Creato da: rivedelfiume il 26/06/2006
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Aria sinistra

Post n°30 pubblicato il 28 Ottobre 2006 da rivedelfiume

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Sono bastati cinque giorni a Giampaolo Pansa per scalare le classifiche di vendita con il suo libro contro la Resistenza che ha scatenato un putiferio, spaccando in due l'opinione pubblica italiana e riaccendendo il duello fra lo stesso Pansa e Giorgio Bocca, peraltro entrambi compagni di squadra nella scuderia Repubblica-L'Espresso.
"La grande bugia, le sinistre italiane e il sangue dei vinti" è il libro più venduto in Italia in questa settimana. In classifica ha scavalcato l'ultima opera di Susanna Tamaro "Ascolta la mia voce". Lo registra la periodica rilevazione degli analisti di settore.
Più è contestato,più vende.
Giorgio Bocca, che la Resistenza l’ha fatta davvero, dice “E’ un libro da vietare per legge”.

Scrive Gennaro Carotenuto, su Guerrila.org : "E' in uscita un'altra pansata. Questa volta si chiama addirittura “La grande bugia. Le sinistre italiane e il sangue dei vinti”, Sperling & Kupfer, 18 euro. La grande bugia sarebbe la Resistenza. Tra lo spellarsi le mani di tutte le destre passate e presenti, basta dare un'occhiata alle lodi del Giornale o del Tempo, Pansa ha "scoperto" le vulgate antiresistenziali di destra ed estrema destra. Le ha fatte proprie, pretende che siano verità rivelate e dogmi di fede. Le spaccia come frutto di un proprio cammino di purificazione e intima alla sinistra, alla comunità scientifica, a chiunque si sia occupato con professionalità e dedizione della guerra di Liberazione negli ultimi sessant'anni di ammetterlo: erano tutte balle inventate dai comunisti.”

Invece, “La Padania” scrive: “Pansa: «Sul 25 aprile la sinistra accetti la verità della storia». Con il suo ultimo libro, La grande bugia, Giampaolo Pansa torna a investigare la guerra civile italiana e la fase sanguinosa successiva al 25 aprile, quando la voce dei vinti è stata praticamente annullata: «Alla sinistra che vuole essere riformista dico che deve avere il coraggio di essere anche revisionista». Ma le resistenze sono fortissime e nascono anche dalla volontà di non aprire ulteriori vuoti nelle file dell’elettorato.”

Cosa pensare?
Cosa succede? Per me, succede che in un Italia, dove la destra raggiunge quasi la metà dell'elettorato, c'è un grande mercato per la pubblicistica di destra, l'esplicazione del revisionismo diffuso, per teorie che ambiscono ad una dignità culturale andando oltre le catacombe culturali. A destra mancano gli autori (almeno rispetto alla dimensione del pubblico potenziale) ed allora il vuoto viene riempito da gente come Fallaci, Vespa, e adesso Pansa.
Pansa che, fuori dai denti, risulta più sgradevole che autorevole. Non è uno storico, di storico ha solo la spiccata tendenza alla adorazione del proprio ego. Al di là delle infatuazioni di chi assorbe “L’Espresso”, non ha mai avuto una grande popolarità come Biagi o Bocca, verso cui soffre di invidie terribili.
La sua molla interiore sembra essere solo l’odio verso tutti e tutto (se l’è presa persino con Fabio Fazio, il cui atteggiamento mite trova riscontro solo in quello di giovani seminaristi).
Insopportabile questo suo dichiararsi “di sinistra” per poi attaccare solo e solamente la sinistra.
Uno che dichiara  a “Il Giornale”: “I  nipotini di Stalin mi fanno pubblicità” e commenta la contestazione di Reggio Emilia così:  “Io sono rimasto impassibile, e devo essere grato a questi dodici apostoli rossi dalle teste rasate... grazie a loro ho avuto uin regalo bellissimo dalla platea, che non si è fatta intimidire (..) Il pubblico di Reggio Emilia ha dato una grandissima lezione di democrazia a questi giovanotti". La contestazione, spiega Pansa, "non la considero come un'aggressione, e nemmeno una mascalzonata. Mi è parso, piuttosto, un gigantesco involontario spot per il mio libro. Li considero, questi ragazzi, dei poveri mosachisti, Dei grotteschi nipotini di Stalin, dei tragici eredi degli squadroni della morte. Non ho mai ricevuto tante chiamate come ieri", quale autorevolezza puo’ avere? In questo, è un altro Forattini. Il quale, almeno, se ne è andato con Belpietro e su “Panorama”.
Per quanto mi rigurda, Pansa puo’ sparire da “'Espresso”, come è sparito da “Repubblica”.

