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L'Amor Cortese...

Post n°108 pubblicato il 08 Ottobre 2010 da rigel2_rm

Per stare un po' in tema con il precedente post e ispirata involontariamente dall'amico Cavaliere dei Draghi con un suo commento al suddetto post, oggi parlerò di quella corrente filosofica, letteraria e sentimentale  apparsa per la prima volta nel corso del XII sec. nelle liriche dei trovatori provenzali, che si affermò con successo nella letteratura in lingua d'oil del nord della Francia e  si basa sul concetto che solo chi ha un cuore nobile è in grado di amare...  Sopravviverà nel tempo tramite il "dolce stil novo" dantesco. L’amor cortese è un termine creato dal critico francese Gaston Paris nel 1883. Sicuramente molti di voi conosceranno questo argomento, però, a volte, è  piacevole rinfrescare un po' la memoria...e lo dico anche riguardo a me stessa. 

 

 

 

Quanto più la vita cavalleresco-cortese si viene ingentilendo, tanto più viene maturando il nuovo ideale dell'amore. L'amore è sentito come un superiore principio che educa e affina l'anima, come stimolo alla perfezione dell'uomo, come fonte di ogni bontà e bellezza.
Nel XII secolo si formano nell'"entourage" di alcuni grandi dame, come Eleonora d'Aquitania o di sua figlia, la contessa Maria di Champagne, dei circoli mondani chiamati "les cours d'amour", cioè le corti d'amore, nelle quali si discutono minuziosamente e in modo raffinato gli argomenti riguardanti i sentimenti e la poesia. E' da queste corti che nasce quel codice dell'amore cavalleresco che impone al giovane nobile di compiere molto imprese per l'onore della sua dama e soprattutto di dedicarle una obbedienza assoluta.

 

 

Nel "De honeste amandi" di Andrea Cappellano troviamo le norme e i canoni dell'amor cortese. L'amore di cui Andrea Cappellano parla è quello extra-matrimoniale, potenzialmente adultero, quale può conoscere e svilupparsi in una società ricca di agi, raffinata, colta e dedita ai piaceri. 

L’amor cortese del trobador è un sentimento capace di nobilitare e affinare l’uomo. Nasce come un’esperienza ambivalente fondata sulla compresenza di desiderio erotico e tensione spirituale. Tale "ambivalenza" è detta mezura, cioè la "misura", la giusta distanza tra sofferenza e piacere, tra angoscia ed esaltazione.

Per questa ragione, anche, esso non può realizzarsi dentro il matrimonio, e l’amor cortese è quindi adultero per definizione. Esso è desiderio fisico, ma soprattutto motivo di elevazione spirituale nell’uomo: serve a nobilitarne l’animo e non può esistere in un animo volgare (del popolo contadino), ma solo in un animo cortese (della corte), dando modo così all’amante vassallo (cioè senza feudo) di tener testa ai propri signori, almeno spiritualmente. Si instaura, quindi, fra la dama e l’amante un rapporto d’amore esclusivo, così come il poeta deve rivolgersi ad una sola dama, essa deve accettare al suo servizio non più di un amante. Nel caso in cui una delle due parti trasgredisse, allora il rapporto può cessare.

 

 

Per l’amante il marito non è assolutamente un pericolo, mentre per questi un pericolo si rivela quella cerchia di uomini che si trovano nella sua stessa posizione di "amante cortese", poiché essi tenteranno in ogni modo di infangarlo.

Gli elementi caratterizzanti l'amor cortese sono:

  • Il culto della donna, vista dall'amante come un essere sublime, irraggiungibile.
  •  L'inferiorità dell'uomo rispetto alla donna amata, l'amante si sottomette        completamente e obbedisce alle volontà della donna. Tale rapporto fra i due sessi è definito "servizio d'amore". L'amante presenta il suo omaggio alla donna e resta in umile adorazione di fronte a lei.
  • L'amore inappagato,cioè l'amante non chiede nulla in cambio dei suoi servigi. Non si tratta però di amore spirituale, platonico, anzi si presenta con note sensuali.

  • La gioia, o meglio una forma di ebbrezza ed esaltazione, di pienezza vitale, formata dall'amore impossibile, che però genera insieme anche sofferenza, tormento.

