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Messaggi del 17/03/2014

 

Il piano sbagliato

Post n°1648 pubblicato il 17 Marzo 2014 da paperino61to

 

Chi di noi non ha mai preso un ascensore ? Altrettanto si può dire  : chi non ha mai sbagliato piano ? Ebbene capita a tutti , il problema è se capita come al protagonista di questo racconto. Buona lettura cari amici.

          

Ero in ritardo notevole, colpa del traffico in  questa dannata città. Mi fiondai di filato nell’atrio dell’edificio, ma  i fogli che erano nella cartellina svolazzarono dappertutto.

“  Mancava ancora questo, maledizione “ , m’inchinai a raccoglierli. Manco una persona mi venne in soccorso.

Alla rinfusa  ricacciai i fogli  nella cartellina e andai dritto all’ascensore. Guardai l’ora, ero “solamente “ in ritardo di mezz’ora. Stavolta non mi sarei salvato facilmente  neanche dando la colpa al traffico di New York o alla sveglia che non era suonata . Sissignore, stavolta il titolare dell’ufficio  che mi ha affidato il lavoro  mi avrebbe fatto nero  in tutti i sensi.

               


Entrai nell’ascensore e schiacciai il piano desiderato : 23.  “ Avere l’ufficio un po’ più in basso no vero ? “ pensai tra me e me. Purtroppo era all’ultimo piano, almeno non potevo sbagliarmi :  Ufficio di progetti immobiliari. Un cliente aveva richiesto di ristrutturare   l’alloggio, ore e ore di lavoro e adesso rischio di perdere tutto per un dannato ritardo.

Le porte dell’ascensore si aprirono , il corridoio  era illuminato debolmente.  Lessi  la notazione del  numero di porta  dell’ufficio, in questo palazzo non c’erano  targhette ma solo numeri.

“ 230 “ , giustamente 23 piani , ogni piano dieci uffici , il conto torna.

                    


Mi avviai verso il corridoio, la luce era fioca . Il silenzio era pesante come l’aria. L’Ultima volta che ero venuto qui, mi sembrava di ricordare  una finestra. Guardai le porte ,non vi erano numeri.

“ E ora come faccio ? Mica posso aprirle tutte !! “ esclamai.

Proseguii fino in fondo al corridoio,  nessuna porta aveva numeri , quindi tornai indietro, e mi ritrovai a fare ad una svolta.

“  Dove salta fuori questa svolta ad angolo ? “ pensai. Non l’avevo fatta prima.

                     


Provai un senso di inquietudine. Bussai alla porta che era alla mia destra. Si apri . Comparve una donna di una bellezza straordinaria. I suoi vestiti lasciavano traspirare tutta la sua sensualità.

“ Ti stavamo aspettando “ la sua voce era dolce, mielosa  che contrastava con i gesti lascivi. Mi indicò di entrare.

Non sapevo come comportarmi, il mio ego maschile assieme all’ormone erano già dentro la stanza, ma il mio essere razionale no. Domandai chi fosse e perché mi stava aspettando.

La risata che usci dalla sua bocca mi fece gelare il sangue , non aveva nulla di un essere umano, sembrava quasi giungesse dagli Inferi.

“ No…no…io…vado …io …” balbettando mi accorsi di retrocedere verso il corridoio. Svoltai l’angolo con il cuore in affanno, lo sentivo battere velocemente in quel dannato silenzio. Mi appoggiai alla parete,  mi sentivo svenire.


             

Urlai quando sentii una mano sfiorarmi. Guardai chi era. Un bambina mi osservava .

“ Si è perso signore ? “ mi domandò , la voce sembrava una cantilena.

“ Si  , mi son perso, dovrei andare al numero 230. Sai dove si trova ? “ .

