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Velezia

Post n°531 pubblicato il 22 Aprile 2017 da Zero.elevato.a.Zero
 

Velezia

Pochi giorni a disposizione per le vacanze di Pasqua e voglia di mare. Spesso confondo il desiderio di navigare con quello di raggiungere mete lontane o sconosciute; il viaggio in fondo è più un percorso da misurare in battiti del cuore piuttosto che in miglia marine.
Complice mia moglie, decidiamo che il minuscolo equipaggio farà vela per una destinazione mai raggiunta dal mare, così da aumentare il bagaglio di esperienza al timone imparando la navigazione lagunare, che ha i suoi perché, e vedere Venezia da una prospettiva nuova.
La barca in affitto è un minuscolo Dufour 27, ideale per un equipaggio ridotto e navigazioni in fondali con poco pescaggio; si parte da Ravenna in una mattina soleggiata con vento timido e il proposito di una prima tappa a Chioggia.
Le Saline, il cui nome ricorda l’antica vocazione economica cittadina, è un marina comodissimo anche per la possibilità di essere con quattro passi in città e visitare Chioggia, che la leggenda vuole fondata da Clodio compagno di equipaggio del mitologico marinaio Enea. Ci sono altri record storici che può vantare la città: l’orologio più antico del mondo, quello della torre di S. Andrea. Ancora, qui è stato fondato nel 1438 il cantiere navale Camuffo, il più antico del mondo ancora oggi attivo sebbene trasferito a Portogruaro.
Qui, vicino alla foce dell’Adige, tutto parla di mare e soprattutto di laguna, tanto che il mattino successivo, constatata la presenza di un grecale dritto sul naso, preferiamo subito entrare in laguna evitando il mare formato e da qui raggiungere la nostra meta principale: Venezia.
La navigazione in laguna è qualcosa di assolutamente particolare, nonostante la visione a tutto orizzonte di acque, le profondità sono ridottissime, i canali navigabili sono indicate da Briccole, pali di legno infissi, che tracciano i percorsi disponibili, sempre con un occhio al pianetto nautico, al GPS, ma soprattutto all’ecoscandaglio. Fa davvero impressione accorgersi che qualche metro oltre le briccole ci sono lingue di sabbia sulle quali i gabbiani zampettano all’asciutto, sapendo che la barca vuole almeno un metro e mezzo di acqua per non arenarsi. Nonostante il vento contrario la navigazione è placida, si sfiora la barena passando Pellestrina e Busetto, S. Pietro in Volta per arrivare infine a S. Maria del Mare con il canale di Malamocco che è il secondo accesso alla laguna e la corsia trafficata da navi pesanti verso Marghera.
Nonostante il tempo uggioso la silhouette di Venezia si profila maestosa sempre più in dettaglio, ma prima di raggiungere l’approdo c’è tempo che permette di deviare appena per un pranzetto presso l’isola di Poveglia, un posto celebre per il suo passato ed i suoi fantasmi. In effetti oltre all’interessante ottagono difensivo realizzato nelle guerre con Genova, antesignano delle costruzioni militari dei secoli successivi, l’isola ha una lunga storia che passa attraverso esuli, quarantene e leggende di pestilenze e perfino di un ospedale psichiatrico che non hanno riscontro con documentazioni storiche, eppure rappresentano una scenografia ideale per un film horror, la passeggiata tra i ruderi mi ha ricordato l’indimenticato videogame Alone in the Dark; di giorno però è un posto sereno con gabbiani indolenti a caccia di una briciola di pane e popolazione ittica che ogni tanti saltella a pelo d’acqua.
Il bello della vita del velista, o meglio il suo credo, è questo rifiuto della fretta e del demone dell’orologio, asserviti come si è ai dettami del vento e del mare in armonia con la natura; con tutta calma quindi, dopo un breve pisolino, ecco il momento di completare questo giorno di navigazione e arrivare alla meta veneziana.
Il bacino di S. Marco è spettacolare, gonfio di traffico che richiede attenzione, ma anche suggestivo per i tanti meravigliosi monumenti che si offrono da una prospettiva inconsueta, di più, grazie all’intercessione di un amico ci è riservato un posto alla Compagnia della Vela di Venezia con ormeggio nell’isola di S. Giorgio, semplicemente davanti a Piazza S. Marco: spettacolo meraviglioso.
Di spalle agli ormeggi l'imponente basilica di S. Giorgio maggiore, capolavoro del Palladio, bellissimi anche il convento benedettino e il giardino Borges con il suo labirinto, realizzazione della fondazione Giorgio Cini in onore del celebre scrittore argentino.
Anche se è la mattina di Pasqua ci si sveglia di buon ora, come tradizione di mare, si parte a visitare ancora una volta la più formidabile delle repubbliche marinare, i turisti devono ancora arrivare, abbiamo modo di camminare per le calli semideserte. Le città millenarie hanno infiniti scorci e segreti e non basta una vita per scoprire ogni loro segreto: il mio affetto per il Sol Levante mi porta a Ca’ Pesaro per visitare il museo di arti orientali assieme a quello di arte moderna che interessa a mia moglie. Un’altra tappa desiderata è Palazzo Grassi con la mostra di Damien Hirst dal sapore altrettanto salmastro.
Ormai la giornata è inoltrata e la città è invasa da turisti di tutto il mondo, difficile riguadagnare dopo la doverosa orazione a S. Marco la nostra barca; intontiti dal tumulto di quella folla pressante niente di meglio che una visita agli orti di Venezia a S. Erasmo per recuperare il ritmo naturale della vita e proseguire sotto nuvole e qualche saetta verso Torcello poi indietro fino all’ultimo ormeggio della vacanza a Tre Porti per l'ultimo riposo in laguna.
l'indomani un'alba splendida ci prepara ad una lunga navigazione per riguadagnare le coste romagnole,un ultimo giorno di vacanza con un vento molto parsimonioso alla mattina, ma che poi si apre a scirocco fresco così da permetterci una veleggiata deliziosa fino al porto finale.
Lo sguardo indietro verso la laguna e più lontano verso le Alpi raccomanda di non indugiare oltre, il tempo sta cambiando in peggio, lo scoprirà il giorno successivo l’equipaggio del DiPiù che concluderà tragicamente sugli scogli di Rimini e con un pesante tributo di vite umane la sua navigazione.
Il diario di bordo si conclude qui, adesso inizia il periodo di regate transadriatiche da conciliare con il lavoro alla ricerca di quel sano equilibrio che la natura insegna quando si riesce ad ascoltare.

