RADIO REBELDE
Una sola religione, una cultura unica, un'unica lingua e un'unica verità, e di tanto in tanto spade messianiche si levano per ripetere le gesta della redenzione
Creato da Darksideblues il 27/08/2006SENSI
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Post n°280 pubblicato il 11 Febbraio 2009 da Darksideblues
"Soru contro tutti"
11 febbraio - FAMIGLIA CRISTIANA (NOTORIAMENTE UN GIORNALE DI LURIDI COMUNISTI)
mercoledì 11 febbraio 2009 - ore 10:04
Guglielmo Nardocci
Gigi è quel volto anonimo di cui nessuno si cura, che viene ritratto alle spalle degli uomini famosi. C’è sempre un Gigi che si sporge con il volto sorridente, un po’ di sghembo, nelle fotografie che tutti i giorni compaiono sui giornali. Non si sa esattamente chi sia, poverino. È Gigi. Ugo Cappellacci, candidato per il Popolo della libertà alla presidenza della Regione Sardegna, per dirla in gergo, non se lo fila nessuno. Per quanto si sforzi di esistere, non riesce a diventare neanche un Kagemusha del famoso film giapponese di Akira Kurosawa, la copia umana del condottiero del quale bisogna nascondere la fine per non scoraggiare le truppe.
Durante il comizio a Senorbì, un piccolo centro sopra Cagliari, nel tentativo di sembrare spiritoso e con un senso dell’autoironia che gli fa onore, ha arringato i suoi dicendo: "Ogni tanto applauditemi chiamandomi per nome, così so di esistere". È invece Cappellacci, figlio del commercialista di Berlusconi, è esistito in Sardegna, eccome! La biografia che si legge sul sito elettorale del candidato della destra nasconde totalmente i pochi mesi nei quali è stato assessore regionale al bilancio della Giunta Masala, prima dell’avvento di Soru.
Al termine del suo mandato Cappellacci pose la firma al peggior bilancio della storia dell’autonomia sarda portando il debito totale, il disavanzo della pubblica amministrazione e i mutui autorizzati per far fronte alle spese, a livelli mai visti. Fu anche la Giunta che in poco tempo approvò una raffica di autorizzazioni a costruire sulle coste da far impallidire.
Berlusconi contro Soru. Il Cavaliere di Arcore contro lo scorbutico tycoon di Tiscali. E, a suo modo, Renato Soru contro tutti. Gli isolani la vedono così e non solo loro. D’altro canto, il capo del Governo che sta in Sardegna un giorno sì e uno anche, non fa nulla per contrastare questa convinzione diffusa. Nei comizi chilometrici con i quali inonda un popolo che risparmia sulle parole più che sullo stipendio, Berlusconi conclude sempre invitando Cappellacci a uscire dall’anonimato: "Dì qualcosa anche tu".
La gente ride, ma si sa, il Cavaliere esonda. Nelle elezioni sarde in modo particolare, perché ci tiene, dicono i suoi, e perché ha casa, anzi un’isoletta, in passato al centro di polemiche per qualche colata di cemento di troppo.
Le coste devastate dal cemento
Ma è proprio il cemento il convitato di pietra di queste elezioni regionali sarde da quando il presidente uscente Renato Soru impose la legge cosiddetta "salvacoste", che vietava di costruire a meno di due chilometri dal mare. I dati dicono che non è vero, ma l’accusa che gli avversari rivolgono a Soru è proprio quella di aver bloccato l’industria del mattone, risorsa economica principale dell’isola con una quota pari al 22 per cento delle attività economiche globali contro il 10 cento del turismo.
"Ma siamo i Caraibi dell’Europa"
"È mai possibile che un’attività edilizia così significativa e per la maggior parte votata alle costruzioni vicino al mare per la ricezione turistica generi così poco turismo? La verità è che quella via non porta da nessuna parte", spiega Alessio Satta direttore generale dell’Agenzia regionale per la conservazione delle coste, "perché si tratta di abitazioni di proprietà che vengono usate un mese all’anno, mentre noi abbiamo bisogno di entrate turistiche da maggio a ottobre. Siamo i Caraibi a un’ora di aereo da tutte le capitali europee, dovremmo vivere benissimo di turismo e invece pensiamo a riempire le coste di altro cemento. Dovremmo, piuttosto, riqualificare l’immenso patrimonio immobiliare pubblico già esistente, per destinarlo a forme di 'albergo diffuso' soprattutto nel mondo giovanile".
