Creato da maxpao1977 il 18/02/2006

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Monte Garzirola - 2116 slm

Post n°101 pubblicato il 21 Gennaio 2008 da maxpao1977
 
Foto di maxpao1977

Scheda tecnica :

Località di partenza : S. Lucio Val Rezzo

Meta                       : vetta Garzirola

Dislivello                  : 2072 a/r

Difficoltà                  : escursionistica

Trattasi di un escursione piuttosto semplice di circa 5 ore (con le dovute soste) tra andata e ritorno che che si snoda sempre in bassa quota raggiungendo i 2116 metri di vetta, mantenendosi sul lungo ma comunque facile crinale erboso che collega le vette di confine tra l’italiana Val Cavargna e la Svizzera Val Colla. Classificato da alcuni EE cioè adatto ad escursionisti con una certa esperienza  per via dell’ utilizzo di attrezzatura ed equipaggiamento da media/alta montagna nonchè utilizzo di ciaspole o ramponi in inverno, risulta esser alla portata di chiunque, vuoi per la totale assenza di pericoli oggettivi, vuoi per il sentiero sempre ben tracciato e/o segnalato, solo attenzione al discreto dislivello ed alla larga cresta finale di vetta.

Partendo da Milano si segue per Como, poi strada Regina fino a Menaggio, oltreppassatolo si piega a sinistra per la Val Cavargna (indicazione Granadola e Uniti, Porlezza). Raggiunto l'abitato di Cavargna all'ultimo tornante per chi sale si piega a sinistra con indicazione San Lucio, Val Rezzo, fin dove un largo piazzale alla cui destra sorge una fontanella ci invita a parcheggiar l'auto ed imboccare l'itinerario numero 7 per il  Passo di San Lucio, l'omonimo rifugio e l'annesso oratorio. Raggiunta quota 1542 slm (Passo San Lucio) con pendio sempre costante, si prosegue a partire dall’omonimo rifugio seguendo una ampia sterrata e verso l’attacco della cresta sud est del Garzirola si raggiunge un pianoro con una bolla di acqua. Da qui in corrispondenza dell' abbeveratoio si lascia la sterrata e si sale a sinistra sulla dorsale erbosa, lasciando a destra il monte Cucco e si seguono le tracce della carrareccia vecchia che saliva al rifugio Garzirola (1975 slm in h. 1.00 dal passo).

L’ attuale struttura pare appartenere al comune di Cavargna ed è stato da poco ristrutturato offrendo nel periodo estivo ristoro e 46 posti letto (info al Comune di Cavargna che ne è proprietario  tel: 0344-631649). Dal rifugio, volendo, si può deviare in direzione di una croce di ferro piantata su di un panettone erboso a 2075 m. noto con il nome di Sasso Basciotta, viceversa si oltrepassa il rifugio procedendo sulla traccia principale e mantenendosi dunque in cresta, per raggiungere con pazienza i 2116 m. della vetta del Monte Garzirola  ove sorge il Cippo di Confine 1 A.

Su questa vetta  si incontrano tre crestoni erbosi e la vista può liberamente spaziare su tre vallate: Val Colla e Val Serdena verso la Svizzera e Val Cavargna in Italia e ancora più lontano, sul lago di Lugano finoltre il Lago Maggiore.

Dalla vetta ieri splendida vista (grazie al bel tempo ed un vento discreto) nonostante la quota relativamente bassa sulle vette circostanti, dal Camoghè al Pizzo tre Signori, dalle Grigne fino al Monviso, sulle Alpi del Vallese, a sud sulla vastità della Pianura Padana, addirittura ieri gli appennini...

 
 
 

Monte Coltignone - 1479 slm

Post n°100 pubblicato il 02 Gennaio 2008 da maxpao1977
 
Foto di maxpao1977

Scheda tecnica :

Località di partenza : Piani dei Resinelli

Meta                        : vetta Coltignone

Dislivello                  : 450 metri tra a/r

Difficoltà                  : turistica

Giunti presso il parcheggio posto sotto il "grattacielo" dei Resinelli (vero e prorpio mostro del lecchese) un ottima cartellonistica invita l' escursionistica alla scelta di numerosi percorsi, dalle semplici visite alle miniere ai più impegnativi itinerari di salita sulla Grigna Meridionale. Noi si è scelto oggi di percorrere un semplicissimo giro ad anello, giusto per tener la gamba allenata, che ha partenza presso il campeggio dei piani e risulta esser sempre su sentiero ben marcato e di poco dislivello, nonchè percorribile in qualsiasi stagione dell' anno. Seguendo i segnavia per il Parco Valentino, si entra in esso dopo qualche centinaio di metri, piegando poi a sinistra per la vetta del Coltignone e la cima Paradiso (punta del Calolden). In circa mezz'ora si giunge su sentiero ora più stretto ma sempre comodo e staccionato nei punti maggiormente esposti, alla vetta del dirupato versante meridionale del Coltignone, capace di regalar un panorama da cartolina su Lecco, il lago di Garlate e la Valsassina. Merita una deviazione di qualche minuto sul sentiero per la vetta, la variante Paradiso, ove purtroppo restano i resti della stazione a monte dello skilift del Coltignone. Bella la vista sulla Gringa Meridionale.

Dopo una dovuta sosta sul bel balcone lecchese, si segue l'anello alto che costeggia le scoscese pareti della montagna, portandoci poi nuovamente all'interno del parco Valentino, incrociando qualche roccolo ma soprattutto il Museo Naturalistico delle Grigne, ieri purtroppo chiuso. In meno di un ora si ritorna ai piani.

In foto la Grigna Meridionale.

 
 
 

Monte Sodadura 2010 slm - anello piani Artavaggio

Post n°99 pubblicato il 29 Dicembre 2007 da maxpao1977
Foto di maxpao1977

Scheda tecnica :

Località di partenza : stazione funivia Moggio

Meta                        : giro ad anello

Dislivello                  : intorno a 1000 metri a/r

Difficoltà                  : escursionistica

Dalla stazione a valle della funivia di Moggio si sale per i piani di Artavaggio (a/r 9.00 euri - una corsa ogni mezz'ora) dopodichè un largo sentiero mai esposto ci porta al rifugio Nicola (vicino al più bel a mio giudizio Cazzaniga Merlini) da cui in mezz'ora di impegnativo sentiero (per cresta) si sale alla vetta del Monte Sodadura (2010 slm).

Scendendo nuovamente per la stessa cresta di salita, ripercorriamo la dorsale orobica lecchese in direzione del rifugio Gherardi, raggiungibile in circa 1 ora di percorso (prestare attenzione in prossimità di alcune cenge), tornando poi all' albergo degli sciatori prossimo alla stazione a monte dei piani di Artavaggio.

Bei panorami sul Resegone, le Grigne, lo Zuccone dei Campelli e la bassa Valtellina.

 
 
 

David Sharp: morte avvolta nel mistero sull' Everest.

Post n°98 pubblicato il 18 Dicembre 2007 da maxpao1977
 
Foto di maxpao1977

Stando alle ricostruzioni di ExplorersWeb,  l’inglese David Sharp avrebbe accusato dolori e stanchezza durante la discesa dalla vetta (nei pressi di Rock Cave, 8400 slm) nella serata del 14 maggio, a meno di un ora dal campo 3. 

