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Tante piccole schegge di realtà. Uno sguardo disincantato sul mondo per cercare di conoscerlo e, se possibile, tentare di capirlo.

 

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Luigi De Magistrise "la Magistratura"

Post n°584 pubblicato il 07 Ottobre 2007 da review
 

Post del Giudice
Felice Lima
[ 03 ottobre 2007 ]

Foto: studiocontiguglia.com

Cosa fa la magistratura associata con i magistrati integerrimi e coraggiosi quando questi vengono assassinati si sa benissimo: si appropria dei loro meriti, dando luogo all’abuso per il quale quando qualcuno si permette di chiedere conto “alla Magistratura” di qualcosa di cui debba vergognarsi, essa invoca la memoria dei suoi martiri, dicendo che “la Magistratura ha pagato a caro prezzo il suo eroismo”.

Ma non è la verità, perché non è “la Magistratura” ad avere pagato con il sangue il suo eroismo; a farlo sono stati alcuni singoli magistrati, che prima di essere assassinati erano stati clamorosamente e rumorosamente isolati dai loro colleghi: per tutti, basti citare qui le vicende del Procuratore di Palermo Gaetano Costa, lasciato solo a firmare dei fermi particolarmente “impegnativi”, e del Consigliere Istruttore Rocco Chinnici, che lasciò un diario con le prove del suo isolamento da parte dei vertici degli uffici giudiziari di Palermo, diari che vennero “archiviati” dal C.S.M. con motivazioni davvero inadeguate. Ma certo è significativa anche la storia del Sostituto Procuratore della Repubblica Giangiacomo Ciaccio Montalto: all’indomani del suo assassinio un collega del suo stesso ufficio è stato arrestato perché accusato di essere legato al clan mafioso che aveva fatto l’omicidio e a casa gli sono stati trovati un’arma con la matricola abrasa e un mucchio di soldi incartati in un giornale. E il Procuratore Capo, vi chiederete? Promosso Presidente di Sezione in Cassazione!

Dunque, si sa benissimo cosa fa “la Magistratura” – “associata” e non – con i magistrati integerrimi DOPO che sono morti.

Non sempre si riflette su cosa aveva fatto prima dell’omicidio e su cosa fa quando l’omicidio non accade.

La tragica vicenda di Luigi De Magistris è un occasione per riflettere su questo.

Quando i magistrati “non omologati” sono ancora vivi e in servizio, “la Magistratura” fa con loro invariabilmente tre cose, in successione:

1. li isola;

2. gli rende impossibile il lavoro, con una serie di attività che sembrano ispirate da un “vediamo se sei davvero così bravo come tutti dicono”;

3. appena i “cattivi”, verificato che i “buoni” sono isolati e in difficoltà, li attaccano, li abbandona al loro destino, attendendo con grande senso di opportunità la fine di tutto.

E l’intero copione si è compiuto, ad oggi, con Luigi De Magistris.

Sia chiaro, se qualcuno a questo punto della discussione si stesse chiedendo “Ma che ne sai tu di De Magistris? Sei proprio sicuro che non abbia fatto degli errori? Che non abbia anche lui dei torti?”, sappia che già queste domande sono figlie di un pregiudizio inaccettabile.

Non conosco Luigi De Magistris così bene da potere escludere con certezza che non abbia sbagliato qualcosa. Ma i fatti – tutti – oggettivi bastano e avanzano per dire che Luigi è uno che si sta impegnando nella direzione in cui dovrebbe andare ogni magistrato: fare il proprio dovere anche quando è difficile e anche quando va contro gli interessi dei più forti e dei prepotenti.

Se avesse fatto degli errori o avesse dei torti (a me non ne risultano, ma ipotizziamo la cosa per fare contenti coloro che riescono a dubitare della colpevolezza dei corrotti anche dopo la sentenza definitiva di condanna in Cassazione e sospettano la disonestà degli inquirenti dei corrotti anche senza neppure uno straccio di indizio), che sia punito per questi: a questo serve la Sezione Disciplinare del C.S.M..

Ma nell’attesa che si scoprano questi del tutto ipotetici torti ed errori, invece di fare di tutto per fermare quelli come Luigi, aiutateli ad andare avanti, caso mai meglio ancora di come saprebbero fare loro, caso mai ponendo rimedio ai loro eventuali errori. Non usando questi fantomatici errori come espediente per “sterilizzare” il loro lavoro.

