teatrando... forse
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AMORE E LOGICA
dal post n. 66
l'0mu che circhia l'amore
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Inghiottito, dissolto, muto nel buio della notte nera il raggio del sole supremo dell’Ultimo Orizzonte quando, in te, forme si animano come innocenti e variopinte di primavera farfalle in un caleidoscopio.
s’insinua, dapprima timida, la loro danza e vieppiù, ammaliante, conquista la scena
ed incanta il tuo occhio rendendolo cieco all’ultima vera domanda che s’oblia nel movimento incessante di forme illusorio.
Ed il tuo occhio crea immagini nelle immagini ed immagina, su di esse, frammenti vitali che affiorano dal cuore carnale e muovono, emozioni e ricordi che solleticano e accarezzano un’anima dal corpo carnale risucchiata e da essi cullata in una spensieratezza falsa fanciullesca, subdole, si aprono, le porte delle terrene passioni, dolci, sensuali, come le nenie del caldo tepore di corpo avvolgente di madre.
Poi, amare e ruggenti nell’inseguire pretese, ma misere, ingiustizie subite.
Così si consuma l’inganno fatale del serpente, che schiavo, Adamo, rese della terra.
così, di roccia, l’anima s’ingravida e, di essa, gravido il pensiero, in impenetrabile pietrosa fortezza il mondo trasforma
e, per te, nelle sue segrete segregato, chiami illusione dell’anima la parola speranza che, esangue ed esanime, di significanza del tutto si svuota.
Non ti restano allora, di cui nutrirti, che le vaghe ombre della notte nera.
Dove sei? dolce Speranza! il cui nome nacque nella prima alba di primavera in un perduto giardino al confine estremo del deserto di pietra nera
quando ti rinvenne, stremato, l’esule pellegrino nella nascosta verde pietra Ondulazioni del pensiero segnate dal tempo ripropongo questa descrizione del sentire della mia anima per condividerla con i viandanti amici di questo luogo che sembrano aver perso la speranza... non la speranza di un improbabile aspirazione ad una vita terrena facile e senza pensieri ma.... QUELLA SPERANZA che giace nel fondo del cuore di ogni essere umano e che alimenta, velandosi di forme terrene, ogni desiderio... il velo crea la prigione, le indefinite stanze del labirinto che ci avvinghia... lo svelamento richiede la battaglia e la vittoria la morte dell'illusorio che alberga nel nostro cuore.... |
Perché è importante che i bambini scrivano fiabe? Innanzitutto vorrei precisare che le fiabe, nella tradizione, non hanno nulla a che vedere con la fantasia ma riguardano l’immaginazione ed il simbolismo: la fantasia ha per oggetto qualcosa di assolutamente irreale, che non potrà mai accadere; il simbolismo, invece, che attinge all’immaginazione, una delle facoltà, insieme alla memoria ed alla ragione, principali della nostra mente, è il fondamento di ogni arte: esso, attraverso le immagini della realtà corporea, usate in modo sintetico, rimanda, come diceva Platone, alla realtà superiore, il mondo delle idee innate, attraverso le quali possiamo misurare la realtà corporea, quella che ci circonda nel nostro attuale stato di coscienza, per conoscerla nella sua essenza. Nella fiaba, il protagonista, sente l’imperativo interiore a lottare contro l’ingiustizia di questo mondo e, per il trionfo della giustizia, è pronto a dare la sua vita. Per compiere quest’opera egli deve vincere la sua pigrizia, le sue paure e, soprattutto, il suo egocentrismo-egoismo, la fonte di ogni ingiustizia. Per questo, egli, avrà, dopo il superamento delle prove, l’elemento magico che risolverà l’ingiustizia, ma, lo avrà, appunto, per la sua purezza di cuore, perché non userà questo strumento per soddisfare il suo egoismo ma per il bene dell’umanità. Il “cattivo” mai potrà avere l’elemento magico perché, appunto, lo vuole solo per soddisfare il suo egoismo. L’elemento magico, allora, non è altro che il simbolo della divina provvidenza, della grazia divina che discende sul Santo. Il protagonista, quindi, nella sua apparente semplicità, è un eroe nel senso classico dell’accezione greco-romana, colui che apre la via fra la terra ed il cielo: Cristo, Budda, Maometto, sono il prototipo della figura dell’eroe ed ognuno è chiamato a seguire, nelle sue possibilità, la Via. Impegnarsi nella creazione di una fiaba “moderna” implica, allora, il guardarsi dentro e cogliere i propri limiti e difetti nella vita di ogni giorno, per poterli affrontare e, nei limiti delle nostre possibilità, superare. Per ulteriori approfondimenti visita il contafavole indicato nell’intestazione del blog
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Raccontare fa immaginare immaginare è come sognare sognare non è fantasticare fantasticare è divagare con l'impossibile sognare è ascoltare sé stessi Il video, realizzato sullo spettacolo tratto dalla fiaba Fiordaliso e Nevina, è stato creato dal gruppo dei ragazzi grandi del mio laboaratorio Chissà perché, al giorno d’oggi, si fa tanta confusione sulle parole sogno e sognare: vi si identificano le proprie proiezioni su una possibile realtà futura.... certo, in questo c’è una piccola parte di quello che, al fine, è il sogno ed il sognare... il sognare non è altro che quella parte della nostra vita che si svolge in una certa “parte” del sonno che, a sua volta, è un’altra “parte” della nostra vita..... gli antichi saggi dicevano che, la coscienza individuale, l’IO, nel corso di una giornata intera, trasmigra i tre stati diversi seppur intercomunicanti: lo stato di veglia (legato in maggior misura allo stato corporeo); lo stato di sogno (... allo stato psichico o animico) e lo stato di sonno profondo (... allo stato spirituale)..... senza troppo dilungarmi richiamo il fatto che, lo stato di sogno, essendo intermedio e legandosi di più allo stato psichico o animico, riceve, in maggior misura, le “informazioni” dello stato di veglia e di sonno profondo e, in esso, sciolti, in una certa misura, dalla realtà corporea, che, superficialmente l’uomo moderno crede essere l’unica realtà, le voci dello spirito si mescolano a quelle del quotidiano corporeo.... in qualche maniera, però, la coscienza dello stato di veglia, in questo stato, è meno vigile perché assopita.... tagliando corto è in questa situazione, nei cosiddetti sogni... come dire!?.... che più lasciano il loro segno, che la parte più profonda di noi stessi lancia i suoi “messaggi”, quelli che vengono dal mondo delle idee (platoniche).... per questo, il confine tra l’idea ed il sogno, è abissale anche se, in fondo, le idee ci “parlano” sempre, ed in certi sogni in modo “forte”, ma vengono sempre velate dalle nostre proiezioni.... |
