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Messaggi di Marzo 2015

I FILM DEL BIFEST: DISCOUNT (FRANCIA)

Post n°6864 pubblicato il 27 Marzo 2015 da romolor
 
Tag: Bifest
Foto di romolor

PANORAMA INTERNAZIONALE DEL BIFEST: "DISCOUNT", di Louis-Julien Petit
di ROMOLO RICAPITO

 

E' stato presentato nell'ambito del Bifest 2015 (Bari International Film Festival) presso il Teatro Petruzzelli, il film Discount (Francia, 2014) , quarto del "Panorama Internazionale", alla presenza del regista esordiente Louis-Julien Petit e della produttrice Liza Benguigui.
Come anticipato dal critico Enrico Magrelli, intervistatore sul palco, è un film d'esordio che ha ottenuto in Francia un'accoglienza molto positiva . Trattasi di una commedia che fa discutere, perché immersa nel sociale di più stretta attualità, quello della crisi economica che attanaglia l'Europa , causando nella provincia francese un livellamento delle classi sciali medie verso il basso, per condizioni economiche e possibilità di lavoro.
Cosicché nella modalità narrative della sceneggiatura, anche i lavoratori del "discount " (abolita qualsiasi appartenenza a catene commerciali: nella pellicola la scritta Discount domina su insegne e scaffali) sono equiparabili a una categoria di nuovi schiavi sociali: licenziabili in qualsiasi momento, soprattutto se cinquantenni, senza possibilità di carriera e sottoposti a un monitoraggio addirittura per le loro necessità fisiologiche, comprendenti meno di un minuto "tollerato" di assenza per gli uomini e 1'35 per le donne, anche in caso di ciclo mensile.
Il regista Petit ha dichiarato che Ettore Scola ( il presidente del Bifest) col film "La Famiglia" è stato un ispiratore del suo cinema, che usa il registro del ridere sulle cose drammatiche, in questo sfumato contesto di recessione e crisi economico-occupazionale.
L'impianto narrativo si basa su un fatto realmente accaduto, quello di una dipendente di supermercato perseguita per aver sottratto all'azienda ticket promozionali del "3x2".
La donna, diventata presto un'eroina popolare, fu ospitata in talk show televisivi e omaggiata dai suoi fans con nuovi buoni promozionali.
La politica dell'hard discount è, come si legge in quest'opera, una fredda catena di lavoro che prevede man mano la sostituzione di determinati soggetti con gente più giovane e competitiva .
Il discount assurge dunque a stato dell'anima: secondo il regista, nella vita tutti siamo sostituibili dai "nuovi arrivati", senza rispetto alcuno per le proprie individualità e professionalità.
Nel film vero e proprio, i dipendenti di "Discount" creano un loro discount alternativo, sottraendo le merci dal magazzino, quelle che comunque vengono scartate perché in scadenza, offrendole in vendita in improvvisati mercati organizzati in magazzini abbandonati, situati in in zone periferiche, avvertendo i clienti potenziali con avvisi ad personam , tramite una sorta di organizzazione a "tam-tam" tipica dei rave party.
Così le ferree logiche di mercato imposte del loro capo Benaoui (una donna) eterodiretta a sua volta dai vertici aziendali e che ha il compito di "tagliare" i dipendenti, soprattutto quelli scomodi , si scontrano con la voglia di sopravvivenza dei sottoposti, che infrangono le regole per necessità, con la partecipazione spontanea e il sostegno incondizionato della clientela improvvisata e irregolare, composta principalmente da casalinghe, pensionati e sottopagati.
Gli interpreti principali del film sono Olivier Barthelemy, l'unico "bello" del cast, che è il commesso con a carico l'anziano padre cieco, Corinne Masiero, precedentemente nominata al César (2013) e Pascal Demolon .
Romolo Ricapito

 

 
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Dopo l'abbandono di Malik. ONE DIRECTION: LE ACCUSE CONTRO DI LORO SONO INFONDATE?