Secondo alcune testimonianze, i primi ad incontrarlo sarebbero stati alcuni alpinisti turchi intorno alle 23, dopodichè verso mezzanotte, è stata la volta degli alpinisti della Himex, fra cui Mark Inglis, il neozelandese senza gambe che proprio quel giorno raggiunse la vetta. Inglis dichiarò in alcune interviste per il programma Close Up della Tv neozelandese  di aver avvisato immediatamente via radio il capospedizione Brice, che si trovava al base insieme al medico Terry O'Connor. Ma i due gli avrebbero risposto: “Quell’alpinista è lì da troppe ore senza ossigeno, ormai è praticamente morto. Proseguite”. Diametralmente opposta la versione di Brice, affidata ad un comunicato ufficiale pubblicato sul sito internet della Himex . “Non ho avuto la radio con me sino a dopo mezzanotte – si legge nel comunicato - e nessuno dei miei ha mai fatto alcun accenno a persone in pericolo durante le comunicazioni avvenute successivamente”. Versione nuovamente smentita da un’altra guida della Himex, Mark Whetu, che tramite un’intervista rilasciata ad un periodico neozelandese, ha dichiarato di aver visto Sharp nella notte durante la salita, e di aver avvisato a sua volta Brice dopo aver tentato, senza successo, di somministrargli dell’ossigeno. Ma anche qui sarebbe arrivato l’ordine di proseguire, al massimo facendo fermare tre sherpa durante la discesa per controllare la situazione.

Secondo quanto sostiene Explorersweb, Sharp sarebbe poi stato avvistato (in posizione inginocchiata) anche da un altro  alpinista della Himex verso le 8 del mattino seguente. Secondo i racconti, Sharp era in quei momenti vivo, anche se agonizzante. Pare fosse senza guanti, portando evidenti segni di congelamento su mani e viso. Ma nuovamente il capospedizione della Himex avrebbe dato lo stesso ordine precedente. Brice però, nel suo comunicato li contraddice in pieno, sostenendo di non aver saputo nulla di Sharp sino alle 9.30, ora in cui uno dei suoi alpinisti lo avrebbe avvisato (forse Inglis). Brice tuttavia stabilì di non poter far nulla per aiutare l’inglese: l’ossigeno dell’alpinista e dello sherpa che si trovavano lassù stava per finire e la situazione di alcuni clienti, molto lenti, era parecchio difficile.
 
A quell’ora i congelamenti del povero Sharp coinvolgevano, oltre al viso e alle mani, gli arti sino ai gomiti e alle ginocchia. Non era più in grado di parlare, ma tuttavia alle 11.45 Phurba (il Sirdar della Himex) trova dell’ossigeno e tenta di sua iniziativa di somministrarlo a Sharp, che però inizia a collassare. Insieme a uno sherpa dell’Asian Trek e ad un membro della spedizione turca, lo sposta al sole tornando poi al base. 
 
A chiarire la dinamica della vicenda forse un video segnalato ad Explorersweb da alcuni alpinisti anonimi . Secondo il portale, intorno alle 11 del mattino, alcuni sherpa dell’Himex armati di videocamera sarebbero saliti da Sharp, ma invece di aiutarlo lo avrebbero filmato mentre dice "My name is David Sharp, I am with Asian Trekking, I just want to sleep". Dopodiché, sarebbero scesi.
 
Nel suo comunicato stampa Brice non fa alcuna menzione di questo video. Secondo le fonti anonime, citate sempre dal portale, il filmato avrebbe dovuto servire per un documentario di Discovery Channel intitolato "Everest: No Experience Required".
 
Di certo la ricostruzione storica è piuttosto contraddittoria. E’ possibile che chi abbia proseguito per la cima non abbia avuto altra scelta, lassù e tutto diverso. Ma è altrettanto vero che  quella  notte e quella mattina ci sono stati innumerevoli contatti radio tra le circa 40 persone in salita e i campi base. La vicenda, comunque, non riguarda solo la Himex, diversi alpinisti passati di lì in quelle ore avrebbero dichiarato ai media i loro sensi di colpa. Anche perché esperti himalaysti (interpellati da Explorersweb) hanno sostenuto che uno Sherpa in forma avrebbe potuto scendere a campo 3 in un quarto d’ora e risalire al punto in cui si trovava Sharp in un’ora, con l’aiuto di ossigeno.

 
 
 

Ghiacciao del forno - capanna del forno 2574 slm

Post n°97 pubblicato il 27 Novembre 2007 da maxpao1977
 
Foto di maxpao1977

Scheda tecnica :

Località di partenza : Passo del Maloja (Svizzera)

Meta                        : capanna del forno

Dislivello                  : 1560 a/r

Difficoltà                  : escursionistica

Dal passo del Maloja (1815 slm), in prossimità dell' ultimo tornante venendo dalla dogana di Villa di Chiavenna si inoltra sulla destra una carrereccia pianeggiante che conduce nei pressi del centro culturale di Salecina, ove nel relativo parcheggio si lascia l' auto.

Superate le case, si devia a destra oltrepassando un ponte, al cui termine piegando a sinistra si inizia a salire dolcemente nel bosco di abeti e larici ( ieri innevato, oltre 50 cm di neve); si raggiunge abbastanza facilmente il lago del Cavloccio (ieri semi ghiacciato) sulle cui sponde sorge la bella capanna che ci regala una breve sosta e qualche fotografia di rito. Si prosegue sempre su bel sentiero, quasi pianeggiante (ma che fatica senza ciaspole!!) raggiungendo in breve il Plan Camin, ove la valle si biforca originando sulla sinistra la bella salita che porta al Passo del Muretto ed a destra l'ascesa al ghiacciaio del forno. Faccio qui presente che causa sostenuto innevamento e temperature elevate, il tratto che dal lago ci ha portato al Plan Camin ci ha visto spettatori di numerose slavine e valanghe, che nonostante la nostra fortunata posizione ci han fatto ben pensare di evitare la salita al ghiacciao (data la sua maggior esposizione e il tratto di morena da salire piuttosto a rischio). Giunti così nei pressi della piccola diga, ci siam soffermati ad osservar il bel lago ghiacciato e lo spettacolo offerto dalle numerose slavine che irrompevano con il loro frastuono nella valle. Trekking comunque bello, data la solitudine dei luoghi, che ci rivedrà di certo protagonisti in  giornate più adatte al nostro fine.

 
 
 

Anello Monte Muggio - 1800 slm

Post n°96 pubblicato il 05 Novembre 2007 da maxpao1977
 
Foto di maxpao1977

Scheda tecnica

Località di partenza : alpe Giumello

Meta                       : giro ad anello

Dislivello                  : 450 metri

Difficoltà                  : escursionisti

Leggenda vuole, che un gigante ormai stanco e prossimo alla fine, si avvolse in un grande manto verde, chinandosi poi in un sonno secolare, millenario.... ha così origine il Monte Muggio (o Monte Croce di Muggio 1800 slm), il cui isolamente geografico lo avvicina molto a vette ben più alte per la qualità del panorama che è capace di regalare all' escursionista.

Si parcheggia sopra Vendrogno, in prossimità della Capanna-albergo Vittoria, proseguendo poi verso sud in direzione di una sbarra oltre la quale inizia il nostro sentiero, dai due volti come del resto lo è questa piccola montanga. Se inizialmente fino alla chiesa di S. Ulderico si presenta infatti come una mulattiera, larga e su docili pendii, nel versante settentrionale che cade scosceso nel solco della bellissima Valvarrone, restringe, cambiando decisamente inclinazione, ed esponendosi in qualche piccola cengia. Il panorama è però fantastico se rapportato alla facilità dell' escursione: la bella parete Fasana del Pizzo della Pieve (Grigna Settentrionale), il Monte Legnone, il Gruppo del Pizzo Tre Signori (in fotografia), il Legnoncino, il lago di Como, il Monte San Primo, ieri anche il gruppo del Rosa, le cime della Valchiavenna. In circa tre ore, prendendosela molto comoda, si percorre l' intero anello.

