Creato da roby.floyd il 31/01/2014
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Messaggi di Gennaio 2018

L'ultima profezia - parte 5^ -

Post n°513 pubblicato il 31 Gennaio 2018 da roby.floyd

Il sole d'oro rifulgeva nel cielo.
I suoi raggi accecanti riempivano l'aria; l'uomo del deserto era in piedi a fissare il disco di fuoco, i suoi occhi non temevano quella luce crudele, sembravano berne come nettare d'ambrosia.
Il sole era vita.
La profezia stava per compiersi, il Sacro Ordine degli Assassini sarebbe tornato a vivere; i monasteri distrutti sarebbero stati ricostruiti, i discepoli uccisi sarebbero risorti.
L'antico potere sarebbe stato ricostruito.
Il vento soffiò all'improvviso.
Le sabbie del deserto si levarono nel cielo in un vortice danzante; un'ombra si mosse fra le volute incandescenti.
Avvolta nel suo lungo mantello nero si dirigeva verso Yursen, i passi leggeri sembravano non poggiare sulla sabbia bollente, i lunghi e biondi capelli erano sconvolti dal vento.
Lo sconosciuto si fermò a pochi metri dall'uomo del deserto; Yursen vide la lunga cicatrice che saliva sul collo fino all'orecchio mozzato.
Intorno a loro il vento cadde in un silenzio assoluto.
L'aria divenne immobile, mentre il sole inondava il cielo.
I due uomini si fissarono in volto.
"Il  mio nome è Agavar".
Yursen si guardò intorno sorpreso, il suono di quella voce non proveniva dall'uomo dinanzi a lui.
L'intero deserto risuonava di quelle parole mentre le labbra dello sconosciuto rimanevano serrate.
"Sono qui per aiutarti Yursen" continuò la voce.
"Sei tu il prescelto dei Sacri Libri di Ofir per trovare il primo dei simboli perduti. Il tuo viaggio sta volgendo al termine. Presta fede alle parole dei Sacri Libri e apri la tua mente. Solo le tue visioni ti permetteranno di far risorgere il Sacro Ordine degli  Assassini. Tu sei uno degli ultimi della Sacra Stirpe; coloro che scelti da Vydavy sono stati addestrati nei templi oscuri di Tiveria. Addestrati al più difficile dei compiti...spegnere la vita. Compiere la volontà di Vydavy e condurre i suoi figli fra le sue sacre braccia, ma l'incomprensione degli uomini vi ha perseguitato. Il vostro nome è stato cancellato dalle pergamene, bandito dai templi, scacciato dalle menti. Anche il semplice ricordo di voi si è perso fra le sabbie del tempo".
Agavar con le labbra serrate continuava a fissare uno stupefatto Yursen, mentre la sua voce si diffondeva potente e cristallina.
"Ma questa non è la volontà di Vydavy, questo non è il vostro destino. Un'ultima possibilità vi è concessa, un ultimo respiro prima della morte. I tre simboli dispersi dovranno essere riuniti e posti ai piedi di Vydavy, i libri e le visioni ti guideranno Yursen. Il Sole d'Oro, feroce e battagliero, sarà sul mercante e tu dovrai strapparlo a lui".
Agavar rimase in silenzio, il suono delle sue parole rimase sospeso nell'aria calda del deserto.
Il sole accecante divenne sempre più forte, un alito di vento si levò da est.
Yursen aveva mille domande che si accalcavano nella sua mente, ma capì che non avrebbe ottenuto nessuna risposta.
I due uomini si scambiarono un muto cenno di assenso.
Una folata improvvisa  di vento alzò un muro di sabbia incandescente, al cadere del manto Yursen vide un orizzonte infinito di sabbia, un mare arido e bollente che si estendeva a perdita d'occhio sempre identico a se stesso.
L'uomo dal lungo mantello nero era sparito.
Yursen stupefatto e ammutolito si scosse dal proprio torpore e si guardò intorno rendendosi conto di trovarsi in mezzo al nulla.
L'immobile staticità delle dune lo circondava e sopra di lui un sole spietato divenne accecante.
Il caldo aumentò.
L'aria bruciava la gola togliendo il respiro; cercò la sua benda nera per proteggersi gli occhi, ma era inutile, il vento era fuoco, sentiva il calore schiacciare e mordere la pelle.
Il caldo aumentò.
Il dolore si impadronì di lui, il suo corpo bruciava nell'aria incandescente.
Aprì la bocca per un ultimo grido silenzioso, ma le lingue di fuoco entrarono in lui, cadde in ginocchio sulla sabbia bollente, si contorse come una bestia morente.
Alzò la testa verso il cielo, un ultimo inutile gesto di ribellione, e vide il sole.
Un crudele Sole d'Oro farsi sempre più grande, un'incandescente disco di fuoco riempire il cielo.
La sua mente fu piena di stupore e terrore mentre il Sole d'Oro precipitava verso di lui; un lampo accecante riempì il cielo.
Tutto si perse nel bianco, una sola immagine nacque dal fuoco e dal dolore.
Un crudele Sole d'Oro.

