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Le stelle più grandi mi guardano con i tuoi occhi (P.N.)

 

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Meditazione nella poesia.

Post n°1954 pubblicato il 17 Ottobre 2024 da Vince198

 

calla

 

 

Cogli questo piccolo fiore
e prendilo. Non indugiare!
Temo che esso appassisca
e cada nella polvere.
Non so se potrà trovare
posto nella tua ghirlanda,
ma onoralo con la carezza pietosa
della tua mano – e coglilo.
Temo che il giorno finisca
prima del mio risveglio
e passi l’ora dell’offerta.
Anche se il colore è pallido
e tenue è il suo profumo
serviti di questo fiore
finché c’è tempo – e coglilo.
(Rabindranath Tagore)

...


In questo periodo di scarsa frequenza del mondo dei blog, ho provato a coniugare il piacere della lettura di scritti, poesie con la meditazione. Imparare ad ascoltare prima e poi, il più delle volte rimanere pensieroso in silenzio. In altri termini essere in una condizione trascendentale, laddove si immagina di vivere un’altra realtà.
M’è sembrato di galleggiare in una bolla, attraverso la quale osservare tutto quel che avviene intorno, al di fuori.
Così, leggendo casualmente questi splendidi versi del poeta Tagore, nativo di Calcutta, m’è parso di uscire dal mio mondo, da una quotidianità fatta di eventi spesso ripetitivi, alcuni noiosi, per cercare di entrare in un’altra dimensione, quella in cui le capacità umane sono superate da questa esperienza.

«Cogli questo piccolo fiore
e prendilo. Non indugiare!»

Al fiore, nel significato più  immediato, possiamo attribuirgliene tanti e differenti fra cui la fuggevolezza della vita stessa e delle gioie terrene, l’invito a coglierlo perché il tempo, quel tempo non è infinito.
Nel caso dei versi di Tagore, nel mio immaginario è stato come avere in mano una bianca calla da offrire a una persona che mi sta particolarmente a cuore, che la accetti nel più breve tempo possibile perché il suo odore simile a quello di una fresia profumata, non svanisca nell’aria, semmai venga  “respirato” dal suo cuore.


 
 
 
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