Sottotitolo esplicativo L'anima? 'zzo è!? E lo spirito!?............... Messaggio promozionale: Il sig. Bianchi ha promesso che, a chi riuscirà a leggere fino in fondo il presente blog, verrà offerto un viaggio premio a S. Rita da Cascia con pulman GT del 1958, partenza ore 2,00 e ritorno ore 24,00, pranzo gratuito presso la casa del Pellegrino e colazione presso autogrill. Mi appare che, l’individualità, per natura e definizione, è essere chiuso entro limiti che, appunto, la definiscono e l’affermano; entro questi limiti, la coscienza individuale, come un seme, ha la virtù di crescere fino a realizzare tutte le sue possibilità. Ma qual’è la natura e dove è il Principio della coscienza individuale? L’anima è la vita e la vita è movimento. Qual’è, di nuovo, il principio di questo movimento e da cosa è influenzato? Può, l’anima individuale, essere completamente chiusa in sé stessa, completamente separata da ciò che la limita ed afferma allo stesso tempo? E.... qual’è la natura del limite? Cowsitter ha scritto nel suo blog citando S. Agostino “ogni anima segue la sorte di ciò che ama”. In questa affermazione è esplicitamente chiamato in causa quello che, mi appare, sia il principio contingente del movimento: il desiderio, il quale, a sua volta, trova la radice nell’amore; ma, mi viene da chiedermi: nell’amore o nell’AMORE!?. Quanto ci sarebbe da dire su ciò.... gridare rabbiosamente.... sussurrare amaramente con un filo di voce che si strozza in gola.... sbuffare nervosamente girandosi dall’altra parte... tacere schifito di sé stessi.... contorcersi nel corpo nelle notti insonni.... sorridere stupiti nel meraviglioso mostrarsi velato di ciò che la illumina nei rari momenti di lucidità dell’anima.... “....chi vorrà salvare la sua anima (vita) la perderà; chi perderà la sua anima (vita) in Nome Mio avrà l’Eternità....”..... è, forse!?.... univoco il movimento dell’anima!?..... se così fosse.... ci sarebbe dolore o, magari, solo inquietudine, com’è anche per l’incosciente, nel seguirne la sorte!?.... “e.... mi sovvien l’eterno....... e, tra questa immensità, s’annega (chi annega muore) il pensièr mio e, naufragar (il naufrago non è ancora morto e potrebbe ancora salvarsi) m’è dolce in questo (non in quello eterno da cui si vuol fuggire) mar. La corrente della vita è assai strana.... per un verso scorre, come un fiume, inevitabilmente verso l’Oceano Infinito; per un altro verso è essa stessa un mare battuto da venti che soffiano da ogni direzione.
Che fare, allora!? in uno dei momentanei approdi nello scoglio blog di donnaisabella, sbabbutto dai venti del mare di questa esistenza corporea, spinto da "....questo spirto guerrier ch'entro mi rugge" mi sono imbattuto in una..... come dire!? affermazione ribadita da più commenti e che, ormai, è il verbo di questo tempo e che così riepilogo “segui l’istinto.... va dove ti porta il cuore” per quanto mi riguarda, nella mia limitatezza, di contro, non mi vien che da pensare....... che l'anima umana è assai complessa ed il suo movimento non è univoco: Platone diceva che abbiamo un'anima istintuale, una passionale e l'altra razionale (la distinzione di queste tre anime in realtà non è netta ma, esse, interagiscono e s'influenzano vicendevolmente investendo la coscienza con i loro venti; e, a loro volta, sono nel ventre dello Spirito). La bellezza è senz'altro ciò che accende il nostro desiderio e, il desiderio, è ciò che ci spinge ad agire... ma.... ahimé! le tre anime s'azzuffano per far prevalere sulla coscienza quello che appare loro come l'oggetto della bellezza..... ed allora..... può l'anima istintuale concepire la bellezza nella sua purezza!? chiusa com'è nell'ambito dei sensi!?.... può l'anima passionale (s'intenda la sfera sentimentale) concepirla nella sua concezione di pura idea (Platonica)!?... addirittura, la stessa anima razionale, può solo farsene un idea attingendo alle forme di questa esistenza..... in conclusione, mi appare che, in questo tempo di tenebra, ci sia un'apologia dell'istintualità assai strana.... e mi si pone davanti la mia bestia: l'egoismo..... non è..... forse!?.... la bestia che più di ogni altra divora la luce della nostra coscienza!?.... Quando penso ciò mi viene sempre in mente l’Ulisse dantesco che pretende i varcare i limiti e non può che sprofondare e restare terribilmente imprigionato nel mare dell’indefinito divenire particolare.... mi viene da paragonare ciò ad un IO come un palloncino che si gonfia, si gonfia si gonfia per voler superare il proprio limite finché non scoppia..... allora.... cosa c’è oltre i confini dell’individualità?.... la coscienza infinita?.... se è infinita può essere la somma di tutte le coscienze individuali, cioè limitate?.... la somma di parti può dare solo una parte più grande.... e allora?..... A proposito del limite e della possibilità Nella sua concezione profonda il "Possibile" è l'insieme della Realtà Assoluta, tutte le possibilità in essa comprese. ognuna al suo posto secondo la sua funzione.... ci sono le possibilità di manifestazione, quelle che nella nostra limitata concezione della Realtà Assoluta, sono tutte le cose che sono apparse, appaiono e appariranno nella creazione, e ci sono le possibilità di non manifestazione, che mai appariranno nella creazione ma che,a maggior ragione, SONO. L'impossibilità è solo ciò che non è, non è mai stato e mai sarà. Il limite, in quanto esistente, è... e non è altro che l'occasione della creazione degli enti individuali.... esso svanirà nella Realizzazione della Realtà assoluta. L'individuo, in quanto tale, chiuso nelle sue limitazioni, è nell'impossibilità di realizzare la Realtà Assoluta.... ma. in quanto ente, essente, è nella possibilità di realizzarla. Questa è la grande contraddizione, l'enigma, che deve essere sciolto (può essere sciolto ciò che è legato, appunto, dal limite).... per questo, come dicevo e lei mi chiedeva, è necessaria la morte, non quella del corpo, ma quella dell'anima individuale... e, ahimé, quantè dura la morte da questa "... selva selvaggia e aspra e dura e forte che nel pensier rinnova la paura...."