Yursen si svegliò di soprassalto, il sudore copriva il suo volto, il petto ansimava impazzito dallo sforzo e dal terrore.
Si guardò intorno: l'oscurità della notte avvolgeva l'accampamento, i rumori del bosco riempivano l'aria.
Nessun lamento giungeva dalla tenda del mercante; evidentemente la stanchezza del viaggio aveva avuto la meglio sui desideri della carne.
Lo schiavo deforme dormiva dinanzi alla tenda, come il più fedele degli animali.
Yursen guardò il fuoco ormai morente nella notte fredda, si passò una mano sulla fronte e trovò la sua pelle calda, bollente, come se fosse stata esposta al sole del deserto.
Tutto il suo corpo sembrava arso dalla calura.
Si mosse inquieto tirando un profondo respiro, un brivido lo attraversò nel gelo della notte.
L'uomo del deserto decise che era arrivato il momento di agire; avrebbe trovato il simbolo del Sole d'Oro  e lo avrebbe rubato al mercante.
L'idea di uccidere per compiere la sua missione non lo turbava, era pronto a condurre fra le sacre braccia di Vydavy chiunque avesse tentato di ostacolarlo.
Il discepolo del Sacro Ordine tornò a distendersi nel suo giaciglio, fra i suoi capelli la sabbia delle dune, nella sua mente le parole di Agavar.
Il Sole d'Oro, feroce e battagliero, sarà sul mercante e tu dovrai strapparlo a lui.

 


 
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Hesse biss

Post n°512 pubblicato il 30 Gennaio 2018 da roby.floyd

 

L'amore non bisogna implorarlo e nemmeno esigerlo.
L'amore deve avere la forza di attingere la certezza in se stesso.
Allora non sarà trascinato, ma trascinerà.

                                                                        - Hermann Hesse -

 
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Lèggere

Post n°511 pubblicato il 29 Gennaio 2018 da roby.floyd

 

Se si leggono libri come si stanno ad ascoltare gli amici, ciò che si legge allieterà e consolerà come soltanto gli amici sanno fare.

                                                                              - Hermann Hesse -

 

 
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Auguri Nick!

Post n°510 pubblicato il 27 Gennaio 2018 da roby.floyd

Siamo a Los Angeles, 7 febbraio 1980: Nick Mason ha compiuto 35 anni da 11 giorni e non ha ancora festeggiato a dovere, o meglio, lo ha fatto privatamente, ma i PInk Floyd si sono limitati a fare gli auguri e basta.
E invece c'è bisogno di qualcosa di più, ad esempio una torta di compleanno con 35 candeline da consegnargli durante il concerto di stasera.
Tutto è pronto, chissà, magari tutto il pubblico intonerà 'happy birthday to you' e sarebbe una bella soddisfazione per uno come Nick, abituato a stare dietro alle quinte, perchè la scena dei Pink Floyd la prende sempre e solo Roger Waters , almeno in questo periodo, quello di "The Wall" e per questo che Waters è l'unico a non sapere della torta, perchè conoscendolo, non gradirebbe.
E infatti...non gradì.
Quando un membro dell'entourage sale sul palco con la torta, e con le 35 candeline accese, la sua espressione cambia immediatamente: da assente diventa di fuoco; le sue guance diventano...sempre più rosse, sembra quasi bruciare, più delle candeline.
Waters si avvicina all'uomo con la torta e lo spinge via; l'uomo perde l'equilibrio, la torta cade su un mucchietto di fuochi artificiali che a contatto con le candeline scoppiano dando fuoco al sipario.
Waters è così furibondo che si disinteressa della scena: i roadies non perdono la calma  perchè sono abituati alle follie dei Pink Floyd e in pochi secondi spengono l'incendio.
Mason...Nick Mason rimane ancora una volta nell'ombra, senza torta, senza festeggiamenti e senza 'tanti auguri a te'.
E il publbico?
Il pubblico applaude felice, perchè convinto che sia tutto parte dello show...in fondo, sono i Pink Floyd...

