Creato da: rivedelfiume il 26/06/2006
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Quasi Goal

Post n°43 pubblicato il 19 Febbraio 2007 da rivedelfiume

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Un francobollo, in uscita il 15 marzo.
Una emozione, un poter dire finalmente "io c'ero".
C'ero, a sentir risuonare nel soggiorno quel distinto "Amici sportivi italiani in ascolto, qui è Nicolò Carosio che vi parla e vi saluta…
La mente va dove va, chissà...
Era proprio un secolo fa,  il tipico fruscio di sottofondo della radio in Onde Medie, lontana mille miglia dalla purezza della FM, la voce del cronista a stuzzicare la fantasia e insegnarci l’esercizio dell’immaginazione, costruendo scenari e situazioni che poi la televisione, con la cruda realtà delle immagini, ha distrutto come un ghiacciolo messo in forno.
Ero un bambino: e la domenica si aspettava davanti alla vecchia radiolona il fatidico momento in cui i soldatini tornavano nelle scatole delle loro improbabili Waterloo, le macchinine in quelle dove cessavano le sfide, i fumetti nella loro caotica montagna che era la disperazione della casalinga rivestita dalla figura gioviale di mia madre.
"Dallo studio centrale, Roberto Bortoluzzi..."
I radiocronisti entravano in cronaca per approssimazioni successive, chissà perchè la tua squadra era sempre un attimo dopo, rispetto a quando l'avresti voluta.
Ma l' Assoluto era lui, il mitico  -mai questo aggettivo fu meno sprecato- Nicolò Carosio, la prima voce del calcio, che in questo 2007 viene finalmente celebrato come si deve.
La cronaca, meglio, la storia racconta che era il 24 gennaio 1954, quando la platea dei telespettatori (allora pochi intimi, per lo più concentrati nei bar) potè ascoltare Carosio, insieme con Vittorio Veltroni (responsabile del primo telegiornale, oltre che padre dell'attuale sindaco di Roma) e Carlo Bucarelli (primo “mezzobusto” della Rai) mentre raccontava Italia-Egitto (per la cronaca, finì con "lo schiacciante successo degli azzurri per cinque marcature a uno").
Si è sempre detto che Carosio mettesse insieme le sue radiocronache indipendentemente dagli accadimenti sul prato, col risultato che le partite erano due, quella vera e quella raccontata da lui, che magari senza saperlo aveva inventato la prima cronaca virtuale.
Era lontana la televisione a scoprire le sue magagne, a mostrare impietosamente come una immaginata ed immaginaria azione d'attacco "schiacciante e martellante" si risolvesse in una "rete!" realizzata inspiegabilmente dagli avversari; ma Carosio, con il suo calcio raccontato come una battaglia alle Termopili, con o senza il “quasi goal”, rimane irraggiungibile  per chi oggi si esibisce in chiacchierate da bar, quando a massacrare lo schermo (e la logica) non basta un solo telecronista, occorre il supporto del commento tecnico (il cronista dice "C'è da soffrire" ; il commento tecnico ribadisce "se continuano a restare nella propria area, prima o poi gli avversari potrebbero segnare, e la rimonta diventerebbe difficile"), ed il collegamento a bordo campo, e quello dal sottopassaggio, e le interviste post partita che hanno, in nome della banalità assoluta, il solo scopo di bombardarci di marchi alle spalle dei due attori.
Io, a dirla tutta, preferivo la cronaca poco chiacchierata.
Per curiosità, mi sono rivisto tempo fa uno spezzone del dolorosissimo (per noi nerazzurri del tempo) Bologna-Inter, spareggio per lo scudetto 1963-1964: il telecronista dall’Olimpico, manco a dirlo, era proprio Carosio. La sensazione era quella di un difetto all'audio della registrazione, dato che Carosio si limitava a citare il nome dei giocatori, "Perani, Bulgarelli, Haller, Nielsen… rete, rete, ha segnato Nielsen": tutto qua, ma che fascino, che classe. Soprattutto pensando che adesso ogni azione di gioco viene interpretata con un accanimento degno di uno scritto di Hegel.
Carosio non era un freddo, anzi: il suo tifo per i nostri colori gli costò l’allontanamento definitivo dai microfoni. Mondiali del 1970 in Messico: durante Italia - Israele (0-0), un guardalinee etiope annulla due reti regolari all'Italia. Carosio, impulsivo come al solito, esclama: «Ma cosa vuole quel negraccio?» ed ancora "L'ineffabile negro" o, con per nulla celato disprezzo, “L’etiope”. Ne viene fuori un caso internazionale: l'ambasciata etiope pubblica una protesta ufficiale, ed i vertici della Rai (i cui successori attuali difendono con orgoglio programmi da nettezza urbana, e neppure riciclabile) lo sospendono all’istante, consegnando(ci) il resto del Mondiale alla voce "politicamente corretta" ma asettica di Nando Martellini.
E Carosio resterà sempre Carosio.
Nel novembre del 2000 gli hanno dedicato una targa nello stadio di Palermo, e l’allora sindaco Orlando lanciò pure l’idea di innalzare un monumento alla “Prima voce del calcio italiano”. Poi, nulla, fino alla commemorazione odierna. Meritatissima: perchè mentre "il cuoio" rimbalzava sul prato, lui trasformava l’evento sportivo in un evento epico.
La voce di Carosio rimarrrà per sempre nella colonna sonora degli anni belli del calcio della memoria, ed il suo personalissimo stile resterà comunque irripetibile. Del resto, con un nome così, non poteva essere diversamente. Anche un suo illustre omonimo, violinista, era solito non ripetersi: e come insegna la filosofia orientale, è impossibile bagnarsi due volte nella stessa acqua.
 
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Commenti al Post:
fragolarossa1960
fragolarossa1960 il 07/04/07 alle 23:52 via WEB
Ti auguro una felice e serena Pasqua...un bacione...
(Rispondi)
 
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