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Finché i governanti tedeschi non smetteranno di usare l'Europa per arricchire la propria economia, noi...impoveriamola...!

(anche noi, colpiamoli per educarli)


 

 

 

 

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QUESTO BLOG NON E' UNA TESTATA GIORNALISTICA, DATO CHE NON E' AGGIORNATO PERIODICAMENTE E NON HA FINI DI LUCRO: AI SENSI DELLA NORMATIVA VIGENTE, NON PUO' CONSIDERARSI UN PRODOTTO EDITORIALE (L.62 DEL 7/3/'01).

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NIRVANA - YOU KNOW YOU'RE RIGHT

 

DA MOLTO NON SE NE PARLA PIU', MA LA "RIFORMA GELMINI", IN REALTA' E' PASSATA. NON HA PIU' SENSO RICHIAMARE UNA RACCOLTA DI FIRME (COME AL MIO POST #160, IN CUI NE RICHIAMAVO UNO DI  elena.c.q.d) . PERO', INVITO TUTTI COLORO CHE HANNO FIGLI, TUTTI QUELLI CHE SOGNANO UN MONDO MIGLIORE, TUTTI QUELLI CHE SANNO ANCORA PENSARE CON LA PROPRIA TESTA, A NON ABBASSARE LA GUARDIA E AD ESSERE PRONTI AD ANDARE IN PIAZZA PER SALVARE LA SCUOLA ITALIANA E, CON ESSA, IL NOSTRO FUTURO.
mgf70

 

LOSING MY RELIGION

 

CREDO SIA IMPORTANTE...

Inviato da andrea7770 il 26/05/08 @ 08:41 via WEB
MESSAGGIO IMPORTANTE Gli operatori delle ambulanze hanno segnalato che molto sovente, in occasione di incidenti stradali, i feriti hanno con loro un telefono portatile. Tuttavia, in occasione di interventi, non si sa chi contattare tra la lista interminabile dei numeri della rubrica. Gli operatori delle ambulanze hanno lanciato l'idea che ciascuno metta, nella lista dei suoi contatti, la persona da contattare in caso d'urgenza sotto uno pseudonimo predefinito. Lo pseudonimo internazionale conosciuto è ICE (=In Case of Emergency). E' sotto questo nome che bisognerebbe segnare il numero della persona da contattare utilizzabile dagli operatori delle ambulanze, dalla polizia, dai pompieri o dai primi soccorritori. In caso vi fossero più persone da contattare si può utilizzare ICE1, ICE2, ICE3, etc. Facile da fare, non costa niente e può essere molto utile. Se pensate che sia una buona idea, fate circolare il messaggio di modo che questo comportamento rientri nei comportamenti abituali.
 

HERE WITH ME

 
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LA STORIA DELLE COSE (VERS.21'08")

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Messaggi di Novembre 2016

Ammosciamento a 5 stelle ?

Post n°1041 pubblicato il 27 Novembre 2016 da mgf70
 

Soprattutto coi primi freddi, il detto "una rondine non fa primavera", è fortemente impreciso: oggi, una rondine indicherebbe una ritardataria, alla migrazione verso sud.

Epperò, talvolta anche un segnale solitario non va accantonato troppo in fretta...

Ieri il M5S era in corteo per la mia città, per manifestare per il NO-AL-REFERENDUM. Roma è una città talmente grande che puoi non accorgerti di qualcosa di epocale che avvenga a pochi chilometri da te ed io, onestamente, non sapendo della cosa non mi sono nemmeno accorto di nulla: non ho idea di quanti fossero, so solo che i pochi militanti che conosco, al lavoro non ne hanno parlato e credo che non vi abbiano partecipato.

Ho qualche esperienza di manifestazioni e, malgrado l'inquadratura bassa, che mostrava un muro di gente, mi son sembrati un po'...pochini, rispetto a quelle che ho conosciuto personalmente, mi sono sembrati un popolo un po' in forma ridotta: forse, la militanza a 5 Stelle va bene sui social (e in cabina elettorale), ma un po' meno nella vita reale?

Non giudico qualcosa che conosca relativamente poco da dentro, ma mi azzardo a ragionare e commentare su ciò che si veda da fuori. E, da ciò che ho potuto vedere, sul mio posto di lavoro, sui social e in tivvù, non è che il M5S sia in salute. I sondaggi lo possono dare anche in crescita, ma al di là dei semplici che li votano e che non capiscono un tubo di politica, dei simpatizzanti disinformati, nonché di quelli che credono in loro perché non hanno una valida alternativa politica -ah, se li capisco!- nell'attuale scenario italiano...al di là di costoro, vedo un certo raffrddamento degli animi, in chi li sostiene...