Consiglio personalmente a chiunque con poca fatica (ma prestate sempre attenzione durante il cammino!) voglia assister a splendidi panorami altrimenti visibili solo da quote ben più elevate. Scegliete l' autunno per questa escursione, i colori dei larici, dei castagni, dei noccioli, dei faggi non hanno eguali.....

 
 
 

Pizzo Tre Signori - 2554 slm

Post n°95 pubblicato il 29 Ottobre 2007 da maxpao1977
 
Foto di maxpao1977

Scheda tecnica

Località di partenza : impianti di risalita di Pescegallo

Meta                        : vetta Pizzo Tre Signori

Dislivello                  : 2500 metri tra a/r (alcuni saliscendi appesantisono

                                  il dato)

Difficoltà                  : escursionisti esperti

Celebre e rinomata vetta, seconda solo alla Grigna Sttentrionale, il Pizzo dei Tre Signori è un'elegante vetta  sulla cresta principale delle Alpi Orobie, ove questa si pone tra i solchi orografici della Valtellina (con la tributaria Val Gerola), della Val Brembana (con le tributarie Valtorta e Valle d'Inferno) e della Valsassina.

Gode di ottima fama "geografica" dato il suo particolare isolamento: il toponimo ha origine dalla sua collocazine che  un tempo  lo poneva a confine tra lo Stato di Milano, la Repubblica di Venezia e il Canton dei Grigioni nella Confederazione Elvetica.

I versanti principali della vetta sono quelli che scendono verso le valli sopracitate e presentano molti itinerari di salita non sempre agevoli e spesso piuttosto lunghi; tecnicamente il più interessante risulta a mio giudizio quello che raggiunge la sommità del lato valtellinese per la cresta ovest, presentando poco sotto la vetta un passaggio roccioso attrezzato noto come  Il Caminetto, vien dopo l'itinerario in questione percorso ieri con Aurora, determinata e splendida quanto non mai nel raggiungere la vetta (son fiero di te Yaya!).
Si parte appunto dagli impianti di Pescegallo, e con segnavia n.148 e n.8 si sale su facile sentiero in bosco, guadando prima il torrente, poi mezza costa sul Pizzo Mezzodì fin al piccolo lago di Trona (1805 ). Si traversa la diga proseguendo in direzione rifugio Falc (bruttisimo a mio giudizio!) che si raggiunge dopo buon dislivello e con alcuni sali scendi (sempre su sentiero bianco/rosso) costeggiando il lago di Inferno e traversandone l'omonima diga. Qui purtroppo la prima neve, sentiero pessimo da qui alla vetta, con rocce umide, il tratto attrezzato sotto la diga (un poco esposto ma nulla più) è da far con attenzione, al Falc si arriva con la neve e il ghiaccio. Da qui si piega a sinistra, per la bocchetta di Piazzocco (2252) che ci apre la visuale su Grigne, e tutti i "4000" svizzeri, poi nuovamente a sinistra ad attaccar l'ultimo e più difficile tratto. Calziamo i ramponi, mancano 300 metri ai 2554, tutti per facili roccette e sfasciumi fin sotto alla vetta ove poi placche di roccia levigata e ghiacciata facili da passare, ma sempre con molta prudenza!!, ci portano oltre le nuvole  (ieri molte sotto di noi). Alle 16.00 siamo in vetta (partenza alle 10.15), soli, poca la gente arrivata in vetta, è evidente dalle poche tracce lasciate su sentiero; poi nuovamente giù, il buio ci circonda  nel canalino tra i due laghi, indossiamo i frontalini, la discesa è in notturna, ma lassù che tramonto sulla Grigna!!
 
 
 

Cascade Piscja di Ghjaddu - Corsica

Post n°94 pubblicato il 24 Ottobre 2007 da maxpao1977
 
Foto di maxpao1977

Scheda Tecnica:

Località di partenza : parcheggio sulla d368 in prossimità del massiccio del Ospèdale

Meta                         : cascata Piscia di Gallo

Dislivello                   : molti saliscendi quantificabile in circa 400 metri tra a/r

Difficoltà                   : turistica, eccezzion fatta per le vasche inferiori (E)

Presso la Foret de l' Ospèdale, splendida foresta di lecci, pini, sugheri e larici, sorge l'omonimo villaggio nei dintorni del lago artificiale, raggiungibile tramite una tortuosa statale (D368) capace di condurci da Porto Vecchio al colletto del massiccio dell'Ospèdale.

Meta qui obbligata e di sicuro effetto è la cascata di Piscia di Gallo, raggiungibile con un sentiero discretamente segnalato e molto battuto, capace di regalar all' escursionista bei paesaggi, quali toboga, cascatelle, limpide piscine naturali, marmitte ed infine la bella cascata. Nei pressi di quest' ultima un cartello avvisa del termine del sentiero, sconsigliandone il proseguimento, ma val la pena discendere il tratto più scosceso e dirupato, aiutandosi spesso con le mani e facendo attenzione data l'umdità persistente sulle rocce, per apprezzar appieno il salto d'acqua della cascata. Più avanti il colpo d' occhio è veramente eccezzionale. Tra andata e ritorno si impiegano circa due ore con passo veramente turistico, fate molta attenzione ai numerosi maiali selvatici che qui sono presenti ovunque e piuttosto fastidiosi.

 
 
 

Monte Zerbion - 2722 slm - Val d'Aosta

Post n°93 pubblicato il 15 Ottobre 2007 da maxpao1977
 
Foto di maxpao1977

Scheda tecnica :

Località di partenza : Barmasc (Antagnod) 1828 slm

Meta                         : vetta Monte Zerbion 2722 slm

Dislivello                   : 1788 metri a/r

Difficoltà                   : escursionistica

Su indicazione della cara sillylamb, si opta dopo ben un anno e mezzo di assenza, su una cima della Val d'Ayas, facilmente raggiungibile uscendo sulla autostrada Torino-Aosta a Verres, proseguendo poi fino quasi a fondo valle ad Antignod (bello l'hotel Espoir dove abbiamo soggiornato). Si sale infine in località Barmasc, a quota 1828 slm, su bella e panoramica strada.

Parcheggiata l'auto presso il ranch, si oltrepassa una sbarra chiusa in direzione ovest, seguendo segnavia n.2 e n.105. Il sentiero percorre un bel bosco di abeti uscendo poi su pianoro erboso dove scorre il canale Cortoz. Qui piegando leggermente a destra e oltrepassato un piccolo ponte in legno si inizia a salire sempre su sentiero molto largo e discretamente segnalato fino alla bastionata di rocce del Portola, ove ci si introduce nello stretto canale che dopo un lungo susseguirsi di tornanti ci porterà al Colle Portola a 2410 slm. Qui la vista si apre anche ad oriente, ieri in una splendida giornata autunnale, erano già da qui visibili il gruppo del Monte Bianco, del Gran Paradiso e del Rosa, nonostante le foschie di valle.

Si piega quindi a sud, su larga cresta alternata a mezza costa (credetemi il sentiero è un autostrada), per risalire prima al cristo delle vette, poi su più ripido pendio che costeggia balze rocciose alla vetta dello Zerbion a 2722 slm. Su di essa svetta una madonna collocata in epoca fascista (1932) su un grosso basamento in pietra al cui interno è altresì possibile trovar ricovero in caso di maltempo.