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La pietra di cristallo blù Un bel giorno di primavera sono andata con le mia classe a fare una gita ma, purtroppo litigai con alcuni di loro per un motivo banale che nemmeno ricordo e mi dissero quella brutta frase “non ti siamo più amici” e, durante la gita, mi esclusero dal gruppo. Allora ho ripensato a quando anch’io mi sono comportata così con altri amici e non ho potuto fare a meno di capire quanto sia stupido un comportamento del genere e quanta tristezza provochi in chi lo subisce. L’amicizia è aiutarsi nel momento del bisogno e saper affrontare insieme tutte le difficoltà. In quel momento è nato in me un desiderio fortissimo di non comportarmi più così e avrei voluto farlo capire a tutti i miei amici. Pensavo anche a come sarebbe bello se queste stupide cattiverie non succedessero più fra tutti i bambini del mondo; sarebbe un mondo più bello e giusto. Ma cosa potevo fare? Io, una semplice bambina, far sparire dal mondo questa stupida cattiveria! Mentre pensavo questo passeggiavo da sola per un parco dove c’eravamo fermati con la classe per fare merenda; fu allora che sentii un cinguettio dolcissimo che non avevo mai sentito prima: era un uccellino che mi svolazzava intorno festoso; ad un certo punto si posò sulla mia spalla e, con mia grande meraviglia mi sussurrò delle parole all’orecchio. Dapprima pensai che non era vero ma lui mi disse: -non ti meravigliare, sono l’uccellino del giardino perduto, e so del tuo problema e di del tuo desiderio. Siccome è un desiderio bellissimo sono venuto per dirti che, forse, potrò aiutarti.- -Davvero, ma come?- risposi piena di speranza. - So che esiste una pietra magica che si trova sulla roccia dell’aquila in cima alla montagna di un isola in mezzo al grande Oceano. Quella pietra ha il potere di esaudire il tuo desiderio.- Rispose l’uccellino. –Ma come faccio ad attraversare il grande Oceano, sono solo un bambina.- risposi. –Se ti lascerai portare dalla pura forza di volontà del tuo desiderio supererai ogni ostacolo.- concluse l’uccellino e volò via. Così m’incamminai e giunsi alla riva del mare dove trovai una barchetta con i remi che sembrava stare lì ad aspettarmi. Senza indugiare oltre salii sulla barca e cominciai a remare. Il sole era alto nel cielo, doveva essere mezzogiorno, e, come salii sulla barca avevo l’impressione di vederlo muoversi verso ovest, il luogo del tramonto, come per indicarmi il cammino; così segui quella direzione. A forza di remare cominciai a sentirmi stanca e, in quel momento, un corvo nerissimo si posò sulla barca e cominciò a parlarmi. Io pensavo fosse un amico dell’uccellino del giardino perduto che era venuto per aiutarmi, e mi disse, con una voce incantevole che ti faceva sognare –Certo che devi essere molto stanca, sei una bambina veramente buona se fai tutto questo per i tuoi amici. Penso che adesso ti meriti un po’ di riposo; pensa che bello stare sdraiata su di un comodo divano mentre mangi un bel gelato; tanto i tuoi amici possono aspettare un po’, in fondo sono stati così egoisti a cacciarti dal gruppo.- La sua voce era così dolce ed io così stanca che mi lasciavo cullare da essa ed avevo cominciato a sognare di starmene sdraiata sul divano; ma, alla parola amici, si riaccese in me il desiderio che mi aveva spinto in quell’avventura e come ripresi a remare il corvo sparì. Era ormai tardo pomeriggio ed il sole cominciava ad avviarsi verso il tramonto quando la pinna di un pescecane cominciò a girare intorno alla mia barchetta ed io provai paura. Allora lui mi disse. -Certo che sei coraggiosa per essere arrivata fin qui, e questo perché desideri che l’amicizia non sia mai sconfitta dalla stupida cattiveria; ma guarda che, te lo assicuro, i tuoi amici, adesso, sicuramente si staranno divertendo insieme e non pensano certo a te, anzi, credo proprio che no gli interessi nulla di te, e tu, invece, sei qui a rischiare la vita per loro. Quindi, per il tuo coraggio, voglio darti una possibilità: se torni indietro non ti divoro; e ti dirò di più perché mi sei simpatica, potrai diventare la regina degli squali e noi saremo tutti ai tuoi ordini e ti porteremo tutte le ricchezze disperse in fondo al mare con cui potrai fare quello che vuoi.- Sentendo quelle parole cominciai a sentirmi arrabbiata verso i miei amici che mi avevano scacciata dal gruppo, perché avrei dovuto rischiare la mia vita per loro quando, con la ricchezza che mi prometteva lo squalo avrei potuto avere tutto quello che volevo? Mentre pensavo questo mi accorsi che il sole stava per tramontare e vidi una cosa meravigliosa: il sole stava come sospeso sopra una montagna in mezzo al mare e. sulla sua cima, c’era un punto blu luminoso, di una luce che non avevo mai visto. Quella luce riaccese in me il desiderio che mi aveva spinto fin lì: far sì che tutti i bambini del mondo non rompessero più la loro amicizia per stupide cattiverie e, come decisi di andare avanti, verso quella luce, lo squalo scomparve. Approdai così sull’isola e cominciai a scalare la montagna. Era ripidissima e più salivo più sentivo il vuoto sotto di me che sembrava risucchiarmi come una potente calamita. Le mie gambe tremavano e mi sentivo paralizzata dalle vertigini di sprofondare giù nel vuoto. Nel frattempo si era fatto buio e l’abisso sotto di me sembrava un buco senza fondo, non riuscivo proprio più a muovermi. Ad un certo punto, immersa in quel buio, mi accorsi che, dall’alto, veniva una luce azzurra, quella luce che avevo visto mentre parlavo con lo squalo, e illuminò, sulla parete di roccia a cui stavo attaccata, dei rami di un grande albero che scendevano dalla cima verso di me. Feci per attaccarmi ad uno di essi ma era secco e si spezzò ed io rischiai di sprofondare giù. Però, pensai, a quel punto non potevo più tornare indietro e controllai la paura, pensando che, da quell’albero doveva venire la luce e, quindi, ci dovevano essere dei rami ancora vivi e forti. fu così che vidi una farfalla dalle ali meravigliose posarsi su uno di essi; mi ci aggrappai e, come lo toccai mi sollevò in cima alla roccia dell’aquila i piedi dell’albero. Sul ramo più alto, come un suo frutto meraviglioso, c’era la pietra magica, un cristallo blu. Era lui che emanava quella luce meravigliosa che ti riscaldava il cuore donandoti una serenità e contentezza infinite. Lo raccolsi e... il mio desiderio si avverò ed in tutto il mondo trionfò l’amicizia vera, pura come la fratellanza universale... e vidi tutti i bambini del mondo giocare in un girotondo di gioia infinita.