Roma è una grande vetrina che inizialmente è vista solo da chi ci vive, ma è anche un buon banco di prova circa le reali intenzioni di chi provi a governarla e, in questa città, credo che il movimento stia dando il peggio di sé. Oltre a condannarla ad un micidiale immobilismo, occultato da qualche atto di facciata, le poche cose concrete che sta facendo il Movimento, sono tutti atti che rispolverano la politica della giunta Alemanno, distintasi per avere accellerato il disastro della città, unita ad un saccheggio sistematico per favorire amici & parenti, appoggiandosi totalmente a quel "sottobosco mafiosetto" che tanto ha deturpato la capitale.

Ieri Grillo, il capo del movimento, non è solo caduto in una delle tante buche che costellano le strade cittadine: anche se da bravo animale da palcoscenico ha saputo far ridere sopra l'incidente, questo è avvenuto. Non solo, in quella passeggiata per le vie di Roma, il Movimento ha incassato anche il dissenso di un militante deluso (cosa che chiaramente "l'editoria nemica", cercherà di amplificare), che rimproverava i maggiorenti di aver tradito lo spirito originario e di non aver combinato niente.

Quel militante è un po' come una rondine nel cielo, che non può fare primavera, cioé non è detto che rappresenti l'arrivo della disaffezione dei militanti. Però, è anche vero che già circolano sondaggi (della cui attendibilità si può credere o meno, ovvio) in cui solo il 51,6% di chi ha votato la sindaca Raggi, voterebbe ancora per loro.

il mondo della rete è così pieno di fake che oramai ha perso molto di credibilità, dato che circolano balle di tutti i tipi, attorno alle quali si attaccano i più creduloni (ovviamente, ognuno sceglie quella che più lo solletica) e diventa difficile decifrare da ciò che vi si trova, il pensiero della società. Però, quella rondine dovrebbe indurre a riflettere, al pari della buca in cui è caduto il comico genovese: puoi raccontare bene tutte le balle che vuoi, ma poi se cadi per il dissesto stradale, prima o poi a qualcuno verrà in mente che la tua propaganda resta vuota, che alla fine sono i fatti reali, quelli che contano.

 
 
 

PERIFERIA 1: ottobre

Post n°1040 pubblicato il 20 Novembre 2016 da mgf70
 

Il cielo grigio, sovrastava il panorama cittadino, cinicamente indifferente ai pensieri, cupi, cinici e mestamente disperati, di gran parte della popolazione.

Un vento, non troppo freddo, regalava dei brividi troppo contenuti, per pensare di contrastarlo, con un abbigliamento pesante.

Marco, che fino al momento di chiudersi il portone alle spalle, non aveva ritenuto di doversi mettere altro che un maglioncino leggero, sulla camicia, alla prima folata vigliacca, alla schiena, si pentì di non essere voluto tornare indietro, per pura pigrizia.

Quando i suoi occhi s'imbatterono lungo lo squallore della via, di estrema periferia, il brivido che percepì, fu ancora più forte. Alzato il colletto della camicia, per non sentire lo spiffero sul collo, s'avviò lungo la strada, stretta e senza marciapiedi, dall'asfalto crepato dall'ultima nevicata, di anni addietro, per raggiungere la distante fermata della nuova metropolitana. Di aspettare il bus, neanche ci pensò, tanto sporadico era il passaggio e, comunque sempre troppo stipato, per un viaggio decente.

Incontrò donnoni sformati, di età apparente ben maggiore di quella reale; s'imbatté in ragazze magrissime e truccatissime, dai vestiti di griffes contraffatte, che si muovevano con la velleità di sembrare le ricche modelle, delle riviste patinate, che sfogliavano invidiose; poté vedere uomini di tutte le età (giovani che sembravano degli spacciatori, uomini che parevano dei postulanti e vecchi quasi sicuramente ex-galeotti), dall'aspetto greve ed abbrutito, di chi vive senza un reale obbiettivo da perseguire.

Tutta quell'umanità, aveva il viso sempre teso, tirato da una vita difficile, ingiusta e anche il sorriso, sembrava condizionato da un qualcosa di aggressivo: era l'aspetto di chi cerca d'incutere se non rispetto, almeno un po' di timore, quale forma di autodifesa preventiva.