Il panorama è strepitoso, Cervino, Gran Tournalin, Gran Combin, la parete del Monte Rosa (Liskamm, Castore e Polluce, Breithorn) il Monte Bianco, il Gran Paradiso, il monte Roisetta, le Dent Blache, la Grandes Murailles, il Monte Sarezza... semplicemente fantastico!

 
 
 

Le Calanche di Piana - Corsica

Post n°92 pubblicato il 08 Ottobre 2007 da maxpao1977
 

Trattasi a mio giudizio di una delle più belle aree naturalistiche della Corsica, sita sulla costa nordoccidentale dell'isola nel triangolo Cargese-Porto-Evisa merita assolutamente una visita, possibile tra l'altro effettuarla in auto ma non renderebbe merito a questa riserva di porfido rosso, mare blu, e rocce levigate dal vento...

Tecnicamente il livello è oggettivamente turistico, visitabili da chiunque abbia un minimo di volontà, su percorsi quasi obbligati ma dalle differenti opportunità (le possibilità sono ben 6 con percorrenze che vanno da 1h alla giornata intera). Tra questi ultimi ben quattro partono dallo stadio di calcio di Evisa, cui poco distante vi è il syndicat d'initiative ove poter ritirare carte e documentazioni sugli itinerari. Consigliatissima l'escursione fino a Capo Ortu (1294 slm) piuttosto lunga ma che offre al visitatore una vista d'insieme e sulle Calche e sul golfo di Porto. Personalmente abbiamo percorso il sentiero della tete de chien (sentiero della testa di cane), molto facile e altrettanto suggestivo che offre la possibilità di osservar oltre a questa particolare roccia dall'insolita forma, anche la visione di un monoblocco di porfido dalle linee piuttosto simili a quelle di un ipotetica fortezza posta a linea difensiva. Splendida passeggiata davvero che segue la linea di cresta fino a questo magnifico promontorio.

Ricordo altresì che la riserva è riconosciuta patrimonio dell'umanità da parte dell'Unesco, che l'area nonostante fossimo in settembre è frequentatissima e che ciò che offre agli occhi di qualsiasi visitatore rende merito a una terra tanto bella quanto selvaggia.

 
 
 

Lac de Melo e Lac de Capitello - Corisca

Post n°91 pubblicato il 28 Settembre 2007 da maxpao1977
 
Foto di maxpao1977

Scheda Tecnica :

Località di partenza : Grottelle

Meta                         : Lac de Capitello 1930 slm

Dislivello                   : 1120 metri a/r

Difficoltà                   : escursionistica con alcuni tratti attrezzati

A mio giudizio, unico sito di grande interesse naturalistico insieme alle Calanche di Piana, le Gorges de la Restonica offrono un idilliaco paesaggio montano allo spettatore. Poste in posizione occidentale rispetto alla splendida città di Corte, sono facilmente raggiungibili con una stretta statale (D623) che traversa questa incassata valle coperta di pini, ove nasce la Restonica dal lago di Melo (1711slm). Le rocce che faticosamente incanalano lo scorrere del fiume creano belle vasche naturali ove poter rinfrescarsi e far il bagno.

La D623 ci porta dunque in 16 Km tra curve e tornanti in uno splendido contesto boschivo da Corte agli ovili di Grottelle (parcheggio a pagamento forfait di 5euro giornaliere ma a  cui va aggiunta la restrizione per la chiusura della statale dalle 20.00 alle 06.00) punto di partenza di alcuni itinerari intorno ai laghi; con un pò di fortuna è possibile osservare il volo del gipeto barbuto e del nibbio reale (quest'ultimo da noi avvistato)...

L'ascesa al Lac de Melo si presenta piuttosto semplice e noiosa nel primo tratto, risultando soltanto nel finale un pò impegnativa ma credetemi che lo sforzo è ampiamente poi ripagato dallo spettacolo che ci si presenta davanti. In circa 1 ora dal parcheggio di Grottelle si giunge al primo dei due laghi posto a 1711 slm, alcune scale ci aiutano a superar le ultime placche rocciose delle cascate, una catena fa bella mostra di sè ma a nulla serve se non per i più sprovveduti, oltrepassato l'ultimo spigolo lo scenario si fa grande, il lac de Melo dal color turchese fa gran mostra di sè, la folla di escursionisti quasi per incanto scompare....

Aurora, la mia compagna, nonostante alcune esitazioni dettate dalla ancor ruvida tecnica escursionistica/alpinistica si sottopone ad un vero e proprio dictat di come affrontar  le prime paure create dall'esposizione, ne prende atto, e ci si incammina verso il successivo e ancor più spettacolare lago di Capitello a quota 1930 slm ed a soli 45 minuti di distanza dal precedente. Tale lago, dalla tonalità blu notte, e circondato da uno splendido circo di rocce levigate, risulta esser il più profondo di tutti i laghi corsi con i suoi oltre 42 metri di profondità. Premetto che l'ascesa non presenta difficoltà in quanto il sentiero è frequentatissimo, solo una maggior ripidità a parità di una minor esposizione rispetto al medesimo che porta al sottostante lago di Melo. Peccato, al solito, sentir tuonare il cielo, che minaccioso ha poi portato qualche pioggia a fondovalle.

In foto ben visibile un piccolo scorcio del Lac de Capitello, e complimenti Aurora....

 
 
 

Punta Muvrella - Corsica

Post n°90 pubblicato il 24 Settembre 2007 da maxpao1977
 
Foto di maxpao1977

Scheda Tecninca

Località di partenza : Haut Asco stazione sciistica

Meta                        : Punta Muvrella 2148 slm

Dislivello                  : 1436 metri a/r

Difficoltà                  : escursionisti esperti

Racchiusa tra quelle che risultano esser le più alte montagne della Corsica la valle dell' Asco è famosa sia per le sue Gorges (gole) create dall'omonimo fiume sia per i numerosi sentieri escursionistici che offre.

Situata su un altopiano a circa 1450 slm, questa stazione sciistica si riassume in un semplice albergo di una stella piuttosto cupo, un rifugio ben lontano come accoglienza dai nostri alpini e in alcuni orribili chalet decisamente fuori moda. La mancanza di neve e alcuni problemi economici pare abbiano costretto a chiuder la stazione sciistica una decina di anni fa senza che ciò abbia però impedito di vivere grazie soprattutto al gr20, e come detto prima ai numerosi sentieri diretti al Monte Cinto, alla punta Minuta, alla Muvrella ecc.

Il sentiero ha partenza poco oltre il rifugio mantenendo la destra orografica, di facile percorrenza nella prima mezz'ora si sviluppa per lo più in bosco e risulta ben segnalato grazie al fatto di esser il medesimo del Gr20 con segnalazione bianco-rossa. Salendo il bosco si fa più rado, la mulattiera si trasforma ben presto in sentiero tra ghiaioni e rocce, spesso vi è la necessità di utilizzare braccia per scavalcar placche rocciose e rocce di I/I+ livello. L'esposizione è pressochè assente, ma il sentiero è piuttosto duro nel tratto finale. E' qui facile incontrarte gracchi, merli e lo splendido nibbio. Totale assenza di fonti, quindi fornitevi di acqua sin dalla partenza.

Giunti in vetta il panorama ripaga della fatica fatta, ben visibile a poca distanza da noi la vetta del Monte Cinto (2706 lm), la Punta Minuta (2556 slm), il Monte Padru (2393 slm), il Corona e il Ladroncellu facilmente raggiungibili questi ultimi con un bel sentiero di cresta. Poco sotto, il lago della Muvrella, a Occidente visibile nelle belle giornate il mare della Balagne e il golfo di Galèria; tra andata e ritorno si impiegano 4 ore soste comprese per le fotografie di rito.