  • L'amore ingentilisce, la devozione alla donna ingentilisce l'animo, lo nobilita, lo purifica dalla rozzezza. L'amare è un esercizio di perfezionamento interiore. Questo avviene perché la tensione del desiderio è perpetuamente inappagata, se il fine fosse raggiunto, la tensione cadrebbe.

  • L'amore adultero, che si svolge al di fuori del vincolo coniugale: addirittura, si teorizza che nel matrimonio non possa esistere veramente "amor fino". Il matrimonio, infatti, spesso era un contratto stipulato per ragioni dinastiche o economiche. Il carattere adultero dell'amore esige il segreto, che tuteli l'onore della donna: per questo il suo nome non viene mai pronunciato dai poeti.

  • Il conflitto tra amore e religione, scaturito dal culto per la donna divinizzata con il culto per Dio; inoltre la Chiesa condanna notoriamente il peccato dell'adulterio.
     

 

 

La pratica dell'amor cortese viene a svilupparsi nella vita di corte di quattro regioni: Aquitania, Provenza, Champagne e Borgogna, pressappoco al tempo della prima crociata (1099). dall'Aquitania, Eleonora portò gli ideali dell'amor cortese prima alla corte di Francia, poi in Inghilterra, dove fu regina di due re. Sua figlia Maria, contessa di Champagne portò il comportamento cortese alla corte del conte di Champagne. L'amor cortese trova la sua espressione nelle poesie liriche scritte dai trovatori, come Guglielmo IX, duca d'Aquitania (1071–1126), uno dei primi poeti trovatori.

I poeti adottarono così la terminologia del feudalesimo, dichiarandosi vassalli della donna e rivolgendosi a lei con l'appellativo lusinghiero di midons (mio signore), una specie di nome in codice in modo che il poeta non ne rivelasse il nome. Il modello trobadorico della donna ideale era la moglie del suo "datore di lavoro" o signore, una donna di un rango più elevato, di solito la ricca e potente padrona del castello. Quando il marito era lontano per la crociata o altri affari, lei gestiva gli affari amministrativi e culturali; talvolta questo succedeva anche quando il marito era a casa. La donna era ricca e potente e il poeta dava così voce alle aspirazioni della classe cortigianesca, in quanto solo coloro che erano nobili potevano cimentarsi nell'amor cortese. Questo nuovo tipo di amore vedeva la nobiltà non in base alla ricchezza e alla storia della famiglia, ma nel carattere e nelle azioni, e quindi faceva appello ai cavalieri più poveri che vedevano così una strada aperta per progredire.

Poiché a quel tempo il matrimonio aveva poco a che fare con l'amore, l'amor cortese era anche un modo per i nobili di esprimere l'amore non trovato nel loro matrimonio.Gli "amanti" nel contesto dell'amor cortese non facevano riferimento al sesso, ma piuttosto all'agire emotivo. Questi "amanti" avevano brevi appuntamenti in segreto, che si intensificavano mentalmente, ma mai fisicamente. Le regole dell'amor cortese vennero codificate in quell'opera altamente influente del tardo secolo XII che è il De Amore di Andrea Cappellano, dove si legge per es. che...

- "il matrimonio non è una vera scusa per non amare",

- "colui che non è geloso non può amare",

- "nessuno può essere legato a un doppio amore" e

- "quando si rende pubblico un amore raramente dura".

Molte delle convenzioni in merito all'amor cortese possono essere rintracciate in Ovidio, attraverso Andrea Cappellano, ma non è plausibile che possano tutte essere riconducibili a questa origine. Nel periodo moderno, considerazioni riguardanti l'amor cortese spesso fanno capo all'ipotesi araba, posta in qualche modo quasi dall'inizio del termine "amor cortese". Una fonte proposta per il confronto è rappresentata dai poeti arabi e dalla poesia della Spagna mussulmana e dal contatto più esteso dell'Europa con il mondo islamico.

Dato che pratiche simili all'amor cortese erano già in auge nell'Al-Andalus e altrove nel mondo islamico, è molto verosimile che queste influenzassero gli europei cristiani. Guglielmo d'Aquitania, per esempio, era coinvolto nella prima crociata e nella reconquista in corso in Spagna, talché egli avrebbe avuto un contatto decisamente esteso con la cultura mussulmana.

