Creato da illustre il 28/09/2007

...l'altra verità

la verità sugli alimenti e l'ambiente

 

 

CELIACI, OVVERO…GENETICAMENTE MORTIFICATI

Post n°84 pubblicato il 15 Febbraio 2009 da illustre
 
Tag: CELIACI


CELIACI, OVVERO…GENETICAMENTE MORTIFICATI



CELIACI, OVVERO…GENETICAMENTE MORTIFICATI


200902061510.jpgGrano OGM/aumento casi di celiachia? Sembrerebbe proprio di si? Negli anni ’70 il grano “Cappelli” venne irradiato in laboratorio con i raggi gamma per renderlo più produttivo e precoce. Ma a quale prezzo? Da allora i casi di intolleranza al glutine (contenuto nel frumento e in altri cereali) sono cresciuti in maniera esponenziale, arrivando all’incidenza di una persona malata ogni 100/150 (negli anni ’60 il rapporto era di uno ogni 1000/2000).


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C’era una volta, in Puglia, un grano duro di nome “Cappelli”. Fino agli anni ’60 questo alimento era alla base della dieta della popolazione pugliese, ma questo povero grano, unica varietà coltivata nel Mezzogiorno d’Italia, apprezzato per la qualità, era, purtroppo per lui e per noi, poco produttivo. Così, un bel giorno del 1974, il Professore Gian Tommaso Scarascia Mugnozza, (attuale presidente dell’Accademia delle Scienze) con un gruppo di ricercatori del CNEN (Comitato Nazionale per l’Energia Nucleare) indusse una mutazione genetica nel grano duro denominato “Cappelli”, esponendolo ai raggi gamma di un reattore nucleare per ottenere una mutazione genetica e, in seguito, incrociandolo con una varietà americana. Dopo la mutazione, il povero grano era diventato “nano”, mostrando differenze, in positivo, in caratteri come la produttività e la precocità nella crescita.


Questo nuovo tipo di grano mutato geneticamente, non OGM, ma irradiato, fu battezzato “Creso” e, con esso oggi si prepara ogni tipo di pane, pasta, dolci, pizze, alcuni salumi, capsule per farmaci, ecc. (con questa farina si prepara circa il 90% della pasta venduta in Italia). Quello che pochi sanno è che, il grano Creso, è responsabile dell'enorme aumento della celiachia, per l'alterazione del pH digestivo e la perdita di flora batterica autoctona, che determinano anomale reazioni anche per l'aumento di glutine che quel tipo di grano mutato geneticamente ha apportato all'alimentazione umana.


Celiachia. Ovvero intolleranza permanente al glutine. Chi ne soffre, è costretto ad una dieta permanente priva di cibi e bevande che contengono questa proteina: essere celiaco è già una 'sfortuna', comporta l'assoggettamento ad una dieta rigida, la rinuncia a molti piaceri della tavola, l'esborso di una notevole quantità di denaro (i prodotti gluten-free sono molto costosi). Bisogna, insomma, adeguarsi ad uno stile di vita diverso da quello che siamo abituati a considerare normale.


E se la celiachia fosse il risultato di decenni di ripetuti e differenti interventi sulle varietà di grano che sta alla base della maggior parte del cibo che mangiamo? Questo si chiede Claudia Benatti, giornalista della Gazzetta di Modena, in un articolo inserito nel n. 193 di AAM Terranova. Nell’articolo raccoglie il parere del professor Luciano Pecchiai, storico fondatore dell'Eubiotica in Italia e attuale primario ematologo emerito all'ospedale Buzzi di Milano, il quale fornisce una spiegazione plausibile di questa correlazione causa-effetto, su cui occorrerebbe produrre indagini scientifiche ed epidemiologiche accurate. “E’ ben noto che il frumento del passato era ad alto fusto - spiega Pecchiai - cosicché facilmente allettava, cioè si piegava verso terra all'azione del vento e della pioggia. Per ovviare a questo inconveniente, in questi ultimi decenni il frumento è stato quindi per così dire “nanizzato” attraverso una modificazione genetica”. Appare fondata l'ipotesi che la modifica genetica di questo frumento sia correlata ad una modificazione della sua proteina e in particolare di una frazione di questa, la gliadina, proteina basica alla quale è dovuta l'enteropatia infiammatoria e quindi il malassorbimento caratteristico della celiachia.


Inoltre nessuno ancora ha trovato una spiegazione al fatto che l'incidenza della celiachia è aumentata in maniera esponenziale negli ultimi anni e l'allarme non accenna a rientrare: fino a qualche decennio fa, l'incidenza della malattia era di 1 caso ogni mille o duemila persone; oggi è 1 caso ogni 100 o 150 persone, con una crescita percentuale del 9% all’anno. In molti sostengono che l'aumento dei casi di celiachia sia una conseguenza del miglioramento delle tecniche diagnostiche, ma la spiegazione non convince, appare eccessivamente semplicistica e riduttiva.