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Seguito del post precedente, ispirato dal caro compagno di viaggio Pert e rivolto anche a tutti quei blogger di cui mi appassiona leggere le riflessioni e che hanno il gusto del perder tempo leggendo le mie elucubrazioni di omo meccanico e di piccolo affare...... I^ puntata Oscar Wilde diceva (cito a memoria) <.....ci deve pur essere qualcuno che cede alla tentazione>... negli oscuri e perduti anfratti del labirinto, in questo tempo di notte senza fine, con le palle piene dal cedere alla tentazione tanto che la vivo, ormai, come cosa asfissiante e noiosa, e, vedendo come intorno a me sia abitudine quotidiana, mi viene da dire... <e che cazzo, si campa tanto poco, perché sprecare quel poco tempo che mi è rimasto assecondandola!?.... ci deve pur essere qualcuno che gli resista... o meglio, forse, che provi ad ignorarla!?>....< si, va bè!.... e poi come riempi il tuo tempo vuoto!?> mi risponde la vocina............. “Provo” alcune considerazioni visto che ci sono altre persone che, nel loro quotidiano, sentono un assentimento all’oltre <... questa siepe che tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude e, mirando interminati spazi di là da essa, nel pensier si finge....>..... <’cazzo è l’infinito!?... un’astrazione mentale, se è astratto è fuori dalla realtà, quindi una cazzata per segaioli mentali> mi dice la vocina (che si esprime in dialetto toscano)...... Ookkkey..... OOOkkey (con tono alla De Niro su Taxi Diver), allora perchè cazzo sento sempre un gran farfugliare sulla coscienza, sul conoscere sé stessi!?.... se uno si aprisse la testa ci troverebbe dentro IO e la coscienza?.... NO... e allora dove cazzo è?.... non esiste?.... ehi! dico a te! perchè non proviamo questo gioco, ai bambini piace tanto e dite sempre che bisogna ritrovare il bambino in noi.... chiudiamo gli occhi e mettiamoci in ascolto con i sensi: diamo attenzione al tatto... ora, il duro che sentiamo sotto al nostro culo è la sedia davanti al pc o quella della cucina?... è quella davanti al pc.... ma chi arriva a questa conclusione: il culo o la coscienza? dico di più: IO, la coscienza, si sente lì dove il culo sta attaccato alla sedia oppure sente il culo un po’ più sotto, in basso? ( il continuo è per quelli che sentono il culo più sotto e in basso)..... allora IO sta più in alto, dove? al centro della testa, se lo pensi lo senti lì (vi risparmio altri particolari del gioco e con gli altri sensi che potete provare da soli come nei migliori giochi)... allora (in senso di continuazione).... sentiamo IO al centro della testa.... a me piace immaginarlo come il becco di un imbuto perché raccoglie tutte le informazioni, per questo è il soggetto per eccellenza. sub-iectus=sotto al getto, perché su di lui si gettano tutte le informazioni.... e tutto quello che ha davanti a sé è il suo oggetto: ob-iectus=davanti al getto.... al getto di chi? dell’attenzione di IO. Avete mai pensato che oggetto e obiettivo hanno la stessa radice? anzi, hanno lo stesso significato... è per questo che mi viene da dire che la vita è relazione fra il soggetto e l’oggetto, anzi, mi viene proprio da dire che l’attributo principale della vita è che, essa, è, appunto, relazione,,, non che è bella brutta difficile ecc. ecc. ecc.... ora facciamo alcune domande (i bambini ci si divertono un mondo). se Io non fossi... sarei?..... posso esistere senza essere?..... posso avere sentire percepire fare rispondere senza essere?.... NOOOO (rispondono i bambini stupiti dalla banalità della domanda) allora, prima di tutto, devo... Essere.... quindi, prima di tutto, IO sono, se sono esisto, che è assai meno di essere, perché non significa altro che stare nell’essere... infatti, nell’essere, ci sto con la mia mente ed il mio corpo (con i quali posso avere tutte le altre cose)..... quindi, posso entrare in..... relazione con tutto ciò che mi circonda nello spazio e nel tempo in cui mi trovo.... e posso percepire e rispondere, sentire e fare, ascoltare e parlare, prendere e dare..... Ah! dimenticavo.... una precisazione: lo spazio.... ci può essere il niente, il vuoto, nello spazio o è sempre pieno e occupato dalle cose animali e persone che lo occupano con il loro corpo?.... mi sembra di evidenza che lo spazio può essere solo pieno ed occupato, un insieme unico.... d’altronde qual’è la sua funzione se non di contenere le cose dentro ai suoi confini.... altrimenti come si fa a dire fuori o dentro? Può esserci la sedia senza i confini della sedia?.... Avete mai pensato, essendo i corpi solidi liquidi e gassosi, che l’aria è il corpo più grande che ci sia? Che sta dappertutto ed anche dentro di noi, dentro l’acqua ecc.? Ed allora mi sembra d’evidenza che non possiamo vivere senza essere a contatto con tutto ciò che ci circonda così come ogni altro essere esistente e che il contatto, attraverso i sensi, crea comunicazione e la comunicazione scambio d’informazioni (nel senso più ampio e generale della parola): il pavimento ci comunica la sua durezza resistenza freddezza e noi il nostro peso, elasticità calore; l’aria ci comunica ossigeno e noi restituiamo anidride carbonica; il cibo e l’acqua energia e noi cacca e pipì......... e, dopo tutta questa tiritera, domanda fatidica: e IO... occupa un posto nello spazio, lo possiamo percepire con i sensi?.... avevate mai pensato che, in ogni istante della nostra vita viviamo in due.... come dire....mondi!?.... con il corpo nel mondo dello spazio e con la mente nel mondo del pensiero..... vi domanderete: ma questi due mondi sono separati o in comunicazione?.... anzi: com’è fatto il mondo del pensiero se non lo possiamo percepire con i sensi: non ha forma colore peso grandezza ecc..? per rappresentarcelo