Cercheremo di sopravvivere, come abbiamo sempre fatto senza di lui.

 
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Caro amico ti schivo.....

Post n°29 pubblicato il 20 Ottobre 2006 da rivedelfiume
 

Caro "figo", io ti conosco:
lo so che non son degno, secondo i tuoi parametri, di entrare in "quel" caffè, ma sai, ho la testa dura.

E capisco che per te è importante aver riscattato una esistenza insulsa pagando un riscatto di 48.766 euro (chiavi in mano, esclusa IPT) per la tua prestigiosa berlina con la stella a tre punte.
Capisco che l’elegante vestito di pregiata fattura, e firma famosa, debba essere color crema per intonarsi col colore bronzeo della tua prestigiosa abbronzatura.
Capisco anche che il tuo solarium lo fai nel posto di moda e ben frequentato, così poi puoi dire con la tua personale ironia “sono froci ma bravi”, lasciando intendere che tu sei quello che “non deve chiedere mai”.
Capisco anche che l’occhiale da sole griffatissimo alle 7 e mezza di mattino (ti serve a far intuire chissà quali notti selvagge?) non lo metti per “carismatico mistero”, tu Battiato (chi?) lo schifi sdegnato, hai letto su "For Men" che adesso tu DEVI ascoltare i RHCP.
Capisco in parte il fatto che tu non ti siedi sullo sgabello del caffè, ma vi ascendi.
Capisco che trovi divertente raccontare ad alta voce di quella volta che ti sei fatto “la stragnocca che sta in Via segue numerazione” mentre sorseggi il tuo inevitabile “caffè macchiato alto, anzi, Ciccia....una spolveratina di cacao, lo sai”.
Capisco anche  che allungare la banconota da 50 per te è un gesto di sprezzante superiorità verso quella cassiera (la “marocchina”; in realtà è calabrese) che a quell’ora ti riempirà di monetine con l’aria corrucciata di chi si vede portare via tutto il resto; spiccioli tintinnanti che accompagneranno il tuo cammino come lo scampanellio degli appestati nel Manzoni (che non è il cinema che tu non frequenti, tranquillo: tu "solo multisala").
Capisco anche che comperare un quotidiano potrebbe nuocere alle tue certezze, sotto sotto sei convinto (lo dicesti pure in pubblico) che “tanto sono pieni di bugie” ed "in mano ai comunisti": meglio le riviste “che almeno si vede un po’ di pelo”.
Capisco persino il tuo incedere vezzoso e deciso che, hai letto, fa tanto, tanto macho.
Ma...
Ma capisci me tu, stavolta: la prossima volta che sfili davanti al muso della mia macchina così lentamente, l’aria infastidita di chi si è donato a questo pianeta ingrato, incurante del mondo che gira inevitabilmente tutto intorno a te, mentre devo entrare nell'unico parcheggio disponibile nel giro di cinquecento metri, e con la gente che dietro suona, lampeggia, sbraita, maledice, io ti asfalto (anche se poi dovrò sporcarmi le mani a togliere brandelli di te dal muso e dal radiatore; esclusa tassativamente la presenza di materiale cerebrale, è un bene che non hai la fortuna di possedere,  caro figo).

