Creato da artemisia_gent il 31/08/2007

Mamma & Prof.

Il flusso di coscienza di una mamma alle prese con la vita di tutti i giorni. Casa, scuola, famiglia, ideali, viaggi e pensieri: ecco cosa potete trovare.

Messaggi di Marzo 2016

L'anno di formazione

Post n°1745 pubblicato il 30 Marzo 2016 da artemisia_gent

Per noi insegnanti scansafatiche il rapporto di lavoro a tempo indeterminato inizia con un anno di prova, chiamato anche anno di formazione. Quest'anno è cambiato tutto e le cose da fare sono molte e non abbiamo ancora iniziato davvero. A gennaio ci siamo visti con il formatore della regione e ci ha detto quattro cose, a febbraio hanno aperto la piattaforma e ora sto terminando il mio bilancio delle competenze. Anzi l'ho inviato ora ora alla mia tutor per avere la conferma. 

Non so scrivere bene. Questo lo sapete. E mi trovo davvero in difficoltà ed elaborare un testo. Colpa del mio insegnate delle superiori che curava tantissimo l'oralità, il saper parlare e poco o niente lo scrivere. Si comportava come un docente universitario, ma in realtà lui avrebbe dovuto insegnarmi molte cose "pratiche". Non era un cattivo insegnante, mi ha insegnato molto, ma non a scrivere. Così ho l'ansia da foglio bianco. Così ho ripetuto l'esame scritto di letteratura italiana ben tre volte prima di prendere 18 all'università.

E ora ogni volta che devo relazionare mi trovo in difficoltà. Devo dire che quest'anno che faccio italiano invece che storia dell'arte sto spolverando tantissime cose che credo di non aver mai e poi mai saputo, come per esempio dividere un testo in sequenze. Ragionare in sequenze mi toglie leggermente il piacere della lettura, sto dividendo in sequenze libri e persino film e un po' mi toglie la suspance... mi sembra di condurre un operazione chirurgica piuttosto che trovarmi in un momento di piacere.

Immagino che nei prossimi mesi gli impegni di formazione saranno più incalzanti e io che mi sono decisamente adagiata... faccio più la mamma e la casalinga che la profe e devo dire che mi dispiace... non sono così io, la me precaria mi piaceva di più.

 

(in questi giorni invece che fare il bilancio delle competenze mi sono concentrata sui miei obbiettivi di lettura andando finalmente in pari!)

 
 
 

La Fattoria

Post n°1744 pubblicato il 29 Marzo 2016 da artemisia_gent

Ieri siamo stati alla fattoria.

Luogo incantato della mia infanzia e ammirato e desiderato dalle mie figlie. Dopo il tremendo terremoto del 2013 la grande casa di famiglia è stata resa inagibile e da allora i miei genitori non sono ancora riusciti a mettere a posto le cose delle eredità di mio nonno per acquisirla e finalmente rimetterala in ordine per poterci dormire come facevamo una volta. Così in questi ultimi anni la stiamo usando solo per farci delle grigliate e la sera rincasiamo con gran dolore mio, e di tutta la mia famiglia.

Ieri eravamo in 16, i bambini erano 8 e hanno corso e riso per tutta la giornata. Il paese è quasi disabitato, ci abitano giusto pochi anziani e loro si sentono liberi. Liberi di poter esplorare, liberi di camminare soli per le vie del paese e spingersi fino al bosco. Le mie figlie adorano questo del paese: essere libere di poter andare ovunque, cosa che in città non possono fare, mai.

Noi adulti invece siamo rimasti sulla grande terrazza che da sulla vallata, idealmenti abbracciati dalle colline, il silenzio della campagna interrotta solo dalle grida dei nostri figli. Cibo alla rinfusa sul tavolo, vino, e un sacco di chiacchere. Avere gente in casa, tanta gente, parlare senza limiti temporali, la carne che rosola sul fuoco, sono le cose che mi rendono più felice. Era questo che ci piaceva della capanna, ogni giorno qualcuno che si presentava per stare in tranquillità e ora questo è possibile anche alla fattoria, se solo i miei genitori si sbrigassero a metterla a posto... non avrei biosgno quasi di altro. Tutti i week end di primavera e autunno li passerei lì, e visto che metteremo anche i riscaldamenti, anche le vacanze di NAtale. Che bello che deve essere il Natale attorno al camino nel silenzio della campagna... senza tecnologia, dove il telefono prende appena. I ricordi della vita di famiglia, di generazioni di famiglia, che si accavallano, la pace ideal e per leggere, lo spazio dei boschi di castagno per camminare.