potremmo, forse, dire che è come l’aria. che sta dappertutto e penetra anche dentro di noi e le cose.... è come l’azzurro cielo.... non trovate sia suggestivo? infatti sentite che domanda buffa ne può venir fuori.... é lo spazio che contiene dentro ai suoi confini il pensiero o è il pensiero che avvolge e penetra tutto lo spazio?.... a me piace immaginare la seconda.... infatti sentite questa... ricordate quello che dicevo sopra? che IO è come il becco di un imbuto?.... così, se immaginiamo IO al centro della nostra individualità (provate un po’ a chiudere gli occhi e sentire.... come sentite il mondo: sopra sotto davanti dietro o tutt’intorno a voi?), possiamo pensare intorno a lui il cerchio dell’azzurra(come il cielo) mente, il cerchio del rosso (fatto di sangue) corpo ed infine il cerchio del verde mondo (la natura).... se guardiamo con attenzione questi cerchi concentrici (come in quei giochetti d’illusione ottica) possiamo percepire l’imbuto visto dall’alto: IO raccoglie le informazioni dal verde mondo e le trasforma in pensieri legandole a ricordi di significati così come dal rosso corpo e dall’azzurra mente (che sarebbe una sensazione di freddo se non c’è IO che la sente, che sarebbe uno stato d’animo se non c’è IO che lo prova, di chi sarebbe un ricordo se non c’è IO che lo vede?)........... eeeeehhhhhh... voilà.... la magia ... più si scende dentro IO più si esce dai confini dello spazio.... quello che ai sensi sembra il più piccolo, in realtà è il più grande.... anzi, se ci chiediamo cosa c’è oltre il becco dell’imbuto, cioè IO, che si presenta così come una porta magica come nei migliori film odierni di .... di.... mitologia.... fantasia.... ‘mbò!?.... ecco entrare in scena l’infinito............ (leggere col tono enfatico delle presentazioni dei film) Riusciranno i nostri eroi a varcare quella soglia?..... passioni, intrighi, tradimenti, illusioni... (chi più ne ha più ne metta)..... lo saprete alla prossima puntata..... CONTINUA
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Dlin Dlon.... Dlin Dlon.... Per ulteriori "informazioni", i signori viaggiatori sono pregati di passare da Perturbabile; è richiesto il gusto per la perdita di tempo, il bighellonare con la mente ed altro... considerato l'ambiente serio e pomposo della seguente digressione è gradito l'abito da sera.... è concessa la possibilità di addormentarsi sulle poltrone dondolando di tanto in tanto con la testa fingendo di annuire Grazie Pert per la riflessione che mi rilancia (.... il “tema” che lei lancia in “campo” è ciò che mi lacera, letteralmente, da qualche anno: essere, con la propria individualità, col mio io, imprigionato nel labirinto dell’esistenza corporea e psichica, indisgiungibili (così intendevano i greci con la parola “fisica”, mentre oggi, tale dimensione, è ristretta al solo più angusto “spazio” dell’esistenza corporea), e, con una parte di sé, inafferrabile, nascosta, e non so con quale altro aggettivo qualificarla, assentire ad una dimensione altra, non costretta da nessuna forma, limite, definizione..... quindi infinita.... ed ecco la contraddizione presentarsi alla nostra mente, che non è altro che lo strumento conoscitivo della nostra individualità, quindi, per natura, limitata, individuata=fra due.... la mente può pensare solo per immagini, per forme, quindi può solo apporre limiti: infatti, il suo conoscere, passa inderogabilmente attraverso il distinguere, che non significa altro che=apporre limiti tratteggindo con punti ciò che appare davanti ad essa al fine di poter definire : dare un nome e, quindi, un ordine alla miriade d’informazioni che i sensi le trasmettono.... questa “arte” sarebbe la logica, termine che, guarda caso, viene proprio dal verbo greco leghèin che significa legare.... legare cosa?..... legare insieme tutte le informazioni in un insieme ordinato dove ogni cosa è al suo posto secondo la sua funzione..... ragionare, o meglio riflettere, sarebbe come giocare con un mosaico.... io, con il suo strumento, la mente, trova davanti a sé un mucchio disordinato e confuso di tessere che deve legare insieme mettendo ogni tessera al suo posto secondo la sua funzione che, a sua volta, dipende dalla sua forma colore dimensioni.... cosa ne esce da questa “operazione”?..... il quadro della vita..... è, allora, questo quadro, l’infinito?.... logicamente NO.... allora a cosa serve la logica, strumento della mente, che può solo definire forme, limiti?... a niente?.... è pura illusione?.... è quindi impossibile la conoscenza assoluta=ab-solutus=sciolto da qualsiasi limite=infinito?.... come può l’io, con la mente, che per natura ha la funzione di definire nomi, dare un nome a ciò che è SENZA-NOME?..... è chiaramente impossibile.... ed allora?.... perché gli antichi saggi di ogni dove hanno parlato della possibilità di questa conoscenza?.... ma come ne hanno parlato?... con l’unico modo possibile al linguaggio: esprimendolo, quindi limitandolo, in un enigma che non può che avere una forma contraddittoria: il vero nome è il SENZA-NOME (è conseguenziale come questo aforisma possa essere espresso in una indefinità di forme diverse).... mi viene da aggiungere un’altra cosa: come gli antichi saggi si siano sempre espressi sotto forma simbolica: simbolo da simballèin=gettare oltre.... il simbolo, nel suo stigmatizzare forme, le rende essenziali al limite della possibilità della forma..... al limite.... al limite.... è allora “magnifico” sapere, naturalmente nei limiti angusti della razionalità, che il calcolo integrale, propriamente il passaggio al limite non è stato scoperto da scienziati razionalisti, ma da essi solo rivelato attingendo a dati della cabala ebraica.... la stessa geometria euclidea: il punto, senza dimensione, che genera lo