 
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Post N° 28

Post n°28 pubblicato il 11 Ottobre 2006 da rivedelfiume

O

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Il cd l’ho trovato lì, sulla tastiera del pc.
Una grafia conosciuta, la stessa degli auguri per le feste, dei bigliettini per i regali, degli appunti dimenticati in aula quando ero travestito da docente: solo un po’ più esitante, nella sua eleganza e chiarezza.
“Non so se l’apprezzerai come merita, dato il momento: ma ti piacerà. Con affetto G.”
Masterizzato, non certo per risparmiare (chè G., anzi, fa della sua generosità una nota caratteristica, non l’ho mai vista tirarsi indietro né materialmente né moralmente, in tanti anni), ma di sicuro per la ormai accalarata irreperibilità nei negozi cittadini.

Demian Rice.  O

Ovviamente, mai sentito, io che sono rimasto ai miei ’70, salvo qualche scoperta grazie alla rete di amici ed agli amici di rete. Altrettanto ovviamente, alle 15.32 –potenza della burocrazia, ti determina pure gli orari- finisce nel lettore, la Filippa all’ombra mi regala una confortevole parentesi di fresco.Non così la musica, calda ed avvolgente, un po’ come le parole ricevute in questi giorni.
Un suono lento, nudo e crudo: voce, chitarra, basso, batteria e violoncello. Tanti anni dopo Nick Drake, una nuova mano sulla spalla, ed una carezza per l’anima. Un disco nato tra i cieli d’Irlnda ed un soggiorno in Toscana, ecco da dove nasce il vero calore, quello che fa riassaporare quell’ansia sussurrata che si insinua nelle orecchie e nell’anima.
E l’istinto è quello di lasciare in loop il cd nella disperante  ricerca di una via di fuga dalle mille malinconie, o che permetta di goderne senza soffrire.
Arpeggi lontani di chitarra, una voce che ti prende per mano , ti entra nelle orecchie, sottopelle, ti illumina il cammino verso una strada da tempo dimenticata o abbandonata.
Un vento leggero, come l’aria dal dito di finestrino aperto: “Delicate”, melodia che ti assale alla gola, ma è come un respiro, non una morsa; “Volcano”, violino e  voce di Lisa Hanningan, così scopriro’ che si chiama, dolce ed al tempo stesso distaccata, non chiede l’attenzione dell’ascoltatore, se la prende tutta. Poi “The Blower’s Daughter”: una fusione di chitarra acustica, violoncello, voce, fino al punto in cui la perfezione non è solo un modo di pensare.
Di corsa in casa, nessuno presente, la curiosa voglia di sapere come andrà a finire il disco.
Ammesso che finisca, poi.
Parte “Cannonball”, e si è davvero proiettati in un’altra dimensione, dove si plana con la disarmante  Older Chests”.  Prima ancora che arrivi Lisa  Hanningan, a doppiare la voce di Rice, la canzone ti ha già rapito. Un viaggio di onirica bellezza in balia delle onde degli archi. Ma è a questo punto, quando il viaggiatore è già conquistato, che arriva nuova luce dallo stesso orizzonte. “Amie”, che non può infatti, prescindere dal trasporto di cello (Vyvienne Long) e violino, è un piccolo assaggio, una prova splendida di quanto solo il finale svelerà. Intanto il disco dispensa ancora “Cheers Darlin’ ”, forse danneggiata dalla compagnia delle altre, l’incantevole “Cold Water”,  brano caldo come una tazza di tea appena versato in tazza fumante, a dispetto del titolo, nel quale il connubio vocale Rice-Hanningan raggiunge vette altissime, e “I Remember”, in cui, tangibilmente, l’angoscia entra nella pelle, la spietata semplicità dei testi e la feroce delicatezza della musica raccontano una storia della nostra vita che se ancora non ci è dato di rimpiangere , speriamo di potere vivere.
O vivere ancora.
Occhi lucidi, siamo alla conclusiva “Eskimo”, stando alla copertina. Un ultimo capitolo che svela tutto, che scioglie ogni dubbio, lasciando solo certezze e ovviamente una sorpresa. Quando la voce di Rice si alza altissima, “Eskimo” diventa come d’incanto, senza soluzione di continuità, un’opera splendida.
Corde della chitarra in fibra d’anima.
Ma non è davvero finita: due canzoni nascoste,  Prague” e “Silent Night” che nulla tolgono, anzi aggiungono, nella loro dolcezza espressiva.
Se “O” fosse un libro, non potrebbe avere un finale migliore.
Se fosse una torta, inseguiresti le briciole sin dentro la teglia.
Se fosse un film, sarebbe di quelli che non vuoi uscire dal cinema per non affrontare la luce.
O il reale.
Damien Rice apre, o meglio, riapre quelle ferite che ciascuno crede rimarginate e che invece sono ancora lì, “like a crack in the wall”, non più sotto l’attenzione quotidiana, ma conservate con cura religiosa in un tabernacolo sotto sale.
E’ una catarsi che si avvale di tonalità vocali da brividi, dell’essenzialità di una chitarra acustica che ha visto e sofferto ciò che la voce racconta, di un violoncello che smuove nel fondo ciò che si è messo da parte, conferendo musicalmente il gusto agrodolce che ha la tenerezza di un triste ricordo, che a riviverlo trasmette di continuo forti emozioni.
Una casa per l'anima, un'anima che risuona per casa.
“I remember it well”: l’impressione dopo aver ascoltato il disco è questa, “lo ricordo bene”.
Dimenticarlo, mai più.

