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Messaggi di Agosto 2018
Post n°14587 pubblicato il 28 Agosto 2018 da Ladridicinema
Il film Hotel Transylvania 3 - Una vacanza mostruosa stravince il weekend, salendo ancora negli incassi nella giornata di domenica (1,3 milioni di euro contro gli 1,1 di sabato) e diventa il miglior incasso della stagione dopo appena cinque giorni di programmazione con oltre 5 milioni di euro. Sul podio restano Ant-man and the Wasp, che raggiunge un totale di 3,7 milioni e che alla fine della corsa avrà ottenuto lo stesso incasso del predecessore (4,7 milioni), e Come ti divento bella, che apre con poco meno di 900mila euro nell'arco del weekend.
Post n°14586 pubblicato il 28 Agosto 2018 da Ladridicinema
Anticipazioni sulle prime 3 puntate della terza stagione della fortunata serie americana prodotta da Amazon Ma è recentissimo il rilascio della sinossi delle puntate che usciranno il 5 ottobre. In particolare le prime 3 puntate sono cariche di colpi di scena. Prima puntata - Now more than ever, we care about you - Adesso più che mai, ci preoccupiamo per voi Nella prima puntata sono nuerosi i protagonisti presenti: Juliana Crain fa una nuova conoscenza nella Neutral Zone - un faccendiere irlandese di nome Wyatt - e presto si ritrova in fuga ed in cerca d'aiuto da parte di Tagomi. I giapponesi testano una bomba atomica, la stessa che ha creato sconvolgimenti in tutto il fandom che ha guardato il trailer. Joe Blake viene inviato in missione diplomatica a San Francisco e Kido assume un nuovo sergente. Inoltre, Nicole Dormer arriva a New York per dirigere una nuova campagna di propaganda. Ma i personaggi più attesi dal fandom sono proprio loro, gli Smiths: la famiglia dell'obergruppenführer si confrontano subito con le conseguenze della morte di Thomas. Seconda puntata - Imagine Manchuria - Immaginando la ManchuriaLa seconda puntata sconvolgerà ulteriormente il fandom. La sinossi riporta la consapevolezza di Juliana riguardo il proprio destino e quello di Tagomi, inesorabilmente intrecciati. Quest'ultimo e l'ammiraglio Inokuchi realizzano che il Reich sta imponendo un embargo petrolifero sotto copertura negli Stati del Pacifico. Al contempo il Reichsmarschall Rockwell e J. Edgar Hoovercomplottano contro John Smith. Helen inizia la terapia per affrontare il suo dolore per Thomas e intraprende azioni drastiche per proteggere la sua famiglia. Infine, Kido e Tagomi si scontrano per Juliana. Terza puntata - Senso Koi Durante la terza puntata Juliana ritrova un vecchio amico. Childan è ansioso di tornare a San Francisco ora che le rappresaglie si sono fermate, ma una potenziale nuova storia d'amore rende Ed riluttante ad andarsene. Kido riceve l'intelligence che lo trascina in un nuovo percorso. Smith si ritrova celebrato dall'alta società nazista alla proiezione del nuovo film di Nicole su Thomas.
Questa terza stagione di The Man in the High Castle si fa piuttosto interessante e criptica. Gli sceneggiatori si erano già superati durante la seconda [VIDEO]stagione, ma con la terza si prevedono scintille per tutto il fandom.
Post n°14585 pubblicato il 24 Agosto 2018 da Ladridicinema
Tag: recensioni 1945. Dopo l'armistizio della Guerra del Pacifico, gli Stati Uniti entrano in Giappone per stabilire le colpe delle personalità militari direttamente coinvolte nelle azioni belliche. Su ordine di Douglas MacArthur, comandante supremo delle forze di occupazione, il generale Bonner Fellers si trova a decidere, in soli dieci giorni, sulla sorte dell'imperatore Hirohito. Ma comprendere il suo reale coinvolgimento nella scelta della resa del Paese si rivelerà un duro compito per Fellers, parimenti perso dietro alla ricerca di Aya, una donna giapponese di cui è innamorato e della quale non ha più avuto notizie.
