiale che unifica gli elementi collegandoli ad un centro interiore e l'energia tangenziale che si esprime nei rapporti con gli altri elementi dei processo.  La energia radiale costituisce l'unità delle cose, il loro interno o dedans o anche psichismo o componente di coscienzaa

Ma occorre tener presenti anche i rischi o le tentazioni a cui la legge della complessificazione progressiva sottopone l'uomo: "Senza dubbio l'uomo attuale è soggetto a due tentazioni: quella dell'autonomia egoista e quella della socializzazione meccanica, che affoga la persona e la livella nella massa anonima" (cf  É. Rideau).

(fine prima parte)

Don CARLO MOLARI

 

 

 

 
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UN' IMPORTANTE TESTO DI DON CARLO MOLARI

Post n°158 pubblicato il 28 Gennaio 2009 da bioantroponoosfera

(seconda parte)

FUTURO DEL COSMO FUTURO DELL'UOMO

4.          IL FUTURO DEL COSMO E DELL'UOMO

L'interesse e la continuità con cui Teilhard ha riflettuto sul futuro dell'umanità ha fatto sì che questa sia, a detta di quasi tutti i critici, la parte più originale, anche se la più discussa del suo pensiero (cf F. Ormea).  Teilhard, anche se insiste sul fatto che il futuro dell'uomo e dei cosmo non possono essere descritti o immaginati, si è esercitato a lungo a farlo intravvedere attraverso le dinamiche e la tensione dello stesso processo.  Esse svelano in qualche modo alcuni caratteri dei futuro del cosmo e dell'uomo.  Esso è affidato ad un programma di evoluzione che condurrà a una forma ora inimmaginabile, ma già influente come punto di attrazione.  Il futuro può essere esaminato semplicemente nel suo svolgersi, in una prospettiva fenomenologica, oppure dal punto di vista del polo di attrazione o del punto omega.  Ormai il destino dell'universo e del suo processo è affidato all'uomo e al suo divenire, sicché il futuro del cosmo non è più disgiunto da quello dell'uomo.

 Teilhard non ha scritto molto sullo sviluppo del cosmo, ha accennato però ad una possibile sua futura spiritualizzazione, di cui il corpo glorioso di Cristo rappresenterebbe il nucleo iniziale.  Il futuro umano può essere descritto in termini laici o in termini cristiani. Negli scritti per i "pagani" Teilhard utilizza i primi e si richiama ai dati fenomenologici.  Teilhard procede per estrapolazione in avanti della legge della complessità-coscienza con l'introduzione della ipotesi che la socializzazione abbia una dimensione biologica, dato che per Teilhard tutto nell'uomo ha radici biologiche (cf Phénomène Humain, 1957).  La fase attuale del processo evolutivo dell'umanità è appena al neolitico della vita sociale che tende ad un secondo punto critico di saturazione, ad una maturazione collettiva, ad un ultraumano, che costituirà una superumanità, a sua volta risvolto interno di una forma transumana, che non possiamo pensare né descrivere attraverso anticipazioni.  L'ultraumano o superumano può essere solo previsto attraverso una estrapolazione infallibile.  Per la sua natura convergente, il movimento di socializzazione  determina necessariamente, a una distanza finita nell'avvenire, un punto o vertice critico di incontro".  "Il punto critico di riflessione planetaria, frutto della socializzazione, lungi dall'essere solo una scintilla nella notte, corrisponde invece al nostro passaggio, attraverso capovolgimento o dematerializzazione, su un'altra faccia dell'universo: non già un fine dell'ultraumano, ma l'accesso a un qualche Transumano, nel cuore stesso delle cose".  "Questo nuovo punto critico sarà costituito da una comunità perfetta di persone, legate dalla reciprocità di una riconoscenza delle loro libertà e dalla loro adesione collettiva a un ideale assoluto di amore" (Cf. É. Rideau).

Questo processo può essere descritto anche in termini cristiani.  Allora esso è la rivelazione di Cristo come centro evolutore del mondo, è la pleromizzazione, cioè l'attuazione del Pleroma, quando Dio sarà tutto in tutti, il momento in cui una scintilla parusiaca scoccherà tra cielo e terra.  Il passaggio alla forma nuova avviene per saturazione interiore del mondo e nello stesso tempo per discesa del fuoco celeste: due risvolti della stessa azione creatrice di Dio.  Ne conseguirebbe che "la scintilla parusiaca non potrebbe scoccare, per necessità fisica e organica, che fra il cielo e una umanità biologicamente pervenuta a un certo punto critico evolutivo di maturazione collettiva" (Cf Le coeur du problème, 1949).  L'umanità è in processo verso una laboriosa unificazione per la quale "una polvere di anime, distinte da Dio, ma sospese a Lui, s'incorporano progressivamente a Cristo attraverso l'edificazione dell'unità collettiva umano-cristiana" (Cf CI.  Cuenot).