Il fascino del mattone tira assai in Sardegna, più della tutela delle sue splendide coste. A Nurallao, in provincia di Cagliari, prima del comizio di Ugo Cappellacci, un militante del candidato della Destra, pensando fossimo tifosi della sua stessa sponda anche noi, ci ha avvicinato e con fare allegrone ci ha detto: "Ajò ragazzi, vinciamo le elezioni, riapriamo l’edilizia, e torniamo a lavorare tutti". "In Sardegna non c’è la crisi mondiale", ha tuonato il candidato del Centrodestra: "La crisi è Renato Soru".
E invece la crisi, quella mondiale, è arrivata in Sardegna come in tutte le altre parti d’Italia, e colpisce duro. A Portovesme rischia di chiudere la fabbrica di alluminio, ma anche altri settori soffrono. La cassa integrazione registra picchi impressionanti anche a causa della progressiva ritirata degli investimenti nei settori maturi sempre più improduttivi. Secondo un rapporto della Cgil, la cassa integrazione è aumentata del 170 per cento contro una media italiana dell’80 per cento. Il numero dei sardi in cerca di occupazione è cresciuto: "È probabile che la diminuzione del potere di acquisto dei salari abbia spinto molta gente sul mercato del lavoro, visto che i soldi di un solo stipendio non bastano più", spiega Piero Cossu, segretario regionale della Cgil.
C’è chi promette il "polo caprino"
Eppure in qualche modo l’impresa sarda, soprattutto quella medio-piccola, tiene. Il rapporto dell’Unioncamere pubblicato la settimana scorsa mostra luci e ombre. Complessivamente, però, l’impresa non è in ritirata. Tengono gli artigiani, aumentano le società cooperative e le imprese di capitali: "Non è una situazione facile", commenta Pasquale Aru, consulente delle imprese e dirigente del collegio dei periti industriali, "ma la politica di Soru di mettere ordine nella pubblica amministrazione risparmiando somme ingenti, mette la Regione in grado di fronteggiare i costi della crisi che viene da fuori. Soru già lo ha fatto per molti settori, come l’agricoltura o come le imprese innovative".
"Bisogna arrivare al modello irlandese», sottolinea invece l’appassionato e fascinoso leader dell’indipendentismo sardo Gavino Sale, il cui partito, l’Irs, sembra in ascesa, «niente tasse a chi produce per il mercato interno e un modello sul tipo di quello che ha fatto grande la Catalogna".
Sarà una sfida all’ultimo voto quella fra i due candidati, e mentre Berlusconi manda tutta la squadra di Governo a promettere di tutto e di più, persino il "polo caprino", Renato Soru, nella corte della campidanese casa Atzeri, splendido tempio delle tradizioni sarde, ripete: "Dovete decidere se il futuro dovrà essere nelle vostre mani oppure in quelle di qualcuno che ci regalerà qualcosa".
Gigi è quel volto anonimo di cui nessuno si cura, che viene ritratto alle spalle degli uomini famosi. C’è sempre un Gigi che si sporge con il volto sorridente, un po’ di sghembo, nelle fotografie che tutti i giorni compaiono sui giornali. Non si sa esattamente chi sia, poverino. È Gigi. Ugo Cappellacci, candidato per il Popolo della libertà alla presidenza della Regione Sardegna, per dirla in gergo, non se lo fila nessuno. Per quanto si sforzi di esistere, non riesce a diventare neanche un Kagemusha del famoso film giapponese di Akira Kurosawa, la copia umana del condottiero del quale bisogna nascondere la fine per non scoraggiare le truppe.
Durante il comizio a Senorbì, un piccolo centro sopra Cagliari, nel tentativo di sembrare spiritoso e con un senso dell’autoironia che gli fa onore, ha arringato i suoi dicendo: "Ogni tanto applauditemi chiamandomi per nome, così so di esistere". È invece Cappellacci, figlio del commercialista di Berlusconi, è esistito in Sardegna, eccome! La biografia che si legge sul sito elettorale del candidato della destra nasconde totalmente i pochi mesi nei quali è stato assessore regionale al bilancio della Giunta Masala, prima dell’avvento di Soru.
Al termine del suo mandato Cappellacci pose la firma al peggior bilancio della storia dell’autonomia sarda portando il debito totale, il disavanzo della pubblica amministrazione e i mutui autorizzati per far fronte alle spese, a livelli mai visti. Fu anche la Giunta che in poco tempo approvò una raffica di autorizzazioni a costruire sulle coste da far impallidire.
Berlusconi contro Soru. Il Cavaliere di Arcore contro lo scorbutico tycoon di Tiscali. E, a suo modo, Renato Soru contro tutti. Gli isolani la vedono così e non solo loro. D’altro canto, il capo del Governo che sta in Sardegna un giorno sì e uno anche, non fa nulla per contrastare questa convinzione diffusa. Nei comizi chilometrici con i quali inonda un popolo che risparmia sulle parole più che sullo stipendio, Berlusconi conclude sempre invitando Cappellacci a uscire dall’anonimato: "Dì qualcosa anche tu".