Post n°14584 pubblicato il 24 Agosto 2018 da Ladridicinema
Tag: recensioni Sei mesi dopo una trionfale tournée americana, Charles Dickens rientra a Londra dove lo attendono debiti e crisi creativa. Padre di una famiglia numerosa e figlio di un padre dissipatore, Charles è a caccia di denaro e di ispirazione. Illuminato all'improvviso dalle favole di una giovane domestica irlandese, decide di scrivere un racconto di Natale per l'ormai prossimo Natale. Ma i suoi editori, delusi dalle vendite dei libri precedenti, rifiutano di investire su quel bizzarro abbozzo di spiriti e vecchi avari. Ostinato e appassionato, Charles trova un illustratore e un'alternativa. In compagnia dei suoi personaggi, lavorerà duramente per sei settimane venendo a capo della sua storia e chiudendo per sempre i conti col passato. Le feste natalizie si avvicinano e le produzioni sfoderano l'artiglieria pesante. Un bastimento di racconti incantati che provoca spesso un'indigestione di buoni sentimenti. Come fare allora a riconoscere un buon film di Natale? Gli ingredienti obbligatori per l'attribuzione sono naturalmente la vigilia, la neve, un abete, una famiglia riunita intorno e un Babbo Natale che può essere declinato in angelo, elfo, diavoletto o fantasma. Ma l'elemento indispensabile, difficile da afferrare, è soprattutto uno stato dello spirito, un mélange di benevolenza, sentimento e riconciliazione a cui non difetta mai un tocco di redenzione. All'origine del più classico dei cocktail c'è il racconto di Charles Dickens ("Canto di Natale"), pubblicato in Inghilterra nel dicembre del 1843. Dickens non era certo il primo scrittore a celebrare lo spirito del Natale ma fu quello che incontrò il successo più grande, sancendo lo slittamento della festa religiosa verso la convivialità familiare, la cena della veglia e lo scambio dei regali.
Post n°14583 pubblicato il 24 Agosto 2018 da Ladridicinema
Tag: recensioni Miguel è un ragazzino con un grande sogno, quello di diventare un musicista. Peccato che nella sua famiglia la musica sia bandita da generazioni, da quando la trisavola Imelda fu abbandonata dal marito chitarrista e lasciata sola a crescere la piccola Coco, adesso anziana e inferma bisnonna di Miguel. Il giorno dei morti, però, stanco di sottostare a quel divieto, il dodicenne ruba una chitarra da una tomba e si ritrova a passare magicamente il ponte tra il mondo dei vivi e quello delle anime. Qui il concetto è declinato nell'accezione di rievocazione e preso in maniera letterale. Mentre, durante la festa dei morti, il paese di Santa Cecilia (e il Messico tutto) allestisce altari nelle case e illumina i cimiteri per accogliere la visita dei famigliari defunti, Miguel si trova a compiere un percorso che trasforma quella tradizione lontana in qualcosa di reale, di personale e di urgente, una questione di vita e di morte (appunto), e impone l'importanza del ricordo tra le priorità della vita, anche di un giovanissimo come lui.
Post n°14582 pubblicato il 24 Agosto 2018 da Ladridicinema
Tag: recensioni È passato un anno da quando la banda di Pietro Zinni è stata colta in flagranza di reato nel laboratorio di produzione Sopox e ognuno dei suoi componenti rinchiuso in un carcere diverso. Da Regina Coeli Pietro continua ad avvertire le autorità che un pazzo ha sintetizzato gas nervino ed è pronto a compiere una strage, ma nessuno lo prende sul serio. Dunque si fa trasferire a Rebibbia per incontrare il Murena, che ha informazioni utili a intercettare lo stragista. Dopodiché Pietro intende rimettere insieme la banda di ricercatori universitari: le menti più brillanti in circolazione in perenne stato di disoccupazione (o detenzione). Con Smetto quando voglio - Ad Honorem Sydney Sibilia chiude magistralmente una trilogia cinematografica che è un unicum nel panorama italiano. Un prodotto commerciale strutturato fin dalla sua ideazione come una minisaga ma dettato da un'urgenza narrativa molto personale; un'operazione di cinema industriale che non sacrifica la visione creativa del suo autore; un "reato di difficile configurazione" che aveva altissime possibilità di confinare il regista ai domiciliari di un cinema, come quello italiano, poco portato a rischiare sul nuovo e a confidare nell'intelligenza del pubblico. Sibilia ha inanellato una serie di piccoli miracoli di coerenza narrativa (la sceneggiatura dei tre episodi è sua insieme a Francesca Manieri e Luigi Di Capua), creando personaggi cui ci siamo affezionati e nei quali in qualche misura ci riconosciamo, seminando nel primo episodio ciò che verrà raccolto (e compreso fino in fondo) solo nell'ultimo.
