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I Monti Pallidi

Post n°63 pubblicato il 28 Settembre 2008 da Zero.elevato.a.Zero
 
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Troppe cose, tutte assieme mi portano al post di oggi. Delle montagne, delle quali ieri ho accennato, amo da sempre le leggende, da piccolo ho scoperto il patrimonio letterario di Karl Felix Wolff, che ha raccolto i miti alpini ed in particolare quelli della zona delle Dolomiti: i Monti pallidi.
Girando le pagine dei blog ecco comparire una marmotta, come ricorda giustamente un amico, ciascuno associa ai simboli proprie visioni. A me la marmotta riporta alla memoria il loro popolo incantato, quando questi animali saldarono un’alleanza con quello umano dei Fànes, gli abitanti delle  Cunturines.
Questo patto fu suggellato dalla scambio di un proprio figlio tra il popolo dei Fànes e quello delle marmotte, tra la gente uamana rimase la piccola Dolasilla, che le ambizioni del padre vollero trasformare in una guerriera imbattibile. Le abilità della giovane principessa furono esaltate dal regalo che i nani delle montagne, usciti per una volta dai loro labirinti, le diedero per ricambiare la sua generosità: un arco fatato, infallibile, ed una pelliccia magica di ermellino con la quale fabbricare una corazza impenetrabile.
Quando nella vita  di una principessa guerriera entra prepotente l’amore, nella persona di un abile cacciatore straniero, dal nome “Occhio di Notte”, la furia belluina si acquieta. Il padre della principessa, allora, per non perdere l’elemento più potente del proprio esercito fece esiliare il bel cacciatore.
Questi, scappando di fretta, cadde da una rupe sopra la Val di Fassa e venne soccorso da Soreghina, la figlia del Sole, che abitava in una casetta alle pendici del gran Vernel. Per la sua natura la ragazza non poteva sopportare il buio della notte se non dormendo, il tempo passò sereno assieme ad Occhio di Notte, fino a che una sera un amico del giovane non venne a fargli visita, ricordando i giorni trascorsi nel regno dei Fànes. La dolce Soreghina, per la curiosità di sapere non si accorse del tramontare del sole e colta dal profondo delle notte morì, con grande rimpianto di Occhio di Notte.
Da questa leggenda nasce la celeberrima canzone: La Montanara, immancabile nel repertorio di ogni coro alpino.

 
 
 
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