Ad oggi, la dieta senza glutine, protratta per tutta la vita, è l'unica terapia in grado di garantire al celiaco una crescita quasi normale ed uno stato di salute del tutto sovrapponibili a quelli di un soggetto non celiaco. Detto questo, celiaci e non, con che occhi guardate ora un piatto di pasta?


di Elena Brinchi




 



 
 
 

La carne serve all’uomo?

Post n°83 pubblicato il 10 Febbraio 2009 da illustre
 

La carne serve all’uomo?

di Maria Teresa Ficchì

 

Mangia la carne che diventerai forte come un toro. Contiene ferro e proteine... Peccato che il toro è erbivoro.
Del sale e grasso e delle sostanze cancerogene contenute non si parla. Non a caso la popolazione più longeva, gli Hunza sono vegetariani

La struttura anatomica dell' uomo, le malattie causate dal consumo di carne e i vantaggi di una dieta vegetariana

Struttura anatomica umana e animale

Prestando attenzione alla composizione dell’organismo umano la risposta è: no . Il motivo è semplice: l’uomo è un essere molto simile alla scimmia e abbastanza simile ad un animale frugivoro fruttariano; le unghie, i denti, la composizione salivare non lo assimilano certo ad un carnivoro.

Intestino e assorbimento delle tossine putrefattive della carne Ma il dato più interessante è senza dubbio la lunghezza dell’intestino di gran lunga superiore a quello di un animale carnivoro. Durante le varie fasi di digestione le proteine della carne, nelle condizioni di temperatura del tratto digestivo, sono soggette a processi putrefattivi con sviluppo di sostanze tossiche che è bene non siano assorbite, ed è per questo motivo che i carnivori hanno un intestino breve, che permette di ridurre il tempo di permanenza all’interno del corpo ed il conseguente rischio d’assorbimento delle tossine.

Gli animali erbivori, dovendo provvedere al laborioso processo di demolizione della lunga catena della cellulosa fino al glucosio, devono avere un intestino molto lungo che permette un maggiore tempo di permanenza all’interno del corpo.

Gli animali onnivori hanno un intestino di lunghezza intermedia, tale da permettere l’assorbimento di tossine di putrefazione della carne, da qui la ragione fondamentale della dannosità per loro della carne.

La lunghezza del nostro intestino non permette una veloce espulsione di tutte le sostanze tossiche presenti. L’aldeide malonica per esempio, si moltiplica durante la cottura e sedimenta nel tubo digerente, insieme ad altri prodotti della decomposizione della carne, fino a dare origine a pericolosi composti possibili cancerogeni.

Altro fattore importante è l’apporto di sostanze tossiche che derivano dalla morte dell’animale: l’irrigidimento fisiologico porta acido lattico a cui si aggiungono le tossine “da paura” sviluppate dall’animale al momento dell’uccisione o dai tranquillanti che gli hanno iniettato per renderlo meno nervoso. Questi ultimi si sommano alle tracce di farmaci o sostanze assunti nell’arco della vita dall’animale che sono:

ormoni, antibiotici, erbicidi, diserbanti o pesticidi, induttori di crescita, inibitori della tiroide, tranquillanti.

Le malattie causate dal consumo di carne documentate

Esiste una ben documentata correlazione tra il consumo di carne e le malattie del cuore. Negli USA, il paese con consuma più carne al Mondo, una persona su due muore di malattie del cuore o di relativi disturbi cardiovascolari.

La malattia più diffusa nelle società ricche dopo le malattie cardiovascolari è il cancro; in Italia genera il 25% delle morti, la metà causata da tumore della mammella, del colon, della prostata e del polmone. L’ 80% delle forme tumorali sono dovute a fattori noti e identificabili e quindi potenzialmente prevenibili. Per quelli più diffusi è stato accertato un forte legame con il tipo di alimentazione povera di fibre e ricca di alimenti animali.

Queste malattie sono praticamente inesistenti nelle società dove il consumo di carne è basso.

I vantaggi di non mangiare carne

La dieta vegetariana può prevenire dal novanta al novantasette per cento le malattie del cuore.

L’ arteriosclerosi ha un ‘incidenza bassissima nel mondo dei vegetariani. “ Le proteine contenute nelle noci, nei legumi e perfino nei prodotti del latte sono considerate relativamente pure comparate alla carne di manzo, che contiene il 66% di acqua impura” Enciclopedia britannica. Queste impurità non solo colpiscono il cuore, ma l’organismo intero.

