Per non dimenticare
un blog che è un calendario: quello che è stato, quello che sarà, i santi, gli eventi, i compleanni, le feste
Post n°238 pubblicato il 11 Febbraio 2008 da vergine_e_martire
1858 - 2008 11 febbraio 1858. Lourdes è solamente un piccolo villaggio ai piedi dei Pirenei, sconosciuto ai più, piovoso ed umido in primavera, caldo afoso d’estate, freddo e nevoso d’inverno.
http://www.comune.torino.it/pass/php/4/index.php?pag=38328 |
Post n°237 pubblicato il 10 Febbraio 2008 da vergine_e_martire
Perché non si può ricordare se non si conosce. Le foibe sono cavità carsiche di origine naturale con un ingresso a strapiombo. È in quelle voragini dell’Istria che fra il 1943 e il 1947 sono gettati, vivi e morti, quasi diecimila italiani. La prima ondata di violenza esplode subito dopo la firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943: in Istria e in Dalmazia i partigiani slavi si vendicano contro i fascisti e gli italiani non comunisti. Torturano, massacrano, affamano e poi gettano nelle foibe circa un migliaio di persone. Li considerano “nemici del popolo”. Ma la violenza aumenta nella primavera del 1945, quando la Jugoslavia occupa Trieste, Gorizia e l’Istria. Le truppe del Maresciallo Tito si scatenano contro gli italiani. A cadere dentro le foibe ci sono fascisti, cattolici, liberaldemocratici, socialisti, uomini di chiesa, donne, anziani e bambini. Lo racconta Graziano Udovisi, l’unica vittima del terrore titino che riuscì ad uscire da una foiba. È una carneficina che testimonia l’odio politico-ideologico e la pulizia etnica voluta da Tito per eliminare dalla futura Jugoslavia i non comunisti. La persecuzione prosegue fino alla primavera del 1947, fino a quando, cioè, viene fissato il confine fra l’Italia e la Jugoslavia. Ma il dramma degli istriani e dei dalmati non finisce. Nel febbraio del 1947 l’Italia ratifica il trattato di pace che pone fine alla Seconda guerra mondiale: l’Istria e la Dalmazia vengono cedute alla Jugoslavia. Trecentocinquantamila persone si trasformano in esuli. Scappano dal terrore, non hanno nulla, sono bocche da sfamare che non trovano in Italia una grande accoglienza. La sinistra italiana li ignora: non suscita solidarietà chi sta fuggendo dalla Jugoslavia, da un paese comunista alleato dell’URSS, in cui si è realizzato il sogno del socialismo reale. La vicinanza ideologica con Tito è, del resto, la ragione per cui il PCI non affronta il dramma, appena concluso, degli infoibati. Ma non è solo il PCI a lasciar cadere l’argomento nel disinteresse. Come ricorda lo storico Giovanni Sabbatucci, la stessa classe dirigente democristiana considera i profughi dalmati “cittadini di serie B”, e non approfondisce la tragedia delle foibe. I neofascisti, d’altra parte, non si mostrano particolarmente propensi a raccontare cosa avvenne alla fine della seconda guerra mondiale nei territori istriani. Fra il 1943 e il 1945 quelle terre sono state sotto l’occupazione nazista, in pratica sono state annesse al Reich tedesco. Per quasi cinquant’anni il silenzio della storiografia e della classe politica avvolge la vicenda degli italiani uccisi nelle foibe istriane. È una ferita ancora aperta “perché, ricorda ancora Sabbatucci, è stata ignorata per molto tempo”. Il 10 febbraio del 2005 il Parlamento italiano ha dedicato la giornata del ricordo ai morti nelle foibe. Inizia oggi l’elaborazione di una delle pagine più angoscianti della nostra storia. |
Post n°236 pubblicato il 27 Gennaio 2008 da vergine_e_martire
Legge 20 luglio 2000, n. 211
Art. 1. La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonchè coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati. Art. 2. In occasione del "Giorno della Memoria" di cui all’articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere. |
Il Vangelo di Matteo ci parla di alcuni magi (parola che indicava i re-sacerdoti della persia, aderenti alla religione dello Zoroastrismo e dediti all'astronomia) che, dopo aver studiato il fenomeno celeste della "stella", capendo che segnalava la nascita di un grande re, la seguirono per rendere omaggio al Bambino. Non sappiamo con precisione quanti furono; dodici secondo una Cronaca orientale dell'VIII secolo. La tradizione cristiana più diffusa ne conta tre a cui vennero dati i nomi di Caspar, Balthasar, Melchior. Nel VIII secolo il Venerabile Beda descriveva Melchiorre come "un vecchio dai capelli bianchi, con una folta barba e lunghe chiome ricciute", Gasparre " un giovane imberbe" e Baldassarre "di carnagione olivastra e con una barba considerevole". I doni offerti dai Magi al Salvatore, oro , incenso e mirra, sono quelli che Persiani e Caldei usavano portare ad un re e simboli di maestà divina, regale potestà ed umana mortalità. |
La dizione "stella cometa" è una locuzione popolare impropria per un fenomeno celeste e il suo significato è "astro chiomato". E' generalmente accettato che la Stella di Betlemme non fosse una stella, né tantomeno una cometa (sappiamo che la Comet di Halley era stata visibile solo nel 12 a.C.), ma piuttosto un eccezionale allineamento fra Giove e Saturno. La trasformazione di questo fenomeno celeste in stella in cometa risale addirittura al 1301 e il merito va a Giotto, che aveva osservato personalmente due anni prima una fantastica apparizione della cometa di Halley e, comprensibilmente, non resistette all'idea di dipingerla nella scena della natività nella Cappella degli Scrovegni a Padova. Giotto non poteva saperlo perché tale allineamento sarebbe stato calcolato per la prima volta da Keplero nel 1604. |
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