Insomma, uno si aspetterebbe legittimamente che chi ipotizzasse che Luigi abbia fatto degli errori si adoperasse contemporaneamente per porvi rimedio, mandando a sostegno di Luigi un sacco di altra gente che prosegua il suo lavoro più e meglio di lui. Invece … non arriva nessuno e … cerchiamo di cacciare via Luigi.

Fa davvero molta impressione leggere il comunicato – che pubblicheremo a parte – della Sezione di Catanzaro dell’Associazione Nazionale Magistrati che, in tutta una vicenda vergognosa e tragica, che coinvolge pesantemente la magistratura calabrese (sulla quale magistratura si è già pubblicata qui l’analisi di Emilio Sirianni in
La Calabria senza giustizia - Le colpe dei giudici e del loro autogoverno), trova da dire solo che ha sbagliato Luigi De Magistris a rilasciare alcune interviste. E basta!!??

Tornando, dunque, al copione solito.

Luigi è isolato nel suo ufficio.

Se non fosse isolato, oggi il problema non sarebbe chiamato “Il caso De Magistris”, ma, chessò, “Il caso del pool anticrimine di Catanzaro”.

Se non fosse isolato, oggi non si troverebbe il Capo dell’ufficio contro, ma accanto.

Se non fosse isolato, oggi non avrebbe bisogno che la gente scenda in piazza per difenderlo, perché in piazza ci sarebbero già tutti i suoi colleghi e l’associazione di cui fa parte e alla quale versa il contributo mensile di iscrizione (l’A.N.M.).

Se non fosse isolato, l’A.N.M. di Catanzaro avrebbe scritto un documento in suo favore e non contro di lui.

Salto il punto 2, perché sulle assurde e impensabili difficoltà di lavoro di Luigi testimonia ogni pagina della storia in questione:
intercettato, inquisito disciplinarmente, minacciato, ecc. ecc..

E vengo al punto 3. Accanto a Luigi De Magistris ci sono in questo momento decine di migliaia di cittadini, associazioni antimafia, gruppi di impegno civile, e altro ancora. Le iniziative in difesa del suo lavoro si moltiplicano ogni giorno.

Tutti costoro si stanno spendendo senza risparmio e senza distinguo. Come si dice in questi casi, “senza se e senza ma”. Anche molti di loro, come me, non conoscono Luigi così intimamente da potere escludere categoricamente che non ci sia stato nella sua attività alcun errore. Ma anche loro non cercano alibi per non dare solidarietà a chi ne ha bisogno e se la merita e, diversamente da tanti colleghi di Luigi e da alcuni dirigenti della “Magistratura Associata”, non hanno motivi di imbarazzo nello stare dalla parte di Luigi né legami di sorta (correntizi o no) con i magistrati che non vogliono che Luigi resti al suo posto, ritenendosi lesi dalle sue condotte professionali.

La domanda che si impone è, dunque: ma mentre accade tutto questo, mentre in ogni angolo del Paese qualcuno si lancia con generosità nelle più diverse iniziative a difesa di Luigi e del suo lavoro, o meglio ancora a difesa della possibilità stessa che un lavoro come quello possa essere fatto, dov’è e a che si dedica l’Associazione Nazionale Magistrati?

Dov’è “la Magistratura” (associata e non)?

Perché accanto a Luigi ci sono solo singoli magistrati che manifestano solidarietà a titolo personale, guardati con supponenza e fastidio dai capicorrente?

E se non interviene in casi come questi, l’Associazione Nazionale Magistrati a cosa esattamente serve?

E se non ritiene che una “crisi” come quella di Catanzaro – Ministro della Giustizia che chiede il trasferimento di un magistrato valoroso; folle di gente in piazza in difesa del magistrato; magistrato che indaga e persegue i suoi superiori; ecc. – meriti la sua attenzione operosa e il suo intervento, che scala di valori ha l’A.N.M. e di cosa vuole occuparsi nella vita?

Ma vi immaginate la crisi di qualche anno fa dei lavoratori della Fiat a Termini Imerese e la CGIL, la CISL e la UIL che “non prendono posizione”?

Né si può ipotizzare che l’A.N.M. non sapesse e non sappia: pubblicheremo a parte nei prossimi giorni il comunicato dell’A.N.M. di Catanzaro, il verbale della Giunta Esecutiva Centrale del 4.4.2007 e alcune mail inviate più di sei mesi fa da diversi magistrati e riscontrate, purtroppo negativamente (con il silenzio o con il fastidio), da importanti componenti degli organi direttivi dell’A.N.M..

