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SANDS FROM MARS SPECIALE NATALE 2010- DALI'

Post n°411 pubblicato il 10 Dicembre 2010 da maurydgl7
 

 

 

DALI’ E LA MOSTRA CHE NON ESISTE

 

Salvador Dalì, genio creativo del 20esimo secolo, esploratore di tutte le forme d’arte, precursore di alcune, innovatore di altre.

Nel 1984 fece la sua prima mostra fuori della Spagna, esattamente al palazzo dei diamanti, di Ferrara, presentando oltre 5000 pezzi tra quadri, sculture, multipli, oggetti in oro, disegni su carta, e i famosi “tarocchi”, una serie di quadri ad acquerello rappresentante proprio le 22 lame delle carte che predicono il futuro.

Furono così occupate dai quadri le 11 stanze della galleria centrale, le 5 stanze della Benvenuto Tisi da Garofano, 7 stanze della Pinacoteca Nazionale, e le 5 stanze della galleria d’arte moderna, che allora sorgeva a fianco del palazzo.

La mostra mai più ripetuta in maniera così grandiosa, è stata per così dire, cancellata o dovrei dire tralasciata, da tutti i siti riguardanti l’artista, il palazzo dei Diamanti e l’elenco delle sue mostre in giro per il mondo.

Alla domanda: perché?

Non vi è risposta alcuna, ma solo la testimonianza diretta di chi era presente, di chi l’ha diretta e di chi quella sera di luglio del 1984 ebbe l’occasione di conoscere il maestro.

Il rinfresco degno di un Re, quale era nell’arte senza dubbio, consisteva in montagne di caviale, champagne, polpa di aragosta, diverse decine di chili di salatini, noccioline e vol au vent, serviti su piatti e in bicchieri con la bordatura in oro zecchino.

La mostra si apriva con un'istallazione provocatoria, dal titolo: giacca con bicchieri di menta.

Si trattava difatti, di una giacca da sera, con incollati tutt’attorno dei bicchieri di plastica pieni in parte di sciroppo alla menta, che inevitabilmente attirava gli insetti in una “dolce” morte, e che per volere dell’artista dovevano rimanere dov’erano.

Poi si andava dal divano a forma delle labbra di Mae West, all’autoritratto con uova, piume e fiammiferi, passando per: velocità massima di Madonna Dalì, fino al Cristo cosmico.

Nella pinacoteca vi erano centinaia di oggetti in oro, posate, un telefono d’oro a forma di aragosta, orecchini, oggetti da toletta, e quantaltro si potesse pensare di più strano e geniale.

Alla Benvenuto Tisi da Garofano, vi erano dei quadri su carta di varie dimensioni, e nella galleria esterna vi erano multipli, sculture, e quadri su tutti i materiali, nonché i famosi Tarocchi.

Vi era anche il famoso ritratto di Abramo Lincoln, dipinto in modo che si potesse scorgerne il volto, solo mettendosi ad almeno 4 metri dal quadro.

La figura era scomposta in quadrati colorati, che sovrapponendosi per effetto della nostra vista stereoscopica, si fondevano fino a far sparire i contorni cosi spigolosi.

Considerando che si tratta di un'opera del ’48 bisogna pensare che il computer era solo una grande macchina per fare calcoli complicati, e non certo in grado di formare immagini usando i poligoni; bene, molti anni prima del computer, Dalì riuscì a dipingere quadri come un computer moderno.

La grandezza di Dalì era ed è tuttora, insuperabile, perché frutto della pazza genialità di una persona completamente scevra da schemi, regole e qualsiasi barriera che potesse frenare la sua creatività.

La serata d’inaugurazione, si aprì con questo buffet pantagruelico, e quando il caos di persone fu totale, allora e soltanto allora, apparve Dalì vestito da pirata, che cominciò a chiedere a tutti, in francese e in spagnolo, semmai avessero visto il signor Dalì.

Credo che ancora adesso, ci siano persone che dopo tutto quel tempo, si stiano ancora chiedendo dove fosse finito, e perché quell’eccentrico signore lo stesse tanto cercando.

 

 
 
 
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