Post n°14581 pubblicato il 24 Agosto 2018 da Ladridicinema
Tag: recensioni
Il primo lungometraggio di Alessio Lauria proietta lo spettatore in un futuro più che realistico dove, accanto alle città tradizionali, sorgono una sorta di cittadelle autonome gestite da multinazionali che offrono ai propri dipendenti qualcosa in più del solito lavoro. L’azienda infatti, oltre all’impiego, offre ai propri dipendenti un alloggio e benefit di vario tipo, avvolgendo completamente le loro vite. In questa sorta di paradiso artificiale, dove non esistono problemi di mutui, di bollette da pagare e l’azienda si occupa di risolvere ogni problema, esistono delle sale d’ascolto, dove i dipendenti possono parlare senza essere visti, senza vedere a loro volta il proprio interlocutore. Questa seduta di dialogo/sfogo anonimo è organizzato allo scopo di evitare, o cercare di appianare, quelle turbolenze della vita privata che potrebbero influire negativamente sul lavoro, e quindi danneggiare l’azienda. Paolo è il miglior ‘Monitor’, ascolta, dispensa consigli e compila la relazione per i propri superiori, senza mai lasciarsi coinvolgere in prima persona dagli sfoghi dei dipendenti, in questa sorta di confessionale simil ‘Grande Fratello’, dove l’anonimato reciproco evita ogni tipo di implicazione concreta. “Monitor” racconta una speranza, quella che l’uomo abbia le forze per ribellarsi all’appiattimento sociale e morale che sta travolgendo il nostro tempoIn un’epoca come quella che viviamo, in cui avere un lavoro sicuro e una casa per molti è un’utopia, questa realtà preordinata sembra più che allettante, le vite scorrono tranquille, e qualora così non fosse c’è il Monitor. Ma Lauria pian piano mostra come anche in questa sorta di paradiso artificiale le certezze possono vacillare e il prezzo da pagare per quest’assenza di problemi può essere troppo alto. Questa è davvero vita? Una vita senza problemi ma anche senza emozioni, due facce di una stessa medaglia dove alle certezze materiali fanno da contraltare un appiattimento intellettivo ed emotivo, che può anche andar bene per tanti, ma non per tutti. Perché la libertà, quella vera, non ha prezzo, perché chi si accontenta gode è vero a metà, e per l’altra metà è invece vero che i sogni sono il primo propulsore della nostra vita, perché ci portano a varcare i confini prestabiliti, a superare i limiti che gli altri ci impongono. “Monitor”: una storia di solitudine e d’amore dalla regia elegante, ben recitata, creata per il webMichele Alhaique buca lo schermo, il suo Paolo arriva fin dentro l’anima, emozionando e stimolando alla riflessione lo spettatore. Il regista porta nella sua opera un soggetto scritto a quattro mani con Manuela Pinetti, già vincitore del premio Solinas “Experimenta” del 2011. Il racconto è limpido, pulito, diretto, Lauria muove la macchina da presa con eleganza, realizzando un film garbato, dove attraverso una storia futuristica si racconta la realtà odierna, la comune voglia di certezze, per le quali in molti sacrificherebbero la libertà, quella vera. “Monitor”, presentato all’interno della Festa del cinema di Roma, nella sezione autonoma e parallela Alice nella Città, non seguirà le tradizionali vie distributive, sarà possibile vederlo sulla piattaforma web Rai Cinema Channel. Maria Grazia Bosu
Post n°14580 pubblicato il 24 Agosto 2018 da Ladridicinema
Tag: recensioni Londra, 1881. In una dimensione apparentemente parallela a quella dello Sherlock del 2014, John Watson e Sherlock Holmes si conoscono e iniziano la loro collaborazione sul caso dell'Abominevole Sposa. Per Scotland Yard è un mistero senza soluzione, contornato di paure soprannaturali; per Sherlock un delitto assai concreto e reale, frutto di un'astuta messinscena. Ma cosa c'entra tutto ciò con l'annunciato ritorno dalla morte dell'arcinemico Moriarty nel 2014?