Marco, invece, era un tipo tranquillo, che non sembrava essere uno di quelle parti, forse perché la famiglia proveniva da ben altri quartieri e, seppure si era trasferita in quella borgata, manteneva comunque un'altra mentalità. Seppure da sempre viveva in quel quartiere, non era come quell'umanità che incontrava quotidianamente: forse per questo, non aveva mai legato troppo con nessuno e non aveva avuto molte ragazze, perché era e si sentiva sempre un "diverso".

Il vento, gli dava dei brividi, ma forse più ancora, era quel grigiore in cielo ed in terra, fatto di nuvole e di induriti, a procurargli quella sensazione di freddo: troppo delicato, dietro i suoi occhial, troppo fragile, al di là del suo fisico robusto, per riuscire a convivere con quella realtà abbrutita.

Incontrò come ogni volta, Mary che aspettava il suo ragazzo, al muretto davanti alla mega-palestra, dalla cui porta lui sentiva sempre l'odore di sudore ed un'altro, strano, che scherzosamente pensava essere quello degli anabolizzanti, con cui alcuni, più che scolpire, sformavano innaturalmente il proprio corpo. La ragazza, le cuffiette ad ascoltare musica da solari (intesi come centri estetici, in cui si fanno le lampade UVA), i jeans attillatissimi, a sottolineare la magrezza ed i capelli di due colori, perfettamente in tinta col trucco, pesantissimo, che le marcavano gli occhi, aveva un viso strafottente, ma sempre con un impercettibile velo di malinconia, a sfuocarlo.

"Come sei carina, dolce Mary" pensò il ragazzo "Coi tuoi occhi scuri e profondi e la tua incoffessabile tristezza. Lo aspetti sempre, anche se ti ha messa in cinta due volte ed entrambe ti ha fatto abortire: lo sai che non ti merita, ma non riesci a fare a meno di lui, forse perché non speri più in niente di più..."

Superò il negozietto tutto-di-tutto, che fungeva pure da call center, per ogni angolo del mondo, gestito da un bengalese di mezza età, sempre vestito con abiti del suo paese e dall'aria perennemente assorta, la mano ad accarezzarsi la barba, mentre sorrideva bonario. Lo salutò, ma, come sempre, anche quella volta Marco non era sicuro che lo avesse veramente visto.

"Quando guarda, cosa vede?" si domandò. Ma non si scervellò più di tanto, per avere una qualche risposta.

Davanti alla tabaccheria, che una volta al mese subiva una rapina, incontrò Tommy, con cui aveva fatto le scuole medie, gli occhi vacui mentre chiedeva in giro una miccia, per fumarsi un po' di pomeriggio: a lui, però, non chiedeva mai nulla, perché sapeva bene che non fumava e che non c'aveva mai 'n euro in tasca. Ma gli sorrise, perché non l'aveva mai preso in giro, nemmeno dopo che s'era bruciato il cervello, per una pasta di troppo, presa in discoteca.

- Ciao Ma'. Come ti butta?

- Bene To'. E a te, come va?

- Bene, bene... Tu 'ndo vai?

- A scuola. Cheppalle!

- 'o sò, 'o sò...

- Se vedemo, To'. Stammi bene.

- Stamme bene pure tu...

"Povero Tommy" pensò allontanandosi, "Anche tu, forse, avresti meritato qualcosa di meglio, di una vita col cervello demolito: se solo non avessi sciolto quella merda nella bottiglia, in cui aveva già sciolto dell'altra roba..."

A volte, per camminare, Marco doveva incunearsi tra auto parcheggiate sui marciapiedi, in cui non avevano ancora piantato, quegli orribili pali metallici, che dissuadevano gli indisciplinati automobilisti, a lasciar la macchina sul passaggio. Per lui, forse quei pali erano anche peggio delle auto, perché vedeva la rassegnazione a non riuscire a far rispettare le regole del codice della strada, ma anche quella di non saper trasmettere un qualche senso civico, a chi invadeva lo spazio dei pedoni.

In quella gimcana, passò davanti alla banca, davanti cui stazionava sempre un vigilante, con la pistola ed il giubbino antiproiettile, più interessato al suo cellulare, che ai potenziali rapinatori, intorno a sé. Di fronte, al di là della strada, capeggiavano i colori sgargianti di una sala bingo, in cui giocatori incalliti e pensionati, andavano a cercare di dare na svorta a quella settimana, se non alla propria vita.

Entrambe le visioni, il vigilante e la sala bingo, gli davano un senso di malessere, che non aveva mai provato a comprendere, perché comunque sapeva che ogni volta, sarebbe passato oltre.