4.1. La morte

   In questa prospettiva, la morte del cosmo, come la morte dell'umanità e di ogni singola persona hanno una necessità fisica, fanno parte necessariamente del processo evolutivo.  Sulla concezione della morte propria di Teilhard si è svolta una discussione tra i suoi studiosi.  Sembrava infatti ad alcuno che Teilhard avesse dato poca importanza alla morte.  Secondo L. Cognet, ad esempio, Teilhard "ha minimizzato nella sua visione del mondo l'idea della morte e l'ha ricondotta a considerazioni puramente biologiche", ispirato ad una "serenità biologica e cosmica" non degna di un cristiano.  In realtà, come evento di una persona, giunta al compimento della vita, la morte è il residuo del dominio del molteplice e il passaggio a una forma superiore di unità come "il pane che noi mangiamo sembra decomporsi in noi; e invece diventa nostra carne.  In ogni unione, l'elemento dominato non diventa uno con il termine dominatore se non cessa di essere se stesso.  Nel caso dell'unione definitiva con Dio in omega (= il Cristo glorioso), si comprende che il mondo per essere divinizzato, debba perdere la sua forma visibile in ciascuno di noi e nella sua totalità.  Questa è, dal punto di vista cristiano, la funzione vivificante  della morte umana, in virtù della morte di Gesù" (Cf Mon Univers, 1924).  La condizione perché abbia tale carattere è che "le monadi condannate a subirla sappiano accettarla con umiltà, amore e soprattutto con immensa fiducia" (ibid.). La morte nel cosmo per ogni creatura, è uscire dal proprio centro interiore per centrarsi in un centro superiore fino al centro supremo: essa, al culmine del processo, è fenomeno di ex-centratione: uscire dal proprio centro per essere centrati in Dio.

4.2. L'ultraumano

La morte delle singole creature non deve far perdere di vista il processo che l'umanità intera vive nella storia e che tende a un compimento non ancora raggiunto.  L'umanità è l'unico ambito creato della terra non ancora compiuto. Prima della morte essa ha ancora un traguardo da raggiungere: l'ultraumano o il super umano. Teilhard lo intravvede partendo dagli sviluppi attuali dell'umanità, cioè dalle dinamiche che l' universalizzazione mette in moto.

4.3.         La fine della storia e il trans-umano

La fine della storia può essere vista nei suoi due risvolti: uno interno e uno esterno.  L'aspetto interno della fine del mondo, è "il ripiegamento interno in blocco, su se stessa della noosfera, giunta simultaneamente al massimo della sua complessità e della sua centrazione".  L'aspetto esterno "è il capovolgimento dell'equilibrio, che consente allo Spirito di sganciarsi dalla sua matrice materiale per farla riposare ormai, con tutto il suo peso, in Dio omega" (Cf Phénomène Humain).  L'umanità non pu ò attingere il suo punto supremo di unità interna se non nel momento in cui si abbandona senza resistenze all'amore di Dio, dissolvendosi in un amore superiore.  Questo esito è indicato da Teilhard con il termine "transumano", che insieme sembra indicare lo sbocco del superumano nella fase parossistica della noosfera, ma anche la fonte suprema dell'umanità compiuta: la dimensione umana di Dio.  Per questo Teilhard pone l'iniziale maiuscola quando prevede "non una fine dell'ultra umano ma il suo accesso a un qualche Transumano nel cuore stesso delle cose" (Cf Du pré-humain à l'ultra-humain, 1950).  Assumendo l'analogia delle stelle, Teilhard pensa che ciò potrebbe avvenire per una "brusca folgorazione o esplosione dove il pensiero portato all'estremo, si volatilizzerebbe su di sé".  Teilhard riassume bene le tappe di questo processo: "In un primo tempo (sino all'ominizzazione), una successione di unità fragili, sospese nel vuoto che sta dietro a loro: la centrazione che aumenta, ma senza che vi sia ancora un vero centro perfetto nella natura.  In un secondo tempo (dopo l'ominizzazione), uno stato misto in cui, sotto complessità esterna sempre in progresso, l'universo ormai portatore di grani di pensiero comincia (come un cono  giunto alla sua cima) ad invertirsi su se stesso: una fisica non tangibile di centri succede alla fisica tangibile alla centrazione.  In una terza fase, l'ultima, il rivolgimento completo dello spirito (collettivamente centrato) su di un polo interiore di consistenza e di unificazione totale: l'ipercentrazione dopo la centrazione.  L'evasione in profondità attraverso il centro, o ciò che è la stessa cosa, l'estasi" (cf L'atoinisme de l'Esprit, 1941).