Post n°14579 pubblicato il 24 Agosto 2018 da Ladridicinema
Tag: recensioni William Edward Binney è un critto-matematico, decodificatore, analista dell'intelligence ed ex Direttore Tecnico della National Security Agency degli Stati Uniti. Dopo la fine della guerra fredda, e dopo aver dimostrato le sue geniali capacità interpretative durante la guerra del Vietnam, Bill Binney comincia a sviluppare un programma in grado di tracciare collegamenti precisi tra due miliardi e mezzo di telefoni, che pian piano si allargano a coprire la quasi totalità di individui e mezzi di comunicazione sul globo terrestre. Il programma si chiama Thin Thread e sarebbe stato probabilmente in grado di sventare l'11 settembre, come ha dimostrato un esperimento successivo, subito secretato. Ma poche settimane prima della data fatidica, Thin Thread veniva chiuso, spento, proibito, nonostante la sua efficace funzione di sorveglianza, perché troppo economico. Il software rivale, incapace di gestire la mole di dati in arrivo senza sosta, costava però mille volte di più e dunque offriva ai vertici della NSA l'occasione di domandare al Congresso gli ingenti fondi a cui aspirava per costruire il suo impero. Con buona pace dello scopo militare per cui veniva proposto. Il regista Friedrich Moser, che di formazione è uno storico, era interessato a capire quando e come l'attività di spionaggio riservata ai nemici militari, o potenziali tali, si è andata traducendo nell'odierna soverglianza del cittadino comune, denunciata, tra gli altri, da Edward Snowden. Nella figura di Binney, ha trovato molto più di una risposta: ha trovato l'incarnazione del dilemma morale che desiderava esplorare; da qui il titolo del film. Perché poi, alla NSA, sono tornati sui loro passi e hanno ripreso il software progettato da Binney e colleghi, depurandolo però dei filtri che impedivano di raccogliere i dati degli individui non sospetti e delle cifrature che, in condizioni normali, garantivano l'anonimato. La lotta al terrorismo, insomma, non è così prioritaria, mentre lo è, eccome, il controllo globale a fini politici ed economici, con tutti i rischi che comporta.
Post n°14578 pubblicato il 23 Agosto 2018 da Ladridicinema
Tag: film in uscita ![]() Come ti divento bella I Feel Pretty
![]() Escape Plan 2 - Ritorno all'Inferno Escape Plan 2: Hades
![]() Fire Squad - Incubo di fuoco Only the Brave
![]() Hotel Transylvania 3 - Una vacanza mostruosa Hotel Transylvania 3
Post n°14577 pubblicato il 23 Agosto 2018 da Ladridicinema
Tag: comunicazione, news Drone contro Maduro, Bloomberg conferma la versione di Caracas e ridicolizza l'"informazione" italiana ![]() Vi ricordate i poveri media italiani fare ironia dopo il tentato assassinio attraverso un drone contro il presidente del Venezuela Nicolas Maduro ad una parata del 4 agosto scorso? E vi ricordate i stessi poveri media italiani ridicolizzare le accuse di Caracas che aveva puntato il dito contro la Colombia, paese dove i terroristi si erano addestrati e avevano trovato terreno fertile? Bene, in un articolo pubblicato venerdì 17 agosto, Bloomberg li ridicolizza tutti in un colpo solo! Bloomberg, attraverso una fonte interna, ha rivelato infatti come due differenti gruppi hanno pianificato il colpo di stato contro il governo venezuelano si siano incontrati nell'aprile di quest'anno a Bogotà, in Colombia, per mettere a punto il piano d'attacco del drone avvenuto poi il 4 agosto scorso. Il primo gruppo, secondo quanto riporta Bloomberg, consisteva in alcuni membri militari attivi nelle quattro componenti delle Forze armate nazionali bolivariane (FANB), che avevano come obiettivo quello di impedire le elezioni presidenziali del 20 maggio, rapire il presidente Nicolás Maduro e "giustiziarlo". Questi piani sono abortiti grazie al lavoro di intelligence delle forze di sicurezza dello Stato venezuelano, che hanno infiltrato la cosiddetta "Operazione Costituzione" (nome che era stato loro assegnato dai cospiratori) e arrestato una dozzina di questi soldati e un paio di civili. Il secondo gruppo era composto principalmente da civili. Secondo Bloomberg, hanno progettato di assassinare Maduro e hanno chiesto al gruppo militare di unire le forze. In quell'incontro, prosegue Bloomberg, hanno mostrato video di droni armati imbarcati da Miami e testati in una fattoria