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Conflitto di interessi, corruzione, riciclaggio: dati allarmanti sulla sanità italiana

Post n°17 pubblicato il 06 Ottobre 2018 da daniela.g0
 

Rapporto medico e paziente 

 

«Una persona, se tu la incentivi, rende molto di più, anche dal punto di vista umano. 

Io, qui, sarei potuto rimanere per sempre ma quando i problemi te li porti anche in casa... Questi signori pensano solo alla logica del profitto: tanto è stato grande, questo ospedale, tanto in basso sprofonderà.»           

Mentre usciva dalla stanza del medico, mi chiedevo cosa potesse spingere quell'ancora giovane infermiere a pronunciare, me di fronte e silenziosamente in ascolto, parole che assumevano il vago sapore di un monito. L'avevo osservato attentamente muoversi con sicurezza e rapidità mentre faceva fronte, in una lunga notte di un sabato di primavera inoltrata, alle mille necessità dell'affollato pronto soccorso di un luccicante ospedale dell'hinterland milanese; compreso un codice rosso per accoltellamento. Non potevo non riflettere, però, sul fatto che un uomo di punta di quell'ospedale, professore e direttore di reparto, dopo visita specialistica in regime di solvenza, mi avesse lasciata senza alcuna risposta. Risposta dovuta e concordata, dopo l'esito di esami da lui stesso richiesti. E senza alcuna assistenza. E mentre lì un unico medico ed un solo infermiere ottemperavano alle urgenze, mi chiedevo cosa stesse cambiando nella sanità che conoscevo, quella fatta di umanità, professionalità ed efficienza, di cui una città come Milano è largamente capace.  

In effetti i dati sono allarmanti. Solo lo scorso anno, sono stati parecchi gli scandali che hanno coinvolto noti professionisti lombardi operanti in prestigiosi istituti. Accusati di aver incassato tangenti per sponsorizzare protesi e di aver provocato danni fisici a tre pazienti finiti sotto i ferri, sono l'ex primario dell'ospedale milanese Cto-Pini, Norberto Confalonieri insieme ad un agente di commercio e una dipendente della Johnson&Johnson, multinazionale fornitrice di protesi. Per i tre, che rispondono di corruzione e l'ex primario anche di lesioni, il giudice ha disposto il vaglio del Tribunale: il dibattito si è aperto lo scorso 6 giugno davanti alla quarta sezione penale. Gli inquirenti hanno contestato all'ortopedico di aver procurato lesioni dolose ad una donna di 91 anni e lesioni colpose ad altri due pazienti. 

Confalonieri, secondo l'accusa, avrebbe incassato denaro ed altre utilità per favorire l'acquisto di 360 protesi di due multinazionali, la Johnson&Johnson e la B. Brain. Fra i benefici ottenuti rientrano le ospitate a programmi TV, per aver un "significativo ritorno di immagine" ed interviste su quotidiani di tiratura nazionale, cene, "viaggi, soggiorni e altre spese a latere di congressi nazionali e internazionali". Oltre ai pagamenti in favore del figlio dell'ex primario, Claudio Confalonieri, per circa 32 mila euro. L'ortopedico, prima di finire agli arresti domiciliari nel marzo 2017 e di essere rimesso in libertà nel settembre dello stesso anno, veniva considerato come uno dei più grandi esperti mondiali di chirurgia mininvasiva computerizzata e robot-assistita. 

Ancora, nel settembre 2017, a Monza un'inchiesta sulla sanità ha portato a 21 misure cautelari fra arresti e sospensioni dal servizio, sbaragliando un'associazione criminale i cui vertici erano due rappresentanti della Ceraver Italia srl, "costola" italiana della francese "Les laboratories osteal medical" che commercializza protesi, Denis Panico e Marco Camnasio. Arrestati insieme a Marco Valadè, Fabio Bestetti, chirurghi ortopedici del Policlinico di Monza e Claudio Manzini, primario Ortopedia degli istituti clinici Zucchi, strutture sanitarie private di Monza, convenzionate con il servizio sanitario nazionale. Per impiantare le protesi Ceraver i chirurghi ricevevano tangenti (soldi, regali e viaggi) proporzionati al numero di impianti effettuati, che arrivavano anche a più di cento l'anno. Si trattava di una vera e propria caccia dove le prede erano i pazienti più deboli e anziani, che ingenuamente si affidavano ai medici di base, che li mettevano nelle mani dei chirurghi corrotti, i quali impiantavano nelle loro anche e nelle loro ginocchia le protesi Ceraver, dagli stessi chirurghi definite nelle intercettazioni "di merda". 

