Post n°105 pubblicato il 11 Gennaio 2010 da illustre
Scelta etica Gli animali sono esseri senzienti, capaci di provare sensazioni, emozioni, sentimenti, come ben sanno tutti quelli di noi che ospitano in casa un cane o un gatto. Ma questi animali vengono invece trattati come cose: affinché l'attività di allevamenti, mangimifici, impianti di macellazione e catene di distribuzione risulti economicamente compatibile con i livelli produttivi richiesti dal mercato, è necessario che il prezzo di carne, latte e uova rimanga accessibile per il maggior numero possibile di consumatori. Ormai il 99% degli allevamenti sono intensivi: gli animali vengono allevati in spazi ristrettissimi, senza mai la possibilità di uscire alla luce del sole. Ogni tanto si vedono delle vacche al pascolo, è vero, ma sono solo quell'1% di animali più "fortunati" che vengono trattati meno peggio. Anche a questi tocca, comunque, la stessa fine degli altri: il macello. Lì, vengono ammazzati senza pietà , senza alcun sentimento di compassione, senza sentire che si tratta di esseri senzienti. Sono solo "capi" da abbattere. I macelli sono sempre nascosti alla vista del pubblico: per potersi nutrire di animali, le persone devono allontanare il pensiero della loro uccisione, ci deve essere separazione tra l'immagine dell'animale vivo nella "fattoria" (che oggi ormai non esiste quasi più ed è sostituita dagli allevamenti intensivi) e la sua carne da infilzare con la forchetta. Se ciascuno dovesse ammazzare da sé gli animali che mangia, sicuramente molti di loro avrebbero salva la vita. Nel corso della sua vita (80 anni in media), ogni italiano uccide per cibarsene circa 1400 animali tra bovini, polli, tacchini e altri volatili, maiali, conigli, cavalli. Gli animali umani, che incarcerano, mangiano e sfruttano gli animali non umani, fingono che questi non sentano dolore. E' necessaria infatti una netta distinzione tra noi e loro, se vogliamo farne ciò che vogliamo, se li indossiamo e li mangiamo senza avvertire rimorsi o sensi di colpa. Gli umani, che spesso si comportano con crudeltà verso gli animali, vogliono credere che essi non possano soffrire. In realtà il comportamento degli animali dimostra il contrario: essi sono troppo simili a noi. Carl Sagan e Ann Druyan - Scienziati - Tratto da: "Shadows of Forgotten Ancestors", 1992 Verrà il giorno in cui il resto degli esseri animali potrà acquisire quei diritti che non gli sono mai stati negati se non dalla mano della tirannia. I francesi hanno già scoperto che il colore nero della pelle non è un motivo per cui un essere umano debba essere abbandonato senza riparazione ai capricci di un torturatore. Si potrà un giorno giungere a riconoscere che il numero delle gambe, la villosità della pelle, o la terminazione dell'osso sacro sono motivi egualmente insufficienti per abbandonare un essere sensibile allo stesso fato. Che altro dovrebbe tracciare la linea invalicabile? La facoltà di ragionare o forse quella del linguaggio? Ma un cavallo o un cane adulti sono senza paragone animali più razionali, e più comunicativi, di un bambino di un giorno, o di una settimana, o persino di un mese. Ma anche ammesso che fosse altrimenti, cosa importerebbe? Il problema non è "Possono ragionare?", né "Possono parlare?", ma "Possono soffrire?". Jeremy Bentham - filosofo TRATTO DAL SITO www.saicosamangi.info |
Salve, sono Pisolo,un maialino fuggito da un macello. Fuggito dalla ... paura, per gli orrori e le... urla a cui ...assistevo (scusatemi per le pause ma ho ancora il fiatone). Ma piango i miei fratelli, tutti gli amici e quelli che ancora non conoscevo. So di non avere molto tempo, mi rivolgo a voi uomini che portate nei vostri piatti di Natale le nostre zampe. Sapete che per farmi crescere alla svelta mi hanno fatto delle strane punture, li chiamavano "ormoni della crescita", poi per non farmi ammalare mai mi riempivano di "antibiotici". Inoltre mi hanno raccontato che per conservare la nostra carne usano i Nitriti e i Nitrati, sostanze cangerogene, pensateci prima di mordermi. Non fatemi sentire anche in colpa per aver contribuito alle vostre malattie. Ora devo lasciarvi, devo ricominciare a correre. Comunque: Buon Natale a tutti