colombiana. Questo dato è coerente con le prove presentate dal Ministro della Comunicazione e Informazione Jorge Rodríguez, che ha mostrato come uno dei droni era stato manovrato in una fattoria nella città di Chinácota, situato a 45 chilometri da Cucuta, dipartimento di Santander Nord, dove sono stati addestrati i terroristi. Bloomberg sostiene inoltre che il gruppo militare ha rifiutato di partecipare all'operazione, perché i civili "sembravano poco professionali" e inoltre non erano interessati a uccidere Maduro. Uno dei partecipanti all'incontro di aprile a Bogotà ha detto a Bloomberg che crede che le persone con cui il suo gruppo ha incontrato siano stati gli autori dell'attentato frustrato. Il fatto più interessante di quest'articolo di Bloomberg è che non mette in discussione la veridicità dell'assassinio tentato, come hanno fatto in modo tragicomico la quasi totalità dei media mainstream italiani, al contrario fornisce dati che supportano l'indagine del governo nazionale. Certo se leggete l'AntiDiplomatico non avete bisogno di aspettare il 17 agosto e Bloomberg per sapere che quello che viene riportato dal giornale unico del mainstream italiano. Per un approfondimento vi consigliamo anche quest'articolo di Mision Verdad di commento dell'articolo di Bloomberg.
Post n°14576 pubblicato il 22 Agosto 2018 da Ladridicinema
Ant Man and the Wasp vince il weekend e arriva a 2,3 milioni di euro complessivi, un po' della metà dell'intero incasso del primo film del franchise che aveva incassato 4,7 milioni di euro. La sensazione è che il film riesca ad eguagliarlo, anche se nelle prossime settimane arriveranno tutti i film già usciti ovunque e che in Italia sono stati rimandati a causa della combo "Mondiali + Estate" e per l'opera Marvel sarà dura restare in testa. Ottimo secondo posto e ben 3,3 milioni complessivi per Shark - Il primo squalo che dovrebbe chiudere con più di 4 milioni di euro: il film ha trovato il suo pubblico e come disimpegno estivo ha funzionato. Completa il podio Ocean's 8, anch'esso in zona 2 milioni di euro e che ha chiuso il weekend mantenendosi su medie per sala accettabili.
Post n°14575 pubblicato il 22 Agosto 2018 da Ladridicinema
da adnkronosLe mazzette giravano sotto il Regime, mentre la propaganda inneggiava all'austerità Benito Mussolini Pubblicato il: 16/10/2016 17:56 Quando c’era Lui, il Duce, non solo i treni arrivavano in orario, ma si poteva lasciare aperta la porta di casa, perché l’ordine e la legalità erano così importanti da valere persino il sacrificio della libertà. L’immagine di un potere efficiente e incorruttibile, costruita da una poderosa macchina propagandistica, ha alimentato fino a oggi il mito di un fascismo onesto e austero, votato alla pulizia morale contro il marciume delle decrepite istituzioni liberali. Ma le migliaia di carte custodite nei National Archives di Kew Gardens, a pochi chilometri da Londra, raccontano tutta un’altra storia: quella di un regime minato in profondità dalla corruzione e di gerarchi spregiudicati dediti a traffici di ogni genere. Dalle carte segrete di Mussolini arriva la verità sulla corruzione, la faida interna al partito fascista, le ruberie, i ricatti e gli scandali nell'Italia del Ventennio. A raccontarla due studiosi Mario José Cereghino e Giovanni Fasanella nel saggio "Tangentopoli nera", ora in uscita per Sperling e Kupfer (pagg. 252, euro18). Il primo, saggista, è esperto di archivi anglosassoni; il secondo è un giornalista investigativo, specializzato nella storia segreta italiana. Così, si scopre che, a Milano, il segretario federale del Fascio, Mario Giampaoli, e il podestà Ernesto Belloni si arricchiscono con le mazzette degli industriali e con i lavori pubblici per il restauro della celebre Galleria, coperti dall’amicizia col fratello di Mussolini. Il ras di Cremona, Roberto Farinacci, conquista posizioni sempre più importanti tramite una rete occulta di banchieri, criminali e spie. Diventa così il principale antagonista del Duce, che a sua volta fa spiare i suoi maneggi. Lo squadrista fiorentino Amerigo Dumini tiene in scacco il governo con le carte -sottratte a Giacomo Matteotti dopo averlo assassinato- che provano le tangenti pagate alle camicie nere dall’impresa petrolifera Sinclair Oil. Utilizzando i documenti della Segreteria particolare di Mussolini e