Post n°6863 pubblicato il 27 Marzo 2015 da romolor
 
Foto di romolor

Ho letto di sfuggita lo sfogo di un giornalista, contrariato anzi quasi disperato perché la figlia era fan della band inglese dei One Direction, con tutte le implicazioni del caso.
La ragazza volle essere portata a Londra per essere "vicina" ai suoi idoli.
Quello che mi ha irritato, è stato l'atteggiamento del genitore; contrariato, ma consenziente nell'accontentare le esigenze della figlia.
Con imposizioni insulse: "va bene ascoltare le canzoni dei One Direction in auto, con l'accordo di sentirne almeno una ogni tanto dei Jehtro Tull", passione giovanile del genitore.
Questo volere da parte dell'uomo atteggiarsi a intellettuale dal gusto "superiore", che vuole sotto sotto imporre i suoi gusti alla figlia, non mi è piaciuto.
Capirei se assieme invece dei Jehtro Tull le avesse fatto ascoltare qualcosa di Mozart.
Nel suo articolo il giornalista cita anche i Genesis e i King Crimson come esempio di una cultura superiore.
Quali studi musicali ha fatto per reputarsi un esperto?
A questo punto avrebbe potuto elencare altri artisti, di altri generi. Che so: Charles Aznavour, Mina, Frank Sinatra, Elvis Presley.
Ma elencare gruppi rock del passato fa ancora "fino" in certi ambienti di gente cresciuta negli anni Settanta.
Dalle note che corredano l'articolo di cui sopra, l'autore viene definito a un certo punto addirittura scrittore.
Cosa ancora più grave che se fosse stato soltanto giornalista.
Ora la figlia ha lasciato il culto dei One Direction per dedicarsi ad altri artisti. Intanto uno dei componenti della band, Zayn Malik, ha abbandonato gli altri One Direction perché stanco di una vita troppo piena di concerti e viaggi.
Il complesso inciderà nuovi dischi, farà altri concerti.
Smettiamo di alzare le sopracciglia con condiscendenza giudicando i nuovi fenomeni musicali col nostro vecchio metro e accettiamoli per quello che sono: espressioni di nuove culture.
Romolo Ricapito

 
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L'antiquaire . ANTEPRIMA AL BIFEST di Bari