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SICUREZZA ALIMENTAREBisfenolo A negli alimenti: vecchie paure e nuovi pericoli La sostanza chimica, presente nella plastica dei biberon, potrebbe avere ripercussioni sullo sviluppo cerebrale dei bambini. Ma non sono solo i più piccoli a essere esposti. Il Salvagente ci spiega perché Vecchie paure I primi segnali sui rischi del Bpa appaiono nel 2008. Prima il National Institute of Health (Nih) aveva dimostrato i preoccupanti effetti nocivi della sostanza, anche a dosi contenute, sullo sviluppo delle ghiandole prostatiche e mammarie dei roditori. Poi uno studio indipendente, condotto da un insieme di organizzazioni sanitarie e ambientali statunitensi e canadesi, aveva verificato il rilascio di Bpa nel latte (fino a 8 parti per miliardo) da parte dei biberon, specie se riscaldati. È da allora che questa sostanza ha destato l’attenzione delle Agenzie per la sicurezza alimentari americane ed europee. Con esiti parzialmente differenti. Il Canada ha inizialmente bandito la sostanza dagli oggetti destinati all’infanzia e poi, quest’anno, ne ha vietato l’impiego in tutti i contenitori per alimenti. La Food and Drug Administration (Fda) e l’Agenzia per la sicurezza alimentare europea (Efsa) si sono attestate, invece, su una linea più blanda: pur accettando la pericolosità della sostanza, entrambe hanno rilevato che i livelli di esposizione al bisfenolo non sono tali da preoccupare e hanno fissato la dose giornaliera tollerabile a 50 microgrammi per kg di peso corporeo. Nuovi pericoli Eppure il capitolo bisfenolo è tutt’altro che chiuso. Ad aprire un nuovo fronte anti-Bpa è stata, tra l’altro, una recentissima ricerca condotta da Consumer Reports, il mensile dell’Unione consumatori statunitense. La rivista ha sottoposto a test 19 alimenti in scatola (zuppe, tonno, verdure, mais, salsa di pomodoro) di alcune delle principali marche presenti sul mercato americano: Nestlé, Progresso, Campbell’s, Chef Boyardes e Del Monte. L’analisi, realizzata su tre esemplari di ciascun tipo di prodotto, era tesa a verificare i livelli di migrazione del Bpa dalla scatola al suo contenuto. I risultati sono rilevanti in quanto dimostrano l’estensione della potenziale esposizione al bisfenolo A. Secondo quanto rilevato dalla rivista americana, solo mangiando una porzione di zuppa di verdura in scatola un consumatore potrebbe ingerire circa il doppio di ciò che attualmente l’Fda considera la tipica esposizione giornaliera media. Il più alto livello di bisfenolo è stato trovato nella zuppa vegetale Progresso (da 67 a 134 microgrammi per chilo) e nei fagiolini tagliati freschi in scatola Del Monte i cui livelli di Bpa rinvenuti vanno da 35,9 a 191 microgrammi per chilo. Decisamente troppo per gli esperti scientifici dell’associazione che raccomandano addirittura un’esposizione giornaliera di 0,0024 microgrammi per kg di peso corporeo. Questo studio, insieme ai recenti studi che hanno collegato il bisfenolo A ad anomalie riproduttive, a un elevato rischio di cancro alla prostata, al seno, al diabete e alle malattie cardiache, non hanno lasciato indifferente l’Fda che dovrebbe ripronunciarsi sull’argomento fissando i nuovi livelli massimi di esposizione al Bpa. E, proprio in questi giorni, un senatore statunitense, Charles Schumer, ha proposto una legge per bandire in tutta la nazione (gli Stati del Minnesota e della California lo hanno già fatto) l’additivo “incriminato” nei contenitori destinati ai bambini sotto i tre anni. In Europa sono soprattutto i francesi ad alzare la voce e a tenere alta la soglia d’attenzione sul bisfenolo A. Un gruppo di esperti e scienziati che si è dato il nome di Antidote Europe ha lanciato una massiccia campagna di informazione sulla sostanza, una raccolta di firme a livello europeo e scritto una lettera al presidente del Parlamento europeo nella quale si chiede di intervenire per bloccare l’utilizzo del Bpa nella produzione di contenitori per alimenti e in particolare nei biberon. L’associazione ambientalista Réseau environnement santé, invece, ha fatto pressioni, con successo, sull’Agenzia francese per la sicurezza sanitaria degli alimenti. A ottobre l’Afssa (l'Agenzia francese per la sicurezza degli alimenti) ha riaperto il dossier bisfenolo dando incarico a un gruppo di lavoro di esaminare i nuovi studi scientifici e valutare se ci sono gli elementi per una rivalutazione della posizione dell’Agenzia. Da l’Efsa, invece, non arriva nessun segnale. Il servizio completo e gli ulteriori approfondimenti sul numero del Salvagente in edicola da giovedì 3 dicembre |
Inviato da: Anonimo
il 12/12/2009 alle 19:33
Inviato da: vita1954c
il 28/01/2009 alle 18:38
Inviato da: verosassi
il 17/08/2008 alle 20:08
Inviato da: illustre
il 10/05/2008 alle 15:43
Inviato da: simoveganblu
il 09/05/2008 alle 13:21