Mi squadrò e alzò le spalle ,poi rispose : “ Qui i numeri non esistono, qui non esiste nulla, tranne la dannazione “. Cercò di prendermi la mano ma la ritrassi immediatamente. Cosa dice questo sgorbio , la dannazione ?
“ Vuoi prendermi in giro vero ? E’ tutto uno scherzo ? “ dissi queste parole , sperando  fosse così, ma  sapevo che non lo era affatto.

Il bambino guardò oltre le mie spalle , aveva l’aria impaurita, disse solo : “ Sta arrivando, scappa…scappa “. Mi girai , ma non vidi nulla . “ Senti picco…” la frase si smorzò da sola, il bambino era sparito inghiottito dal nulla.

Provai a chiamarlo, niente , percorsi il corridoio correndo, ma nulla, era sparito.

                  


“ Mio Dio, dove sono ? Che sta succedendo ? “ urlai.

Il corridoio sembrava essere più stretto di  prima, ma sapevo che era uno scherzo della mia mente,  o almeno lo speravo che lo fosse. Una voce penetrò nel mio cervello dicendo : “ Ne sei sicuro ? “.  La cartellina mi cascò dalle mani e corsi verso l’ascensore.


                            

Un bagliore illuminava un pezzo di corridoio. Man mano che mi avvicinavo  quel bagliore disegnava nell’aria un volto. Quando arrivai ad  un paio di metri  mi accorsi che quel volto  lo conoscevo, era lo stesso che vidi quando ero piccolo nella Bibbia : era Belth ,  il Diavolo. Cercai di urlare ma non usci nessun suono, tornai indietro mentre il bagliore di  una luce bianca diventava rossa, un colore simile al sangue.

Il cuore non cessava di battere all’impazzata, in quel silenzio surreale era l’unico rumore che  sentivo. Picchiai fortemente alla porta che si trovava alla mia destra ma  nessuno venne ad aprire. “ Vi prego aiutatemi, vi prego …” mentre il bagliore si avvicinava sempre più.



Percorsi nuovamente il corridoio nella speranza di lasciare alle spalle quella dannata luce ,  ora non mi sembrava più stretto ma bensì di una lunghezza infinita ;  anche le porte erano diverse  , ora sembravano volti che urlavano “  aiuto “.

“ Vi prego…vi scongiuro “ mi accorsi di dire queste parole mentre piangevo accovacciato in un angolino  e tremante di paura. Guardai l’orologio, erano passate tre ore da quando avevo messo piede su questo piano mentre  fuori doveva già essere calato il sole.

“ Sto sognando, è un incubo. Domani mattina mi sveglierò e niente di tutto  questo sarà successo “, dissi questo ridendo come fossi un matto , uno di quelli che si trovano nei manicomi. Il cervello stava lasciandomi con tutte le sue razionalità.

            


Una porta si apri, un uomo mi guardò e chiese se avevo bisogno di qualcosa. Mi avvicinai a lui strisciando , le mie mani aggrapparono le sue gambe.

“ La prego mi aiuti, questo corridoio mi vuole. Beth mi segue..la prego mi aiuti “.

L’uomo mi guardò e rispose : “ Certo amico, tranquillo ora..va tutto bene “.

                   


L’autombulanza partì a  sirena spiegata. La gente si era accalcata a vedere cosa stava succedendo. Un mormorio si elevava fino ai piani alti.

“Povero Jimmy, era un ragazzo fantastico, un gran lavoratore “ disse il titolare dell’ufficio 230.

“ Già, chissà cosa ha visto ? “ rispose la sua impiegata.

“ Penso stress da lavoro. Era in ritardo con la consegna del nuovo progetto .A proposito mister Vincent , ricominceremo da capo immediatamente, purtroppo la cartellina del povero Jimmy non si trova da nessuna parte “.

Vorrei dirle di provare ad andare al piano di sopra a cercarla  , ma mi risponderebbe che il piano di sopra non esiste…ma  siamo poi sicuri che non esista veramente  ?

 


             

 

 
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