A fronte delle pressioni di tanti perché intervenisse, l’A.N.M. ha solo dichiarato di “seguire con estrema attenzione” la situazione! Proprio così: “seguire con estrema attenzione”! E basta!

I pretesti che ci vengono opposti oggi dall’A.N.M. romana sono:

1. non conosciamo i fatti;

2. non è opportuno che interferiamo con il lavoro del C.S.M..

Quanto al punto 1, va osservato che, per un verso, i fatti – ai limitati fini che qui interessano – sono ben noti urbis et orbis e, per altro verso, se non lo fossero, sarebbe preciso dovere dei vertici dell’A.N.M. informarsi tempestivamente.

Ancora una volta, ve li immaginate i segretari della CGIL o della CISL che, richiesti di prendere posizione sui fatti di Termini Imerese dicessero: “Non conosciamo i fatti”?

In un mondo normale, la G.E.C. dell’A.N.M. neppure si limiterebbe a informarsi molto bene sui fatti, addirittura “abiterebbe” da mesi a Catanzaro.

Il punto 2 è tragico.

I vertici dell’A.N.M., infatti, intervengono e interloquiscono quotidianamente e su tutto con l’attività del C.S.M..

Chiunque sia stato iscritto anche solo per una settimana nella mailing list di qualunque delle correnti dell’A.N.M. sa per scienza diretta come su tutto ciò che accade al C.S.M. i membri delle correnti si pronuncino e raccontino o promettano interventi presso i “loro” consiglieri (si parla qui, ovviamente, solo di “interventi” leciti). Ancora più radicalmente, i vertici dell’A.N.M. (che, ovviamente sono anche i vertici delle “correnti”) intervengono sull’attività del C.S.M. per il solo fatto che tutti i consiglieri togati del C.S.M. sono “in quota” a una corrente. Nei resoconti delle votazioni del C.S.M. ormai non si indicano neppure i nomi dei consiglieri: si dice “Quelli di M.I. hanno votato così, quelli di M.D. hanno votato cosà, quelli del Movimento hanno votato così cosà”. I consiglieri del C.S.M., prima di essere di sé stessi, sono della corrente a cui “appartengono” (e l’interpretazione da dare a questa forma verbale è il cuore del problema).

Dunque, i vertici dell’A.N.M. intervengo continuamente – opportune et importune – sul C.S.M.. Ma poi, un bel giorno, scoprono che “non è opportuno” intervenire, perché sarebbe (ma guarda! e solo in casi come questi!) “interferire”.

E davvero non si riesce proprio a capire perché l’intervento dell’A.N.M. nel “caso De Magistris” dovrebbe costituire una “interferenza” con il lavoro del C.S.M..

L’A.N.M. non dovrebbe pronunciarsi sulle singole questioni concrete di cui si sta occupando il C.S.M., ma sulla situazione complessiva.

Conosco Luigi De Magistris come magistrato onesto e competente.

Ma, anche ad ammettere (per assurdo e a soli fini esemplificativi) che egli avesse commesso degli errori nella conduzione di inchieste tanto scottanti, nessuno chiede la C.S.M. di non fare il proprio dovere: se Luigi avesse sbagliato a mettere troppa motivazione in un decreto di perquisizione (questa è una delle bizzarre e stupefacenti accuse che gli si muovono), il C.S.M. lo punisca, se deve. Ma frattanto l’A.N.M. prenda posizione su tutto il resto della vicenda.

Infine, l’accusa “più grave” (non si sa se ridere o piangere) che si muove a Luigi: avere parlato troppo sui giornali.

Eh si, nel Paese in cui tutti straparlano di tutto e di tutti sui giornali, c’è scandalo perché lo ha fatto Luigi De Magistris.

Ma la questione qui è ancora più paradossale.

E’ il caso, infatti, di un magistrato che lavora in condizioni di totale isolamento e persecuzione e non solo da parte di “nemici esterni” al suo ufficio, ma anche da parte di colleghi.

Egli ha due sole alternative: oltre a lavorare in condizioni non umane tacere, oppure parlare delle condizioni in cui lavora.

Certo, se alle sue spalle (intesi come amici e non come pugnalatori) avesse il capo dell’ufficio, i colleghi e l’A.N.M., il silenzio sarebbe la cosa migliore e la più elegante.