I due della Ceraver procacciavano i pazienti ingaggiando medici di base in mezza Italia, molti in Lombardia, che mettevano a disposizione i loro studi professionali per 300 euro al mese più il 20% della parcella dello specialista, che lì visitava decine di persone a volta e che incassava soldi, e poi ancora altri, quando li operava. Infatti le case di cura convenzionate versano legalmente una percentuale tra il 10 e il 15% di quello che incassano dal SSN che va da 9.000 a 13.000 euro per tali interventi. I due erano interessati solo alle strutture private dove i chirurghi scelgono le protesi, non essendovi appalti pubblici di fornitura, e ai pazienti di fuori regione, per i quali si saltano le liste di attesa e non si applicano i rigidi costi previsti dai drg della Lombardia. Le regioni di provenienza dei pazienti coprono infatti tutte le spese. "Il nostro interesse sono le cliniche convenzionate perché sono quelle che ci fanno fare  i soldi": così ammette un tecnico della Ceraver parlando al telefono con Camnasio. 

Dalle indagini emerge che tra il 2007 e il 2012 nel reparto ortopedico del Policlinico di Monza 2.368 pazienti sono stati ricoverati ciascuno almeno quattro volte ed anche più, addirittura 19 volte in un caso. Si facevano 12 operazioni per ogni seduta chirurgica (in un'occasione addirittura 36) con una media di 5/6 protesi impiantate; mentre negli ospedali Niguarda e Fatebenefratelli, pubblici, di tali operazioni se ne facevano solo quattro a seduta. Il procuratore di Monza, Luisa Zanetti, che ha guidato l'inchiesta dei sostituti Manuela Massenz e Giulia Rizzo, afferma che i chirurghi non erano "guidati dalle finalità di cura dei pazienti ma dai propri interessi". Il sostituto Massenz parla di "una convergenza di interessi in cui si incunea l'esigenza di profitto delle case produttrici". E nell'aprile 2018 sono finiti ai domiciliari per corruzione Paola Navone, direttore sanitario dell'Istituto ortopedico milanese Cto-Pini e altri quattro primari (due dell'ospedale Galeazzi e due del Pini), insieme ad un imprenditore titolare di una ditta specializzata nel settore delle apparecchiature sanitarie, l'unico a finire in carcere. L'inchiesta nasce dall'indagine che nel 2017 aveva condotto ai domiciliari Norberto Confalonieri.    

Il fenomeno corruttivo, come indicano i dati, non riguarda la sola Lombardia ma altre regioni italiane. Così, nel maggio 2017, vanno ai domiciliari per corruzione e riciclaggio il prof. Guido Fanelli, direttore della Seconda Anestesia dell'azienda ospedaliero-universitaria di Parma, luminare della terapia del dolore e "padre della legge 38", insieme ad altre 18 persone. Fanelli è stato condannato nel luglio 2017 dalla Corte dei Conti dell'Emilia Romagna a risarcire l'Università di Parma di 259.926 euro per un'indebita attività libero professionale, incompatibile con le sue funzioni istituzionali. Secondo l'impianto accusatorio il primario avrebbe agevolato le grandi marche di case farmaceutiche, anche con sede nel nostro territorio, sfruttando la propria posizione in seno alle istituzioni pubbliche. In cambio ha ricevuto denaro, beni immobili ed addirittura uno yacht. 

Il Procuratore Salvatore Rustico afferma: "Si tratta di arresti domiciliari per un'attività di corruzione e riciclaggio, perché i proventi della corruzione non andavano direttamente al beneficiaro ma passavano attraverso società create appositamente per compiere il riciclaggio". Un blitz che avuto risonanza nazionale, condotto dai NAS dei Carabinieri in varie regioni italiane (Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto, Toscana, Umbria e Lazio) e che ha determinato l'arresto di 19 tra medici ed imprenditori del farmaceutico. L'operazione è scaturita da un'inchiesta del Tribunale di Parma, coinvolgendo 200 militari dell'Arma e contando, oltre agli arresti, anche 75 indagati. Presso i consessi e le strutture controllate dal prof. Fanelli venivano condotte "sperimentazioni cliniche illegittime su pazienti ignari", con oneri a carico del SSN. Erano "testati" farmaci e sviluppate ricerche; i risultati venivano poi tutti venduti alle case farmaceutiche. 