 
 
 

AFORISMI - Per chi ne vuol ricevere...

Post n°89 pubblicato il 31 Agosto 2007 da maxpao1977
 
Foto di maxpao1977

Alexander Pope : I pazzi osano dove gli angeli temono. (per me stesso)

 

Ezra Loomis Pound : Se un uomo non è disposto a lottare per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla, o non vale nulla lui.

 

Thomas Stearns Eliot : Non credo che s'invecchi. Credo che quello che capita abbastanza presto nella vita è che ad una certa età ci si fermi, ristagnando.

 

Fligende Blatter : I veri amici vedono i tuoi errori e ti avvertono: i falsi amici vedono allo stesso modo i tuoi errori e li fanno notare agli altri. (per i miei pochi ma veri amici)

 

Gandhi : Non volendo pensare a quello che mi porterà il domani, mi sento libero come un uccello. (per me stesso)

 

Gandhi : Tu e io non siamo che una cosa sola. Non posso farti del male senza ferirmi. (per il vero amore) 

 

Gandhi : Cerca invano chi vuole il ramo e dimentica la radice. (per gli illogici)

 

Gandhi : Ci sono cose per cui sono disposto a morire, ma non ce ne è nessuna per cui sarei disposto ad uccidere.

 

Anonimo : Solamente chi è forte è capace di perdonare. Il debole non sa né perdonare né punire. (per Aurora)

 

Anonimo : La verità è tanto più difficile da sentire quanto più a lungo la si è taciuta. (per Aurora)

 

 

Anonimo : Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero. (per Aurora)

Anonimo : Nel tempo dell' inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario. (per te, mia compagna di vita, Aurora)

 
 
 

Nella riserva naturale di Monte Alpe - Oltrepò Pavese

Post n°85 pubblicato il 21 Agosto 2007 da maxpao1977
 
Foto di maxpao1977

A circa 100 km da Milano sorge al centro della piccola Val Stàffora, in provincia di Pavia a  416 metri s.l.m. la piccola Varzi, la cui fama nasce da un incredibile cocktail di bellezze naturali, dolcezza climatica, cieli azzurri, profumi, sapori, colori e suggestioni. Ben difficile trovare una cittadina dai panorami tanto vari: le montagne e le colline coperte di una lussureggiante vegetazione, le chiare e limpide acque dello Stàffora, i tetti e i muri dai delicati colori dolcemente smorzati dal tempo. Il centro storico medioevale merita su tutto una visita; è tanto caratteristico che ciascuno può inventarsi un itinerario diverso: la via del mercato (la Domenica piccola mostra mercato di oggettistica), il vicolo Dietro le Mura, la Via Roma, si potrebbe andar avanti all'infinito. Qui batte il "cuore" più antico dello storico borgo pavese, qui si intuisce il disperato anelito a serbare le tracce di un passato denso di segni architettonici. Dappertutto si respira aria di un tempo che fù: otto secoli di storia documentati nelle testimonianze delle sue chiese, delle sue torri, del suo castello Malaspina, della pieve romanica dei Cappuccini. Autentiche perle di una realtà che sembra fuggir via....

L'itinerario che si svolge su di un dislivello di circa 800 metri per una lunghezza di 27.5 Km parte dunque dalla piazza del Mercato, seguendo le chiare indicazioni per il Passo del Penice, dopodichè, oltrepassato un piccolo ponte si devia a sinistra seguendo per PietraGavina e Zavattarello. La salita non è delle più toste, alterna strappi a falsipiani, la fascia collinare è piuttosto dolce, l'area boschiva vasta, numerosi anche i frutteti e i vigneti, moltissimi gli arbusti capaci di regalare more e lamponi; in meno di un ora si raggiunge agevolmente il piccolo borgo di PietraGavina (828 s.l.m.) ove deviando per Santa Cristina a volte in discesa altre no si raggiunge questo piccolo borgo adagiato alle falde della riserva naturale di Monte Alpe. L'impronta architettonica è decisamente rurale, il paesaggio ampio e vario. Si prosegue per Ospedaletto, traversando la bella riserva che divide la Val Stàffora alla Val Tidone, estesa per oltre 320 ettari, costeggiando boschi di splendido pino nero. A poca distanza sorge Ospedaletto, antico crocevia di strade montane dirette a Bobbio e all'alta Val Trebbia. Il rientro avviene dopo una lunga ed esaltante discesa di oltre 12 km su liscio manto stradale della carrozzabile del Penice (unica attenzione alle auto!).


 
 
 

Monte Legnone - 2609 slm

Post n°84 pubblicato il 16 Agosto 2007 da maxpao1977
 
Foto di maxpao1977

Scheda tecnica :

Località di partenza : rifugio Roccoli Lorla (1463 slm)

Meta                         : vetta monte Legnone 2609 slm

Dislivello                   : 1146 metri

Difficoltà                   : escursionisti esperti

Il Monte Legnone risulta essere la vetta più alta della provincia lecchese e del settore più occidentale delle prealpi orobiche  (2.609 slm). Di bella forma piramidale con linee regolari, rappresenta un poderoso pilastro d'angolo tra il bacino del lago di Como e la Valtellina, separando quest'ultima dalla Val Varrone, splendido solco vallivo adiacente alla Valsassina. Non risulta alpinisticamente molto interessante, dacché formata su tutti i suoi versanti soprattutto da sfasciumi ad eccezione del versante nord, che sprofonda per quasi 2.500 metri sulla piana di Delebio tuttavia in modo piuttosto irregolare e senza una vera e propria parete rocciosa. La via normale di salita,  per escursionisti esperti (viste alcune funi metalliche, ma di utilizzo prettamente invernale), è sul versante della Val Varrone, ed ha inizio presso la località Roccoli Lorla (sede del rifugio omonimo), salendo quindi lungo il crestone Ovest; la vetta offre in assoluto uno dei migliori panorami della Alpi Centrali, non avendo alcuna sommità di simile altitudine nelle vicinanze e protendendosi sul lago e sulla bassa Valtellina tanto da restare isolata rispetto alla cresta orobica di cui è parte. La cresta che dalla vetta scende verso Est lungo lo spartiacque orobico presenta alcuni interessanti manufatti di trincea risalenti alla Prima Guerra Mondiale, parte di una seconda linea difensiva italiana che sarebbe diventata "prima" in caso di sfondamento della linea di combattimento attestata sui monti dell'OrtlesCevedale.

Si parte dal rifugio Roccoli Lorla (molto lo spazio per parcheggiare) raggiungibile in automobile da Dervio seguendo le indicazioni per Vestreno,  e Tremenico (o  Val Varrone).

Il rifugio Roccoli Lorla si trova a pochi passi, in leggera salita lo si costeggia sulla sinistra, entrando quindi in uno splendido bosco di larici, faggi e abeti. Dopo alcuni saliscendi la mulattiera  prosegue in falsopiano per buon tratto oltrepassando Méresc de Scim (m.1506). Ora la salita aumenta offrendo splendide vedute sui piani sottostanti. Superato l'elettrodo e rimontato un risalto di cresta noto come lo "Zappello d’Agrogno" si raggiunge l'alpeggio di Agrogno (m.1644), dove è possibile acquistare buon formaggio e salumi artigianali.