 
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Op Op cavallo......

Post n°27 pubblicato il 24 Settembre 2006 da rivedelfiume



«Non temo agguati, la mia volontà è di rimanere in Rai fino a quando il Padre Eterno mi permetterà di starci ma, se le condizioni di fiducia dell'azienda e l'ambiente di lavoro diventeranno meno confortevoli, metterò un annuncio economico e mi cercherò un altro posto».
Qualche giorno fa, un Bruno Vespa molto irritato perché qualcuno avrebbe solo ipotizzato che le puntate del suo "Porta a porta" debbano scendere da quattro a tre (o meglio, di fargli fare solo le 100 previste dal suo contratto; l'anno scorso, tra elezioni di pontefici e politici, furono 139...), ha cominciato ad alzare la cresta.
O, secondo alcuni, a presentare il conto.
Aggiungendo: "da quanti mesi si dice che bisogna togliere una serata di Porta a porta? pensate che faccia piacere? Se bisogna cominciare su Raiuno il pluralismo togliendo un puntata a Porta a porta perché no, poi magari andiamo a vedere cosa accade su Raidue e Raitre".
Poi: "Nessuna formula è perfetta, sui giornali il giorno dopo mi aspetto sempre le domande che non ho fatto", ha continuato; per poi aggiungere, a chi faceva notare le critiche ricevute per la sua sudditanza nei confronti di alcuni politici, che "se questa formula non va bene imparerò da Ballarò che invita Fisichella che non ha mai votato per la maggioranza. Quello che mi chiedo è la strada giusta è quella di invitare persone rappresentative, come faccio io, o invitare la minoranza della minoranza? Qual' è la strada giusta? Probabilmente è seguire quella della trasmissione che vince, visto che Ballarò è molto ben fatta e nessuno di voi ha detto mai qualcosa contro. Che devo fare? Devo essere equivicino ad un tipo di giornalismo che non è il mio?".
Già, il suo "giornalismo", con il presepe di Cogne, il fortino di Nassirya, i parenti del dittatore "dolce",  il risotto di D'Alema, il tennis di Bertinotti, le finte improvvisate di Apicella a Berlusconi, l'intervista in ginocchio davanti a San Bettino esule, l'intervista al capezzale di De Lorenzo con la flebo, il suo chiamare Maestà un vecchio puttaniere con la passione delle armi.
Scene indimenticabili. Poco importa se destra o sinistra: la par condicio vera per lui è che l'interlocutore abbia un minimo di potere.
Se non conta niente, lo massacra.
Tra i processi a Previti e quelli a Wanna Marchi la scelta di campo è evidente, magari condita tra un salotto sulle cure dimagranti ed il significato dei sogni nel gioco del lotto.