4.4.         La fine positiva della storia: la Parusia

"L'idea della parusia costituisce per Teilhard de Chardin il motivo teologico dominante che si basa su Col 1,16" (cf Fr. J.  Nocke).  Egli distingue due gruppi di uomini: "da un lato il gruppo di coloro che proiettano le proprie speranze in una condizione o in un obiettivo assoluti posti al di là e al di fuori del mondo.  E dall'altro lato il gruppo di coloro che pongono le medesime speranze in un compimento interno dell'universo sperimentale" (cf Réflexions sur le progrès, 1941).  Il conflitto annoso tra coloro che Teilhard chiamava i "servitori del cielo" e i "servitori della terra", ha acquistato ora un nuovo vigore.  Secondo Teilhard "i fedeli della terra si sono effettivamente risvegliati ergendosi a costituire una vera e propria forma di religione, dei tutto carica di speranze illimitate, di sforzi e di rinunce" (cf ibid.). A costoro egli ricorda la necessità di un vertice che trascenda il movimento.  Per questo "in ultima analisi il compimento ultraumano dell'evoluzione intravisto dal neoumanesimo coincide concretamente con il coronamento della incarnazione atteso da tutti i cristiani" (cf Le coeur du problème, 1949).

Per Teilhard de Chardin vi è una continuità di fondo tra l'azione creatrice di Dio e l'opera della salvezza e quindi una continuità tra la storia in evoluzione e il regno di Dio: man mano che la Parola si fa carne la perfezione umana cresce nel mondo.  L'incarnazione di Cristo è il paradigma di tutta l'evoluzione cosmica e del suo compimento.  Egli scrive: "Perché Cristo apparisse una prima volta sulla terra, occorreva evidentemente (nessuno ne dubita) che in conformità con il processo generale dell'evoluzione, il tipo umano si trovasse anatomicamente costituito, e socialmente sviluppato già fino a un certo grado di coscienza collettiva.  Ciò posto, perché, facendo un passo ulteriore, non immaginare che, anche per la sua seconda e ultima venuta, il Cristo attenda, per riapparire, che la collettività sia infine divenuta capace, perché pienamente sviluppata nelle sue potenzialità 'naturali', di ricevere da lui la sua consumazione soprannaturale?  Perché in fin dei conti, se vi sono regole fisiche precise per lo sviluppo storico dello Spirito, perché non ne esisterebbero, a fortiori, per il suo completamente e il suo termine"? (cf Trois choses que je vois, 1948).  Per Teilhard le diverse tappe della storia si condizionano reciprocamente fino a rendere  possibile la manifestazione suprema di Cristo nella Parusia.  Per questo egli qualifica la sua posizione come "una forma di incarnazionismo senza residui, il cui processo però non inizia con la venuta di Gesù ma con la creazione stessa, con l'azione cioè che dal di dentro anima tutte le cose e le sospinge alla loro pienezza.  Il processo perciò non avviene per una spinta dal basso ma per una chiamata dall'alto che si traduce in una spinta dal di dentro della storia che collega le varie fasi del processo condizionandole l'una all'altra.  La venuta del regno ha perciò come condizione la maturazione umana, la pienezza della socializzazione dell'uomo.  Posto in altre parole, che questa sia la condizione di quella, i due avvenimenti non possono accadere che simultaneamente" (ibid.).

(fine seconda parte)

Don CARLO MOLARI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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UN' IMPORTANTE TESTO DI DON CARLO MOLARI

Post n°159 pubblicato il 28 Gennaio 2009 da bioantroponoosfera

(segue terza parte)

FUTURO DEL COSMO  FUTURO DELL'UOMO

4.5.         La fine negativa della storia: l'inferno

Per Teilhard de Chardin la grande opzione offerta all'uomo è ambivalente perché è possibile anche rifiutare il processo verso il più essere, cadere nell'involuzione entropica e finire cenere dell'universo: "i due sensi opposti in una via unica" (cf La grande option, 1939).  "La noosfera pervenuta al suo punto di unificazione si scinderà in due zone, rispettivamente attirate verso i due poli antagonisti di adorazione" (cf Phénomène Humain).  L'umanità infatti, invece di adorare Dio potrebbe "piegare i suoi ginocchi davanti all'immagine e farne il proprio idolo.  In questo senso l'ascesa costituirà una crisi ultima, una scelta ultima e totale, una decisione definita carica di tutto il peso della storia anteriore.  Esiste la possibilità quindi che alla fine una parte dell'umanità non ritrovi la vita, perché avrà rifiutato l'ultimo invito dell'amore" (cf P. Smulders).