La salita riprende, un po' più decisa e con vari tornanti, procedendo sul crinale occidentale del Legnone, la cui cima è già ben visibile; si raggiunge quindi  la deviazione per Colico, nota come Sentiero dell’Orso (il nome deriva dal fatto che qui fu abbattuto l'ultimo orso del Legnone): si segue la direzione di destra fino a raggiungere la cima di un altro risalto di cresta, uscendo definitivamente dal bosco, e raggiungendo quindi un piccolo ovile. Ora la salita si fa più dura: con vari tornanti si risale un costone prima erboso, poi roccioso, fino a raggiungere la Porta dei Merli (m.2129). Sul versante opposto si procede verso sinistra con un tratto piuttosto aereo e attrezzato con funi metalliche, ma pianeggiante fino a raggiungere il bivacco Cà de Legn. Sulla sinistra risalendo qualche metro si può ammirare lo spettacolo della piana di Colico. La cima del Legnone ci osserva da vicino, ma in realtà manca ancora il tratto più difficile, domenica avvolto dalle nebbie. Oltrepassato il bivacco ed un pannello televisivo, la salita riprende decisamente, con alcuni passaggi attrezzati. Il percorso segue per buona parte la cresta e presto il terreno divien rocciososo fin alle ultime facili roccette che conducono alla croce di vetta (in foto la Ca'deLegn).

 


 
 
 

Nuovamente Brioschi.... nuovamente Grigna Settentrionale...

Post n°83 pubblicato il 03 Luglio 2007 da maxpao1977
 
Foto di maxpao1977

Scheda tecnica

Località di partenza : Vò di Moncodeno (1540 slm)

Meta                        : Vetta Grigna Settentrionale e rifugio Brioschi

                                  segnavia 25 " Via della Ganda"

Dislivello                  : 1900 metri tra a/r

Difficoltà                  : escursionisti esperti (vari tratti attrezzati)

Montagna celebratissima e amatissima da molti alpinisti ed escursionisti, nonchè palestra di roccia, la Gringa Settentrionale la si raggiunge nel caso nostro salendo da Bellano per Esino Lario, proseguendo poi per l'alpeggio dell' Alpe Cainallo e successivamente per il Vo' di Moncodeno ove si posteggia l'auto (la strada non è delle migliori anche se piuttosto panoramica). Il Gruppo è un complesso montuoso isolato, situato tra la bella Valsassina e il lago di Lecco, il cui fronte meridionale sovrasta quest' ultima città  con un bastione roccioso verticale (su cui è stata tracciata la panoramica via ferrata del Medale). Un lungo crinale, la Via Alta delle Grigne (attrezzata e per escursionisti esperti), collega le con un meraviglioso percorso la vetta della Grigna    Meridionale (Grignetta 2180 slm) alla Grigna Settentrionale (Grignone  2410 slm).

Con il toponimo Grigna (detta anche Grigna settentrionale o Grignone) si intende la vetta più alta del massiccio delle Grigne, posto appunto in provincia di Lecco a cavallo tra il ramo orientale del lago di Como e la Valsassina, composto anche dalla meno elevata Grignetta o Grigna Meridionale.

La vetta massima raggiunge i 2410 m, e appena sotto ospita il rifugio Brioschi, uno dei rifugi storici delle prealpi lombarde, di proprietà del Cai di Milano.

La montagna è essenzialmente composta da tre versanti: il sud - occidentale, il più scosceso e alpinisticamente interessante, che scende verso il lago di Como e i Piani Resinelli, l'orientale, prativo e boscoso, che digrada regolare verso la Valsassina, e quello settentrionale, che forma una grande conca di natura glaciale abbassandosi verso il Passo del Cainallo e la zona di Esino Lario, versante molto noto in ambito speleologico per la gran quantità di cavità e abissi, alcuni dei quali di notevole profondità (famosa la ghiacciaia).
La Via Normale di salita è sul versante orientale, ed ha inizio a Pasturo, passando per il rifugio Pialeral (notevole è pero il dislivello).

Rinomatissimo è il panorama che si può godere dalla vetta, per il suo relativo isolamento e per la distanza da altre vette di simile o maggiore altezza: comprende l'intero arco alpino nord-occidentale, l'Oberland Bernese, il Cervino,il Monviso, molto bene è possibile vedere il monte Rosa fino alle vette interne svizzere e alle catene montuose di confine con il Triveneto. In caso di giornata ventosa capita di avvistare persino il duomo di Milano.

Dalla Grigna nasce il fiume Pioverna, che attraversando la Vasassina va poi a sfociare nel lago di Como.

Leggenda sostiene che la Grigna era una crudele guerriera, che fece uccidere da una sua sentinella un cavaliere venuto a manifestare il suo amore per lei. La guerriera fu trasformata in montagna, e così anche la sentinella, che divenne la Grignetta.

Nel campo alpinistico la Grigna è conosciuta per le arrampicate al Sasso Cavallo, che presso la  parete sud "regala" vie fino a 500 metri. Tra queste le più famose sono la via del Det, la Cassin, la via della Luna, l'altra faccia della Luna, 10 piani, Ibis e Cavallo Pazzo. Non meno importanti sono le arrampicate nella Grignetta che tra la cresta Segantini, il Gruppo dei Magnaghi, e i vari aghi, piloni e torri, contiene numerose vie aperte dai alpinisti di fama mondiale.

Oltre al rifugio Brioschi posto sulla vetta, ci sono altri rifugi: il rifugio Bietti - Buzzi, riaperto di recente e di proprietà del CAI Mandello nella valle di Releccio a 1719 metri slm gestito dalla famiglia Nogara. Il Rifugio Bogani - Monza, del CAI Monza a 1816 metri slm che si trova a nord. Il Rifugio Elisa in val Meria, sopra mandello a 1515 metri slm di proprietà del CAI Mandello, gestito da Valerio Lafranconi. Il Rifugio Rosalba a 1730 metri slm in Grigna Meridionale, raggiungibile dai Piani Resinelli o da Mandello, gestito da Mauro Cariboni. Il Rifugio Pialeral, nel versante valsassinese. Sono poi presenti dei bivacchi come il Merlini, alla bocchetta della bassa, il baitello del Manavello, in particolare.

Tornando a noi, si imbocca il sentiero 25/26 inizialmente con indicazioni per Rifugio Bietti e Rifugio Bogani, ove dopo una mezz' ora circa di leggera salita in faggeta a mezza costa con alla sinistra la compagnia della Cima del Palone si giunge nei pressi di un bivio con chiara indicazione a destra per il Bietti e l'arco di Prada e a sinistra per il Bogani. Si prosegue attraverso alcune cenge piuttosto esposte (ma il sentiero è sempre ben largo) fino all'alpeggio posto poco sotto il rifugio che si raggiunge facilmente con 1/2h  di comunque tranquilla camminata dal Vo' di Moncodeno. Sosta obbligata per un caffè in compagnia dell'ormai mia irriducibile compagna Aurora, e ripartenza per la " Via della Ganda" (attenzione a non confondersi con le numerose vie di salita tra cui la bellissima per il nevaio) con numerazione 25, si sale copiosamente attraversando alcuni tratti esposti e attrezzati (più per sicurezza che non per necessità credetemi!), giungendo dopo circa un ora e mezza presso gli ultimi 15/20 metri di dislivello che si affrontano con catene. L'arrivo in vetta da questa via è straordinario, ci si ritrova improvvisamente avvolti dalle nuvole, il vento non tirava eccessivamente, peccato per la giornata che non ci ha permesso grandi vedute, anzi tutt'altro (a fatica si vedeva la Grignetta), motivo ulteriore per tornarci per la terza volta, magari in autunno per il nevaio, quando le terse giornate permetteranno maggiori orizzonti.