E quel termine , "equivicino": sarà l'assonanza ippica, ma a me ne ricorda un altro, "galoppino".

 
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Nessuno uscirà vivo da qui

Post n°26 pubblicato il 18 Settembre 2006 da rivedelfiume
 
Tag: musica

Un folle desiderio di riascoltare, un vecchio vinile tra le mani, un foglio ingiallito dal tempo e consunto dalle speranze divenute con gli anni ricordi. Un sabato mattina in cui ti trovi ad aver bisogno di gridare per restare in silenzio.
E Jim, frasi colte qua e là da tenersi dentro come un graffio.
_________________



L'amore per te finirà solo quando un pittore cieco dipingerà il rumore di un petalo di rosa che cade sul pavimento di cristallo di un castello mai esistito.

Non piangere se non vedi il sole, perché le lacrime ti impediscono di vedere le stelle.

Vivere è la cosa più importante, la maggior parte si limita ad esistere.

Il volo è libertà; è per questo che l'uomo non sa volare

Non fuggire in cerca di libertà quando la più grande prigione è dentro di te. Sei rinchiusa nella prigione che ti sei inventata

L'idea di essere liberi terrorizza la gente che si aggrappa alle proprie catene e alle regole, e avversa chiunque tenti di distruggerle. Sono la loro sicurezza.

Chi vuole la libertà deve essere pronto a rinunciare a tutto, non solo alla ricchezza: tutte le stronzate che ti hanno insegnato, tutto quanto ti ha inculcato la società. Devi liberarti di tutto ciò se vuoi passare al di là della barricata. La maggior parte delle persone non è disposta a un cambiamento così radicale.

Ci si oppone alla libertà perché si ha paura dell'ignoto, ma l'ignoto altro non è che la dimensione cui appartiene la nostra anima

...tutti finiamo per dimenticare la nostra vera esistenza per cancellare le nostre individualità e stiamo appiccicati alle nostre maschere ignorando per sempre il nostro vero io. E se qualcuno ce lo fa notare, arriviamo a odiarlo, crediamo che sia pazzo o che voglia violare i nostri più riposti segreti.

Non serve strappare le pagine della vita, basta saper voltare pagina e ricominciare...

Uccidere è il coraggio di un momento...vivere il coraggio di una vita

Se per vivere devi strisciare, alzati e muori.

In questo mondo di guerra e violenza anche i fiori piangono e noi continuiamo a credere che sia rugiada.

Esistono individui con divise da soldato che sono degli eccellenti killer e sono così infervorati nell'uccidere il nemico che vengono processati dalla Corte marziale perché hanno oltrepassato i limiti stabiliti dai loro colleghi assassini.

Noi distruggiamo il mondo e il sole ci guarda, noi offendiamo la natura e il sole ci guarda.
Ma un giorno il sole si vendicherà e noi staremo a guardare.

Cerca di non vivere in funzione di qualcosa o di qualcuno, ma solo per il gusto di farlo giorno per giorno

Io non sarò mai nessuno, ma nessuno sarà mai come me

I miei capelli sono lunghi come le catene ma non legheranno mai la libertà degli altri

Non c'è notte tanto grande da non permettere al sole di risorgere il giorno dopo

Ogni cosa sembra li per se stessa ma in realtà è qualcosa d'altro.

La vera poesia non dice nulla, dà solamente una parvenza della realtà, apre tutte le porte.
Se ne può varcare una qualsiasi, quella che ispira di più.

Non dire mai ciò che sai, ma sappi sempre ciò che dici

Fra il bene e il male c'è una porta... io l'aprirò

Il passato è stato ciò che ho voluto mentre il futuro sarà quel che vorrò...

Ognuno di noi ha un paio d'ali ma solo chi sogna impara a volare.

 
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