quelli britannici desecretati di recente, gli autori ricostruiscono, con lo scrupolo degli storici e il fiuto degli investigatori, l’intreccio perverso tra politica, finanza e criminalità nell’Italia del Ventennio. E attraverso alcune storie emblematiche che si dipanano col ritmo di una 'spy story', vengono mostrati i meccanismi profondi e mai completamente svelati delle ruberie, delle estorsioni e degli scandali sui quali crebbe, in pochi anni, una vera e propria "Tangentopoli nera". Ma i misteri continuano ad essere tanti. Ad esempio quelli dei documenti scomparsi a Roma il 10 giugno 1924: si tratta delle carte della borsa di Matteotti, sottratte da Amerigo Dumini, militare a capo della squadraccia che sequestrò e uccise il politico antifascista. Saranno usati come arma di ricatto contro Mussolini e poi seguiranno Dumini nelle sue peregrinazioni nel mondo. "A oltre 90 anni dal delitto -spiegano all'Adnkronos i due autori- quelle carte continuano ad essere irreperibili, malgrado decenni di ricerche in Europa e in America, da parte di storici e studiosi. Ma è innegabile che, al giorno d'oggi, siano custodite negli archivi segreti del Naval Intelligence Department, a Londra, e in quelli del Federal Bureau of Investigation e del Dipartimento di Stato statunitense, a Washington". Inglesi e americani, dunque, gli alleati.
Post n°14574 pubblicato il 20 Agosto 2018 da Ladridicinema
Post n°14573 pubblicato il 17 Agosto 2018 da Ladridicinema
Tag: recensioni ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() "Il dottor Stranamore": ovvero come il mondo imparò a "preoccuparsi" e ad amare Kubrick. Jack Ripper, paranoico generale anticomunista, prende una decisione estrema: ordina alla sua flotta aerea di sganciare le bombe atomiche sul territorio russo, in modo da risolvere la situazione d'empasse a favore degli USA. Basandosi sul romanzo "Red Alert" di Peter George, Kubrick dà carta bianca alla sua vena ironica e dissacrante, creando un'opera tragicomica nella quale sono ridicolizzati tutti i più alti membri del governo, americano e russo indistintamente, evidenziando come alla fine le vere vittime delle follie dei politici siano le persone comuni, quelle che vivono la loro vita lontano dagli interessi e dalle strategie politico-militari. Abbiamo avuto modo di ammirare Peter Sellers nei panni di Clare Quilty nel precedente "Lolita", dove si era sdoppiato in molteplici ruoli, e Kubrick sembra non voler rinunciare alla sua vis comica per rendere ancora più surreale, a tratti ridicola, la vicenda: le maschere indossate da Sellers rimandano alle maschere che l'uomo (politico e non) tende ad indossare per adattarsi alle situazioni contingenti, perdendo infine la sua vera identità. In questa situazione l'uso dello humour nero, della deformazione grottesca al limite della farsa, e delle situazioni tragiche talmente esasperate da divenire ridicole, si rivela la scelta più sofisticata che Kubrick potesse fare per abbattere una dopo l'altra tutte le false ideologie pacifiste statunitensi. Proprio nella sala ovale, ambiente reso asettico e alienante da Kubrick, assistiamo ai dialoghi più grotteschi di chi dovrebbe garantire la pace e la sicurezza del mondo a tutti i costi; a partire dal paranoico generale Turgidson, che illustra affabilmente al presidente come le perdite umane degli Stati Uniti, in caso di conflitto atomico, saranno al massimo venti milioni! Le fantasie del dottor Stranamore ci strappano un sorriso... un sorriso amaro, che ci porta a pensare quante volte il destino del mondo sia stato deciso da uomini animati da pazzia bellica e, come la storia c'insegna, il popolo è sempre stato considerato solo un numero su cui misurare le sconfitte. E' chiaro l'intento di Kubrick di analizzare la debolezza e l'irrazionalità dell'uomo, che di fronte alle scoperte scientifiche tende quasi inesorabilmente all'autodistruzione piuttosto che al benessere collettivo; il regista non punta il dito contro le innovazioni tecnologiche dell'era atomica, anzi si nota una certa ammirazione durante le dettagliate inquadrature di tutte le apparecchiature letali del bombardiere: mettendo simili gioielli di tecnologia nelle mani di perfetti incompetenti che li manovrano come giocattoli, Kubrick ci crea un senso d'impotenza e di preoccupazione che ci pervade durante tutto il film.