Le nitrosammine + additivi per la conservazione della carne à Cancro

Le nitrosammine, di cui abbiamo già parlato, a contatto con additivi chimici aggiunti alla carne per la sua conservazione, creano potentissimi complessi cancerogeni . L’ente americano Food And Drug Administration ha definito le nitrosammine “.. uno dei gruppi più potenti di sostanze cancerogene mai scoperto”!

La durata della vita consumando carne e vegetali

E’ stato ormai dimostrato che la carne è poco adatta al consumo umano. Gli esquimesi, ad esempio, che vivono di carne e pesce, muoiono presto; la durata della loro vita non supera i trent’anni. Non a caso, la popolazione più longeva della Terra , gli Hunza possono definirsi tutto tranne che carnivori!

Conseguenze sull’ambiente del consumo di carne.

Non bisogna sottovalutare un dato importante: Il continuo e crescente bisogno di foraggio non solo riduce la terra coltivabile per l’uomo ma incentiva anche le monocolture con le ben note conseguenze sull’ ecosistema.

L’uso massiccio di fertilizzanti e pesticidi, sta progressivamente avvelenando le falde acquifere e rende sterili vastissimi territori. I copiosi liquami emessi dalle stalle industriali e da molti stabilimenti di produzione alterano pericolosamente fiumi, laghi, mari e terreni. Inutile ricordare che queste stesse sostanze in ultimo finiscono per inquinare anche noi!

Gli escrementi degli allevamenti zootecnici concorrono alla formazione delle piogge acide.

Lo stesso cambiamento climatico è da attribuire in larga parte al metano liberato in atmosfera dagli escrementi degli animali da allevamento.

Gli interessi economici

Gli enormi interessi economici hanno spinto la popolazione a credere che la dieta sana è quella a base di carne, La carne è diventato un simbolo di benessere anche per i paesi emergenti. E le persone che muoiono di fame aumentano sempre più proprio per questo motivo. I loro terreni vengono sfruttati senza regole per la produzione di foraggio.

Tutto questo per ingerire un prodotto ricco di grassi, sale e basso in fibre e minerali; legato al cancro all’intestino, al seno ed alle malattie cardiache. Questi sono dati accertati pure dalla medicina ufficiale.

Dunque la carne fa male: Cosa fare allora?

Una vita senza carne è auspicabile? In effetti lo è, ripensando a come ci nutrivamo un tempo e prima dell’avvento di questo gran consumismo.

Alcune correnti di pensiero affermano che rinunciare a ogni prodotto animale, può essere molto pericoloso per la salute. Perché gli alimenti ammessi sono insufficienti e non forniscono le giuste quantità di proteine e perciò di energia.

In realtà non è l’alimentazione vegetariana in sé a essere pericolosa o fonte di carenze, come si sono affrettati a dichiarare troppi nutrizionisti, spinti da chissà quale lobby.

Le diete vegetariane o vegane completamente bilanciate sono salutari, adeguate dal punto di vista nutrizionale e comportano benefici per la salute e il trattamento di alcune patologie.

Le diete vegetariane nell’infanzia e nell’adolescenza possono essere d’ausilio nello stabilire sani schemi alimentari validi poi per tutta la durata della vita.

La cane e i bambini

Su cosa si basa, invece, il convincimento di alcuni medici nostrani , in base al quale “la carne è necessaria” per l’infanzia? Sicuramente non su riferimenti bibliografici scientifici… Alcuni medici addirittura, di fronte ai vegetariani, compiono pressioni psicologiche con lo spauracchio di terribili problemi legati alla crescita se non si torna ad un regime alimentare onnivoro.

Le possibili carenze di un vegetariano sono soprattutto legate alle proteine. Per evitarle, basta introdurre nella propria alimentazione latticini e uova con le dovute cautele, cereali e legumi, apportatori oltre che di proteine, anche di fibre.
Una dieta bilanciata anche Vegana può fornire tutti i nutrienti contenuti nella carne come selenio, rame, ferro, calcio...

La carne ed il resto del Mondo

Nei summit mondiali si parla molto di come incrementare la produzione alimentare. Le associazioni non governative parlano della necessità di estendere gli aiuti alimentari. Gli stati del Sud del mondo parlano di accordi più equi per il commercio globale e di come assicurare prezzi più alti per le proprie merci e i propri prodotti.

Ma il tema assente dal panorama dei dibattiti sono le abitudini alimentari dei consumatori nei paesi ricchi che preferiscono mangiare prodotti animali pieni di grassi e altri cibi al top della catena alimentare globale, mentre i fratelli del Terzo Mondo muoiono di fame perché i loro terreni sono utilizzati per coltivare cereali destinati agli animali.

Da tempo ormai si aspetta una discussione globale su come meglio promuovere una dieta vegetariana diversificata, ad alto contenuto di proteine e adatta all’intera umanità.

Purtroppo ancora oggi non è stata trovata ( o voluta ) alcuna soluzione.