5. IL PUNTO OMEGA

Il punto omega nella costruzione di Teilhard de Chardin non è sempre presentato in modo uniforme.  Teilhard sembra distinguere un Omega fenomenologico o dell'esperienza e un Omega trascendente o della fede che tendono a fondersi (cf Le Dieu de l'évolution, 1953).  Dal punto di vista storico il punto omega è il compimento della noogenesi, come il suo liminare interno; visto al confine esterno omega è Cristo risorto, come l'ultraumano già realizzato, e infine, come principio evolutore o forza attrattiva, è Dio.  In generale "il cosmico punto omega di sintesi totale" è "il centro organico dell'evoluzione", "sorgente trascendentale di attrazione universale", "focolare supremo di centrazione personalizzante e di consolidazione" (cf La place de l'Homme dans l'Univers, 1942).

 5.1. L'Omega come compimento

L'aspetto inferiore del mistero di Omega è il compimento dei processo di cosmogenesi, è lo stato del reale nella sua forma definitiva.  Esso non può essere immaginato, ma le dinamiche in corso nella creazione e nella storia umana consentono di designarlo come una "formidabile ipercellula" o anche il "cervello dei cervelli", "intreccio di tutte le intelligenze presenti sulla terra" (cf La place de l'Homme dans l'Univers, 1942).  Cuenot lo descrive: "Centro definito dalla concentrazione ultima della Noosfera su se stessa.  Punto di convergenza naturale dell'umanità e quindi del cosmo intero".  Omega in questo senso è solo virtuale e futuro perché non è ancora realizzato.  Esso apparirà come iperpersonale.

 L'omega sarà un fenomeno di ex-centrazione, come la morte, e avrà quindi un carattere di catastrofe.  Mentre nelle fasi precedenti l'evoluzione procede per concentrazione, il mondo e l'umanità giunti alla soglia critica della concentrazione subiranno un radicale trasferimento del centro di gravità, saranno assunti da un centro superiore a tutto.  Non tenderanno più a possedersi in modo maggiore nella propria interiorità, ma a perdersi per essere posseduti da un Altro.  Per quanto riguarda l'umanità, essa attingerà l'unione perfetta di tutte le sue componenti proprio nel momento in cui accetta di dissolversi per perdersi in Dio.  Per Teilhard è a questo punto critico, punto di annichilamento, "che ci conduce lo sforzo per prolungare in noi e attorno a noi il processo di convergenza universale" (cf La grande option, 1939).

5.2. L'Omega: Cristo risorto

 Come compimento della storia umana e del processo della creazione l'Omega ha già una realizzazione ed è il Cristo risorto.  La noogenesi sfocia nella cristogenesi. "La scienza ci ha insegnato che, nella direzione nella quale le cose diventano complesse nella unità, deve esserci un centro supremo di Convergenza o di Consistenza, nel quale tutto si annoda e per mezzo del quale tutto si regge... Gesù Cristo, per la sua morale più fondamentale e i suoi attributi più sicuri, viene a riempire questo posto vuoto, segnato dall'attesa di tutta la natura" (cf Science et Christ, 1921).  Così "in ultima analisi il compimento ultraumano dell'evoluzione intravisto dal neoumanesimo coincide concretamente con il coronamento della incarnazione atteso da tutti i cristiani" (cf Le coeur du problème, 1949).  In questo senso l'Omega è un punto della storia passata, ma con la forza trascendente di attrarre il cosmo al suo vertice futuro: l'ultraumano.

5.3. L'Omega è Dio

 Cristo è Omega in quanto risvolto storico e creato di Dio, che è l'Omega trascendente.  Il movimento evolutivo esige una sorgente trascendente di attrazione universale, altrimenti l'Omega sarebbe completamente immanente alla creazione e in divenire esso stesso, mentre ne è la ragione intima.  "Il grande Stabile non è al di sotto di noi, nell'infraelemnentare, ma  al di sopra, nell'ultrasintetico" (cf Phénomène Humain, 1957).  Teilhard de Chardin è preoccupato di far confluire l'assoluto dall'alto, della scolastica, con l'assoluto dal futuro, dei marxisti.  Credo si possa presentare la prospettiva di Teilhard con le parole con cui Paul Davies ha riassunto il pensiero di Fred Hoyle: "Hoyle crede che l'organizzazione dei cosmo sia controllata da una 'superintelligenza' che ne guida l'evoluzione attraverso processi quantici... Il suo è un Dio teleologico (pressappoco come quello di Aristotele e di Teilhard de Chardin) che guida il mondo verso uno stato finale infinitamente lontano nel futuro, ed egli è convinto che questa superintelligenza, agendo a livello quantico, possa innestare nel cervello umano idee o pensieri preconfezionati provenienti dal futuro. Secondo lui è questa l'origine della ispirazione matematica e musicale" (P.  Davies, La mente di Dio, Mondadori, Milano 1993).