 
 
 

Rifugio Laghi Gemelli - Pietra Quadra 

Post n°82 pubblicato il 22 Giugno 2007 da maxpao1977
 
Foto di maxpao1977

Scheda tecnica

Località di partenza    : Baite di Mezzeno - Roncobello

Meta                       :1° giorno Vetta Pietra Quadra segnavia 217

                               2° giorno Rifugio Laghi Gemelli segnavia 215

Dislivello                  :1° giorno 1530 metri tra a/r per 3/4 ore di cammino

                               2° giorno 1418 metri tra a/r per 6/7 ore di cammino

Difficoltà                  : escursionistica (nessun lato esposto)

Una due giorni in alta Val Brembana in compagnia di Aurora, tra tempo a volte incerto e cene a base di piatti tipici locali.

Da Roncobello (alta val Brembana) si prosegue lungo la carrozzabile che porta fin alla frazione di Capovalle, oltreppassandola poi per raggiungere dopo una serie di 14 tornanti tra splendide abetaie, il bel pianoro erboso delle baite di Mezzeno (1591slm), punto di partenza di numerose escursioni. Si prende dunque il sentiero che punta deciso verso nord, di facile percorrenza e mai esposto, fin a raggiungere un grosso masso recante indicazioni a sx per la vetta Pietra Quadra e i Tre Pizzi, a dx per i Laghi Gemelli oltre il Passo di Mezzeno da cui a loro volta partono numerosi altri itinerari di varie difficoltà. Noi prenderemo questo primo giorno per la vetta del Pietra Quadra, ove dopo un lungo mezza costa si raggiunge l'area della baita di Campo (1879 slm) con le sue numerose pozze di abbeverata. Si punta quindi verso l'evidente traccia che ci permette di entrare nella valletta dei Tre Pizzi ove su terreno divenuto oramai pietroso si piega nuovamente verso nord ove al culmine è ubicata la baita dei Tre Pizzi (2116 slm) e il laghetto del Pietra Quadra. Siamo nel vallone della montagna stessa, è evidente il canalone detritico da affrontare che in poco più di 30 minuti porta alla vetta di questa bella e facile vetta capace di regalare splendidi panorami sull'intera catena del Pegherolo.

I Laghi Gemelli, riunitisi per mano dell' uomo nel 1932 con l'innalzamento dello sbarramento artificiale, sono altrettanto facili da raggiungere dalle Baite di Mezzeno. Seguendo il segnavia 215/217 si raggiunge il masso riportante le indicazioni sopradescritte, optando quindi per la variante di dx (215) ove tra fischi di numerose marmotte si raggiunge senza alcuna fatica prima la baita delle Foppe sita a 1884 slm., poi la Baita Croce a 1933 slm. Si taglia di netto, sempre su evidente traccia di sentiero la conca della valle di Mezzeno, ove dopo 30 minuti di facile cammino con il maestoso Arera sempre alle nostre spalle, si cambia decisamente passo salendo ripidamente e non senza fatica sullo strappo del Passo di Mezzeno (2142 slm) ove svetta la piccola croce metallica. Il balcone permette una vista stupenda sui sottostanti Laghi Gemelli, il bel Pizzo Farno (anche se ne è visibile solo l'antecima), e lo splendido Pizzo del Becco (mi auguro a breve di farne la ferrata). Da qui in poi è una lunga e facile discesa che ci permette di perder quota fino ai 1950 slm circa del rifugio Laghi Gemelli, ove il gestore Stefano ci ha permesso una visita ai locali ancora vuoti del rifugio Cai di Bergamo, non prima però di esserci scaldati con cioccolata e cappuccio (giornata fresca e ventosa purtroppo). Dall'area dei Gemelli vi sono numerosissime possibilità di trekking che non sto qui a citare per evitar di esser prolisso e cader fuori tema ma vi rimando ai numerosi siti internet per poter apprezzare al meglio questa bella zona sita poco sotto le rinomate località sciistiche di Foppolo e Carona.

Infine il terzo giorno è stato dedicato alla visita della Baita dello Zoppo sul sentiero 325 per la vetta del Monte Menna, con partenza dalla frazione Costa Inferiore di Roncobello (1022 slm). Parcheggiata l'auto nel piccolo piazzale della chiesetta la si oltrepassa, dopodichè alla sua sinistra si discende per traversare un campo che ci immette poi su larga mulattiera che si inoltra nel bosco. La mulattiera ha andamento regolare verso sud, il dislivello è pari a circa 350 metri, il bosco di faggi, abeti, larici e noccioli è splendido, la baita la si raggiunge un pò a fatica ma l'armonia dell'ambiente circostante rende magica l'atmosfera. Volendo per chi ha buone gambe si può oltrepassar l'insolita baita per sbucar poi fuori dal bosco, puntare il passo di Menna (2002 slm) e salir sul monte stesso (2300 slm); si tenga presente che il dislivello da Costa Inferiore alla vetta è pari a 2556 metri tra andata e ritorno e le ore di cammino circa 6/7. Esiste a quota 1706 slm una sorgente ove poter eventualmente far rifornimento d'acqua.

 
 
 

Jungle Raider Park - Centro Nazionale tree adventure Civenna

Post n°81 pubblicato il 13 Giugno 2007 da maxpao1977
 
Tag: parchi
Foto di maxpao1977

Trattasi di un parco divertimenti costruito su abeti, situato all'interno di un piccolo bosco di conifere nei pressi di Civenna nel triangolo lariano, in prossimità delle sorgenti del fiume Lambro tra l'altro raggiungibili su semplice percorso di qualche decina di minuti a partire dal parco stesso.

Jungle raider park altro non è che un percorso di abilità sospeso per aria, che si sviluppa tra scale, ponti tibetani, corde e tiranti, liane e passerelle. Ci sono circa una quarantina di piattaforme in legno, con altezze che variano da terra dai 2 ai 18 metri. Bisogna semplicemente scegliere il percorso che meglio si adatta alle proprie capacità, ve ne sono quattro ben diversi tra loro, identificabili con un colore che ne attribuisce il grado di difficoltà. Volendo si può vagamente accostare come impostazione ad una ferrata alpinistica (sia chiaro ben più facile!) ma la logica è la quasi medesima; imbragature, casco, guanti e longe, moschettoni e carrucole, ed il gioco è fatto. Credetemi, è piuttosto divertente, ci può andar chiunque, non sono richieste particolarì abilità o caratteristiche fisiche, una giornata insolita su come trascorrere una domenica mattina o pomeriggio. Ovviamente tutta l'attrezzatura rientra nel costo del percorso (15euro), insieme ad un breve briefing introduttivo sull'utilizzo sicuro dei moschettoni e via dicendo. Complimenti infine alla mia Aurora, capace per la prima volta di indossare un imbragatura e superare le prime vertigini date dall'altezza....

Per ulteriori informazioni esiste un sito internet: http://www.jungleraiderpark.com/civenna_ita/index.html

 
 
 

Savogno.... dove il tempo si è fermato

Post n°80 pubblicato il 04 Giugno 2007 da maxpao1977
 
Foto di maxpao1977

Scheda tecnica        

Località di partenza : Borgonuovo di Piuro

Meta                         : Savogno e Dasile

Dislivello                   : 1060 tra a/r (Savogno) 1260 (Dasile)

Difficoltà                   : turistica su sentiero discretamente segnalato

Piccolo nucleo rurale abitato sin dagli inizi degli anni '60, venne fondato durante il XV secolo d.c. grazie ai numerosi transiti commerciali che si venivan a creare nell'area valtellinese a cavallo con l'attuale Svizzera.

