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presentazione della mostra Armonie di luglio e settembre 2015.
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La luce del NataleHo dei bellissimi ricordi delle vacanze di Natale a Roma. Quando ero una ragazzina un appuntamento che non si poteva perdere era quello con le scintillanti bancarelle di Piazza Navona il giorno dell'epifania, con le befanine e i babbi natali appesi ed una grande quantità di statuine del presepe in esposizione. Poi si andava a messa nella Chiesa di S.Ignazio, e io rimanevo incantata a guardare due cose: il soffitto affrescato, che pareva smaterializzarsi per aprirsi sul Paradiso, e il Presepe: nel silenzio si sentiva il gorgoglio dell'acqua della cascata, e sul cielo si alternavano "magicamente" il giorno e la notte; la versione notturna del presepe aveva il cielo puntinato di stelle così luminose che mi sembravano vere. E poi c'era la luce, una luce calda che illuminava il volto dei personaggi. Sono molti i pittori che nel passato hanno rappresentato la Natività di Gesù. Oggi nell'immaginario collettivo l'ambientazione del presepe è sempre notturna, e le tenebre sono rischiarate da bagliori luminosi: quello delle molte finestrelle, che suggeriscono un clima intimo e famigliare all'interno di case e botteghe; quello delle stelle, ma soprattutto quello della cometa e di Gesù. E' una luce simbolica, quella della fede che permette al buio di dileguarsi, ma anche quella intima di un'umile dimora abitata da affetti profondi. E' questo il senso del Natale, e i quadri che rappresentano il presepe cercando di esprimere questo senso di dolcezza, di famigliarità e di fede sono quelli che meglio lo rappresentano. Non è facile realizzare un notturno in pittura, e in Italia la rappresentazione di notturni davvero suggestivi è arrivata un po' in ritardo, perchè i veri maestri dei giochi di luce e della resa di trasparenze e riflessi erano i pittori fiamminghi. Ha provato a rappresentare la luce fioca delle prime luci dell'alba anche Piero della Francesca, a metà del Quattrocento, con il Sogno di Costantino; ma l'attenzione dei pittori rinascimentali fiorentini era più incentrata sulla rappresentazione proporzionata e sulla resa quasi statuaria delle figure, piuttosto che sul realismo della luce. L'immagine qui sopra, invece, pur essendo stata dipinta alla fine del Quattrocento, ha una luce calda e vera, anche se le proporzioni dei personaggi appaiono poco realistiche; viene attribuita al pittore fiammingo Geergten Tot Sint Jans. Più tardi questa splendida luce che squarcia le tenebre è ripresa dal Correggio nell'Adorazione dei Pastori detta anche "La Notte", realizzata intorno al 1530. Qui però la scena appare meno pacata, si notano un movimento e una teatralità che anticipano quasi il Barocco, e la composizione, tipicamente manierista, è impostata su linee diagonali. Alla fine del Cinquecento anche Tintoretto si cimenta nel tema dell'Adorazione dei pastori, ma l'ambientazione è molto diversa dalle precedenti: la scena si svolge infatti in un fienile a due piani, e la Sacra Famiglia si trova piuttosto in alto rispetto a chi osserva il quadro, tanto che le figure sono viste di scorcio e non frontalmente. I protagonisti non sono collocati al centro della scena, ed il pittore si sofferma anche a definire i particolari di quegli elementi che paiono non avere una stretta attinenza al soggetto, come gli animali o la cesta con le uova. La struttura in legno suggerisce la profondità con un sapiente uso della prospettiva, e i bagliori luminosi, che si fanno in alcuni punti allungati e quasi "filamentosi", non sembrano provenire dal bambino come nelle precedenti composizioni. Siamo ancora alla fine del Cinquecento, ed ecco un altro dipinto che mi piace molto: la Natività di Federico Barocci. Qui assistiamo alla scena dall'interno anzichèdall'esterno della capanna, Maria ha l'aria di una ragazzina estasiata dinnanzi al suo piccolo e Giuseppe "fa gli onori di casa" con i pastori che stupiti fanno capolino dalla porta in fondo. I colori dell'abito di Maria, che pare di raso cangiante, sono insoliti; l'ambientazione è realisticamente modesta, sopra il bambino penzolano alcuni steli di paglia; Gesù non è un neonato, è un paffuto bimbo biondo che osserva sua madre e che non emana luce, ma il suo volto viene comunque rischiarato da una luce intensa, come quello di Maria. Con Caravaggio, agli inizi del Seicento, la Natività è un evento più "terreno" e meno gioioso; anche in questo caso l'ambientazione è umile, ma rispetto al quadro del Barocci anche i personaggi indossano vesti umili e le loro pose non sono composte come in precedenza. La luce è quella tipica di Caravaggio, non suggerisce dolcezza e calore, è fredda e drammatica. Ma ecco di nuovo, a metà Seicento, un pittore fiammingo soprannominato in Italia Gherardo delle Notti, che nell'Adorazione dei Pastori torna ad una rappresentazione della Sacra Famiglia serena e composta, dove Gesù bambino emana una luce che, riflessa dal lenzuolo bianco che lo avvolge, rischiara i volti sorridenti di chi lo osserva. Sempre a metà Seicento, ecco Georges De La Tour, un pittore francese che torna alla composizione basata su linee verticali e orizzontali, e sulla rappresentazione di personaggi che suggeriscono compostezza e monumentalità, nonostante la loro umiltà: i costumi che indossano rivelano infatti la loro appartenenza al popolo. Qui mi affascina la luce delle candele resa in modo magistrale, e mi commuove l'immagine del bimbo, che qui è proprio un neonato vero, con i suoi occhietti serrati e la testolina pelata che riflette la luce della candela: un esserino indifeso che suscita tenerezza: Gesù che si fa piccolo e bisognoso d'ogni cura. le immagini di questo post sono tratte dal web |
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