La gente ride, ma si sa, il Cavaliere esonda. Nelle elezioni sarde in modo particolare, perché ci tiene, dicono i suoi, e perché ha casa, anzi un’isoletta, in passato al centro di polemiche per qualche colata di cemento di troppo.
Le coste devastate dal cemento
Ma è proprio il cemento il convitato di pietra di queste elezioni regionali sarde da quando il presidente uscente Renato Soru impose la legge cosiddetta "salvacoste", che vietava di costruire a meno di due chilometri dal mare. I dati dicono che non è vero, ma l’accusa che gli avversari rivolgono a Soru è proprio quella di aver bloccato l’industria del mattone, risorsa economica principale dell’isola con una quota pari al 22 per cento delle attività economiche globali contro il 10 cento del turismo.
"Ma siamo i Caraibi dell’Europa"
"È mai possibile che un’attività edilizia così significativa e per la maggior parte votata alle costruzioni vicino al mare per la ricezione turistica generi così poco turismo? La verità è che quella via non porta da nessuna parte", spiega Alessio Satta direttore generale dell’Agenzia regionale per la conservazione delle coste, "perché si tratta di abitazioni di proprietà che vengono usate un mese all’anno, mentre noi abbiamo bisogno di entrate turistiche da maggio a ottobre. Siamo i Caraibi a un’ora di aereo da tutte le capitali europee, dovremmo vivere benissimo di turismo e invece pensiamo a riempire le coste di altro cemento. Dovremmo, piuttosto, riqualificare l’immenso patrimonio immobiliare pubblico già esistente, per destinarlo a forme di 'albergo diffuso' soprattutto nel mondo giovanile".
Il fascino del mattone tira assai in Sardegna, più della tutela delle sue splendide coste. A Nurallao, in provincia di Cagliari, prima del comizio di Ugo Cappellacci, un militante del candidato della Destra, pensando fossimo tifosi della sua stessa sponda anche noi, ci ha avvicinato e con fare allegrone ci ha detto: "Ajò ragazzi, vinciamo le elezioni, riapriamo l’edilizia, e torniamo a lavorare tutti". "In Sardegna non c’è la crisi mondiale", ha tuonato il candidato del Centrodestra: "La crisi è Renato Soru".
E invece la crisi, quella mondiale, è arrivata in Sardegna come in tutte le altre parti d’Italia, e colpisce duro. A Portovesme rischia di chiudere la fabbrica di alluminio, ma anche altri settori soffrono. La cassa integrazione registra picchi impressionanti anche a causa della progressiva ritirata degli investimenti nei settori maturi sempre più improduttivi. Secondo un rapporto della Cgil, la cassa integrazione è aumentata del 170 per cento contro una media italiana dell’80 per cento. Il numero dei sardi in cerca di occupazione è cresciuto: "È probabile che la diminuzione del potere di acquisto dei salari abbia spinto molta gente sul mercato del lavoro, visto che i soldi di un solo stipendio non bastano più", spiega Piero Cossu, segretario regionale della Cgil.
C’è chi promette il "polo caprino"
Eppure in qualche modo l’impresa sarda, soprattutto quella medio-piccola, tiene. Il rapporto dell’Unioncamere pubblicato la settimana scorsa mostra luci e ombre. Complessivamente, però, l’impresa non è in ritirata. Tengono gli artigiani, aumentano le società cooperative e le imprese di capitali: "Non è una situazione facile", commenta Pasquale Aru, consulente delle imprese e dirigente del collegio dei periti industriali, "ma la politica di Soru di mettere ordine nella pubblica amministrazione risparmiando somme ingenti, mette la Regione in grado di fronteggiare i costi della crisi che viene da fuori. Soru già lo ha fatto per molti settori, come l’agricoltura o come le imprese innovative".
"Bisogna arrivare al modello irlandese», sottolinea invece l’appassionato e fascinoso leader dell’indipendentismo sardo Gavino Sale, il cui partito, l’Irs, sembra in ascesa, «niente tasse a chi produce per il mercato interno e un modello sul tipo di quello che ha fatto grande la Catalogna".
Sarà una sfida all’ultimo voto quella fra i due candidati, e mentre Berlusconi manda tutta la squadra di Governo a promettere di tutto e di più, persino il "polo caprino", Renato Soru, nella corte della campidanese casa Atzeri, splendido tempio delle tradizioni sarde, ripete: "Dovete decidere se il futuro dovrà essere nelle vostre mani oppure in quelle di qualcuno che ci regalerà qualcosa".
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