6.          RIFLESSIONI CRITICHE

La teologia sta ora cercando di adeguare l'ambito della tradizione al nuovo paradigma evolutivo.  Solo con il Vaticano II, per merito soprattutto della Gaudium et spes, si è avviato il processo di recezione attiva dei modello dinamico.  Ma non sono mancate e non mancano difficoltà e resistenze.  Ne analizzo solo alcune rivolte specificamente a Teilhard de Chardin.

 6.1. Metodo indebito

Gli escatologisti sottolineano "l'equivoco d'aver trasportato uno schema di evoluzione biologica nel campo della storia... (che)... non è retta da leggi biologiche, ma è frutto d'un gioco di libertà".  Ed osservano inoltre che anche von Balthasar è di questo parere.  In realtà questa difficoltà non tiene conto dell'analogia su cui Teilhard gioca continuamente e della riserva iniziale sulla impossibilità di descrivere il futuro.  La ragione di questa critica e della divergenza tra le due prospettive sta nella concezione dell'agire divino.  Se con Teilhard si concepisce l'azione divina come alimento continuo e progressivamente più ricco della realtà storica e si ammette che ogni tappa raggiunta permette l'accoglienza di una nuova modalità della perfezione divina, non si ha più difficoltà a concepire la storia come un trascendimento continuo delle situazioni precedenti, secondo precise leggi di crescita che non sono più biologiche, ma che diventano psichiche e spirituali, e quindi suppongono anche possibili rifiuti e involuzioni.  Secondo Teilhard, infatti, più l'evoluzione procede, più la realtà diventa complessa e l'interiorità si articola in forme inedite di coscienza e di libertà.

  6.2. Monismo panteista

 Molti critici sottolineano l'esplicita affermazione di Teilhard di essere tendenzialmente panteista fin dall'infanzia.  L'omega è il  vertice interno del reale: come può trascenderlo?  Philippe de la Trinité, ad esempio, crede di scoprire in Teilhard de Chardin una confusione tra la presenza d'immensità, la presenza d'incarnazione e la presenza d'inabitazione.  E conclude alcune riflessioni sul monito del Santo Ufficio (1962) con queste affermazioni perentorie: "Il teilhardismo è in fondo una trasposizione, una deformazione dei cristianesimo, trasformato in evoluzionismo di tipo naturalista, monista e panteista" (cf Rome et Teilhard de Chardin, 1964).  Ma, a parte la terminologia scolastica, Teilhard de Chardin ha sempre sostenuto la trascendenza di Dio.  Anche Tipler interpreta Teilhard nel senso di un Dio che si sviluppa con il mondo che crea: "il creato e il creatore sono la stessa identità, vista però da differenti prospettive temporali e descritta in modi differenti".

 6.3. Antropologia ambigua

 L'antropologia di Teilhard de Chardin è giudicata da alcuni molto ambigua.  Per quanto riguarda il futuro dell'uomo, l'unica cosa certa di cui possiamo parlare restando nel piano della fenomenologia è la morte.  Secondo alcuni, Teilhard ha "minimizzato nella sua visione del mondo l'idea della morte e l'ha ricondotta a considerazioni puramente biologiche".  La sua riflessione "di una serenità biologica e cosmica" sarebbe indegna di un cristiano (cf L. Cognet).  Ma secondo de Lubac, Teilhard de Chardin ripropone la dottrina di Paolo circa la vittoria di Cristo sulla morte.  Significativo che proprio la formula di Paolo sulla morte, come ultimo nemico da vincere, sia citata nell'ultima pagina dei diario di Teilhard de Chardin, il 7 aprile 1955.

 6.4. Cristologia fantasiosa

Il Cristo universale come è presentato da Teilhard de Chardin può piacere agli indù o ai buddisti, ma a giudizio di alcuni critici, questo Cristo "universale, cosmico, evolutore e Omega, non è più per nulla né evangelico, né paolino" (cf Philippe de la Trinité).  Questo è forse l'aspetto più ambiguo di tutta la costruzione di Teilhard.  Egli presume di interpretare S. Paolo e di presentare una sintesi cristologica in sintonia con la cultura segnata dalla svolta evoluzionista.