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[questo racconto lo scrissi circa un anno fa, il 17 ottobre 2015: doveva far parte di una serie di narrazioni sulla periferia romana, ma...come mi accade spesso, poi il "progetto" è rimasto incompiutissimo. Lo pubblico oggi, perché ne ho voglia e perché ho amici che sanno farmi riflettere (grazie)]

 
 
 

Solo quattro mura

Post n°1039 pubblicato il 18 Novembre 2016 da mgf70
 

[unplugged]

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Ci sono dei luoghi riparati, di quattro mura ed un tetto, assai pieni di esseri umani diversi da te, dai quali raramente ti senti capito, ma dai quali forse non ti senti di prescindere: è il posto di lavoro, il tuo rifugio la tua prigione...

Là dentro passi la maggior parte della tua vita, spendendo gran parte delle tue energie, mietendo successi e raccogliendo delusioni, trovando un senso al tuo agire, ma anche trovando il non-senso di ogni intenzione.

Arrivi ad identificarti con ciò che fai e impari ad essere altro di ciò che sei, perdendo la tua anima, ma trovando finalmente un tuo posto; la tua immagine è come la tua divisa, sbiadita e impersonale, che però si adatta alle forme del tuo essere.

A volte sembra tanto, spesso ti sembra tutto, ma in fondo non sono che degli squallidi luoghi, che racchiudono altri come te che, al di fuori di questi non frequenteresti mai, che quando "stacchi" spesso dimentichi anche che esistano.

E' importante il lavoro, tanto da essere il principio fondante della nostra Repubblica, ma non ne devi essere schiavo, non devi cedergli l'anima per diventare quello che altri vorrebbero da te: qualunque cosa accada, resta te stesso.

Sono solo quattro mura, apparentemente inespugnabili che sono troppo spesso il tuo rifugio; ma, proprio perché mura invalicabili, alla fine diventano solo la prigione del tuo tempo, della tua vita, della tua anima...

 
 
 

Hilary o Donald

Post n°1038 pubblicato il 11 Novembre 2016 da mgf70
 

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Finite le elezioni americane, con un risultato a sorpresa che non è mai tale, per la piccola folla dei saccenti "Io-Lo-Avevo-Detto", l'unica cosa che vorrei è che cessasse tutto 'sto gran casino e si lavorasse, si parlasse solo su ciò che è alla nostra reale portata.

Gli strombazzati giornalisti asserviti a qualsiasi potere (...), nelle loro mille parole pronunciate per promuovere il loro prossimo libro natalizio, potranno anche sembrare dei grossi esperti, ma è chiaro che non sposteranno di una virgola, il futuro assetto politico del mondo.

Che dalle urne americane uscisse la vittoria di Hilary o quella di Donald, in realtà sarebbe stata comunque una sconfitta, perché pure quello presidenziale americano, è un sistema elettorale iniquo, in cui contano i soldi e i partiti e in cui anche questa volta ha vinto quello con meno voti dell'avversario...

Personalmente reputavo decisamente inaccettabile Trump (per..."tutto"...), come alquanto deprecabile la Clinton (per i suoi legami "economici" e per certi suoi precedenti), anche se avrei preferito quest'ultima perché ci fosse una qualche continuità e si salvasse quanto buono fatto dall'amministrazione Obama e perché si sfatasse il tabù di una donna presidente.

Ai due contendenti avrei preferito un Sanders (candidato alle primarie, perdente con la Clinton), ma visto il livello di preparazione dell'elettore-medio (anche americano, ma non solo: sia chiaro) è già molto che sia arrivato alla fine delle primarie democratiche. Purtroppo, il disagio diffuso e l'irrazionale hanno avuto la meglio, in casa democratica prima e nell'ultimo atto poi.

Ora, non rimane che sperare che certi eccessi del vincitore, non fossero che degli strumenti per vincere (abilmente) questa campagna elettorale e mettersi il cuore relativamente in pace, poiché nessuno dei frequentanti una piattaforma blog, ha la possibilità materiale di fare qualcosa, per tutto il prossimo mandato.

Ma da tutta questa vicenda, gli unici due responsi oracolari che mi arrogo il diritto di emettere, frutto dei miei quattro neuroni stanchi, sono: 1) forse lo è stato nelle intenzioni dei votanti, però questo non è stato affatto un risultato anti-sistema (ne è la prova che il vincente, pur avendone i mezzi, non ha corso da indipendente ma pur sempre nell'ambito di un partito, che pure lo avversava e che lo ha anche sabotato); 2) in queste elezioni, il risultato è comunque stato fortemente condizionato da quelle dichiarazioni da parte dell'FBI, a pochi giorni dal voto.