Post n°14572 pubblicato il 17 Agosto 2018 da Ladridicinema
Tag: recensioni Good Kill è quello che dicono i piloti e i militari americani quando un colpo è andato a segno, a "buon fine". Quelli dell'omonimo film di Andrew Niccol sono "sparati" da dei piloti speciali che comandano aerei speciali. Velivoli invisibili che sorvolano a 3 km dal suolo i territori della lotta al terrorismo, dall'Afghanistan allo Yemen, per eliminare con missili balistici ad alta precisione un uomo, una casa un drappello di persone, un camioncino in movimento... che siano sospettati di attentare alla sicurezza nazionale americana. Questi piloti muovono ali e armamenti comodamente seduti dentro un box con aria condizionata nel deserto vicino a Las Vegas. Non rischiano nulla, ad eccezione della loro salute mentale. Una guerra più che fredda: astratta, quasi metafisica, virtuale... se non fosse che i missili fanno saltare in aria corpi di uomini, donne e bambini veri, in carne e ossa.
Post n°14571 pubblicato il 17 Agosto 2018 da Ladridicinema
Tag: recensioni Nel 2008 la scoperta del caso Fritzl fu uno shock di portata mondiale. Una figlia reclusa e abusata dal proprio stesso padre per 24 anni sembrava un orrore troppo inconcepibile per poterci credere, figurarsi metterlo in scena. Per fortuna il Room con cui l'irlandese Lenny Abrahamson torna in sala dopo il Frank con Michael Fassbender e Domhnall Gleeson nasce dal libro ispirato a quella vicenda: il romanzo 'Stanza, letto, armadio, specchio' (Room) scritto da Emma Donoghue nel 2010.
Non inedita invece la scioccante messa in scena del sistema mediatico statunitense, e della a tratti intollerabile solidarietà dei suoi partecipanti, ma è una parentesi. Ché feriscono di più certe dinamiche familiari o i giudizi che il film fa spontaneamente nascere nel suo incedere. Senza bisogno di indulgere nel 'Crime' o di sottolineare troppo alcuni accenni (tanto nei titoli di testa, intelligenti e anticipatori, quando nella citazione del Conte di Montecristo). Chiudendo, in compenso, la vicenda con una circolarità che in molti potranno trovare didascalica, ma che non è affatto priva di senso e di fascino.
Post n°14570 pubblicato il 17 Agosto 2018 da Ladridicinema
Tag: recensioni Valeria e Nicola sono pronti a divorziare, d'accordo su tutto, e si preparano a comunicare la loro scelta ai tre figli: un adolescente no global, una pre-teen incollata allo smartphone e un piccolo nerd, tutti egualmente ostili nei confronti degli imbelli genitori. Ma quando viene accettata la richiesta di Nicola di esercitare la sua professione di ginecologo in Mali per sette mesi e contemporaneamente a Valeria, ingegnere edile, viene offerto un trasferimento in Svezia di analoga durata, quella che era una trattativa civile si trasforma in una lotta all'ultimo sangue non già per ottenere la custodia dei figli, bensì per rifilarla all'altro, e partire verso l'estero in tutta libertà. Mamma o Papà non decolla perché rincorre non uno ma due prototipi stranieri (Papa ou Maman e La guerra dei Roses), perdendo di vista la realtà specificamente nazionale. I problemi cominciano in sceneggiatura. Risulta ad esempio difficile capire perché Valeria non possa portare con sé in Svezia i ragazzi per un periodo di meno di un anno, non perché in quanto madre sia automatico che sia lei a prendersi cura della prole, ma perché in Svezia crescere i figli, anche da single, è reso molto più semplice che da noi. I figli, inizialmente villani e strafottenti, si trasformano inspiegabilmente in vittime imbelli non appena inizia la guerra per liberarsi di loro. I personaggi di contorno, fondamentali in una commedia, sono appena accennati e privi di un vero arco narrativo: la coppia degli amici, l'infermiera, il collega di Valeria, l'improbabile giudice sempre disposta a dare ascolto alla coppia (in Italia le consensuali si concordano con l'avvocato, non direttamente con il magistrato). Si salva solo il nuovo boss dell'ingegnera grazie alla bravura istrionica di Carlo Buccirosso, che ci fa (quasi) credere alle contorsioni laocoontiche del suo personaggio.