Post n°6862 pubblicato il 26 Marzo 2015 da romolor
 
Foto di romolor

L'ANTIQUAIRE DI MARGOLIN: ANTEPRIMA AL BIFEST 2015.
di ROMOLO RICAPITO

Pienone anche nei palchi (e non soltanto in platea) del Teatro Petruzzelli di Bari in occasione della "prima" del film "L 'Antiquaire" (Francia, 2015), presente in sala il regista Francois Margolin.
A tal proposito, è stato sottolineato come Margolin sia un personaggio eclettico (regista, montatore, sceneggiatore, produttore e direttore della fotografia) che ha dato luogo con questa sua "studiata" opera a un'unione tra "cinema familiare" e storia dell'Europa.
L'intera vicenda di Esther Stegmann , la protagonista, si basa su fatti realmente accaduti.
Essi attengono, più in generale, alle relazioni tra ebrei e Stato Francese, argomento sempre di grande attualità.
Ancora, questo "The Art Dealer" (titolo inglese) richiama la questione del collaborazionismo e di come questo tema venga negato ancora adesso dalla cultura ufficiale e dalle istituzioni in Francia.
E' stato sottolineato che il regista Margolin ha utilizzato per questa sua pellicola volti storici del cinema francese, affiancati ad attori giovani anch'essi molto bravi.
Il cast annovera infatti il quasi novantenne Michel Bouquet (La Sposa in Nero e La Mia Droga si chiama Julie entrambi diretti da Francois Truffaut tra i suoi film più noti) e Robert Hirsh (novant'anni il prossimo giugno), molto attivo anche a teatro con la Comédie Francaise.
Mentre la protagonista, Anna Sigalevitch è nota per il film di Haneke "La Pianista", al fianco di Isabelle Huppert.
Tale "mescolanza" di personalità offre una possibilità d'identificazione per tutte le generazioni.
Al centro dell'intreccio, dei filmati ritrovati dalla protagonista (perché ereditati) appartenenti al nonno ebreo, ucciso nel 1941 in circostanze mai chiarite.
In tali filmati, che sono una sorta di testamento, viene raccontata una storia parallela che assume i contorni di un vero e proprio "giallo".
Tale giallo è legato a un dipinto raffigurante due leopardi, ad opera del pittore svizzero Jacques- Laurent Agasse (1767-1849).
Il quadro, , sparì perché trafugato dai nazisti durante la guerra, assieme a molti altri appartenenti alla famiglia Stegmann.
Le rimembranze si alternano a un presente ricco di riferimenti al vintage:Infatti tutti i protagonisti durante una festa abbastanzakitsch ballano la vecchia canzone di Francoise Hardy Tout les garcons et les filles, mentre nonno Jean Stegmann in uno dei filmati ritrovati suona al piano e canta in italiano l'aria del Don Giovanni di Mozart " Là ci darem la mano".
Nei filmati risalenti ai primi anni Quaranta (quelli a colori) i parenti prossimi di Esther parlano di portare in salvo le opere d'arte da sottrarre ai nazisti attraversando la Svizzera. Il dipinto dei"leopardi"al centro dell'intreccio appartenne inizialmente all'Imperatrice d'Austria.
Nelle indagini della giovane Esther, emerge un'evidente responsabilità dello Stato nella restituzione agli eredi legittimi delle opere d'arte ritrovate , che viene ritardata o impedita.
Nelle varie scene l'attrice principale gira vestita come Maria Schneider in Ultimo Tango a Parigi, alle prese con vecchi e polverosi documenti d'archivio che compaiono e poi spariscono.
Il responsabile ed esecutore testamentario della nonna Jeanne , scomparsa nel 2002 e sopravvissuta quindi alla Shoah, è l'ambiguo prozio Raoul, che compare anche nei filmati di settant'anni prima.
Nonostante l'impegno, la trama risulta un po' farraginosa.
Lo scopo didattico è evidente , ma anche se è molto utile al fine di rendere nota una realtà importante, si scade nel manierismo. La sceneggiatura vuole a forza "insegnare", mischiando cose e contenuti.
Ad aggiungere sale sulle ferite, la protagonista, nei panni di Esther, recita in modo troppo nervoso, risultando antipatica e finanche insopportabile.
Infine i vecchi filmati vengono proposti e riproposti anche nel finale: sempre gli stessi, in una ripetizione che, anziché aggiungere, sottrae bellezza al film.
Per fortuna la scena madre tra i due novantenni veterani del cast, che si scontrano su una scalinata di un' antica residenza, è da manuale e a prova di coronarie: i mattatori si rimproverano reciprocamente, urlando a perdifiato, rancori mai sopiti.....
ROMOLO RICAPITO

 

 
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BIFEST 2015: LUCIA DE B. Recensine a cura di Romolo Ricapito

Post n°6861 pubblicato il 25 Marzo 2015 da romolor
 
Tag: BARI, Bifest
Foto di romolor

BIFEST 2015: GRANDE SUCCESSO PER LUCIA DE B. (PANORAMA INTERNAZIONALE), FILM OLANDESE CHE FU SELEZIONATO PER GLI OSCAR
di ROMOLO RICAPITO