La fattoria è il luogo dove mi sento in pace con me stessa, dove mi sento vera e tranquilla parte di un tutto che poco comprendo. Ci sono tre luoghi che mi fanno sentire così: Porto Venere, La fattoria e il Kenya. Mi piace viaggiare e vedere ma sono solo questi i luoghi dove mi sento bene, dove mi sento a casa.

Ieri Vittoria ci ha detto che le piacerebbe abitare tutto l'anno alla fattoria. Non è impossibile, ma farsi due ore di viaggio ogni giorno per andare a lavorare non è proprio il massimo, specialmente ora che mi sto abituando alle gioie di lavorare a 500 passi da casa. E se la vita sarebbe più tranquilla e sana sono certa che fra 3 o 4 anni sarebbe invivibile per la Viki, lontana dalla città e da quei pochi divertimenti che la nostra piccola provincia offre. Poi sarebbe impossibile poter passare l'estate, noi che siamo abituati ad andare al mare ogni giorno... due ore e passa per andare al mare sono troppe, specialmente per chi come noi abita in questo momento vicino al mare. Il mare è troppo importante per poter fare senza. Noi che vorremmo l'estate tutto l'anno, noi che contiamo i giorni all'apertura dello stabilimento (a proposito mancano 67 giorni, 21 ore e una manciata di minuti....) non potremmo vivere lontano dal mare.

 

 
 
 

un po' di serenitą

Post n°1743 pubblicato il 26 Marzo 2016 da artemisia_gent

Ci sono giornate in cui nonostante tutto sono felice.

Ho un casino in casa che non si può davvero raccontare, tante di quelle cose da fare che non so mai da dove iniziare, ma oggi sono felice.

Ho finalmente trovato un libro che mi è davvero piaciuto e che mi ha davvero appassionata e trasportata come ogni libro dovrebbe fare. Beh anche se ormai non sono poi più così giovane adoro i libri per adoloscenti, i fantasy, e poi se parlano di vampiri ancora meglio.
E così mi sono persa nella lettura, una vera lettura di evasione che mi ha fatto dimenticare tutto il resto. Tutto. Proprio tutto.

E poi la cucina nuova. Così luminosa, la vista sulle colline e sul cielo. Così funzionale, così americana come l'ho sempre desiderata e voluta. Mai avrei immaginato che stare nella cucina dei miei sogni mi facesse stare così bene.

Sono così felice della mia cucina americana che ho dimenticato tutto il resto. 

 
 
 

Siamo in guerra?

Post n°1742 pubblicato il 23 Marzo 2016 da artemisia_gent

Proprio ieri mattina il mio sarto del Mali mi ha posto una domanda a cui non ho saputo rispondere: "perchè nessun Italiano vuol fare amicizia con me?".

In verità sapevo benissimo cosa dire, ma non ho potuto dire niente di diverso da "non lo so". Poi sono arrivata a casa e ho saputo di Bruxelles. Sono rimasta senza parole, e in verità non voglio neanche sapere.
Sono giorni che sono indecisa: prenoto per Parigi? Per il ponte della Liberazione andiamo in una capitale? Sono così impaurita che non riesco a decidermi.  Pochi giorni fa un'altra sparatoria sulla spiaggia di un Resort in Africa, ieri gli attentati a Bruxelles, anche se parlandone con altre persone che mi danno buone motivazioni per credere il contrario io non riesco a togliermi una cosa dalla mente: siamo in guerra.

Perchè sono arrivata a questo? Perchè orde di persone scappano da paesi infiammati e i racconti dei miei ragazzi profughi mi hanno fatto capire che quelle cose che fanno vedere distrattamente al tv sono vere, nei loro occhi leggo vera disperazione, vero tormento per quello che hanno visto e vissuto.