Maria Teresa Ficchì
naturopata Shiatzu Geobiologa

www.naturopataonline.org

 
 
 

le loro lacrime

Post n°82 pubblicato il 28 Gennaio 2009 da illustre
 

                                            LE LORO LACRIME

  

 

Duecento anni fa gli Europei hanno ridotto in schiavitù milioni di neri africani e li hanno portati in nave nelle Americhe.
Milioni di loro sono morti in quelle navi, per malattia, malnutrizione, fame e pura crudeltà. Oggi la maggior parte delle persone capisce che questo era sbagliato, e che i neri africani sono umani esattamente quanto i bianchi.

 

Tuttavia, adesso dobbiamo fare un passo in avanti e aprire un po’ di più le nostre menti. Anche gli animali hanno dei diritti. Anche gli animali non vogliono soffrire. Vogliono essere trattati umanamente. Vogliono ricevere amore e affetto. E di sicuro vogliono vivere fino alla fine la loro vita. Non vogliono morire o essere uccisi prima della loro morte naturale. Questo è anche un loro diritto. Il grande attivista e scrittore, Taslima Nasrin, descrive nella sua autobiografia, Meyebela, un festival, in questo modo:

“La gente iniziò a preparare per il sacrificio. Un toro nero era stato portato tre giorni prima, e adesso era legato all’albero baniano. Lacrime stavano scendendo dai suoi occhi scuri. All’improvviso sentii un dolore al cuore. Qui c’era un essere vivente, ruminando, agitando la sua coda; eppure, fra qualche istante si sarebbe trasformato in secchi pieni di carne. Il [sacerdote] si sedette sotto l’albero e affilò il suo coltello. Zio H. andò a prendere un pesante palo di bambù. Baba [mio padre] stese un largo tappeto nel cortile dove gli uomini si sarebbero seduti in seguito per tagliare la carne. Zio, Baba e altri uomini legarono il toro con una corda e misero il palo di bambù tra le sue zampe, così da farlo inciampare e cadere. Il toro urlò dal dolore. Mamma e le mie zie erano alla finestra guardando il sacrificio. Gli occhi di tutti erano pieni di gioia. Solo zio S., ancora con addosso il lungi [sciarpa usata come turbante in India, Pakistan e Birmania, ndt.] stava in un angolo del campo e disse, ‘ Un povero animale indifeso sta per essere brutalmente ucciso, e la gente è davvero felice di vedere questo succedere? E anche Dio è felice? Nessuno di voi ha un briciolo di compassione. Questa è la verità.

“Si allontanò dall’orrore del sacrificio. Io rimasi lì in piedi. Il toro dimenò le zampe e urlò ancora. Ci vollero ben sette uomini forti a tenerlo giù. Li respinse disperatamente e si alzò di nuovo. Ancora una volta il palo di bambù fu usato per farlo inciampare e cadere. Questa volta il sacerdote agì in fretta. Appena il toro cadde, alzò il coltello e gridò “Dio è grande! Dio è grande!” e gli squarciò la gola. Un flusso di sangue sprizzò fuori. Il toro non era ancora morto; continuò a ruggire con la sua gola mezza tagliata, le sue zampe agitandosi”.

“Un dolore lancinante e persistente si impadronì del mio cuore. Non ero più obbligata a stare lì e guardare. Mamma me lo aveva detto, come mi diceva ogni anno che era mio dovere guardare il sacrificio. Quando il sacerdote iniziò a spellare l’animale ormai morto, i suoi occhi erano ancora pieni di lacrime.”

“La carne fu divisa in sette porzioni. Tre erano per la famiglia di Nonna, tre erano per noi, e il resto distribuito tra i nostri vicini e i poveri. Passammo tutto il tempo mangiando pulao, korma, shemai e jarda. Il lavoro di tagliare la carne continuò tutto il giorno. Forni enormi furono accesi e la carne venne cotta in larghissime padelle. La sera, quando fu finito di cucinarlo, mia madre e mia nonna si fecero il bagno e indossarono un nuovo saris [indumento in seta o cottone indossato dalle donne Indù avvolto intorno al corpo con un’estremità appoggiata sulla testa o su una spalla]. Gli ospiti iniziarono ad arrivare numerosi a casa. Zio S., con ancora indosso un lungi e una semplice camicia, tornò dopo una passeggiata nel vicinato. Disse: “C’è così tanto sangue dappertutto. L’intera zona ci sta annegando dentro. Non credo nessuno sappia quanti tori siano stati uccisi oggi? Quegli animali sarebbero potuti essere donati a pastori. Molti non possono arare il terreno perché non hanno buoi. Perché gli uomini sono mostri? Proprio non capisco. Una singola famiglia vuole mangiare tutta la carne che riescono a tirare fuori da un toro. Eppure, pensate quanti non hanno neanche un pugno di riso!”

