(ascoltala)
Dal punto di vista dell’etica – chiamiamola così – i B-52’s sono quanto di più lontano dal mio sentire. Infatti, sono animalisti, ecologisti, vegetariani e salcazzo che altre menate; e le loro canzoni trattano di tutti questi temi.
Ma francamente, non mi interessa una pippa: loro sono dei Signori Musicisti, questo è un Signor Disco, e questa in particolare è una Signora Canzone. Se dovessi scegliere o scartare le canzoni da ascoltare in base ai gusti di chi le scrive o le interpreta, la mia vita sarebbe notevolmente più povera.
Non c’è dubbio che la musica sia il mezzo più potente e profondo per suscitare emozioni, da cui discendono idee, convinzioni e deliberazioni, sempre per il solito discorso di Debussy, ma è anche vero che la musica viene prima, e scrivere una canzone per comunicare una idea è un po’ metter il mondo a testa in giù. O se si preferisce, è come spiegare una barzelletta. Ci sono canzoni che ti fanno venir voglia di far qualcosa, ma voler far venir voglia di far qualcosa, voler convincere qualcuno a farlo, scrivendo una canzone non è una cosa che funzioni tanto spesso. Con me, i B-52’s non ci riescono affatto. Il che naturalmente non sminuisce di un etto il loro valore: dopotutto, anche Hitler dipingeva acquarelli, ma non è detto che apprezzarli significhi voler gassare sei milioni di persone più o meno a caso.
La questione è evidentemente quella dei rapporti tra forma e significato: Get Up, Stand Up di Bob Marley, ad esempio, è una canzone che ti fa schizzare dalla sedia e ti impedisce di star fermo anche se non vuoi; basta che lui aggiunga il verso “stand up for your rights” ed ecco che ti ha dato un perché, il gioco è fatto. Tutto sommato, la politica è qualcosa di molto elementare, nel senso proprio che ha a che fare con gli elementi essenziali della vita e dello stare insieme; e la musica, ugualmente, suscita sentimenti primordiali, nel senso di originari; stuzzica la Bestia che è in noi, insomma.
Questo disco ti impedisce di star fermo, nel senso più completo del termine, fisico e mentale: ci sono brani poderosamente ritmici, melodie potenti e altre ariose e suggestive, straordinari giochi vocali (ah, Kate Pierson…!), arrangiamenti lussuosi, ricercati e massicci: Dreamland ad esempio, ha una melodia eterea, disegnata però da un cantato selvaggio all’unisono sullo stile delle Voci Bulgare, e col ritmo degli Hare Krishna, cimbali compresi, ma segnato da basso stile discoteca e armonie alla Talking Heads; insomma tutto il campionario di cosa può essere il rock: un disco che ti fa muovere e ballare facendoti pensare. Solo che, a dispetto delle intenzioni degli autori, la testa se ne va dove le pare; la musica ti obbliga a pensare nel momento in cui ti porta da qualche altra parte, e devi esser tu a stabilire dove. Il che mi sembra il più bel complimento che si possa fare ad un’opera artistica.
Revolution Earth è la canzone più bella del disco, e se Madonna ha pensato bene di copiare Kate Pierson, che qui arriva a vertici di suggestione davvero unici, e tutto l’arrangiamento del brano, un perché ci sarà.
E pazienza se il testo parla di ecologia: nessuno è perfetto.
Inviato da: beth68
il 09/04/2016 alle 19:49
Inviato da: bryterlayter
il 26/06/2013 alle 08:37
Inviato da: fattodiniente
il 14/06/2011 alle 18:22
Inviato da: shin.ing
il 13/06/2011 alle 14:48
Inviato da: fattodiniente
il 17/01/2011 alle 15:35