spazio, pieno di dimensioni, non è altro che una dottrina metafisica del pitagorismo, un equivalente del Tao....ecc. ecc.... naturalmente, come lei dice magnificamente nel precedente post, di cui questo non è che il prosieguo, questa mia è solo erudizione e non certo conoscenza, quindi, semplice riproduzione imperfetta di quanto narravano gli antichi saggi e che, perciò, a maggior ragione, si manifesta ed è maldestra razionale ricerca della sezione aurea che si presenta avulsa dalla vita che accomuna a ciò tutto l’altro: merda di cane, violenza, stupro, omicidio.... egoismo..... concludendo questa già troppo lunga cavalcata mi viene da dire che “io”, capo della mente, è il limite fra l’individualità e l’infinito che, però, tutto comprende.... allora, essendo il limite, considerato\ndosi dalla parte delle forme del labirinto, di cui è il creatore, è il nemico più tenace alla realizzazione della realtà assoluta; considerato dalla parte dell’infinito, ammessa e non concessa tale affermazione di per sé contraddittoria perché l’infinito non ha parti ma è l’unico modo per esprimere la realtà inesprimibile, l’”io”, dicevo, è ciò che unisce l’individualità all’infinito.... ma cazzo, facile a dire tutto questo, arduo fino all’inverosimile sciogliersi dal peso dell’io inferiore che mi schiaccia nelle forme del labirinto.... scusandomi per la lunghezza dell’esposizione.... ma è l’unico modo nelle mie, spero solo attuali, possibilità di partecipare a questa Sua riflessione che, ripeto, mi è di vitale importanza. |
Post n°37 pubblicato il 08 Marzo 2008 da teatron78
Quello che soffiava era il vento del nord.... che viene dalle bianche distese di giaccio che, nel loro biancoassoluto assorbono ogni colore e forma.... quel bianco sembra assorbire ogni orizzonte terreno.... non riesci...non puoi .... è impossibile immaginare, oltre quella linea che si fonde nel cielo anch’esso bianco, un paesaggio di forme terrestri, sia esso di verdi boschi o di sabbiosi deserti.... nulla più.... d’altronde è il tetto del mondo.... oltre esso solo il cielo infinito del nord che, quando si mostra, oltre il bianco, è un abisso nero che tutto inghiotte.... eco di ciò, quel vento, raggelava il corpo, ne spegneva il calore vitale perché .... perché... perché... era immagine della morte.... allora capì perché quel gelo saliva in verticale il corpo... come quando si muore....rise come di un breve singhiozzo che si strozza in gola.... allora si chiese stupito: la vita è solo attesa della morte? e si vive... se si vive... solo per dimenticare ciò fino al momento in cui sarà ormai impossibile continuare a nasconderlo?.... una miriade di domande senza risposta si accavallarono nella sua mente.... una, prepotentemente, spazzò via le altre:.... e l’amore?... una fandonia, un’illusione, uno scherzo.... un palliativo per dimenticare la morte... un antidolorifico per lenire il dolore dell’angoscia?.... puro istinto animalesco di conservazione.... di auto difesa?.... allora.... allora., pensò con angoscia... tutto è niente.... è illusione........ fu invaso da un vuoto profondo come di morte.....Ma.... pensieri s’affacciarono ancora alla sua mente.... pensieri.... pensieri.... ma cosa sono i pensieri..... le idee di amore... odio... menzogna... verità... verità.... cos’è la verità?.... se c’è verità c’è anche amore.... ma.... se questo è.... non l’aveva mai conosciuto... perché.... perché.... aveva sempre vissuto all’ombra della morte....
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ringrazio perturbabile, messaggio n.7, donnisabella, messaggio n. 63, gelsomina a volte.... per le riflessioni e immagini che hanno suscitato in me ed ai quali rimando per una catena di pensieri. Allah l'Altissimo ha detto (cor. IX-124): "combattete contro i miscredenti che sono vicini a voi; e non c'è nulla di più miscredente della tua anima, poiché essa nega i benefici ricevuti da Allah". Le parole di Rumi trovano uno dei fondamenti in questo versetto del Corano: La piccola guerra santa è quella contro i miscredenti ma, la Grande Guerra Santa è quella contro sé stessi. Nello stato di sonno profondo la coscienza si ritira dal mondo e rientra nello Spirito; così accade quando si muore; quindi, ogni notte, si muore.... ma si rinasce nell'eternità... per ritornare nel mondo dove è necessario morire... la coscienza dell'uomo comune, in questi passaggi, dimentica, come diceva anche Platone... il saggio è colui che ha elevato la coscienza nell'assoluto ed ha realizzato che "Tu" non sei altro che "Quello". l’occhio velato scambia la corda per il serpente.... è l’illusione... così pensa che il sangue sia la prova della morte dell’uccello e non riesce ad immaginare ciò che è accaduto.... a-cadere.... dal cedere.... dall’infrangersi.... si sono infrante le pareti del labirinto.... la gabbia... e l’uccello è volato verso l’infinito ed in esso riassorbito, così come Elia fu riassorbito nel sole con il carro di fuoco.... come l’acqua sulla roccia del deserto è evaporata.... allora è... forse!?... sparita l’acqua... no, è solamente ritornata al suo Principio che tutto contiene... ed il sangue?.... e la piuma?.... afferma incredulo e scettico l’occhio velato.... non sono che la traccia nel labirinto di ciò che deve essere.... il sangue è ciò che resta di quella forma di cui si è rivestito per qualche respiro e che mostra la continuità e l’Unità dell’Esistenza.... la piuma, che s’eleva verso il cielo, è ciò che ha lasciato l’uccello per indicare la Via all’occhio che soffre dell’illusione.... ma.... ma... chi è disposto a versare il suo sangue per indicare la Via.... quanto deve essere dolorosa questa prova!.... strappare il velo dell’illusione è come strapparsi, letteralmente, la pelle di dosso con le proprie mani.