Il primo responso, mi fa pensare che il nuovo presidente sarà più moderato di quanto ha voluto mostrare in campagna elettorale. Il secondo è che dobbiamo aspettarci un nuovo maccartismo, magari non necessariamente di natura ideologica, da cui la polizia federale trarrà maggiore potere, rischiando di diventare un pericoloso "Stato nello Stato".

E, di quest'ultimo aspetto, di cui non ho sentito parlare nessuno, mi sento molto allarmato...

 
 
 

nei silenzi

Post n°1037 pubblicato il 04 Novembre 2016 da mgf70
 
Tag: anima

 [criptico]

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Non rimpiango nulla di ciò che non è più, perché ancora mi chiedo se non sia stata solo un'illusione, o comunque un grande errore. In quello che vorrei e che forse non sarà, c'è molto più dolore, perché c'è molta più anima in quel braccio dolorosamente teso, verso un desiderio impossibile, di quanto non ce ne sia in una casa asetticamente ordinata, ma priva di quel calore che dà la vita.

Eppure, in questo mio mondo ormai di facciata, l'amarezza di uno sguardo che ti trapassa, di un gesto senza più intenzione e di parole assenti all'appello, fa comunque un po' male.

Avrei bisogno di quel calore per cui sono nato, di quella complicità di sguardi, di quella confidenza sensuale, che fanno tutti parte del mio naturale essere. Cerco in mille parole di amici, in tutti gli abbracci dei figli, nella fatica per il lavoro e nel mio solitario vagare per stanze e corridoi deserti, un modo per sopravvivere alla tenaglia di gelo che mi serra il cuore.

Guardando al nord, mentre il freddo vento mi sferza il viso, è la mia voglia di fuggire ben oltre lo sguardo, ben oltre il pensiero, laddove dimora l'anima. Ma non so volare, non sono capace di tranciare queste catene, che m'imprigionano in luoghi stranieri (dove eppure vivo da anni).

Nei silenzi che fanno eco a tutte le mie domande, dolente diviene il respiro...

 
 
 
 
 

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STING -Moon over Bourbon street

 

(1989) SENTO IL ROMBO DEI BUS

Non più amici, né donne, o altro, intorno a me. Alle mie parole, solo il silenzio risponde. Lontano, sento il rombo dei bus: pur colmi di gente, a me paion vuoti. Condannato così, a restar in balìa di me stesso, nevrosi e stanchezza...           Inverno e non me ne accorgo, se non dal passo pesante: lo stesso di chi ha perso una partita; identico a quello sulla ghiaia di un cimitero.                                              E, così, non riesco più a sorridere, ad esorcizzare le mie fobìe: spezzati sono i miei ricordi (giammai felici).                                                                                                 Questo mondo di rumori cittadini, è ben distante dai miei pensieri e, mi fa sentire ancor più distante; non ho scampo, dalla mia mente, né dal mio destino...
 

L'ULTIMO SPETTACOLO (S.VECCHIONI)

...non lasciamoci "stancare" dalla prima parte: dà un senso alla (meravigliosa) seconda...

 

R E V I S I O N E

OGGI DI' 5 D'APRILE DELL'ANNO DOMINI 2012, HO DECISO DI PROCEDERE AD UNA PRIMA REALE REVISIONE DEL TEMPLATE DEL MIO BLOG, RIPRISTINANDO, CANCELLANDO, SPOSTANDO, CIO' CHE NON HA PIU' RAGIONE DI RESTARE, CIO' CHE NON ERA PIU' FRUIBILE, CIO' CHE HA PERDUTO DI ATTUALITA' IMMEDIATA: ogni tanto, occorre far pulizia !

SPERO, NESSUNO SE NE ABBIA A RISENTIRE...

 

COL TEMPO SAI (VERS. BATTIATO)

 

(1992) LA FRATTURA

Un attimo, una stupida incomprensione, un attrito ridicolo e ogni motivo di serenità è già finito: non sembra svanita la passione; ma, appare perduta ogni volontà di comprendersi. Non più la voglia di starsi accanto, ma la tentazione d’offendersi, che diviene un muto schivarsi, tra le pareti domestiche…Anche da momenti banali, stupidi, può morire un rapporto.

A che serve, far l’amore con passione, con la voglia dell’altro, se poi ne subiamo il fastidio, nelle cose di tutti i giorni? Poi, si finisce di farlo per noia, o (peggio), per quella forma di “dovere”, insita nei comportamenti consolidati... Così, si finisce per sconfessare il proprio desiderio, arrivando a fare (o farsi) male, pur di annullarne l’identità, con la cosa bella, che conoscevamo.

 

 
 

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