 
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La svastica

Post n°509 pubblicato il 26 Gennaio 2018 da roby.floyd

E' un simbolo che non ha mai mancato di far guadagnare qualche occhiataccia, nei casi migliori, a chi ne ha fatto uso.
Ma la svastica ha davvero quell'unico significato che le viene sempre attribuito?
Di per sè non ha un significato negativo, tutt'altro.
Era un segno ornamentale presso la Cina più antica e l'Egitto dei Faraoni oltre che per i Babilonesi ed i Buddisti indiani e, in America, era molto usata dai Maya.
In tempi un pò più vicini a noi rappresentava il 'martello di Thor', il mitico dio teutonico figlio di Odino, che abbattè numerosi giganti e sconfisse il serpente cosmico, pescato dal fondo del mare.
Thor era anche il protettore della casa, degli uomini e, in generale, della vita.
I Vikinghi si autodefinivano 'popolo Thor' ed a lui veniva sacrificato, di preferenza, il caprone, il classico animale 'divino' con le corna.
Presso tutti questi popoli, la svastica aveva a che vedere anche con la ruota del sole e raffigurata era di buon auspicio, visto che deriva dall'unione di due "7" incrociati tra di loro  ed era dotato di una certa magia benefica.
Proprio con queste positive intenzioni, un vecchio mago dalla barba bianca e con gli abiti fluttuanti al vento, Guido Von List, nel 1875 celebrò una cerimonia particolare.
Era il solstizio d'estate, cioè il 21 giugno o giù di lì, quando il giorno ha la massima durata rispetto alla notte.
Von List salì su di una collina sovrastante Vienna, scavò una larga buca e vi seppellì un certo numero di bottiglie di vino (vuote, naturalmente!), disposte in modo da raffigurare una croce uncinata.
Era un segno di omaggio all'Ordine dell' "Alba Dorata".
Questa confraternita, insieme allo stesso Von List ed alle sue teorie che propugnavano l'abbandono del cristianesimo, il ritorno ai riti pagani e il desiderio di arrivare alla creazione di un 'superuomo', ebbero un impatto notevole su adolf hitler , del quale sono ormai ben noti i contatti avuti con il magick ed il paranormale.
E in effetti, quando il fondatore del nazismo dovette decidere un simbolo da identificare con il suo movimento, fu proprio sulla svastica che cadde la sua scelta: una croce uncinata nera su sfondo nero-bianco-rosso, i colori della vecchia Germania Imperiale, il 'Secondo Reich" del quale il 'terzo' doveva essere la continuazione ideale.
E come lo stesso fuhrer spiegò nell'autobiografia scritta in carcere, "mein kampf" (la mia battaglia): "Nel rosso c'è l'idea sociale del movimento, nel bianco il concetto nazionalista, nella svastica (nera) la missione della lotta per la vittoria dell'uomo ariano".
La parola "svastica", in ogni caso, viene dal sanscrito, un'antichissima lingua del gruppo indoeuropeo parlata in India: ha diversi significati, tutti positivi, tra i quali 'salutifero', oppure 'il tutto è tutto', ad indicare la totalità più assoluta.
Oggi, purtroppo, questo segno beneaugurante è strettamente associato allo sterminio di milioni di individui e ad una pagina della nostra storia che, come uomini, non ci onora affatto.
Nel futuro, speriamo di poterle attribuire nuovamente il suo reale significato 'magico'.

 

 

 
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