Ed ancora: finte pubblicazioni al solo scopo di promuovere farmaci già "bocciati" da associazioni come Aifa, congressi medici pilotati dalle case farmaceutiche e persino lo yacht recante il logo della casa farmaceutica, cui vengono pagati dalla stessa costi e manutenzione.   

Di fatto, nel luglio di quest'anno, sul "British Medical Journal Open" sono stati pubblicati i risultati di un'indagine nazionale, condotta online tra il marzo e l'aprile 2017 dall'Italian College of Medical Oncology Chiefs (CIPOMO ovvero Collegio Italiano dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri), secondo cui il conflitto di interessi influisce sempre più su ogni ambito della medicina, dalla formazione medica alle cure, dall'integrità della ricerca alla formulazione delle linee guida, dai sistemi regolatori per l'approvazione dei farmaci all'impostazione dei trial clinici. 

Per conflitto di interessi si intende quell'insieme di condizioni per cui un giudizio professionale inerente un interesse primario (la tutela del paziente) tende ad essere indebitamente influenzato da un interesse secondario (un profitto economico). Oncologi italiani (ospedalieri e universitari) hanno accettato di rispondere anonimamente ad un questionario: i partecipanti in numero di 321, rappresentanti il 13% del totale, hanno dichiarato in percentuale del 62% di aver ricevuto pagamenti dall'industria farmaceutica negli ultimi tre anni e il 75% ritiene appropriato il pagamento di viaggi e alberghi da parte dell'industria per partecipare a congressi nazionali ed internazionali. Inoltre il 60% considera giusto ricevere un compenso per ogni malato "arruolato" in uno studio clinico finanziato dall'industria, anche se il 79% ritiene che ciò debba essere evidenziato nel consenso informato. 

Fausto Roila, uno degli autori dell'indagine e direttore della struttura complessa di Oncologia medica all'ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia, spiega il perché di una ricerca sul conflitto di interessi: "In Italia se ne parla poco rispetto ad altri Paesi. Eppure riguarda tutti i medici, dagli ematologi ai gastroenterologi, dai cardiologi agli ortopedici, e così via. Ritenevamo importante stabilire quale fosse la percezione degli oncologi sul conflitto di interessi". 

Oggi, la formazione dei medici è finanziata "soprattutto da Big Pharma e spesso ai convegni il medico 'esperto', pagato dall'industria per fare una presentazione scientifica, veicola messaggi favorevoli ai prodotti di chi paga per organizzare il convegno. La formazione medica dovrebbe essere invece pagata dalle istituzioni per evitare condizionamenti. Stessa cosa succede per i convegni scientifici delle associazioni mediche finanziati con i contributi delle multinazionali farmaceutiche che pagano per i simposi satelliti e si fanno carico delle spese di iscrizione, viaggio e pernottamento dei medici. Oggi perfino le associazioni dei malati sono supportate dall'industria dei farmaci".  

Negli Stati Uniti è stata approvata nel 2010 una legge per il pagamento dei medici in trasparenza: "Physician Payment Sunshine Act", entrata in vigore nel 2013, che obbliga a notificare ogni transazione finanziaria che superi i 10 dollari tra medico o gruppi di medici e uno o più produttori di farmaci o altri prodotti sanitari. Le transazioni debbono essere inserite in uno speciale registro pubblico, consultabile da chiunque a partire dal 2014. Determinante per l'approvazione della legge è stata l'inchiesta di ProPublica, organizzazione indipendente di giornalismo investigativo, sui finanziamenti dell'industria farmaceutica ai medici: 320 milioni di dollari versati, fra il 2009 e il 2010, a 18 mila medici con tetti fino a 250 mila dollari per circa una decina di beneficiari. 