Secondo G. E. von Grunebaum, ci sono diversi elementi che si sviluppano nella letteratura araba. Le nozioni dell'"amore finalizzato all'amore" e dell'"esaltazione della donna amata" vengono fatti risalire alla letteratura araba del IX e X secolo. La nozione dell'amore come "potenza che nobilita" viene sviluppata nell'XI secolo dallo psicologo persiano e filosofo, Ibn Sina (conosciuto come "Avicenna" in Europa), nel suo trattato Risala fi'l-Ishq (Trattato sull'amore). L'elemento finale dell'amor cortese, il concetto di "amore come desiderio che non può mai essere appagato", era a volte implicito nella poesia araba, ma viene per la prima volta sviluppato in forma dottrinale nella letteratura europea, in cui tutti e quattro gli elementi dell'amor cortese venivano ad essere presenti.

Secondo un argomento delineato da Maria Rosa Menocal, in Il ruolo arabo nella storia della letteratura medievale, nella Spagna dell'XI secolo sarebbero apparsi un gruppo di poeti girovaghi i quali andavano di corte in corte, talvolta giungendo nelle corti cristiane della Francia meridionale, una situazione strettamente rispecchiante ciò che sarebbe successo nella Francia meridionale quasi un secolo più tardi. I contatti tra questi poeti spagnoli e i trovatori francesi erano frequenti. Le forme metriche usate dai poeti spagnoli erano simili a quelle usate successivamente dai trovatori.

L'analisi storica dell'amor cortese varia tra le varie scuole. Quel genere di storia che guarda l'alto medioevo come dominato da una teocrazia prude e patriarcale, vede l'amor cortese come una reazione "umanistica" alle idee puritane della chiesa cattolica.Nel linguaggio degli studiosi che appoggiano questa opinione, l'amor cortese è serbato per la sua esaltazione della femminilità come forza morale, spirituale e nobilitante, contrariamente allo sciovinismo corazzato del primo e secondo stato. La condanna dell'amor cortese all'inizio del XIII secolo da parte della Chiesa in quanto eretico, viene visto da questi studiosi come il tentativo di reprimere questa "ribellione sessuale".

 

 

 

 

Tuttavia, altri studiosi notano che l'amor cortese era certamente legato agli sforzi della Chiesa di civilizzare i rozzi codici feudali germanici del tardo XI secolo. Si è inoltre suggerito che la prevalenza di matrimoni combinati richiedeva altri sbocchi, dovuti a un'esigenza di espressione più personale e romantica dell'amore, e perciò l'amor cortese sorse, non in reazione alla pruderie o al patriarcato della Chiesa, ma ai costumi nuziali del periodo.

A volte, la donna potrebbe essere una princesse lointaine ("principessa lontana") e qualche storia racconta di uomini che si innamorarono di donne che non avevano mai visto, solamente ascoltando la descrizione della loro perfezione, ma in genere non erano così distanti. Diventando l'etichetta dell'amor cortese più complicata, il cavaliere avrebbe potuto indossare i colori della sua donna: dove l'azzurro o il nero erano talvolta i colori della fedeltà; verde, probabilmente un segno di infedeltà. La salvezza, precedentemente relegata nelle mani del clero, adesso proviene dalle mani della donna a cui ci si lega. In alcuni casi, ci furono anche donne che componevano, le trobairitz, le quali esprimevano lo stesso sentimento per gli uomini.

 

 

 


Un punto di controversia in corso sull'amor cortese è in che misura esso fosse sessuale. Tutto l'amor cortese era erotico in un certo senso, e non puramente platonico — i trovatori parlano della bellezza fisica delle loro donne e dei sentimenti e desideri che queste suscitano in loro. Tuttavia, non è chiaro ciò che un poeta dovrebbe fare: vivere una vita di desiderio perpetuo incanalando le sue energie per fini più alti, o dedicarsi alla soddisfazione fisica. Gli studiosi considerano entrambe le opzioni.

