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Todd Rundgren, 'Torch Song'

Post n°9 pubblicato il 20 Agosto 2007 da fattodiniente

I Veda suddividevano la giornata in otto Praharas di tre ore, per ciascuno dei quali esistevano delle melodie appropriate, che non potevano essere suonate in momenti diversi.
Questa idea della musica adatta ad ogni momento del giorno mi ha sempre affascinato, e convinto. Ora, quel che io ascolto non è Ghandharva Veda, tuttavia che anche io abbia delle musiche per il mattino, altre per il pomeriggio e altre ancora per la sera, è un fatto. Una faccenda di mood, per risolverla all’occidentale, sicuramente. E chiaramente, non sono abbastanza mistico da voler spiegare la cosa con i ritmi naturali, l’armonia, il corpo umano come specchio dell’Universo, e via discorrendo: c’è abbastanza pattume new age in giro, senza che ci aggiunga del mio. Che poi ci siano dei dischi notturni è una cosa tanto ovvia da esser persino banale, e in generale mi piaccion tutti; e se non son notturni, alcuni nel caso ce li faccio diventare io. Kind of Blue di Miles Davis, ad esempio, è il più gettonato tra questi in questo periodo della mia vita.
Più difficile è senz’altro trovare dei dischi per la mattina: dipenderà dal modo di vita occidentale, credo, anche se probabilmente è più comune di quanto io creda avere dei dischi che si accordano al momento. Ma credo anche che dipenda molto da particolari circostanze personali; insomma, ciascuno associa al mattino qualcosa per qualche sua vicenda, o per qualche altro suo motivo. Io, ad esempio, trovo che Hergest Ridge di Mike Oldfield sia ideale per l’ora immediatamente prima del mezzogiorno, ma non morirò per difendere questa convinzione.
È però un fatto che tra le indicazioni che talvolta accompagnano un disco (‘Play Loud’, o ‘Parental Advisory: Explicit Lyrics’) non ne ho mai visto una del genere ‘Da suonare tra le 4 e le 4 e mezza del pomeriggio’. L’unica eccezione, ovviamente, è il disco da cui ho imparato la cosa dei Praharas, Tales from Topographic Oceans degli Yes, che anzi è esplicitamente un’opera così concepita. Peccato che tra le migliaia di commenti che ho sentito in tanti anni su quel disco (i più comuni: ‘noioso’, ‘prolisso’, ‘troppo lungo’), non ci sia mai stato mezzo accenno al suo significato. Ma non posso biasimare la cosa, visto che le centinaia di volte che l’ho ascoltato, me ne sono sempre allegramente impippato delle istruzioni per l’uso: è un disco bello a tutte le ore, e buonanotte ai Veda. Il che rende probabilmente giustizia ai suoi innumerevoli critici negativi, che il Signore li abbia in gloria tutti.
Torch Song di Todd Rundgren è la più perfetta canzone del mattino – diciamo tra le sette e mezza e le otto, ma quando non devo andare al lavoro e ho tempo per mettermi in armonia col Creato; sarà per l’arrangiamento rarefatto, per la melodia lenta ed ariosa, per il cantato partecipato; non lo so.
Non è che con questo tutte le mattine che Iddio manda in Terra e che non ho un cazzo da fare, io ascolti questa canzone. Nel giro di tre giorni manderei a quel paese Todd Rundgren, e la sua fissa di mettermi in pace con l’Universo. La gente è strana, nessun dubbio, ma IO non sono così strano. (Oddio… per qualche tempo ho santificato tutte le domeniche ascoltando a mezza mattina How Great Thou Art o His Hand In Mine di Elvis Presley, cioè i suoi dischi di canti religiosi… il che è già bizzarro di suo, ma se contiamo poi il fatto che io non sono nemmeno credente, allora andiamo al di là dell’umana comprensione, suppongo. Anzi, ora che ci penso, ormai da anni suono ogni mattina di Natale The Spirit of Christmas di Ray Charles, anche se a mia parziale scusante gioca la scena di Harry ti presento Sally, con le immagini del Central Park innevato, di cui questo disco è la colonna sonora: e insomma, Natale a Central Park, vuoi mettere?… In ogni caso non è un disco da suonare a Ferragosto, cosa che sarebbe ben più bizzarra, e se non lo suoni a Natale, quando lo suoni? E questo chiude la questione).
Tornando a Todd Rundgren, è abbastanza chiaro che se dovessi incontrarlo non gli racconterò dei significati che ha per me Torch Song: il testo parla di un giuramento di fedeltà eterna, o qualcosa del genere, figuriamoci… Come disse Bob Dylan parlando delle sue canzoni, la gente ci trova tanti di quei significati che nemmeno lui ha idea di come faccia. Dubito che Todd andrebbe più in là di un cortese assenso… magari espresso con uno sguardo fisso e un sorriso prestampato e vagamente preoccupato. Oh beh.

Ciascuno ha i suoi significati, e campa con quelli. Se non altro, questo non fa del male a nessuno. Sempre meglio di chi prende in parola chi canta la bellezza dello spararsi in auto a cento all’ora a fari spenti nella notte, no?

 
 
 
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