Creato da: daniela.g0 il 17/11/2013
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Che fine hanno fatto le promettenti scoperte sul glaucoma? - Terza parte

 

La mancata aderenza alle terapie del glaucoma   

Inoltre, il problema della non aderenza alle terapie del glaucoma a causa dei penosi effetti collaterali dei colliri ipotensivi o il rifiuto della chirurgia incisionale da parte di molti pazienti, è un problema grave e molto diffuso, anche se si tende a nasconderlo. 

Basta guardare i dati reali: secondo quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista American Journal of Ophthalmology, il 45% dei pazienti ammalati di glaucoma assume meno del 75% della dose di farmaci prevista. 

Oppure fare un giro sul web per accorgersi come pazienti, reduci da oltre un anno da interventi altamente invasivi come la trabeculectomia, si dichiarino pentiti di quanto fatto. Anche a fronte della perfetta riuscita tecnica dell'intervento.

 

 

Molti pazienti infatti non vengono adeguatamente informati, prima di un intervento chirurgico di glaucoma agli occhi, di come questo possa compromettere per sempre la motilità oculare dell'occhio operato e condannarli alla sopportazione del dolore. Né di come la ptosi (abbassamento della palpebra) sia una conseguenza ben nota della chirurgia del glaucoma, inclusa la MIGS. Se la ptosi è di lieve entità non si interviene chirurgicamente, per la complessità dell'intervento. Se è la ptosi è di entità elevata, allora diventa necessario intervenire chirurgicamente a causa dei gravi problemi che essa comporta, fino alla perdita della vista, tenendo conto tuttavia che è molto difficile raggiungere una perfetta simmetria fra entrambe le palpebre. 

Ancora, non vengono adeguatamente informati sul come le dimensioni della bozza filtrante possano divenire molto superiori rispetto alla norma. Questo comporterà che la palpebra potrà rimanere tutta alzata o tutta abbassata, secondo il sito di formazione della bozza. Ed eventualmente, riportare il paziente in sala operatoria. 

Oppure, come il rischio di ipotonia grave, che può manifestarsi anche a seguito di interventi mininvasivi come XEN Gel Microstent, possa portare in breve tempo a perdita totale della vista se non si interviene o non si riesce a intervenire in modo adeguato.   

 

Il Professor Strampelli   

Una curiosità sulla storia della chirurgia del glaucoma riguarda l'intervento, ideato da Benedetto Strampelli (Roma 1904-1987), di ciclodiastasi a filo di Supramid, per abbassare e controllare la pressione intraoculare. Strampelli, grande oculista e padre delle lenti intraoculari, aveva inventato questa procedura negli anni Sessanta. 

La procedura non prevedeva la creazione di una bozza filtrante, ma sfruttava la via sovracoroideale, all'interno dell'occhio, per far defluire l'umore acqueo e quindi permettere di abbassare il tono oculare. 

Ovviamente tutte le spiacevoli, rischiose, quanto altamente invasive conseguenze relative alla creazione della bozza filtrante sottocongiuntivale venivano azzerate in un colpo. 

Da quanto si evince dalle frammentarie informazioni a noi disponibili, si trattava di un intervento molto efficace nell'abbassare la pressione intraoculare e con effetti duraturi nel tempo. Il filo di Supramid infatti è un filo usato in chirurgia che possiede la caratteristica di non subire degradazione nei tessuti e mantenere la stessa forza tensile: quindi non vi era il rischio perenne, e sempre presente nella chirurgia attuale del glaucoma, di cicatrizzazione. 

Con l'intervento di chirurgia penetrante come la trabeculectomia, la cicatrizzazione della fistola creata, ovvero della comunicazione pervia tra l'interno e l'esterno del bulbo oculare allo scopo di garantire un continuo drenaggio di liquido, è il rischio costante che vanifica l'efficacia della chirurgia filtrante del glaucoma. 

È possibile che l'intervento di ciclodiastasi ideato da Strampelli presentasse una certa invasività; anche se occorre sottolineare come in generale il filo di Supramid permetta un passaggio molto delicato attraverso i tessuti con minima separazione, trascinamento e trauma dei tessuti stessi. 

Ma l'intervento di trabeculectomia, gold standard della chirurgia del glaucoma che ha avuto larghissima ed esclusiva diffusione a partire dagli anni Sessanta, non è di sicuro meno invasivo. 

Eppure, incredibilmente sul web non si trovano più informazioni in merito alla ciclodiastasi ideata da Strampelli: basta dare un'occhiata per accertarsi. 

PubMed riporta due articoli in italiano sulla ciclodiastasi a filo, rispettivamente del 1969 e del 1967, di cui il primo porta la firma dello stesso Benedetto Strampelli. Il titolo è interessante: "Ciclodiastasi per introflessione sclerale", ma non una parola sul suo contenuto.  

"No abstract available", ci informano.  