“Sarebbe stato inutile chiedergli di farsi un bagno e indossare vestiti nuovi. Nonna si arrese, e disse semplicemente, ‘Va bene, hai preferito non prendere parte ai festeggiamenti. Non vuoi neanche mangiare? Non hai fame?’

‘Perché, certo! Dammi tutto quello che vuoi. Mangerò di tutto tranne che quella carne,’ rispose zio S., emettendo un profondo sospiro”. “Gli occhi di Nonna si riempirono di lacrime. Come poteva sopportare il fatto che il suo figlio maggiore, il primogenito, non avrebbe toccato la carne del toro sacrificale in questo giorno di festa? Si asciugò gli occhi, giurando in silenzio che neanche lei avrebbe toccato la carne. Quando mai una madre ha mangiato qualcosa senza prima nutrire suo figlio?”

Una volta mi trovavo in un piccolo villaggio nell’India centro-meridionale, e mi alzai la mattina presto al suono dei bufali che muggivano fragorosamente e gioiosamente. Uscii nell’aria fresca del mattino in questo altopiano del Deccan. I bufali stavano circondando il piccolo monolocale da entrambi i lati. All’improvviso un bufalo femmina si avvicinò a me e i suoi occhi erano pieni di lacrime. Lacrime scorrevano sul suo viso. Ho chiesto alla mia sorella indiana, perché sta lacrimando? Mia sorella rispose “Oh, è perché è stata separata dal suo piccolo, sta piangendo per suo figlio”.

Quindi se non avevo capito prima, potevo capire adesso che mucche, maiali, bufali, cani, pecore, capre, galline – sono come te e me. Chiocciano, belano e muggiscono di gioia, ma anche piangono e versano lacrime quando soffrono. E soprattutto, hanno l’istintivo desiderio di vivere i loro ultimi anni in pace. Quindi perché dovremmo ucciderli, e quale diritto morale abbiamo per ucciderli? Il grande filosofo difensore di cause umanitarie, Prabhat Ranjan Sarkar, ha detto:

“… Allo stesso modo, la vita di una capra è importante per lei esattamente quanto la mia vita lo è per me. Durante le feste religiose molte capre innocenti vengono uccise e offerte in sacrificio a varie divinità. Le rimanenti capre sono lasciate a masticare foglie mentre guardano con gli occhi spalancati dalla paura, sapendo che presto avranno lo stesso destino. Adesso, mettetevi nella stessa situazione. Immaginate che voi, insieme ad altri, siete stati catturati da un paio di demoni. Poi, mentre venite nutriti a riso e lenticchie, i demoni cominciano sistematicamente a massacrarvi tutti, uno dopo l’altro. La reazione di orrore che verrà in mente mentre aspettate di essere macellati è la stessa reazione provata dalle capre in cattività. Se le persone vogliono ancora uccidere capre innocenti nei loro sacrifici religiosi dopo aver capito la crudeltà di questa pratica, tragicamente, non c’è più niente che si possa dire loro”.

A volte è facile dimenticare, soprattutto quando tutto è accuratamente confezionato e pulito del sangue, di quale carne si tratta. La carne è carne di un animale. Gli animali sono nostri amici! Abbiamo raggiunto il ventunesimo secolo di esistenza umana. Non possiamo semplicemente espandere i nostri orizzonti, le nostre facoltà mentali, e considerare che è tempo di rispettare non solo gli esseri umani, ma anche gli animali e persino le piante? Dobbiamo pensare non solo a diritti umani e giustizia, è tempo di pensare anche ai diritti animali. La loro felicità è importante esattamente quanto la felicità degli esseri umani. Ancora, nelle parole di Sarkar,

“Prima di uccidere uccelli e animali per mangiarli devi pensare cento volte se puoi continuare a vivere senza ucciderli”.

Garda Ghista è l’autore di “The Gujarat Genocide: A Case Study in Fundamentalist Cleansing” e presidente della World Prout Assembly.
Può essere contattata qui editor@worldproutassembly.org

Fonte: www.bestcyrano.org

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ANGELA CORRIAS

www.comedonchisciotte.org

fonte: www.promiseland.it

 
 
 