Il Sunshine Act ha lo scopo di obbligare alla trasparenza tutte le transazioni tra medici e industria farmaceutica. Nell'aprile 2018 il Movimento 5 stelle ha presentato in Parlamento una proposta di legge che vuol introdurre in Italia, di fatto, il Sunshine Act: nella proposta, presentata da Massimo Baroni, capogruppo della Commissione Affari sociali, si legge: "Nell'Unione Europea non esistono norme specifiche per disciplinare i rapporti tra industria e medici, sebbene oltre 100 parlamentari dei 47 Stati membri del Consiglio d'Europa abbiano firmato le raccomandazioni sul conflitti di interesse nel settore sanitario, facendo riferimento esplicito alla necessità di un Sunshine Act europeo". 

Adriano Cattaneo, medico dei "NoGrazie", movimento che difende la salute dagli interessi economici, afferma: "La legge, che si ispira ad una bozza da noi elaborata, permetterebbe di sapere, per esempio, quanto denaro riceve da una multinazionale del farmaco il proprio medico curante, o a quali e quanti congressi partecipa con i soldi delle ditte, che poi sono i nostri, visto che sono inclusi nel prezzo dei prodotti".    

Le strategie poste in essere dall'industria dei farmaci non riguardano solo regali, pagamenti di viaggi, ecc. L'ingaggio di consulenti (key opinion leader), permette la diffusione di informazioni provenienti dalle stesse industrie che hanno lo scopo di promuovere i loro farmaci nascondendone limiti e difetti e quindi, i potenziali rischi. Fausto Roila parla di quella che definisce un'altra "grande vergogna": i "ghostwriter" e i "guest author". I ghostwriters, o scrittori fantasma, sono medici pagati dalle industrie del farmaco per redigere un lavoro scientifico, dopo aver elaborato i dati di una ricerca, da sottoporre ad una rivista scientifica importante. Benché siano gli autori del lavoro tuttavia non lo firmano. I guest authors, o autori ospite, sono medici che invece non hanno scritto il lavoro, né partecipato alla raccolta dei dati, alla loro elaborazione ed interpretazione ma appongono la loro firma come se fossero i veri autori. 

Conclude Roila:

"Il risultato? I medici prescelti dall'industria per apporre la loro firma sullo studio senza avervi partecipato aumenteranno così il loro impact factor (il punteggio delle loro pubblicazioni) e faranno carriera.  

Di fatto è l'industria a decidere le future figure apicali in campo medico, coloro che dirigeranno le strutture complesse di ospedali e università. E questo vale per tutti, non solo per gli oncologi. Nel silenzio più assoluto sul problema."  

In questi anni alcune multinazionali del farmaco hanno deciso di pubblicare i pagamenti ed i regali fatti ai medici, dimostrando trasparenza, forse anche per anticipare una eventuale legge dello Stato, rendendola inutile. Tuttavia, sul "British Medical Journal", Rupali Mukherjee ha scritto in riferimento all'India: "Anche se l'industria si è data delle linee guida, la promozione da parte delle compagnie farmaceutiche richiede rigide norme governative. I medici che accettano doni, che ricevono i rappresentanti farmaceutici, e utilizzano le loro informazioni sono più propensi a prescrivere farmaci costosi, e non ciò che è meglio per i loro pazienti, basandosi sulla medicina delle evidenze".  

Infine la rivista scientifica "Science" ha pubblicato a luglio di quest'anno uno studio dove denuncia come oltre la metà dei consulenti indipendenti che hanno il compito di rivedere e valutare i farmaci per la "Food and drug administration"(Fda), l'agenzia regolatoria per i medicinali in Usa, ricevano compensi dalle industrie farmaceutiche, malgrado le norme rigide sul conflitto di interessi redatte dalla stessa agenzia. I pagamenti avvengono solo dopo che il farmaco è stato approvato evitando così che si metta in discussione l'operato dei consulenti. Secondo "Science", su 107 medici che hanno fornito consulenza all'Fda per 28 farmaci, approvati fra il 2008 e il 2014, 66 hanno poi ricevuto compensi dalle case produttrici, come pagamenti diretti per la consulenza, rimborso spese di viaggio, aiuti in denaro per la ricerca. Il guadagno di sette medici ha sfiorato la cifra di quasi 850 mila dollari.   

