Creato da fattodiniente il 01/06/2007

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Post n°20 pubblicato il 21 Ottobre 2007 da fattodiniente

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Questo è in assoluto il disco che ho ascoltato di più in vita mia. Lo dico con assoluta cognizione di causa. Dunque dovrebbe anche essere, nel mio giudizio, il disco più bello mai realizzato; se non fosse che questo genere di classifiche mi risultano sempre piuttosto ostiche da accettare, potrei anche dire che sono tutto sommato d’accordo con l’affermazione.
È un disco del 1983, anche se l’ho ascoltato per la prima volta poco più di anno dopo: il che significa che da oltre ventidue anni è il disco che in qualche modo ha significato, e significa, di più per me. Anche questa affermazione è decisamente apodittica, ma prendo anche questa per buona. La cosa che però da questo punto di vista mi colpisce di più, è che, ancor oggi, considero A Walk Across the Rooftops un disco nuovo, un disco recente insomma. Non è un disco della mia adolescenza, il fatto è questo. Il che vuol anche dire che negli ultimi ventidue anni o giù di lì, non sono cambiato abbastanza da giudicare un disco come appartenente al passato: un modo come un altro per dire che non mi sembra di essere cambiato affatto, e sarà anche per questo che dimostro dieci anni di meno, ahahah.
Del resto, questo disco ha lo stesso significato di ventidue anni fa, e di tutto il tempo trascorso nel frattempo. L’ho ascoltato in tre case diverse, ma i sentimenti che descrive son sempre gli stessi: la solitudine notturna, la malinconia nostalgica, e l’osservare la vita che passa un po’ dall’alto e un po’ di lato, aspettando quello che verrà.
Certo, nel frattempo un po’ di cose son successe, un bel po’ di persone sono arrivate, e tutte passate: chi per scelta, chi per necessità, e molte per scelta mia. Che tutto sommato sto bene come sto; e sto bene da solo, fondamentalmente, a quanto pare.
In effetti, ogni disco è collegato ad una stagione: meteorologica o cronologica, ma questo no. Per cui non è un disco che mi ricordi qualcuno, o qualcosa, e anche questo lo rende speciale. In effetti, se non avessi più la possibilità di guardare di notte i tetti bagnati di pioggia, non sarebbe più la mia vita. E avere qualcuno che dorme nel mio letto, aspettandomi o anche no, con la sicurezza e la voglia che ci sia, non è una cosa così essenziale come credevo un tempo; e magari sarà anche che ho scoperto che certi momenti di raccoglimento, di solitudine, sono la sola cosa di cui davvero non so fare a meno.
Già. Senza la musica, senza i miei dischi, non saprei stare. Senza A Walk Across the Rooftops proprio non sarebbe vivere.

 
 
 
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