I GERMOGLI: LE VITAMINE FATTE IN CASA

Post n°81 pubblicato il 13 Gennaio 2009 da illustre
 

I GERMOGLI: LE VITAMINE FATTE IN CASA

Col termine "germogli" intendiamo riferirci ai semi germogliati di cereali, legumi ed altre specie vegetali di cui si utilizza tutto: chicco e germoglio.
I Germogli costituiscono un esempio della straordinaria capacità della Natura di produrre energia, capacità che può essere sfruttata da ogni consumatore per procurarsi a basso costo cibi freschi, ricchi di principi nutritivi come vitamine, enzimi ed oligoelementi, e di facile digestione.
Fin dall'antichità molti popoli utilizzavano quale cibo rigeneratore e terapeutico i grani germinati e i germogli sviluppati e ne hanno tramandato l'uso. Già nel "Pen Tsao" o "Grande Erbario della Medicina Cinese", circa 2700 anni a.C., il germoglio crudo di soia veniva raccomandato per edemi, dolori alle ginocchia, crampi, disturbi digestivi, polmoni "deboli", macchie sulla pelle e malattie del cuoio capelluto.
Sembra anche che i focosi cavalli di Attila ed i veloci destrieri arabi venissero nutriti con semi di frumento germogliato, prima delle occasioni importanti.
Nell'800 e nel 900, sono soprattutto i racconti dei missionari ad informarci sull'uso dei germogli presso le popolazioni della Cina e dell'India.

Le virtù dei germogli

Oggi questo cibo è stato "scoperto" anche da noi occidentali proprio per la sua grande ricchezza nutrizionale: facilissimi da preparare, economici, dai sapori gustosi e svariati, i germogli sono una vera miniera di principi nutrizionali che, soprattutto in questa epoca sovrabbondante di cibi raffinati, sterilizzati, pieni di additivi di ogni genere, costituiscono un fattore di prevenzione e di difesa dei processi vitali dell'organismo. Se consideriamo che il mantenimento ed il potenziamento delle difese naturali dell'organismo, e quindi la difesa e il miglioramento della salute, richiedono innanzitutto un'alimentazione equilibrata e ricca di vegetali freschi e genuini, comprendiamo bene quale importanza abbia il consumo di germogli di semi di vario tipo, quali cereali e leguminose, naturalmente provenienti da coltivazioni biologiche.

I semi di cereali o legumi allo stato crudo sono immangiabili ed indigesti; essi quindi devono essere cotti per renderli commestibili ed assimilabili: il calore, infatti, trasforma gli amidi in carboidrati più semplici, le proteine in frammenti più solubili, e così è possibile utilizzarli per la nostra alimentazione. Con il calore però, la "vita" che è presente allo stato latente nel seme, scompare: infatti, un seme dopo la cottura non è più capace di germogliare.
Invece la germogliazione permette di mangiare crudi quegli stessi semi, fornendo cibi ricchi, vitali e nutrienti, in cui l'energia "potenziale" contenuta nel seme si libera e si trasforma in energia assimilabile dall'organismo.
Il germoglio infatti costituisce un alimento fresco, che si presta ad essere mangiato crudo, ricchissimo di nutrienti quali vitamine, enzimi, oligoelementi, aminoacidi essenziali; è facile da digerire, è privo di scarti poiché si utilizza per intero, è gustoso, è facile da preparare e conservare, ed è anche molto economico poiché dà un'ottima resa.

Vedremo più avanti come fare per prepararli, ma possiamo dire subito che, una volta preparati per la germogliazione, tutto il processo avviene senza che noi si debba intervenire: non c'è da fare nessun lavoro, lavora solo il tempo. Infatti subito dopo che il seme è stato messo in ammollo ha inizio la "germinazione", cioè l'attivazione e la rivitalizzazione del germe del seme, detto embrione, che rappresenta la giovane piantina e contiene in "nuce" tutte le parti essenziali della futura pianta (fusticino, foglioline, radichette). Durante questa fase, quando il germoglio è ancora piccolissimo ed è racchiuso all'interno del tegumento, quindi non ancora visibile, avvengono profonde modificazioni nella struttura del chicco e nella sua composizione biochimica. Man mano che il chicco assorbe acqua il seme si gonfia e il guscio si fessura e il piccolo germoglio incomincia a crescere e a diventare visibile all'esterno come una piccola plantula nella quale, in conseguenza di complesse reazioni enzimatiche, le sostanze di riserva (amidi) del seme, contenute nel tessuto nutritivo all'interno dei cotiledoni, vengono trasformate e mobilizzate, quindi assorbite dall'embrione che si fa via via più grande diventando una "pianta germinativa", il Germoglio, che se venisse piantato crescendo darebbe origine ad una nuova piantina, identica alla pianta madre.

E' proprio durante la trasformazione delle sostanze di riserva che avvengono le numerose e complesse trasformazioni biochimiche, non ancora del tutto chiarite, che danno al germoglio la sua ricchezza di sostanze: esso diventa un vero e proprio scrigno di principi nutritivi, che sono di più facile digestione ed assimilazione da parte dell'organismo; ed ecco perché i cereali e i legumi germogliati sono molto più digeribili - addirittura a crudo - dei semi di origine per cui sono consigliati anche a chi soffre di una cattiva forma gastrointestinale.
Le sostanze di riserva contenute nel chicco sono costituite per gran parte da amidi ed emicellulosa, che sono carboidrati complessi: essi vengono in gran parte trasformati in destrine e maltosio, sostanze più semplici e dolciastre, che danno al germoglio il suo caratteristico e delicato sapore leggermente dolce.