Risale al 3 ottobre scorso l'ultima operazione condotta dai NAS di Parma, denominata "Conquibus" (denaro), su mandato della procura locale. Arrestato il prof. Franco Aversa, direttore della struttura complessa di Ematologia e del Centro trapianti midollo osseo dell'azienda ospedaliera di Parma. Aversa, considerato luminare di ematologia e professore di fama internazionale, insieme a Paola Gagliardini, imprenditrice perugina titolare del Centro Servizi Congressuali, era al centro di un sistema che assicurava favori alle case farmaceutiche, riscontri positivi o negativi sui farmaci, in cambio di sponsorizzazioni per convegni e versamenti di denaro che finivano direttamente nelle tasche degli indagati. I due, con la complicità di altri professori e amministrativi universitari, medici e rappresentanti delle case farmaceutiche, favorivano l'organizzazione di convegni scientifici dove venivano pubblicizzati i prodotti delle case che avevano sponsorizzato l'evento. 

Gianfranco Di Sario, che ha condotto le indagini dei NAS, afferma che l'obiettivo era "adattare le prescrizioni di farmaci costosi per terapie salvavita secondo le esigenze e il profitto delle aziende farmaceutiche, promuovendone la divulgazione nei vari eventi congressuali, organizzati in violazione di norme ed in contrasto con i principi di trasparenza e indipendenza scientifica". Si tratta di un fenomeno non nuovo, già riscontrato ai tempi di Tangentopoli, ricorda il procuratore  Alfonso D'Avino, sottolineando come, a distanza di anni, la pratica illecita, prosegua. L'indagine, durata due anni ed estesa anche in altre regioni (Lombardia, Piemonte, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Umbria e Lazio, oltre l'Emilia Romagna) ha visto coinvolte case farmaceutiche che non hanno sede a Parma, alcune sono internazionali. 

Complessivamente vi sono 36 indagati, cui sono stati contestati i reati di induzione indebita a dare o a promettere utilità, comparaggio farmaceutico, abuso di ufficio, falso ideologico e truffa aggravata. Un ennesimo scandalo che, a distanza di mesi, coinvolge un altro luminare della medicina, Franco Aversa dopo Guido Fanelli, entrambi dirigenti medici dell'azienda ospedaliera di Parma.   

Tutto questo, se dovesse venire accertata la colpevolezza degli indagati, risulta gravissimo ed inaccettabile. Tuttavia, non occorre criminalizzare l'intera classe medica, composta in buona parte da uomini e donne di valore, che svolgono la loro professione con serietà e competenza. Queste persone meritano rispetto.  

Talvolta suscitano anche grande ammirazione, per la loro enorme umanità, per il loro instancabile impegno in favore della Vita.      

 

 

Fonti:     

DE RICCARDIS S., "Tangenti sanità, sei arresti a Milano: ai domiciliari 4 primari di Pini e Galeazzi. Indagato anche ex magistrato" (2018), https://milano.repubblica.it/cronaca/2018/04/10/news/tangenti_sanita_arresti_milano_ospedali_pini_e_galeazzi-193468530/   

GUASTELLA G., "Milano, pazienti come prede e tangenti sulle protesi. Tre medici arrestati, nove ai domiciliari" (2017), https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/17_settembre_15/milano-pazienti-come-prede-tangenti-protesi-tre-medici-arrestati-nove-domiciliari-1a4567fa99d4-11e      

MILANO G., "IL conflitto d'interessi dei medici con Big Pharma" (2018), https://www.lettera43.it/it/articoli/economia/2018/08/13/big-pharma-medici-finanziamenti/222636/   

REDAZIONE, "NAS di Parma. La conferenza stampa. Gli indagati. Così agiva il 'padre della legge 38'. Lo yacht." (2017), https://www.fedaiisf.it/nas-parma-la-conferenza-stampa/   

REDAZIONE, "Guido Fanelli condannato dalla Corte dei Conti" (2017), https://www.gazzettadiparma.it/news/parma/445461/guido-fanelli-condannato-dalla-corte-dei-conti.html   

REDAZIONE, "Milano, a processo l'ortopedico Norberto Confalonieri: è accusato di corruzione e lesioni" (2018), https://www.ilmessaggero.it/primopiano/cronaca/milano/processo_primario_norberto_confalonieri_protesi_tangenti-3616593.html      

REDAZIONE, "Corruzione sui farmaci: arrestato a Parma il professor Aversa, luminare dell'ematologia" (2018), https://parma.repubblica.it/cronaca/2018/10/03/news/medici_indagati_parma_procura-208025766/ 

 

 

 

 
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