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Una storia per la vita

Post n°10 pubblicato il 26 Luglio 2009 da rausvas
 

Villaggio in Malawi

Leggendo la storia del 22 luglio, ci si può chiedere chi siano le attiviste di DREAM. Allora, ecco una delle loro testimonianze, un appello rivolto col cuore ai suoi conterranei.

 

 Mi chiamo Alice e ho 26 anni. Nel 2005 sono risultata sieropositiva al test HIV eseguito in un centro di maternità. Scoprirmi sieropositiva è stato per me come ricevere una sentenza di morte; è stato il momento peggiore di tutta la mia vita. La mia vita era già molto dura, povera. Mi sono chiesta cosa stessi facendo su questa terra, perché dovevo continuare a vivere …. Il tutto è stato come un insulto per me; ho pensato che ero molto giovane e non avevo più nulla, ho immaginato quel che avrebbe pensato mio marito. Quando sono andata a casa abbiamo, sì, continuato a vivere insieme, ma non era una vita felice, poiché io sapevo del mio stato e mio marito non sapeva del suo. Lui addossava tutte le colpe su di me.

 Un giorno stavo parlando a una delle mie amiche del mio stato e lei mi ha detto del programma DREAM. Non ho esitato e mi sono immediatamente recata lì, mi hanno prelevato un campione di sangue ed ho fatto il counselling. Sono stata rassicurata sul fatto che non avrei avuto un bambino sieropositivo se solo avessi preso le medicine che mi erano state prescritte. Io non credevo che potesse accadere che una donna sieropositiva in attesa potesse avere un bambino sieronegativo.

 Ho preso le medicine come prescritto. Era il 19 dicembre 2005 quando ho partorito mia figlia. Dissi all’infermiera del mio stato di sieropositività e mi diedero la Nevirapina per la bimba. Subito dopo il parto mio marito mi abbandonò, perché aveva paura di crescere una bambina sieropositiva. E’ stato molto amaro crescere una bambina senza il padre, anche perché io avevo bisogno di lui per quasi tutto, soprattutto per assistermi con le spese di trasporto all’ospedale, nonché per tutto il necessario per la mia vita e per quella della bambina, specialmente quando mi chiesero di interrompere il suo allattamento a 6 mesi.

 In un anno di DREAM non ho mai mancato ad un appuntamento o una singola pillola. Ho provato meglio che potessi a raggiungere l’ospedale in tempo e seguire tutti gli appuntamenti. Più tardi, guardando come seguivo seriamente gli appuntamenti e come avessi una buona aderenza, DREAM mi ha chiesto di far parte dello staff. Ero molto felice e ringraziai Dio per aver risposto alle mie preghiere. Ero felice di essere parte del gruppo delle attiviste, di coloro che aiutano gli altri pazienti con l’educazione sanitaria, con l’assistenza domiciliare, con la condivisione della propria esperienza, come in una famiglia.

 Ho partecipato volentieri a DREAM, perché volevo condividere l’amore che loro avevano dato a me in tutto il tempo che avevo frequentato il centro, ma anche così che altri potessero vivere la mia stessa vita. Volevo condividere la mia esperienza con le altre donne in attesa, le quali avrebbero potuto sentire che non erano più sole, pur dopo essere state abbandonate dai loro mariti.

 Il 22 giugno del 2007 è stato un giorno particolare, in cui non vedevo l’ora di scoprire il risultato del test della mia bambina di un anno e 6 mesi. Mi hanno chiamato in una sala per darmi il risultato. Il mio cuore batteva forte mentre entravo nella stanza. Sono uscita dalla stanza in lacrime, ma non erano lacrime di dolore, bensì di gioia: mia figlia era negativa al test HIV.

 Voglio aggiungere che sono un’attivista ed anche un HIV Counselor. Il mio ruolo è:

1. dare consigli a chi è sieropositivo su come vivere da sieropositivi

2. fare terapia di gruppo

3. continuare a dare speranza a vecchi e nuovi pazienti di villaggi e città

4. condividere la mia storia di vita con le mamme in attesa per salvaguardare i loro figli dalla trasmissione del virus dalla madre al bambino

5. coinvolgere nell’educazione alla salute soprattutto gli adolescenti, un impegno davvero cruciale.

 La mia parola di incoraggiamento a voi tutti qui a Mtendere è questa: avvaletevi di questo ospedale, è molto vicino a noi. Essere sieropositivo non è la fine del mondo come molte persone pensano, mentre è una morte garantita quella di chi rifiuta qualsiasi assistenza medica. Chi prende sul serio il trattamento ha ancora tanta vita davanti a sé. Prendi ora la tua decisione di fare il test HIV, per conoscere il tuo status prima che sia troppo tardi.

 Infine, consentitemi di esprimere la mia speciale e sincera gratitudine per avermi permesso di condividere la mia storia di vita con voi qui a Mtendere.

 Possa l’Onnipotente Dio continuare a benedire questo programma della Comunità di Sant’Egidio così che anche altre persone che ancora non credono che l’AIDS possa essere curato e vinto vengano raggiunte e conoscano la verità.

 

Il lavoro svolto nell’ambito del Programma DREAM da medici, tecnici, infermieri e attivisti, così capillare e professionale, dovrebbe essere sostenuto da tutti, così che l'Africa possa chiudere definitivamente l'ignobile "capitolo schiavitù".

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