Ricordo quando i nonni mi raccontavano dei "tempi di guerra" e le situazioni non sono molto diverse da quelle che sto vivendo io. Il paese dei nonni non è mai stato bombardato, le incusioni dei "tedeschi" sono state poche, sentivano solo la crisi, le ristrettezze e l'impossibilità di muoversi, e nell'eco dei racconti riconosco la nostra situazione di oggi. Non sono direttamente attaccata, ma potrebbe succedere come no. Le ristretteze e la crisi la sentiamo rispetto a 4/5 anni fa. E la convinzione mi è nata dentro leggendo anche Cassola e soprattutto MArio Rigoni Stern.

Proprio ieri mi dicevano che se sentiamo paura e li consideriamo stato con tanto di esercito gli doniamo la vittoria, ma purtroppo è così. Nel 2011 andai in Egitto senza paura, oggi non riesco. Non riesco a Pensare a Parigi, figurarsi all'Egitto.

E comunque non riesco neanche a guardare i miei alunni stranieri con gli stessi occhi, chi mi assicura che domani non si presentino a scuola con una cintura esplosiva? E come faccio a dire loro che gli Italiani non fanno amicizia con loro per questo motivo? Io, l'unica Italiana che loro sanno essere dalla loro parte perchè indosso una maschera per celare i miei timori e le mie paure, come posso spiegare loro che abbiamo paura e non tutti sono in grado di mascherala se non con l'indifferenza?

In questo momento vorrei essere piuttosto al mio ITC, con una presenza straniera impercettibile, dove tutto è in discesa rispetto alla scuola di frontiera dove mi trovo ora. Sono anche convinta del fatto che ogni insegnante dovrebbe obbligatoriamente passare un anno della sua carriera in una scuola così per riflettere a fondo sul suo ruolo e sulla sua professione. Solo dopo esperienze così forti puoi considerarti un insegnante vero.

 
 
 

Never ending story

Post n°1741 pubblicato il 21 Marzo 2016 da artemisia_gent

Certi giorni mi prende lo sconforto quando penso a quanto ancora abbiamo da fare in questa casa. In questi giorni abbiamo portato via circa il 90% delle cose dalla casa della nonna, e ho cercato di mettere tutto in ordine ma sono stata colta da un gran mal di testa che mi sta rendendo apatica, vulnerabile e non ho voglia di fare niente. Così le cose sono andante molto a rilento.

Così con corse e cose dell'ultimo minuto ho sistemato pacchi pacchini e pacchetti in sala da pranzo perchè oggi sono venuti a spostarmi la cucina. Adesso ho la sala da pranzo è ingobra di mille sacchetti dell'Ikea con giocattoli, libri, vestiti e stoviglie. Le due cucine vuote per permettere il trasloco, la sala piena di scatole della cucina. Non so dove e come pranzare e non so neanche come sopravviverò per il prossimo mese, visto che la colonna del forno non passa per il corridoio e quindi dobbiamo ordinarla nuova e soprattutto il piano che faremo di pietra può essere ordinato solo a cucina montata. Quindi non oso immaginare come faremo.  Stasera ci toccherà il ristorante, se sono fortunata, comunque sia saranno giornate campali, anzi mesi campali. Finita la cucina e a sala da pranzo (devo ancora ordinare tavolo, sedie e madia!!!!) dovrò procurarmi i nuovi elettrodomestici: lavastoviglie, lavatrice e asciugatrice e infine attrezzare la lavanderia, sistemare il salotto e lo studio. Non prevedo di avere la casa in ordine prima di settembre.

Ieri sera in preda alla disperazione pensavo che sarebbe stato meglio rimenere dalla nonna e rientrare quando era tutto in ordine, per evitare tutti questi spostamenti, poi ricordo a come stavamo su e infondo è meglio così, qui viviamo decisamente meglio.

Sempre in preda allo sconforto, ieri sera, avevo voglia di buttare tutto e riprendere tutto nuovo. Se mai dovessi cambiare casa, cosa che non farò mai più, getto tutto. Mi tengo solo i libri. Anche mia mamma lo aveva detto, invece si è impacchettato tutto e se l'è portato. 

Certo è che da qui non mi sposto più, un giorno forse metteremo a posto la fattoria, un giorno forse riusciremo a comprarci una capanna al mare come avevamo, ma da questa casa non mi scollo, la roba non la sposto più.

 
 
 

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