Post n°14569 pubblicato il 17 Agosto 2018 da Ladridicinema
Tag: recensioni
Post n°14568 pubblicato il 17 Agosto 2018 da Ladridicinema
Tag: recensioni Portare Dostoevskij al cinema: lo stai facendo bene. Il fatto che a riuscirci sia un giovane comico inglese (Richard Ayoade) non è un dettaglio di poco conto, perchè l’assurdo assunto di base di una pellicola come Il sosia – The double in mano ad un regista troppo serioso non avrebbe forse oltrepassato quel limite frustante che sta alla base di ogni opera del grande drammaturgo russo.
Perchè l’ombra di Kafka aleggia anche nella pellicola di Ayoade, cupa e allucinata, dalle atmosfere ai personaggi, all’interno del quale il faccione monoespressivo del Jesse Eisenberg della prima parte è la cosa che più si avvicina al mio stato d’animo di spettatore. ![]() Il sosia è la storia del doppio, quello che nasce spontaneo in un mondo di frustrazione, quello che emerge quando nessuno ti vede: ed al protagonista Simon non lo vede proprio nessuno, invisibile ai colleghi del “sistema” (che sembra a pelle una sorta di mega ditta di fantozziana memoria), un numero per i superiori, un disagiato per la madre ed un collega al quale fare le fotocopie per Hannah (Mia Wasikowska), la ragazza del quale è segretamente innamorato. Fino a quando James, il suo doppio (o doppelgänger come preferiscono chiamarlo “quelli bravi”) non esce fuori prepotentemente, sostituendosi nella vita di Simon in tutto e per tutto fino a portarlo alla disperazione: ma chi è “davvero” questo sosia che somiglia in maniera così impressionante al nostro protagonista? Atmosfere surreali al limite del grottesco ammorbano una pellicola di difficile interpretazione, impossibile da decifrare pienamente, contorta in lunghi tratti, con un retrogusto amaro, il tutto ambientato in una sorta di cappa oscura che stringe al collo come un cappio: c’è però questa sorta di crescendo che accompagna lo spettatore lungo il percorso inverso del protagonista, e proprio mentre la commedia surreale si trasforma in qualcosa di molto vicino al thriller psicologico ci si rende conto che la pellicola di Richard Ayoade è molto più lucida e comprensibile di quanto si possa pensare, non è un bel film, ma è molto interessante.
Ed interessante è anche il messaggio cinematografico che Il Sosia lancia, perché per trovare qualcosa di umanamente simile dobbiamo “scomodare” pellicole come il Fight Club di David Fincher, solo che mentre il cult dei cult degli anni ’90 scindeva il doppio nella contrapposizione Brad Pitt/Edward Norton nel film di Ayoade c’è un bravissimo Jesse Eisenberg (in una delle sue prove migliori dai tempi di The Social Network) a giocare con le diverse personalità dei due protagonisti, mantenendosi sempre fedele allo Jakov Petrovič del romanzo pur dovendosi muovere in un contesto completamente diverso. La redazione di Filmovie a questo punto, consiglia di andare a recuperare Il Sosia(rigorosamente in homevideo, dal momento che la pellicola non è stata distribuita in sala)? Non lo so, Il Sosia è una scommessa, riuscire a dare una propria interpretazione trovandoci più di uno spunto interessante vuol dire vincerla, perdersi nelle ossessioni e nelle difficili articolazioni narrative che, specie nel finale, il regista costruisce senza rispetto alcuno per lo spettatore in difficoltà, al contrario non solo ti lascia sconfitto, ma anche abbastanza deluso e frustrato. Provare per credere.
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Inviato da: Mr.Loto
il 28/03/2022 alle 11:57
Inviato da: Mr.Loto
il 15/10/2020 alle 16:34
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il 13/11/2019 alle 16:33
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il 11/07/2019 alle 16:27
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il 02/04/2019 alle 14:45