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BUON SAN VALENTINO A ME IPSUM
ehi!... Che vuoi?.... adesso basta m’hai abbufato le palle! vuoi spegnere quel cazzo di televisione che hai nella tua asfittica testa di cazzo!? Stai lì fissato come una vecchia massaia inebetita.... ma sai!? mi fa compagnia, anche se ormai faccio fatica solo a sbirciare le immagini... sei proprio uno stronzo idiota; non riesci nemmeno più a fingere le emozioni nel guardarla; sei come un obeso che più sente nausea allo stomaco più mangia incollato alla poltrona.... è che mi sembra di rivivere negli anni di piombo, quel grigio asfittico, quel cielo che aveva dimenticato per sempre il sole, soffocante, una gabbia; anche se ora, forse, è peggio, sembra tutto ,,,, tutto senza,,,, senza,,,, niente..... ma cazzo fai pena, sei una vecchia baldracca da ospizio che si piange addosso facendo finta di essersi pentita ma in realtà solo perché nessuno desidera più il suo sfatto e lardoso corpo.... forse dovrei imparare ad amarmi, ritrovare la leggerezza dell’amore nel mio cuore, o, forse, scoprirlo perché non l’ho mai sentito veramente.... ma va a cagare, uno stronzo come te che affoga nella merda cosa può sapere dell’amore; tutto al più puoi sdilinguarti con un po’ di sentimentalismo da vecchia baldracca,,,, ecco, sai che ti faccio, ti mollo un po’ di disco-music.... sì, grazie, come mi capisci tu, mollami Barry, fammi sentire leggero... Cristo Fez fai proprio pena.... |
In nome del Padre Anche se apparentemente sembrava non dovesse succedere, sentivo che il momento stava per arrivare: mio padre sulla carrozzina a 84 anni, sempre di granitica fierezza... il mio Johnn Waine che mi portava a vedere da bambino... lui sempre così brillante e socievole, cercato da tutti per la sua buona compagnia... con me sempre di poche parole ed io come lui.... ma abbiamo sempre parlato... anche nelle scontate contestazioni delle mie crisi giovanili.... lui sempre di poche ermetiche parole.... “vuoi andare un po’ in giro per il mondo? Perché un po’ se vuoi andare per il mondo? un uomo fa le sue scelte; se vuoi andare vai, ti dò anche la parte d’eredità che ho accumulato per te; ma dopo non pensare di tornare, la casa paterna non è un albergo... io, a 20anni ero in guerra e avevo diritto di tornare”.... anche quando ho lasciato quasi all’arrivo l’università “la vita è la tua; tu devi scegliere; te l’ho detto; io, a 20anni ero in guerra e non ho potuto scegliere”.... dicevo: sentivo che il momento stava per arrivare, così, a 50anni, come un ragazzino impacciato, smarrito, indeciso, nervoso gli ho chiesto: “non hai niente da dirmi?” “di che?” “della vita” “Cosa c’è da dire!? E’ lei che ti porta. E’ sempre un passo davanti a te”. Il giorno dopo ha avuto un mancamento da cui sembrava essersi riavuto; ma sentivo che era arrivato il momento... gli sono stato accanto per ore; non ci siamo detti nulla; mi aveva detto TUTTO... ci “sentivamo”........ e, la notte, è passato oltre il labirinto. .......Perché!?.... che strano!... chiedersi se la vita abbia un senso..... quando si sente... ci si accorge... si vede.... che la vita ci avvolge.... ci porta... in ognuno è l’immagine che la vita è come un fiume che scorre... un cammino da percorrere... e tante altre immagini... forse!?... quello che ci confonde.... è che ESSA ha un’entrata ed un’uscita!?... allora... forse!?... pensiamo che, quella strada, improvvisamente, s’arresta su di un burrone abissale!?.... e le stelle della notte!?.... ed il sole sull’orizzonte dell’alba e del tramonto!?... e le stelle dell’Orsa!?... come due grandi pale di un mulino cosmico nel perno della vetta del cielo...... non segnano... forse!?... il cammino di ritorno alla casa del PADRE!?......... |
La Genesi del Labirinto Genesi 1,1-8 1 In principio Dio creò il cielo e la terra. 2 La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.