Teatro Petruzzelli affollato per la proiezione nell'ambito del Bifest del film olandese (co-prodotto con Belgio, Svezia e Lussemburgo) "Lucia de B" (Accused) diretto da Paula Van de Oerts.
Grandi applausi non appena sono apparsi sul grande schermo i titoli di coda e un pensiero da parte degli spettatori : "questo è un film da Oscar".
Non a caso, l'opera era stata selezionata in Patria per concorrere all'assegnazione della celebre statuetta assegnata dall'Academy per il miglior film straniero.
La sceneggiatura si incentra su una capace e scrupolosa infermiera arrestata per errore a causa di pregiudizi e alcuni pettegolezzi delle colleghe, che a inizio film appare ammanettata all'interno dell'auto delle forze dell'ordine : nella sua sofferenza la donna è ridotta a "fenomeno da baraccone" da mostrare al pubblico e ai giornalisti, famelici nel recepire acriticamente alcune notizie, perché influenzati da Procure desiderose di un colpevole, anche a costo di inibire prove che potrebbero scagionarlo, come avviene in tale contesto.
La storia di Lucia de Berk è complessa : la donna si occupa principalmente di pazienti anziani terminali o di neonati; nel privato accudisce un vecchio nonno,, ormai in fin di vita
L'ambiente ospedaliero che viene mostrato è funzionale, apparentemente presente alle esigenze dei ricoverati.
Ma non è così: in una scena osserviamo le lamentele della dottoressa di turno, richiamata per un'urgenza (un neonato che sta soffocando) la quale reagisce all'emergenza con indifferenza ed esibita insofferenza: è stata disturbata mentre assisteva a una rappresentazione teatrale.
Facile che in questo contesto, attraverso un gioco di specchi e di responsabilità da scaricare, al primo grave incidente la colpa ricada su Lucia. E' lei l'agnello sacrificale adatto: fredda, controllata (in realtà la sua è una maschera) e con un segreto nel passato che viene sfruttato contro di lei.
Lucia infatti ,appena adolescente, fu venduta dalla madre come giovane prostituta per quarantenni danarosi : ciò è sufficiente nel presente per farne un'aguzzina di neonati ed anziani morti per cause naturali, onde coprire i disservizi del suo reparto.
La vicenda inizia l'8 settembre 2001 e termina nel 2010 con un verdetto finale della Suprema Corte, che ribalta quelli iniziali di colpevolezza e condanna all'ergastolo.
Il film è crudo nel mostrare la sofferenza della protagonista, la bravissima Ariane Schluter (1966) . La sua storia viene contrapposta a quella di una giovane procuratrice legale, assistente dell'accusa (Sallie Harmsen, 1989 ). Lo scontro tra le due donne si rivela simbolico in una particolare scena, quando la componente dell'accusa spia dal vetro di una finestra l'imputata, che sta per essere arrestata. I loro volti contrapposti riveleranno due donne non tanto dissimili, alla fine, nella ricerca della verità.
Ma la pellicola si rivela attuale per i contenuti che la allineano a sentimenti di massa purtroppo negativi, ma che esplodono un po' dovunque durante casi di cronaca nera d'influenza sulla pubblica opinione : isteria di massa, caccia alle streghe, voglia di conquista della notorietà da parte di pubblici ministeri frustrati e incapaci.
L'odissea di Lucia si conclude felicemente. La storia è ricavata da un fatto reale: la vera Lucia de Berk, nata nel 1961 e soprannominata Angelo della Morte, accusata di quattro omicidi e tre tentati assassinii , ma inizialmente di tredici morti sospette .
Nella sceneggiatura vengono messi in evidenza gli errori nel leggere le statistiche sanitarie , le testimonianze sottaciute, la voglia di coprire imbarazzanti magagne da parte di cliniche apparentemente perfette sacrificando dipendenti particolarmente coscienziosi, analisi di laboratorio manipolate o addirittura occultate per non far vincere gli avvocati della difesa. Curiosamente l'opera ha molte analogie con il capolavoro di Fritz Lang "Furia" del 1936, proiettato al Bifest nell'ambito di un'ampia rassegna dedicata al famoso cineasta austriaco.
ROMOLO RICAPITO

 

 
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Clamorosa GAFFE di Bruno Vespa: chiama AL BANO il ministro degli Interni!

Post n°6860 pubblicato il 25 Marzo 2015 da romolor
 
Foto di romolor

Strepitosa gaffe di Bruno Vespa a Porta a Porta, che nel salutare il ministro Alfano gli dice: arrivederci ad Al Bano.
Alfano, imbarazzato, ha corretto: "Al Bano proprio no"....aggiungendo, con spirito: la mia Romina si chiama Tiziana.
Vespa, rimediando un'altra gaffe, ha sottolineato che non voleva alludere a una separazione o a un divorzio, come nel caso della coppia Carrisi-Power...
C'è da rimanere davvero basiti da queste gaffe da parte di Vespa, il quale raccoglie l'eredità di Mike Bongiorno.
Eppure il grande Mike non è mai arrivato a tanto, al massimo ha storpiato il nome di Paolo VI leggendolo "Paolo vi".
Ad ogni modo spero che tali errori di Vespa non siano un'anticipazione di una certa stanchezza come conduttore, che condurrebbe a un autopensionamento.
Lasciamogli condurre, ancora, almeno 1.000 Porta a Porta...
ROMOLO RICAPITO

 
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