Anche la parte proteica del chicco subisce una trasformazione, infatti le proteine vengono "predigerite" dagli enzimi scomponendosi in aminoacidi, di più facile e veloce digestione e assimilazione, e inoltre i germogli subiscono un aumento in aminoacidi essenziali, così come aumentano anche gli acidi nucleici, i sali minerali e gli oligoelementi, che inoltre vengono a trovarsi in forma organica e quindi più facilmente assimilabili ed utilizzabili dall'organismo, in particolare il ferro, che in forma inorganica è di difficile assimilazione e può dare origine a disturbi gastrointestinali. Le vitamine addirittura subiscono aumenti considerevoli, dal 50% al 100%, e in certi casi anche molto di più, come ad esempio la vitamina A, che può aumentare dopo 72 ore di germinazione anche del 370%. In particolare i germogli sono ricchi di vitamina B12 , cosa che può essere utile, insieme alla ricchezza in ferro, per evitare carenze qualora si segua un'alimentazione vegetariana.

Per dare un'idea della "saggezza" della Natura facciamo solo un piccolo esempio: una tazza media di ceci fornisce, grosso modo, la stessa quantità di proteine di una bistecca, oltre a una buona quantità di sali minerali e vitamine; essi sono però carenti di vitamine B12 e C ma... dopo la germinazione troviamo che queste due vitamine sono aumentate considerevolmente! Tale fenomeno non deve stupirci, infatti è abbastanza logico che nel processo di "rivitalizzazione" del chicco, quale è la germinazione, emergano caratteristiche tipiche dei vegetali freschi, come la presenza di vitamina C.

La preparazione

Da quanto detto emerge chiara l'importanza di destinare una quota della propria alimentazione al consumo di germogli di vari tipi. Vediamo dunque quali semi possiamo far germogliare e come prepararli per ottenere i germogli.
Si possono far germogliare quasi tutti i semi, c'è solo l'imbarazzo della scelta, ma i più indicati e sperimentati sono il frumento (o grano), la soia verde, il miglio, i ceci, i fagioli, le lenticchie, il riso integrale, l'avena, il girasole, e qualunque altro seme commestibile la fantasia vi suggerisca.
Bisogna evitare i semi delle solanacee (es. patata, pomodoro) perché contengono sostanze tossiche.
E' preferibile utilizzare semi di coltivazione biologica, quelli cioè ottenuti senza uso di concimi chimici di sintesi, di diserbanti, di anticrittogamici e altri veleni, per ovvi motivi.

Il metodo più semplice per ottenere i germogli, se non si dispone di un germogliatore apposito, è quello di disporre i semi ben mondati e sciacquati in un piatto fondo con dell'acqua, in modo che vi restino immersi; coprirli quindi con un tovagliolo umido e lasciarli a bagno da sei a dodici ore, a seconda della grandezza dei semi. Al mattino i semi vanno risciacquati ancora e disposti nuovamente sul fondo del piatto, così umidi come sono, ma senza aggiungere altra acqua; vanno nuovamente ricoperti col tovagliolo umido e ancora con un piatto rovesciato, e lasciati germogliare.

I semi così predisposi vanno sciacquati due volte al giorno per i primi 2-3 giorni, poi basta una sola volta, ad eccezione dei ceci e della soia che vanno sciacquati sempre due volte, poi sempre ricoperti nel solito modo.
Si ripete il procedimento per 3-5 giorni, a seconda dei semi scelti, finché i germogli avranno raggiunto una lunghezza di 3-4 centimetri, dopodiché si possono scoprire per esporli per qualche tempo alla luce, per far sì che si arricchiscano della preziosa clorofilla (circa 7-8 ore alla luce indiretta, meno se al sole, per evitare che si dissecchino). I tempi di germinazione possono variare al variare della temperatura, oltre che dipendere dal tipo di seme scelto. Utilizzare quantità di semi non troppo elevata, perché si ha un'ottima resa e anche per avere sempre un prodotto fresco e vitale.