Inoltre, secondo quanto ci indica il titolo del secondo articolo, il Prof. Strampelli aveva pure messo a punto l'esecuzione di un unico intervento simultaneo di cataratta e glaucoma. 

Altre ricerche sugli Annuali di Oftalmologia e Clinica Oculistica hanno dato esito negativo: ancora una volta ci rimangono i titoli degli articoli che trattano della ciclodiastasi di Strampelli ma non è possibile leggere il testo e neppure l'abstract dell'articolo. 

Sembra che la figura stessa di Benedetto Strampelli sia stata totalmente cancellata dalla storia: di lui non ci resta neppure una fotografia che lo ritrae, ad eccezione dell'immagine sulla medaglia nella foto sottostante, che dimostra senza ombra di dubbio i suoi indiscussi meriti in Oftalmologia. 

Pochissime e frammentarie le informazioni sul grande oftalmologo romano, anche se illustri oculisti stranieri nei loro studi ricordano con gratitudine la figura di Strampelli e i suoi meriti pionieristici in Oftalmologia.

 

Medaglia dedicata a Benedetto Strampelli, sul retro della medaglia l'effigie della SOI - Società Oftalmologica Italiana  

 

Ancora una volta, il mistero scende fitto sulle terapie del glaucoma e avvolge anche un eccellente protagonista italiano della sua storia.   

 

Una riflessione conclusiva   

Mentre sulle cellule staminali, di cui si parla ormai sempre più diffusamente, e sulle loro enormi capacità terapeutiche a vantaggio di moltissime e svariate patologie, ad eccezione ovviamente della cura del glaucoma, si organizzano sempre più incontri e convegni. 

Come quello svolto a Milano il 6 e 7 giugno scorso e che ha visto i Lions - società para-massonica - tra gli altri organizzatori. 

A suggerire come il connubio tra industria farmaceutica e massoneria sia ben saldo.  

E come venga esercitato da tempo un controllo capillare su tutto ciò che concerne la medicina moderna, dalla formazione dei sanitari alle cure, dall'integrità della ricerca alla formulazione delle linee guida, dai sistemi regolatori per l'approvazione dei farmaci all'impostazione dei trial clinici.  

E' quanto era già emerso nel corso dei risultati di un'indagine nazionale, condotta online in forma anonima tra il marzo e l'aprile 2017 dall'Italian College of Medical Oncology Chiefs (CIPOMO, Collegio Italiano dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri) e alla quale avevano partecipato 321 oncologi italiani, ospedalieri e universitari. I risultati erano stati pubblicati nel luglio 2018 sul British Medical Journal Open, secondo i quali il conflitto di interessi influisce sempre più su ogni ambito della medicina. 

D'altronde, non è certo un mistero il sostegno e la sponsorizzazione che il Rotary Club - altra nota società para-massonica - offra ad associazioni che si occupano di prevenzione delle patologie oculari, di sviluppo scientifico e formazione dei sanitari, come l'Associazione Vision+ Onlus. 

A indicare come il Rotary Club vanti ormai una presenza all'interno di associazioni che collaborano con enti pubblici, come il Policlinico di Milano nel caso della Vision+ Onlus.

 

La schermata riguardante Visione+ Onlus, così come si presenta da smartphone, del Policlinico di Milano: da notare in basso il logo di Vision+ affiancato sulla destra da quello del Rotary Club  


Nel 2018 Fausto Roila, uno degli autori dell'indagine condotta dal CIPOMO ed ex Direttore della struttura complessa di Oncologia Medica all'Ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia, aveva dichiarato senza mezzi termini: «La formazione dei medici è finanziata soprattutto da Big Pharma e spesso ai convegni il medico "esperto", pagato dall'industria per fare una presentazione scientifica, veicola messaggi favorevoli ai prodotti di chi paga per organizzare il convegno. La formazione medica dovrebbe essere invece pagata dalle istituzioni per evitare condizionamenti. Stessa cosa succede per i convegni scientifici delle associazioni mediche finanziati con i contributi delle multinazionali farmaceutiche che pagano per i simposi satelliti e si fanno carico delle spese di iscrizione, viaggio e pernottamento dei medici. Oggi perfino le associazioni dei malati sono supportate dall'industria dei farmaci».  

Alla luce di tutto quanto esposto, tenuto conto che la formazione dei medici e la designazione delle figure apicali sia gestita ormai nella quasi totalità dalle case farmaceutiche, si capisce a fondo perché difficilmente si voglia passare dalla ricerca di base alla ricerca applicata e quindi a una sperimentazione umana su larga scala nel caso di sostanze che diano risultati promettenti.  

Il problema del glaucoma come di altre patologie degenerative retiniche è, in ultima analisi, lo stesso del cancro.  

Gli enormi conflitti di interesse, ormai dominanti in medicina, continuano a sbarrare di fatto la strada a terapie a basso costo o comunque a terapie efficaci che mirino a curare la malattia fin nelle sue cause scatenanti.  

E a guarirla.          

 

 

Qui la prima parte dell'articolo.

 

 
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