Buon vento!  


Lucio Battisti - Vento nel vento

 

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Commenti al Post:
NoRiKo564
NoRiKo564 il 22/04/17 alle 21:46 via WEB
Suggestivo il tuo diario di bordo, con la descrizione di posti a me molto cari per averli frequentati a lungo durante le mie vacanze...leggendoti il pensiero è andato al gruppo naufragato a Rimini...con il mare non bisogna sentirsi mai troppo al sicuro...
 
 
Zero.elevato.a.Zero
Zero.elevato.a.Zero il 25/04/17 alle 11:32 via WEB
Cara amica, niente è sicuro allo stesso modo quando inforco la bicicletta, accendo il motore della macchina, o sempre più raramente decollo dalla pista di casa. Il mare non è diverso dal resto della vita: esige conoscenza e rispetto, la prima comporta il senso di accettazione del limite personale, il secondo conduce alla prudenza. A me però la morte in mare, ogni morte in mare, tocca in maniera diretta personale e ancora dolorosa nonostante siano passati oltre vent’anni da quel 2 novembre che ancora sanguina nel cuore. La vita è un dono prezioso del quale siamo possessori, chi conosce la gente di mare capisce ancora meglio che il richiamo delle onde è un canto d’amore corrisposto e irrinunciabile.
Ti ringrazio del tuo pensiero e ti auguro un vento prospero e sereno.
 
mpt2003
mpt2003 il 02/05/17 alle 20:04 via WEB
mi piace del tuo racconto quell'abbandonarsi al vento, quell'agire in base al vento, quell'accettare che qualcosa sia sopra la nostra volontà e che a noi non resti che governare quello che il vento ha deciso. Ritengo sia un grande esercizio di umiltà ed insieme di saggezza, quasi un riappropriarsi del giusto rapporto che dovremmo avere con la natura. A volte ci sentiamo dei super umani dimenticando di essere parte di un universo molto più grande di noi dal quale abbiamo molto se non tutto da imparare. grazie. ciao :)
 
 
Zero.elevato.a.Zero
Zero.elevato.a.Zero il 03/05/17 alle 18:25 via WEB
Andare per mare o ad ogni incontro con la natura dovrebbe essere sempre così, accettando con rispetto un ritmo più grande di noi al quale tuttavia apparteniamo da sempre. Eppure l'uomo, io non faccio eccezione, commette spesso peccati di orgoglio nonostante la sua dimensione infinitesima. Torno da un weekend di vela agonistica con una corsa controvento contro quelle onde corte e frangenti che rendono ostico l'Adriatico sempre capriccioso, una situazione dove la voglia umana di correre si scontra con il fatto che la barca a vela dritta al vento non va. Questo impone di allungare la rotta, di stringere i denti e di respirare l'umore notturno freddo e umido dell'Elemento come fosse uno scontro di pensieri, scavalcando ostacoli liquidi più da intuire che da scorgere. A ben vedere è questa in realtà la vera sfida, non quella con gli altri equipaggi ugualmente determinati, ma contro gli elementi avversi che vorrebbero tenerti lontano dall'isola desiderata. Per questo io credo, e non per la classifica, l'ingresso nella baia di Lussino sia stato un momento di gioia e di orgoglio, oltre che una nuova lezione imparata su come leggere i consigli che anche un mare brontolone sa dispensare quando lo ascolti con la necessaria attenzione e sempre con grande amore. Buon Vento :)
 
lightdew
lightdew il 14/05/17 alle 00:41 via WEB
Neanche un racconto potrebbe essere così completo. Splendido diario di viaggio nelle tue emozioni. Quell'isola dei fantasmi mi manca e mi affascina anche come set. Dovrò trovare qualcuno che mi ci porti! Grazie per l'indicazione
 
 
Zero.elevato.a.Zero
Zero.elevato.a.Zero il 15/05/17 alle 11:09 via WEB
Se Venezia è una favola fatta di dame incipriate e seduttori, viaggiatori, ricchi mercanti e speziali, allora il posto ideale per trovare incantatori e streghe è certamente Poveglia. Auguri di buon viaggio quando sarà…
 
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