Ma se è solo e perseguitato, “parlare” resta l’unico strumento per rendere più difficile la vittoria a chi lo vuole annientare (non a caso, solo la pubblicità su questa vicenda sta impedendo abusi peggiori in danno di Luigi).

Ho l’impressione che, se vivessero in Birmania, gli attuali soloni dell’A.N.M. troverebbero che, in effetti, non è commendevole che dei monaci si facciano fotografare per strada e finiscano (protagonisti !) sulle pagine di tutti i giornali del mondo.

Ho scritto molti mesi fa (il 6 aprile) nella mailing list di una corrente:

“Sotto il primo profilo, anche chi non avesse le esperienze di Ornella, mie e di tanti altri, non può non riconoscere, alla luce di tutti I FATTI (e tra questi fatti anche ma non solo il comunicato dell’A.N.M. di Catanzaro), che, se Luigi De Magistris fosse anche stato zitto, le cose che stanno succedendo lì sarebbero successe con ancora maggiore impunità.
In sostanza, se quelle cose sono impunite ancora oggi dopo il clamore, immaginiamo cosa sarebbe accaduto nel silenzio.
E Luigi sarebbe stato ancora più solo e ancora più esposto.
Abbiamo esperienza di magistrati che hanno agito come Luigi, ma, diversamente da lui, hanno ritenuto di stare anche zitti. Sono persone che conosciamo bene. Fra le tante, ne cito alcune: Giangiacomo Ciaccio Montalto, Rosario Livatino, Salvatore Saetta.
E' un peccato che siano morti, altrimenti ci avrebbero potuto dare la loro testimonianza.
O forse la loro morte dovrebbe essere per molti di noi quella testimonianza!
Per di più, sempre sotto lo stesso profilo, ancora i fatti evidenti dimostrano che non è che se Luigi fosse stato zitto altri avrebbero parlato, perchè la G.E.C. dell'A.N.M., a Roma, come recita il relativo verbale, prima di intrattenersi sull'urgentissima e drammatica questione "del progetto di riflessione comune con le organizzazioni dei diplomatici e dei funzionari di prefettura", aveva ritenuto provvedimento adeguato ai fatti di Catanzaro il seguirne addirittura "con estrema attenzione" (quando si dice intervenire in maniera forte, decisa, addirittura clamorosa!) le vicende, approfittandone anche per uno scaricabarile sulle colpe della legge (quella sull'ordinamento giudiziario)” (come detto, pubblicheremo nei prossimi giorni quel verbale della G.E.C.).

E, se tutto questo non basta, la Sezione di Catanzaro dell’A.N.M. non solo non è intervenuta in difesa di Luigi, ma CONTRO di lui.

L’A.N.M. “centrale” ha taciuto del tutto anche sul deplorevole comunicato della Giunta di Catanzaro e il Segretario di una corrente dell’A.N.M. ha “giustificato” quel silenzio, dicendo in sostanza che, poiché la Giunta di Catanzaro è stata eletta dai Catanzaresi, essi se ne devono piangere le conseguenze, per rispetto della democrazia !!??.

E per aggiungere riflessioni sulla incapacità dei vertici dell’A.N.M. di capire cosa gli succede intorno, uno dei componenti della Giunta Esecutiva Centrale, apprendendo della folla scesa in piazza in difesa di Luigi De Magistris ha scritto che questo dimostrerebbe che la gente ha fiducia nella giustizia!!??

L’idea che, al contrario, la gente abbia fiducia in Luigi De Magistris e NON nella “giustizia” e che manifesti contro la proposta di trasferimento di Luigi proprio perché sa che, se se ne andasse Luigi, la “giustizia” che resterebbe non sarebbe quella buona non lo ha sfiorato neppure. Glielo ha dovuto spiegare una collega, che, more solito, non ha ritenuto di degnare neppure di una risposta (i componenti della G.E.C. unitaria dell’A.N.M. non danno confidenza a chiunque).

Sembra ovvio che questa ennesima Caporetto dell’A.N.M. costituisca l’ennesima prova – dolorosa e tragica – del fatto che l’A.N.M. è ormai solo un involucro vuoto, una sovrastruttura apparente che serve ai suoi vertici per dare un titolo formale ai loro percorsi di carriera.

Ma davvero credo che questo faccia pagare a tutti noi – magistrati e cittadini – un prezzo troppo alto. La magistratura e il Paese non si possono più permettere una A.N.M. così.

 

di Felice Lima - Giudice del Tribunale di Catania - toghe.blogspot.com

 
 
 
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