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Mamma & Prof.

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Siamo in guerra?

Post n°1742 pubblicato il 23 Marzo 2016 da artemisia_gent

Proprio ieri mattina il mio sarto del Mali mi ha posto una domanda a cui non ho saputo rispondere: "perchè nessun Italiano vuol fare amicizia con me?".

In verità sapevo benissimo cosa dire, ma non ho potuto dire niente di diverso da "non lo so". Poi sono arrivata a casa e ho saputo di Bruxelles. Sono rimasta senza parole, e in verità non voglio neanche sapere.
Sono giorni che sono indecisa: prenoto per Parigi? Per il ponte della Liberazione andiamo in una capitale? Sono così impaurita che non riesco a decidermi.  Pochi giorni fa un'altra sparatoria sulla spiaggia di un Resort in Africa, ieri gli attentati a Bruxelles, anche se parlandone con altre persone che mi danno buone motivazioni per credere il contrario io non riesco a togliermi una cosa dalla mente: siamo in guerra.

Perchè sono arrivata a questo? Perchè orde di persone scappano da paesi infiammati e i racconti dei miei ragazzi profughi mi hanno fatto capire che quelle cose che fanno vedere distrattamente al tv sono vere, nei loro occhi leggo vera disperazione, vero tormento per quello che hanno visto e vissuto.

Ricordo quando i nonni mi raccontavano dei "tempi di guerra" e le situazioni non sono molto diverse da quelle che sto vivendo io. Il paese dei nonni non è mai stato bombardato, le incusioni dei "tedeschi" sono state poche, sentivano solo la crisi, le ristrettezze e l'impossibilità di muoversi, e nell'eco dei racconti riconosco la nostra situazione di oggi. Non sono direttamente attaccata, ma potrebbe succedere come no. Le ristretteze e la crisi la sentiamo rispetto a 4/5 anni fa. E la convinzione mi è nata dentro leggendo anche Cassola e soprattutto MArio Rigoni Stern.

Proprio ieri mi dicevano che se sentiamo paura e li consideriamo stato con tanto di esercito gli doniamo la vittoria, ma purtroppo è così. Nel 2011 andai in Egitto senza paura, oggi non riesco. Non riesco a Pensare a Parigi, figurarsi all'Egitto.

E comunque non riesco neanche a guardare i miei alunni stranieri con gli stessi occhi, chi mi assicura che domani non si presentino a scuola con una cintura esplosiva? E come faccio a dire loro che gli Italiani non fanno amicizia con loro per questo motivo? Io, l'unica Italiana che loro sanno essere dalla loro parte perchè indosso una maschera per celare i miei timori e le mie paure, come posso spiegare loro che abbiamo paura e non tutti sono in grado di mascherala se non con l'indifferenza?

In questo momento vorrei essere piuttosto al mio ITC, con una presenza straniera impercettibile, dove tutto è in discesa rispetto alla scuola di frontiera dove mi trovo ora. Sono anche convinta del fatto che ogni insegnante dovrebbe obbligatoriamente passare un anno della sua carriera in una scuola così per riflettere a fondo sul suo ruolo e sulla sua professione. Solo dopo esperienze così forti puoi considerarti un insegnante vero.

 
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