Denis de Rougemont osserva che i trovatori venissero influenzati dalle dottrine catare che rigettavano i piaceri della carne, rivolgendosi perciò metaforicamente allo spirito e all'anima delle loro donne. Rougemont inoltre aggiunge che l'amor cortese sottostava al codice cavalleresco e perciò la lealtà del cavaliere andava sempre al suo re, prima che alla sua amante.Edmund Reiss dichiara per di più che esso fosse un amore spirituale, ma un amore che aveva più attinenza con l'amore cristiano, o caritas. D'altra parte, gli studiosi come Mosché Lazar affermano che il fine desiderato fosse l'amore sessuale adultero, finalizzato al possesso fisico della donna.

Molti studiosi identificano l'amor cortese con l'"amore puro" descritto nel 1184 da Andrea  Cappellano nel De Amore :

"È l'amore puro che lega insieme i cuori dei due amanti con ogni sentimento di gioia. Questo tipo consiste nella contemplazione della mente e l'affetto del cuore, limitandosi al bacio e all'abbraccio e al modesto contatto con il corpo nudo dell'amante, omettendo la soddisfazione completa, poiché ciò non è permesso a coloro che desiderano amare in modo puro... Questo viene chiamato amore misto che trae il suo effetto da ogni delizia del corpo, culminando nell'atto finale di Venere."

All'interno del corpus poetico trobadorico vi è un'ampia possibilità di atteggiamenti, anche attraverso le opere dei singoli poeti. Alcune poesie sono fisicamente sensuali, e a volte anche oscene, mentre altre altamente spirituali ai limiti del platonico.

Un punto risulta controverso in merito al fatto se l'amor cortese fosse puramente letterario o di fatto praticato nella vita reale. Non vi sono fonti storiche che offrano prova della sua presenza nella realtà. Lo storico John Benton non trova nessuna evidenza documentale nei codici giuridici, casi giudiziari, cronache o altri documenti storici. Tuttavia, l'esistenza del genere non-fantastico dei libri di cortesia fornisce forse la prova della sua pratica. Per esempio, secondo il libro di cortesia di Christine de Pizan chiamato Libro delle Tre Virtù (1405 ca.), nel quale viene espressa la disapprovazione dell'amor cortese, la convenzione veniva sfruttata per giustificare gli amori illiciti. L'amor cortese probabilmente trovava espressione nel mondo reale nei costumi del tempo quali l'incoronazione delle Regine di Amore e Bellezza ai tornei. Filippo il Buono, nella suo "Banquet du Voeu du Faisan" del 1454, fa affidamento sulle parabole ricavate dall'amor cortese per incitare i suoi nobili a giurare di partecipare ad una crociata anticipata, mentre anche nel XV secolo numerose convenzioni sociali e politiche di fatto erano ampiamente basate su formule dettate dalle "regole" dell'amor cortese.

Un punto di controversia è rappresentanto dall'esistenza delle "corti d'amore", per la prima volta menzionate da Andrea Cappellano. Queste supposte corti erano formate da "tribunali" composte da 10 a 70 donne che avevano il compito di ascoltare un "caso di amore" e dare consigli al riguardo in base alle regole dell'amore. Gli storici del XIX secolo consideravano una realtà l'esistenza di queste corti, tuttavia studiosi successivi, come Benton, noteranno che "nessuna delle tantissime lettere, cronache, canzoni e dediche devote" facciano presumere la loro esistenza al di fuori della letteratura poetica. Secondo Diane Bornstein, un modo per colmare il divario tra i riferimenti alle corti d'amore nella letteratura e la mancanza di evidenza documentale nella vita reale, è il fatto che esse fossero simili a saloni letterari o aggregazioni sociali, dove le persone leggevano i loro componimenti poetici, discutevano su questioni d'amore e proponevano giochi di parole riguardanti gli amoreggiamenti.

 

 

 

 

 
 
 
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E CITARLO PER DANNO

La Corte di cassazione con la sentenza n. 8824 della Quinta sezione penale depositata il 7 marzo 2011, ha condannato chi, utilizzando un nickname su un forum online diffondeva ingiurie, in forma anonima, nei confronti di altre persone.

L'indirizzo Ip ha inchiodato l'autore della diffamazione, confermando che la traccia digitale permette l'identificazione senza dubbi.

commissariato di P.S. online:

 

 

 

 

Grazie Leon! 

 

 

 

 

 

 

 

 

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