 6.5.         Salvezza in chiave individualista

 Un difetto che viene rilevato da teologi cattolici come Metz è la carenza della prospettiva politica nella riflessione soteriologica e quindi nella sua escatologia.  Metz parla del "movimento di libertà che è insito nella storia della redenzione, senza del quale ogni storia della libertà ripiomba al livello di storia naturale e in questa tende a immobilizzarsi: storia finale della redenzione come apoteosi della natura" (cf J.B. Metz, La fede nella storia e nella società, Queriniana, Brescia 1978).  Il mondo 'umano' deve essere trasformato per divenire il regno di Dio ed essere in grado di accogliere il dono supremo.  Per questo "la salvezza a cui si riferisce nella speranza la fede cristiana, non è una salvezza privata", "la salvezza annunciata, non già in un senso naturale e cosmologico, bensì sociopolitico, è costantemente in relazione al mondo come elemento critico e liberante di questo mondo sociale e del suo processo storico" (cf Metz, Sulla teologia del mondo, Queriniana, Brescia 1969).  Il continuo processo che si svolge tra il messaggio escatologico di Gesù e la realtà politica e sociale, mette in luce continuamente il divario esistente tra ogni stato storicamente raggiunto, ogni progetto formulato, ogni utopia infrastorica.  Per la 'riserva escatologica' che la fede consente ed esige la chiesa è in grado di proclamare la provvisorietà di ogni progetto umano.  Dove provvisorietà non significa indifferenza, perché il riserbo escatologico porta "non già ad un rapporto negatore ma critico e dialettica nei confronti del presente storico" (ibid.). La relazione dialettica tra processo sociale e processo salvifico escatologico è illustrata da Metz con una bella formula di W. Beniamin: "Se indichiamo con un vettore il fine a cui tende la dynamis del profano e con un altro vettore la direzione della intensità messianica, allora possiamo dire sì che la ricerca di felicità dell'umanità libera promana da quella direzione messianica, ma come una forza nel suo cammino cerca di spingere in direzione opposta un'altra forza, così anche l'ordine profano del profano tenta di assorbire il futuro dei regno messianico.  Il profano non è quindi una categoria del regno ma una categoria, ed una delle più azzeccate, della sua prossimità immediata".  La domanda forse che resta inevasa è se il profano sia una categoria dell'avvicinarsi silenzioso del regno o sia l'unica categoria possibile per descriverlo e di cui la fede rappresenta la lettura.

7.  CONCLUSIONE

Al di là dei limiti e dei difetti, dovuti anche al mancato dialogo con i teologi, impedito da forza maggiore, l'opera di Teilhard de Chardin rimane un riferimento obbligato per le attuali riflessioni sul futuro del cosmo e dell'uomo.

(fine)

Don CARLO MOLARI

 In: Rassegna di teologia 36 (1995), 479-491

 

 
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AVVICINIAMOCI A TEILHARD

Post n°160 pubblicato il 28 Gennaio 2009 da bioantroponoosfera
Foto di bioantroponoosfera

Memoria bibliografica per comprendere il pensiero religioso di Pierre Teilhard de Chardin s.j.

Da più parti mi  viene richiesto una memoria  che possa indicare il cammino per avvicinarsi al pensiero religioso  teilhardiano. Abbiamo volutamente lasciato da parte il pensiero scientifico perché sarebbe stato difficoltoso navigare tra tutti gli scritti di carattere scientifico di Teilhard che compongono la sua Ouvres scientifique: sono la bellezza di 11 volumi di lavori nel campo della geologia, paleontologia, biologia, antropologia,ecc….

 

 Attraverso la documentazione bibliografica del mio Centro di Documentazione Teilhard de Chardin, ho realizzato questa memoria esclusivamente “religiosa” analizzando alcune caratteristiche peculiari di padre Teilhard dando nel contempo le indicazioni adatte alla ricerca degli ’argomenti religiosi  nelle sue opere.

Gli argomenti toccati in questa memoria sono:

Le opere

Le lettere

Il metodo

L’Avvenire dell’Uomo

L’Energia Umana e Punto Omega

Apologetica

Morale e mistica

Natura e Grazia

Il Cristiano oggi

Maggiori opere in lingua italiana

La ricerca non vuole essere esaustiva in quanto la figura dell’uomo di fede e del sacerdote appare trasversale a tutte le opere scritte dal Padre gesuita.

Ho fatto una scelta, probabilmente arbitraria, ma ritengo esaustiva e mi ripropongo in un secondo momento di realizzare una bibliografia ancora piu’ mirata.