La genesi del Labirinto: IMMAGINI di percorsi
In tutte le tradizioni l’albero è prese come simbolo dell’intero universo: la chioma è la cupola del cielo, le radici la terra ed il tronco l’atmosfera: il luogo dello sviluppo delle forme: l’uomo e tutti gli altri esseri. Le stagioni della natura traducono, nel mondo manifestato, il ciclo della creazione, anche questa umanità ne è compresa: cosicché i libri sacri ed i miti di ogni luogo e tempo parlano di un età dell’oro, di un paradiso terrestre, di una primavera dell’umanità.... ormai perduti... o, forse, solamente scorsi... sembra che, il tempo attuale, sia il tardo autunno, il tempo in cui il frutto maturo è caduto dall’albero e.... nella sua marcescenza, assorbito dal fango della terra, trascina con sé, in quella profondità tenebrosa, il seme... l’età del ferro narrata dalla tradizione greca; il KaliYuga della tradizione indù; l’era del lupo della tradizione scandinava... è così che, l’umanità si trova sprofondata nella parte più tenebrosa del Labirinto.... ma la natura, di cui il tempo è parte, è segnata dal movimento ciclico... ed ecco allora il simbolo del fior di loto... o della ninfea... volteggia sulla superficie delle acque, meravigliosamente aperto ad accogliere la luce del sole... come un suo riflesso sullo specchio delle acque... sotto... le acque dell’esistenza corporea.... è lì che la parte attuale di noi è sommersa.... quel filamento pianta e radice che sembra perdersi nell’abisso del fondo senza toccarlo... la luce del sole è troppo attenuata dalle acque.... quasi spenta... per vedere, delle acque, la magnificenza del loto sulla sua superficie... eppure... che magnifico mistero.... sembra d’intravedere come una linea continua che, dal sole, un raggio.... rispecchiandosi in loto sulla superficie, dritta prosegue... il velo delle acque sembra trasformarla in sottile filamento pianta radice e.... l’oscurità dell’abisso sembra dissolverla prima del fondo... ma.... eppure.... impercettibile all’occhio corporeo, la linea, immaginandosi, dritta, tocca il fondo... in un angolo.... il nostro angolo recondito.... è allora.... forse.... che angolo e sole s’uniscono e, dall’unione immaginabile col sole, nell’angolo recondito, si risveglia in suono d’armonia che, in onde perfettamente concentriche e spiraliformi si espande e s’eleva verso il sole... come da esso richiamate.... e, raggiunta la superficie delle acque, diventa fior di loto... immagine riflessa del sole... pronta, così, a ritornare al sole nell’ultimo viaggio nelle acque superiori. Gli antichi saggi dicevano che, la forza implicita e mai tramontabile di questa unione è.... AMORE |
Da una mostra di artisti amici. "CONTRO" la morte dell'AMORE Gli antichi saggi, di tutte le tradizioni, dicevano che, le parole, non sono suoni vuoti, ma esprimono, rendendolo manifesto, lo spirito delle cose. E, se riusciamo a legare, come in un mosaico, i loro significati profondi, troveremo la risposta alle domande della vita.... sempre che, queste domande, un uomo, se le voglia porre. Violenza... dal verbo violare... ha la sua radice nella parola latina vis... forza... da cui virtù... ma, nella sua modificazione in “violare”, il segno della lettera "L" indica che questa forza viene SBARRATA, imprigionata, e sbattendo contro le pareti di questa prigione, devia la sua direzione e si rivolge contro sé stessa e diventa distruttiva... distruggere... composta dal latino dis (che ha valore di forza contraria) e struere... che significa ammassare, fabbricare. Allora, se L’AMORE, nel suo senso vero e profondo, secondo Platone e Dante, è la forza che lega armoniosamente tutte le cose dell’universo, secondo il progetto del Grande Geometra dell’Universo, nel Tempio dello spirito divino, la violenza è quella forza che vorrebbe opporsi a questa costruzione. La bellezza di questa mostra sta proprio nella rappresentazione della genesi e sviluppo di questo percorso distruttivo, che hanno tracciato gli artisti... indicandoci, così, la strada per un possibile ritorno. CESPI... in omaggio a S. Giorgio, ci ricorda la vis nella sua purezza... il santo cavaliere che, ispirato da S. Michele Arcangelo, lotta contro il serpente maligno, per lasciare libera ed accessibile la via verso l’amore Universale che tutto lega... quando questa forza soccombe al serpente e viene imprigionata, il guerriero diventa mercenario al servizio del male. Da tutto questo, per l’uomo, non può che venire un dolore e una sofferenza che sembrano soffocare ogni speranza, come ci mostra STAIANO. In CIOMMEI si mostra il frutto maligno di ciò... il significato della parola satana dall’ebraico e arabo shaitan.... l’avversario, la forza contraria all’unione, e quindi all’amore... il risultato non può che essere una frammentazione caotica senza più una direzione verso uno scopo... la nostra memoria archetipica, così, si frammenta, e si produce la mostruosità che non è altro che lo squilibrio, la deviazione dalla propria natura nell’ambito dell’ordine universale. E’ così che, l’umanità, sembra ingoiata dall’abisso di un caos dove ogni forma, apparentemente, è ingoiata... ma, come ci narra MELLONI, con echi dal Timeo platonico... il caos non che è il momento di passaggio fra un mondo e l’altro così come la notte non è che l’attesa del giorno e l’inverno l’attesa della primavera... compito dell’artista, in questa notte dell’anima, è quello di darci l’occasione per scorgere i segni nell’attesa... il cuneo, allora, si mostra come la punta di una freccia pronta per essere scagliata verso il nuovo orizzonte... Aspetta il guerriero che avrà l’abilità di inforcare nuovamente l’arco divino... come Ulisse contro i Proci Quest'abisso mi fa venire in mente le parole: "la mia vita fra il nulla e l’addio"; sono le parole chiave del film The million dollar baby di Clint Estwood; la struggente favola moderna di una figlia alla ricerca di un padre e di un padre alla ricerca di una figlia. Questa vita, fra il nulla e l’addio era già nella visione di una grande scrittrice: la Yourcenar, nel suo brano “Patroclo o del destino” dal libro “Fuochi” L’autrice, sulle note dell’Iliade e della tragedia greca disegna la tragedia del mondo moderno. Nell’Iliade Troia è la città degli dei, la città perfetta le cui mura sono state costruite da Apollo il dio della sapienza; i greci sono i barbari che distruggeranno il mondo idilliaco. Troia è distrutta per la debolezza umana: Elena e Paride hanno introdotto la concupiscenza ed il tradimento. Cassandra, la profetessa di Troia, la voce degli dei, inutilmente ammonisce contro il pericolo. Agamennone, re dei greci, sacrificherà sua figlia Ifigenia pur di avere la ricchezza di Troia: il denaro come bene supremo, al di sopra anche dell’amore paterno. L’autrice traspone questi personaggi in un indefinito tempo moderno. in un mondo dove la realtà si confonde con quella illusoria del cinema; in una notte tragica, cui non seguirà nessun sole; dove, sembra, non ci sia più posto per l’amore, per l’incontro fra l’uomo e la donna. Da una parte Achille, mezzo uomo mezzo dio, a cui non resta che lo spettro dell’amore per Patroclo e nulla per cui combattere, da l’altra le amazzoni e la loro regina, Pentesilea, che, nell’avvenenza dei loro nudi corpi vorrebbero ammaliare gli uomini per prender loro la vita....
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Inviato da: teatron78
il 22/03/2013 alle 17:30
Inviato da: asia1958a
il 22/03/2013 alle 14:36
Inviato da: lamiapelle
il 06/03/2013 alle 14:34
Inviato da: lamiapelle
il 06/01/2013 alle 17:24
Inviato da: lamiapelle
il 06/01/2013 alle 17:18