Post n°1250 pubblicato il
18 Luglio 2014 da
Vince198
Un sentimento che può - e certamente lo fa – dare luogo ad infinite considerazioni più o meno personali, più o meno concordanti, al punto che si potrebbe dire di tutto e di più, senza alcuna difficoltà.
L'argomento diventerebbe così vasto e, diciamolo pure, così prolisso che alla fine non si verrebbe a capo di niente e, rinunciando ad approfondimenti di sorta, ognuno resterebbe sulle proprie opinioni, posizioni etc. etc.
Mi piace, tuttavia e in questo caso, ricordare uno dei primi romanzi scritti da Hermann Hesse che, per l'appunto, tratta di questo tema così importante.
Lo fa narrando una storia di amicizia nata in tenera età fra due ragazzi che, giunti alla soglia decisiva del distacco dai tipici valori dell’infanzia, devono assumere decisioni importanti per il proprio futuro di uomini.
Così si proiettano alla ricerca di una nuova identità, entrambi divisi tra la nostalgia del “paradiso perduto” e il desiderio di creare “nuovo paradiso”.
Tematiche, queste, che ancor oggi trovano attualità, validità specie quando si appalesa indecisione che spesso confluisce in infelicità dei giovani, di cui lo scrittore evidenzia, ben oltre un secolo fa (“Amicizia” è stato scritto nel 1908 da Hesse, due anni prima del celebre romanzo “Gertrude” che, specie nelle nostre scuole magistrali, è stato oggetto di studio. Inclusa la mia parona..), problematiche come la solitudine e l’incomunicabilità poiché la società moderna tende a creare quelle condizioni, essendo troppo tecnologica e non molto attenta a certe peculiarità umane come il recupero e valorizzazione di un'identità personale anche con caratteristiche spirituali e di moralità che faranno da punto di riferimento per il proprio cammino.
Ovvero un'esplicita “condanna” delle anime più sensibili che trovano poco spazio in un mondo in cui tutto o quasi viene “previsto, programmato”.
Va anche precisato che l'amicizia non deve legare due persone in modo esclusivo proprio perché è amicizia e quindi un sentimento che accondiscende a scelte reciproche nel pieno rispetto delle stesse - pur nella crescita interiore in un'esistenza che può comunque accomunare queste persone - ma senza obblighi di sorta.
Altro è l'amore che vincola più profondamente e che in qualche modo vive di una complicità reciprocamente accettata senza particolari limiti se non quelli condivisi dalla coppia.
Nel mondo virtuale, dei blog poi, non potevo evitare un riferimento in tal senso: questa parola è spesso inflazionata e usata in modo del tutto superficiale, non rispetta del tutto quelle peculiarità che, nella realtà, conosciamo molto bene.
Però anche dal virtuale possono nascere belle amicizie, sia chiaro, ma solo se c'è di mezzo la realtà, altrimenti restano relegate in un'atmosfera che può rivelarsi a volte illusoria.
Questo lo affermo per esperienza personale, naturalmente..
Bene, mi fermo qui, anzi mi pare di aver scritto troppo e forse di aver intrecciato l'argomento in esternazioni non del tutto confacenti.
Me ne scuso e lascio la parola a voi, carissimi amici: se avete qualcosa da dire in merito ve ne sarò infinitamente grato..
Tratto da "L'albero degli amici" di Padre J. L. Borges
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