Parte prima: le sue opere

 Il Fenomeno Umano  (Il Saggiatore, Ed. Queriniana). E' il testo maggiore di Teilhard in cui l'Autore esprime tutto il suo pensiero fenomenologico: Vi si trovano già anticipate tutte le direttrici del pensiero teilhardiano che saranno sviluppate, nel corso degli anni, in altre opere

L’ Ambiente Divino  ( Il Saggiatore 1968 e Edizioni Queriniana 1994). Testo di spiritualita’ che al tempo stesso esprime  profondamente l’anima religiosa e sacerdotale di Teilhard de Chardin

 

L’Energia umana  (Il Saggiatore 1984 e Pratiche Editrice  1997). Raccolta di testi molto interessant sulla la morale, l’amore e la comprensione degli altri.Eccone alcuni:

- Lo  Spirito della Terra (1931)

- Il Significato e il valore costruttivo della sofferenza  (1933)

- Abbozzo di un universo personalista (1936)

- Il Fenomeno spirituale (1937)

- L’Energia umana (1937)

L’Attivazione dell’energia nell’umanita’  (Edizioni Il Segno dei Gabrielli 2004)  raccolta di saggi che trattano dell’universale e della irreversibilita’ dell’umanizzazione.  Citiamo tra gli altri:

 

- La Crescita dell’altro (1942)

-Universalizzazione e Unione (1942)

- Abbozzo di una dialettica dello spirito (1946)

- Il piacere di vivere  (1950)

- L’Energia spirituale della Sofferenza (1951)

La Scienza  di fronte a  Cristo (Editrice Il Segno dei Gabrielli 2002) I saggi qui raccolti illustrano chiaramente e concretamente il posto del Cristianesimo e dei fatti religiosi di fonte alla Scienza e alla Societa’; mostrano in sostanza qual è la linea del Cristianesimo per divenire la religione del futuro:  Eccone citati alcuni piu’ importanti:

 

- Note sul Cristo Universale (1920)

- Scienza e Cristo ovvero analisi e sintesi (1921)

- Il Mio Universo (1924)

- Il Cristianesimo  nel mondo  (1933)

- L’ateismo moderno  (1933)

- Alcune riflessioni sulla conversione del Mondo  (1936)

- Salviano l’Umanita’  (1936)

- Super-Umanita’  -  Super-Cristo  -  Super-Carita’  (1943)

- Ecumenismo (1946)

Come io credo (La mia Fede) (Editrice Queriniana 1993) Raccolta di scritti teologici:

 

-Note sull’unione fisica tra l’Umanita’ del Cristo ed i fedeli nel corso della    santificazione (1920 ?)

- Sul concetto di trasformazione creatrice ( 1920 ?)

-Nota sulla modalita’ dell’azione divina nell’Universo (1920)

-Caduta, Redenzione e  Gerusalemme (1920)

-Nota su alcune rappresentazioni storiche possibili del Peccato Originale (1922)

- Panteismo e Cristianesimo (1923)

- Cristologia ed Evoluzione (1933)

- Credo in questo modo (1954)

- Alcune vedute generali sull’essenza del Cristianesimo (1939)

- Il Cristo Evolutore ( 1942)

- Introduzione alla vita cristiana (1944)

- Cristianesimo ed Evoluzione (1945)

- Riflessioni sul peccato originale (1945)

- Il Fenomeno cristiano (1950)

- Monogenismo e monofiletismo (1950)

- Cio’ che il Mondo aspetta dalla Chiesa di Dio: una estensione e un approfondimento del senso della Croce (1952)

- Il Dio dell’evoluzione (1953)

- Le mie litanie (1953?)

Il Cuore della Materia  ( Editrice Queriniana 1998)  Qui sono raccolti scritti autobiografici molto interessanti dal punto di vista dell’anima sacerdotale di Teilhard de Chardin:

 

- Il cuore della Materia (1950)

- Il Cristico (1955)

- Ultima  pagina del diario (e qui racchiuso tutto il senso della vita cristiana di Teilhard) (1955)

Le direzioni dell’Avvenire ( Editrice SEI  1996) Scritti religiosi. Tra gli altri citiamo:

 

- Il senso umano (1929)

- La via dell’Ovest verso una nuova mistica (1932)

- L’evoluzione della castita’ (1934)

- La parola attesa (1940)

. Note sulla nozione di perfezione cristiana (1942)

- Riflessioni sulla felicita’ (1943)

- La morale puo’ fare a meno dei fondamenti metafisici (1925)

- Tre cose che vedo (oppure una Weltanschauung in tre punti) (1948)

- Come io vedo (1948)

-Alcune annotazioni “per vederci chiaro” sull’essenza del sentimento mistico (1951)

Inno dell’Universo (Editrice Queriniana 1992):   Testi religiosi e poetici che esprimono profondamente l’anima aredente di Padre Teilhard:  “avaint Dioen toute chose “ e “ Christ Foyer du Monde”:

 

-La Messa sul Mondo (1923)

- Il Cristo nella Materia (1916)

- La Potenza spirituale della Materia (1919)

La Vita cosmica. Scritti del tempo di guerra 1916-1919 (Il Saggiatore 1971). Raccolta di saggi religiosi, teoiogici, mistici e scientifici  scritti durante la guerra. Citiamo quelli piu’ interessanti per il nostro lavoro:

 

- La Vita Cosmica (1916)

- Dominio del Mondo e Regno di Dio (1916)

- La lotta contro la moltitudine (1916)

- L’Ambiente Mistico (1917)

- Il Mio Universo (1918)

- L’Unione Creatrice (1917

- L’Anima del Mondo (1918)

- Il Sacerdote (1918)

- La Fede che opera (1918)

- Forma Christi (1918)

- Nota sull’elemento universale del Mondo (1919)

- Terra promessa (1919

- L’Elemento Universale ( 1919)

- La  potenza spirituale della Materia (1919)

(fine prima parte)

Giovanni Fois

 

 
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RIFLESSIONI TEILHARDIANE

"  La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto.  Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori?  Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva.  E' una distinzione illusoria.  La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente,  la Verità "   

                                                                                                                                                          

 

" Senza che si possa dire per ora in quali termini esatti, ma senza che vanga perduto un solo frammento del dato, sia rivelato che definitivamente dimostrato, sul problema scottante delle origini umane, l'accordo si farà senza sforzo, a poco a poco, tra la Scienza e il Dogma.  Intanto, evitiamo di respingere anche il minimo raggio di luce, sia da una parte che dall'altra.  La fede ha bisogno di tutta la verità". (da Les Hommes fossiles, marzo 1921) 
 
" Inventariare tutto, provare tutto, capire tutto. Ciò che è in alto, più lontano di quanto è respirabile, e  ciò che è in basso, più profondo della luce.  Ciò che si perde nelle distanze siderali, e ciò che si dissimula sotto gli elementi... Il sole si alza in avanti... Il Passato è una cosa superata...  La sola scoperta degna dei nostri sforzi è come costruire l'Avvenire". (La découverte du passé, 5 settembre 1935)
 

"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.

Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno...  Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)

 
"  Chiniamoci dunque con rispetto sotto il soffio che gonfia i nostri cuori per le ansie e le gioie di "tutto tentare e di tutto trovare".  L'onda  che sentiamo passare non si è formata in noi stessi.  Essa giunge a noi da molto lontano, partita contemporaneamente alla luce delle prime stelle.  Essa ci raggiunge dopo aver creato tutto lungo il suo cammino.  Lo spirito di ricerca e di conquista è l'anima permanente dell'Evoluzione" (Il Fenomeno Umano 1940)
 

" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando...  E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto...  Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro.  Manovra impossibile e fatale.  La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide.  Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936) 

 
" L'Energia diventa Presenza...  Sembrerebbe che un solo  raggio di una tale luce, cadendo come una scintilla in qualsiasi punto della Noosfera, dovesse provocare un'esplosione abbastanza forte da incendiare e rinnovare quasi di colpo la faccia della Terra. Allora, come è possibile che, guardando attorno a me, è ancora tutto inebriato di ciò che mi è apparso, io mi trovi pressochè solo della mia specie?  Solo ad aver "visto"?...  Incapace, quindi, quando me lo si chiede, di citare un solo autore, un solo testo, in cui si riconosca, chiaramente espressa, la meravigliosa "Diafania" che, per il mio sguardo, ha trasfigurato tutto ?"  (Le Christique, marzo 1955) 
 
....IN QUESTA APERTURA VERSO QUALCHE COSA CHE SFUGGE ALLA MORTE TOTALE, L'EVOLUZIONE E' LA MANO DI DIO CHE CI RICONDUCE A  LUI . ( La Biologie, poussee à fond,peut-elle nous  conduire à èmerger dans le transcendant?  Maggio 1951)
 

Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio.  "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)

 

" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.

Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.

Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?

Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)

 

" Nel Cuore della Materia.

   Un Cuore del  Mondo,

    Il Cuore d' un Dio"

        (da Le  Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)

 
" Nella peggiore delle ipotesi, se ogni possibilità futura di parlare e di scrivere si chiudesse davanti a me, mi rimarrebbe, con l'aiuto di Gesù, quella di compiere questo gesto, affermazione e somma testimonianza della mia fede: scomparire,m inabissarmi in uno spirito di Suprema Comunione con le forze  cristiche  dell'Evoluzione  (da Note di esercizi spirituali, 22 ottobre 1945) 
 
 
 

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