La stessa operazione si può effettuare anche con un barattolo di vetro ricoperto con una garza, che va inizialmente riposto al buio, oppure con uno scolapasta sul cui fondo sia stato messo un tovagliolo e ricoperto con un altro.
Una volta ottenuti, i germogli vanno sciacquati delicatamente in un colino, eliminando eventuali bucce libere e semi non germogliati; si lasciano scolare per qualche minuto e si possono mettere in un contenitore di vetro con coperchio (non in busta di plastica!) e, se non si consumano tutti, si possono mettere in frigo dove si possono lasciare anche fino a 6-7 giorni, sciacquandoli però ogni due giorni

Come utilizzarli

Una volta pronti, i germogli si possono mangiare tal quali, crudi o dopo breve cottura (che però tende ad alterarne la ricchezza vitaminica).
Si consumano da soli, in insalata conditi con un po' d'olio e sale, oppure uniti a verdura o frutta, anche nella preparazione di frullati e puree, o tritati e uniti a maionese fatta in casa, puré o salse di vario tipo, o ancora uniti allo yogurt, aggiunti alle minestre di verdura o agli stufati, pochi minuti prima di servirli a tavola, aggiunti al ripieno dei tortellini, all'impasto delle polpette, come condimento di pasta e riso, eccetera. Come vedete, gli utilizzi possibili sono tantissimi, e sono limitati solo dalla fantasia.

Nella sezione del sito dedicata alle "Ricette della cucina naturale" potete trovare alcune idee per utilizzarli in modo gustoso e nutriente, ma la creatività personale di ognuno di voi potrà inventare sicuramente tanti altri utilizzi.

fonte:www.lerboristeria.com

 
 
 

Post N° 80

Post n°80 pubblicato il 04 Gennaio 2009 da illustre


Rallentare la progressione del cancro con la dieta

Si allunga la lista degli alimenti anti-cancro.
Integrare nella dieta l'olio d'oliva, i fagioli e i ceci, aiuta a diminuire la proliferazione delle cellule tumorali.

 

Secondo uno studio coordinato dalla professoressa Maria Luisa Brandi del Dipartimento di Medicina Interna dell'Università di Firenze, le cellule tumorali trattate con gli alimenti sopracitati rallentano sensibilmente lo sviluppo. Alcuni dati relativi ai risultati ottenuti sono stati resi noti in occasione del convegno scientifico sui prodotti tipici organizzato dal Centro di Ricerca e Valorizzazione degli Alimenti (Dicembre 2008). I dati ottenuti fino a questo momento sono frutto di una sperimentazione condotta in vitro, un tipo di analisi che consente di osservare un fenomeno singolo isolandolo dal contesto che potrebbe portare ad un'alterazione dei dati raccolti.

I ricercatori hanno utilizzato due identiche culture di cellule umane di cancro del colon, ovvero due nuclei con un numero di cellule equivalenti (circa 10 mila). Per un periodo di 12 giorni, un nucleo ha ricevuto un trattamento a base di olio extravergine di oliva, ceci e fagioli, l'altro, invece, non ha subito nessun trattamento.

Per "somministrare" l'olio extravergine di oliva, i ceci e i fagioli, i ricercatori hanno fatto un estratto e ne hanno ricavato una polvere da dissolvere nella coltura delle cellule cancerose. Durante i 12 giorni, a intervalli di 48 ore, si sono registrati i dati relativi alla proliferazione di entrambe le masse tumorali. Il risultato è stato sorprendente, dopo circa due settimane le cellule non trattate si sono sviluppate in misura esponenziale, da 10 mila a 980 mila.
Al contrario, il gruppo di cellule tumorali sottoposto al trattamento è rimasto abbondantemente sotto le centomila cellule, circa 86 mila (ben 12 volte in meno rispetto al gruppo di cellule non trattate).

La professoressa Brandi spiega che, anche se attualmente non ci sono dei dati che dimostrino un uguale effetto anche sull'uomo, gli effetti sono talmente marcati da lasciar pensare che un'integrazione nella dieta di alimenti come l'olio extravergine di oliva e legumi, un paio di volte a settimana, possa avere un'azione preventiva nei confronti del tumore del colon.

L'olio extravergine d'oliva, i fagioli e i ceci sono alimenti ricchi di particolari sostanze, fitoestrogeni, che hanno un'azione e una struttura simile a quella degli ormoni femminili. I fitoestrogeni, sostanze naturali non steroidee contenute nelle piante, sono noti per l'efficacia nel contrastare molti disturbi della menopausa (vampate di calore, disturbi dell'umore, ecc.). Il vantaggio è che non presentano gli effetti collaterali indesiderati legati alla terapia ormonale sostitutiva. Secondo la professoressa Brandi, una dieta con apporto regolare di legumi può perciò giovare soprattutto alle donne in menopausa per riequilibrare in parte, in modo del tutto naturale, il calo ormonale tipico del periodo.

Il prossimo passo dei ricercatori sarà quello di verificare se anche sull'uomo i tre alimenti utilizzati nella sperimentazione in vitro, l'olio extravergine di oliva, i ceci e i fagioli, hanno un così grande potere nel bloccare la proliferazione delle cellule tumorali.

Chi è Maria Luisa Brandi
Professore Straordinario di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo presso l’Università di Firenze, Responsabile del “Centro Regionale di Riferimento Tumori Endocrini Ereditari”

www.universonline.it

 
 
 

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