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Quando nasce la poesiaLeggo altri blog che parlano di arte e di poesia e così rifletto anche io sul significato di questa, provo ad entrare in questo mondo nuovo per me. Non azzarderò a darne una definizione, mi mancano gli strumenti culturali. Però la studio interessato, come un fenomeno fisico o magari antropologico. Non esiste popolo che non abbia il senso della poesia e della musica, dell’arte in generale. Quello che ho capito di questa necessità umana, che oggi focalizzo attraverso la poesia, ma che passa comunque attraverso qualunque espressione artistica è che si vive come un bisogno, come una pressione interna, non troppo diversa da quella dei vulcani quando raccontano al mondo strofe di luce e pennellate scure verso il cielo con musica rombante. Ho conosciuto grazie alla chat un’amica che vive distante da me, abbastanza perché il destino non ci abbia ancora fatti incontrare, anche se io sono ottimista e so che capiterà. È figlia di due culture, quella italiana e quella francese alle quali appartiene con perfetto equilibrio. Per una scelta di vita ammirevole ha lasciato la città e adesso vive la campagna in modo diretto, raccogliendone i frutti con il prezzo della sua fatica. Penso anche che alla stessa maniera con cui spicca i frutti dagli alberi raccolga altrettanta ispirazione. È una persona capace di esternare poesia, poesia che mi piace molto e che apprezzo ogni volta che me ne offre un frutto dal suo canestro. Certo non vive di quella, forse per questo rimane naturale e spontanea. Il suo è uno stile scultoreo, scava nelle parole cercandone il significato, le sonorità, il ritmo, certamente l’emozione che suscitano. Hanno anche il pregio di essere liriche dirette e taglienti, che non mi lasciano mai senza reazione. Con slancio appassionato ha pubblicato un libro, ma altre le restano ancora nel quaderno e io trovo interessante e stimolante essere presente, seppure come spettatore, alla creazione di un’espressione artistica mentre avviene, vederla viva e reale nel momento in cui appartiene al mondo: non è molto diverso da una nascita. Oggi, con il suo assenso, ve ne propongo una:
DIFFIDO (di P. Pagnoncelli)
Diffido di chi non sa sognare,
di chi reprime il suo io
come qualcosa da buttare,
di chi nasconde insincero
il suo pensiero,
di chi racchiude
il suo mondo
in un nascondiglio
buio e profondo,
scegliendo l'altro,
quello imposto dall'esterno,
quello di certo scaltro
della materiale esigenza
d'essere uguale senza
porsi il quesito eterno
se valga di più l'uniforme
o il difforme
ma puro o indenne
da ogni cedimento perenne.
Se c'è l'errore
è dove?
In chi sceglie di volare
pur se solo e inerme
o in chi vuole il torpore
del comune parlare?
Sarei felice di un commento, non tanto per elogiare o criticare i versi, che certamente non saranno quelli che avrebbe preferito, ma per capire le vostre reazioni e il senso di cercare poesia nella propria vita. M.P. Musorgskij - Quadri di una esposizione |
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