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Post n°40 pubblicato il 13 Gennaio 2007 da rivedelfiume
Capita di cadere dalla padella alla brace: ma, mentre con la tv accesa puo’ capitare ad ogni botta di spot di imbattersi in una casa irreale italiana, nel web uno non si aspetta di trovare una Casa Reale d’Italia. Invece, c’è. Ed è, nientemeno, che il sito ufficiale di casa Savoia, con tutte le sue sezioni, compresi messaggi alla Nazione firmati dai vari S.A.R. (Principi di Napoli e del Piemonte), comunicati stampa, indicazione degli Ordini Dinastici ed altri ammennicoli vari (tutti aboliti per legge dalla Repubblica Italiana, ovviamente…). Ma l’icona, quella che troneggia in alto a destra ed assorbe completamente la nostra umile attenzione, è quella di S.A.R. Principe di Piemonte e Venezia, in compagnia della sua giovane sposa. Il Nostro (non me ne voglia, Principe, ma io associo la sua faccia a quella delle olive che lei sponsorizzava; ma, deformazione culinaria, associo l’idea del sapore delle olive a quello del baccalà, in un piatto gustosissimo. Baccalà con le olive: così il cerchio si chiude con le giuste analogie) è protagonista di una pagina biografica grazie alla quale apprendiamo con gioia ed entusiasmo che “sin da bambino ha potuto contare sulle grandi doti umane, culturali e storiche della Regina d’Italia, Maria Josè, sua nonna, e dei genitori che sono sempre stati al suo fianco con amore, dedizione e supporto. Ed è proprio grazie all’ambiente famigliare unito e colmo di interessanti stimoli verso la crescita, non solo umana ma anche culturale e relazionale, che Emanuele Filiberto ha potuto basare il suo percorso di Principe di Casa Savoia.” Al che, un maligno ripenserebbe (ma noi non lo facciamo) all’inchiesta di Potenza, e si chiede quali “stimoli verso la crescita” (e di cosa…) possa fregiarsi il S.A.R. padre, quello che per sessant’anni non ha potuto mettere legalmente piede in Italia e che adesso, a seguito delle note vicende giudiziarie, non puo’ allontanarsene…..non ci sono più le mezze stagioni, a volte neppure nella vita,. Ma andiamo avanti nella lettura: dopo aver appreso che il Principe con le Olive “ha percepito la grande dignità, la regalità, il senso del dovere e di abnegazione” dal Nonno esiliato nel lontano Portogallo (nonno mitizzato al punto che “Lo stesso Re Juan Carlos di Spagna ha dichiarato di essersi ispirato a lui una volta divenuto Re di Spagna”, anche se nella mia ignoranza non credo che re Giancarlo abbia mai firmato leggi razziali o dichiarazioni di guerra) e questo nonostante “l’esilio in cui il giovane principe è stato costretto per trent’anni”: anni in cui, peraltro, con l’animo magnanimo dei Grandi della Storia, l’esilio stesso “ non è stato motivo di chiusura verso il suo paese, bensì è stato uno spunto per trovare modi e metodi sempre nuovi e vincenti per riuscire a trasmettere la propria immagine oltre le Alpi, quasi una sfida verso chi così ingiustamente e anacronisticamente gli negava il “Diritto dei Diritti” ossia la libertà di vivere nella propria nazione”. Chè a me non è mai apparso chiaro perché tutti quelli che sfasciano la Patria sono poi i primi a dichiarare di amarla, o a proclamarsene unici difensori, ma non avendo sangue nobile non lo capirò neppure mai. Ma andiamo avanti, imparando che Olivetto (è gentile, dai..) “è entrato nelle case degli italiani da tifoso della Juventus per divenire con il tempo un simbolo delle tradizioni e dell’amor di Patria”: dovendo scegliere e studiare le mie mosse, da veterointerista mi aggrappo ad aglio e crocifissi (o al limite, in versione country, ad una grattatina là dove non si addice)…Ma, del resto, come non provare, sotto sotto, un po’ di sana invidia nei confronti di chi puo’ vantarsi della “sua passione per la finanza (che) l’ha portato ad abbandonare gli studi universitari in architettura per lanciarsi coraggiosamente nel mondo bancario internazionale. L’acume di finanziere gli ha consentito di creare a soli ventisei anni il primo “fondo di fondi hedge” quotato alla Borsa di Zurigo”. Più che un Principe, un talismano vivente. Ma è il finale che ha in sé il fascino perverso ed inquieto della morbosità: “Il suo approccio con la Patria è stato entusiastico, e comprendendo i disagi ed i tanti problemi di cui è afflitta, Emanuele Filiberto ha deciso di lanciarsi in una nuova sfida”. Al che uno lo immagina, dato il suo “acume di finanziere”, i suoi “modi e metodi sempre nuovi e vincenti”, impegnato, una specie di Bono regale (anzi, principesco) per trovare, quanto meno, la Pietra Filosofale; invece dobbiamo accontentarci di un suo, peraltro nobile “avvicinarsi agli italiani non solo tramite i media ma personalmente, impegnandosi a trovare soluzioni concrete ai gravi disagi che affliggono il Paese, in modo particolare la gioventù”. Al che uno ripensa alle prodezze pedofile emerse nella inchiesta a carico di chi gli infuse ”interessanti stimoli familiari” e si pone un qualche dubbio; fortunatamente fugato dall’apprendere che tale impegno consiste nell’aver “fondato l’Associazione Valori e Futuro, con lui sono impegnati un gruppo di amici che credono nei valori fondanti della nostra Italia, la famiglia, il lavoro, l’ambiente, la solidarietà, la cultura e la storia, cercando di rilanciarli e di comunicarli alle giovani generazioni che sentono sempre di più in loro il senso di abbandono e che sono oramai senza punti di riferimento”. Infine, un consiglio assolutamente spassionato per i vari gruppi antimonarchici sparsi per il mondo: deponete le armi, adottate Emanuele Filiberto, portatelo nel vostro paese e lasciatelo parlare. Dovrebbe funzionare.
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