Sito in Val Chiavenna, su modesta quota montuosa (circa 932 s.l.m.) nel cuore delle Alpi Retiche, sorge su un soleggiato e panoramico terrazzo soprastante le splenide cascate dell'Acqua Fraggia (da visitare assolutamente su semplice sentiero indicato come itinerario panoramico con partenza del camping omonimo). L'intera area, è da sottolineare, risulta esser sottoposta a protezione regionale per via delle numerose meraviglie naturali che la circondano.

"Unico" esempio di architettura rurale spontanea con i suoi edifici in pietra, i muri a secco, i loggiati in legno ed i numerosi viottoli in selciato, Savogno la si raggiunge solamente a piedi per vari itinerari (S. Abbondio, S. Croce, il panoramico delle cascate dell' Acqua Fraggia) che richiedono da poche ore di cammino a qualcosa di poco più. Quelli da noi percorso (in quanto in compagnia della mia splendida Aurora) credo sia tra i più belli, ossia la mulattiera che con i suoi 2886 scalini, sale da Borgonuovo di Piuro fino a giunger al terrazzamento ove sorge il piccolo borgo lombardo. Questa storica via d'accesso risale inizialmente il pendio dei Ronchi, una volta terrazzato e coltivato a vite, raggiungendo poi a mezza costa il nucleo delle Stalle (ove sorge un mastodontico torchio da vino risalente al 1706 e dotato di un braccio di legno la cui lunghezza supera i 10 metri) e gli sparsi crotti, conducendo infine al sagrato della cinquecentesca chiesa di San Bernardino, ieri purtroppo chiusa.

Le altre vie da fondovalle come sopracitato sono numerose, tutte con ampie vedute sulla vallata, come ad esempio quella che sale da Canoa, da Villa di Chiavenna, o come da noi percorsa discendendo, la panoramica delle cascate, con numerosi ponti sospesi a cavallo dell'impeto della cascata. Sosta obbligatoria al bel rifugio di Savogno, ove l'accoglienza della titolare Ornella è stata davvero calda e la cena ottima, a base di formaggi di capra, cervo in salmì, e primi accompagnati da ottimi sughi di lepre. Per chi volesse, a poco più di un quarto d'ora dal rifugio si può raggiungere l'altrettanto caratteristico borgo di Dasile ove gli spazi si apron maggiormente alla vista concedendo oltre alla vista del Pizzo Alto, del Saragiolo e dello Scudo, anche lo splendido gruppo del Bernina.

 
 
 

Dati allarmanti...

Post n°79 pubblicato il 24 Maggio 2007 da maxpao1977
 

"Per le emissioni di Co2 siamo di fronte ad un vero e proprio disastro: è previsto che continueranno ad aumentare del 2 per cento all'anno". Questo l'allarme lanciato dal Premio Nobel per la Fisica Rubbia durante la terza conferenza sui cambiamenti climatici, organizzata dall'Accademia internazionale di Scienze Ambientali e tenutasi presso la città lagunare di Venezia questo 19  maggio.


Nostante si preveda il decadimento del petrolio verso il 2030, la nostra società sembra rivolgere le proprie richeste energetiche verso il carbone, "il peggiore di tutti i materiali", continua Rubbia. Tuttavia, il problema pare non  privo di soluzioni: è necessario un cambiamento di prospettiva che porti ad aprirsi verso le energie rinnovabili, il riscaldamento solare, il vento, il fotovoltaico. In particolare, è importante rivolgersi all'energia solare non in Europa ma nel sistema Sahara. "La grande soluzione è rappresentata dall'Africa".
 
Secondo gli studi condotti dal German Aerospace Center (DLR) a cavallo tra il  2005 e il 2006, infatti, l’aumento della produzione di energia pulita nelle aree desertiche del Nord Africa, favorito anche dalla creazione in Tunisia del MEDREC, potrebbe rappresentare una grande fonte di energia alternativa disponibile in modo permanente per i paesi europei. Per realizzare questo progetto sono però neccesarie le donazioni da parte di investitori internazionali, sia per via dei costi elevati che delle tecnologie necessarie (l'ambiente non ha prezzo!!!). Notizie favoreoli giungono altresì dalla Francia, dove il neoeletto Sarkozy ha messo come priorità del suo mandato la questione ambientale (chissà che non restino solo promesse).
E nel frattempo, o meglio pare nel giro di poco più del ventennio appena trascorso, i ghiacciai della "nostra" Val d' Aosta si sono ridotti di 35 chilometri quadrati. E' il dato allarmante riferito qualche giorno fa dall'assessore regionale all'Ambiente Alberto Cerise.

Secondo i dati resi noti dalla Regione Valdostana, nel 1977 i ghiacciai si estendevano per circa 154 chilometri quadrati, mentre nel 1999 la superficie sarebbe calata del 18 per cento. Ancor più devastante la situazione dell'acqua; dal 2003 ad oggi la regione pare abbia  perso qualcosa come 45 milioni di metri cubi d'acqua. Per intenderci, l'intero contenuto dell'invaso della diga di Place Moulin, in alta Valpelline. 
Ma il problema non riguarda solo la nostra piccola Italia, bensì l'intero pianeta. E' sempre di questi giorni  la notizia  riguardante il  Polo Sud: la Nasa ha annunciato che i ghiacci dell'Antartide si stanno sciogliendo sempre più rapidamente.

Si tratta del più significativo scioglimento osservato dai satelliti negli ultimi trent'anni. Per l'inarrestabile  effetto del riscaldamento del pianeta, un'area dell'Antartico grande circa 400mila chilometri quadrati (per aver una misura, corrisponderebbe circa alla nostra penisola) mostra segni evidenti di scioglimento.
 
I risultati sono frutto di una ricerca condotta nell'ambito di un progetto avviato dal Jet Propulsion Laboratory della Nasa, in collaborazione con l'Università del Colorado. Le osservazioni via satellite riguardano il periodo compreso tra il 1999 e il 2005 e mostrano una situazione che non si era mai verificata prima: una preoccupante trasformazione della natura morfologica dei ghiacci nella zona occidentale dell' Antartide.
 
"E' una novità assoulta - ha spiegato il direttore dell'Istituto di scienze ambientali del Colorado, K. Steffen - anche perchè a differenza di altre zone antartiche, questa penisola non aveva mai mostrato, nel recente passato, segni di scioglimento".
 
I dati della ricerca hanno infatti mostrato che dal 2005 le temperature della zona interessata hanno raggiunto anche i 5 gradi sopra lo zero, cosa mai avvenuta prima. L'accertamento è stato possibile grazie ad un nuovo sistema messo a punto dalla Nasa che permette di distinguere i diversi tipi di ghiaccio formatisi col trascorrere del tempo. Le aree in cui i ghiacci si sono sciolti e poi ricostituiti, si sono estese molto. Il ghiaccio trasformato in acqua è rimasto sopra la superficie ghiacciata del continente antartico e se per caso (poi non troppo remoto) quell'acqua dovesse infiltrarsi nei crepacci antartici fino a raggiungere il mare, potrebbero arrivare conseguenze disastrose per l intero ecosistema.
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In foto sono ben visibili dai colori gialli e rossi le aree a maggior esposizione di scioglimento dei ghiacci in Antartide, che corrispondono circa a una superfice pari a quella della penisola italiana.

 
 
 

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IL CASO DAVID SHARP

 

LA PARETE SUD DEL CERVINO

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Ma è ben segnalato il percorso o si rischia di perdersi??
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ferrata, quindi quasi sempre con il moschettone...
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Ferrata fatta in arrampicata? O ti sei attaccato alla...
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il 16/10/2008 alle 17:11
 
...grazie mille syl...
Inviato da: maxpao1977
il 25/09/2008 alle 16:03
 
 
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