Creato da darkside_79 il 07/11/2006

Serendipity

River of life (The DarkSide's window)

 

 

E' tempo di partire... (this is the way we'll walk)

Post n°126 pubblicato il 13 Luglio 2007 da darkside_79
 


L'emozione è tale che quasi stento a contenerla. Dopo mesi di attesa domani si parte, consumerò i miei dieci giorni di vacanza in apnea. Alle 6.30 il treno parte da Torino Porta Nuova e saremo a Roma intorno alle 12.30. Lì i nostri amici verranno a prenderci, e sbrigate le prime formalità ci trasferiremo immediatamente al Circo Massimo per il concerto dei Genesis. Un concerto che al di là delle dispute post Gabriel, io mai mi sarei sognato di vedere. Mi stropiccio già gli occhi. Ci raggiungeranno amici un pò da tutta Italia e sarà fantisco immergersi fra una folla oceanica (mi chiedo se sarò in grado di farmene una ragione: si prevedono più di un milione di persone). La domenica passerà felice a suon di musica e turismo, so già che quei pazzi della Spqr avranno preparato il loro comitato di benvenuto, che prevederà di fisso anche una capatina in sala prove. Poi lunedì saremo di nuovo con le valigie in mano.
Alla stazione di Napoli ci aspetteranno Fabiana e il suo ragazzo e con loro, presa la circumvesuviana ci trasferiremo a Pompei, dove ci raggiungerà anche Carolina. Il sogno di una vita Pompei, credo che passerò la giornata a baciare per terra e a scattare foto da incorniciare.
Dopo una notte in un albergo vicino agli scavi (con gli echi notturni di Careful with that axe eugene a farci da ninnananna), tutti a Napoli, poi a Ischia per una settimana di relax.
E da lì, tramite traghetto, gireremo per la costiera amalfitana, andremo a Capri, ci innamoreremo delle bellezze paesaggistiche e ci godremo qualche giorno di mare e tranquillità. Che non è uno scherzo, ma in questo periodo mi urge sul serio.
Per la cronaca di show e viaggio, vi rimando al mio ritorno. Adesso corro a fare la valigia che, come sempre, viene fatta in fretta e furia all'ultimo.
Un abbraccio a tutti.
Stef


 
 
 

Post N° 125

Post n°125 pubblicato il 03 Luglio 2007 da darkside_79

 

 
 
 

Led Zeppelin: voce di reunion numero centomilaquattrocentosettantasei 

Post n°124 pubblicato il 29 Giugno 2007 da darkside_79
 

Se dovessi riportare sul blog ogni spiffero di reunion dei più grandi gruppi del rock (dai Floyd agli Zeppelin e così via) finirei per ammorbare qualsiasi lettore. Se ne parla da sempre, e ogni mese spunta fuori qualche stravaganza, mezza novità, pissi pissi e compagnia. E quasi sempre si trattava di sassolini nello stagno privi di corposità. Questa volta non so e non voglio pretendere che la notizia diffusa su internet da alcuni siti sia più credibile delle mille e una boutades apparse in questi anni, mi limito solo a sottolineare come di una potenziale reunion del Dirigibile se ne parli nuovamente con insistenza. Girando qua e là per la rete vengono anche snocciolati vari dettagli, che per il momento, però, non trovo credibile riportare. Aspettiamo alla finestra in attesa di auspicabili sviluppi, speranzosi ma come sempre attenti alle facili illusioni.

 
 
 

Appunti di viaggio (21/22 giugno)

Post n°123 pubblicato il 28 Giugno 2007 da darkside_79
 

Dici Gardaland e la mente si colora di meraviglia. Viverla con gli occhi di un bambino, assaporarla con innocenza, stupirsi ancora, commuoversi alla vista dei delfini. Perdere la propria identità ancora una volta, screziandosi il viso di infantile gioia ad ogni metro quadro di un mondo fantastico.
Io l'ho vissuta così, come un bimbo. E da bimbo mi sono comportato, con un improvviso ritorno di pura ingenuità, con la faccia un pò così e la bocca aperta in preda a paresi edonista. Otto ore di ritorno alle origini, o forse otto ore di me stesso a briglie sciolte. Mi sono guardato in giro e mi sono accorto che non è così per tutti, che chi cresce perde quel modo d'essere. E per l'ennesima volta mi sono sentito fortunato.


La cartina del parco divertimenti. Qualche occhiata, ma poi è stato dolcissimo perdersi.

Nella valle dei templi, incantato e assorto con qualche pennellata di Dark Side of the Moon.

L'area per i più piccini, per me la vera anima di questo luogo. I loro visi, indimenticabili.


Qui il tempo si ferma, non si invecchia mai.


La grotta dei pirati, una tra le attrazioni più suggestive della giornata.


Sirmione. Mio Dio, Sirmione! Un alberghetto in pieno centro storico, una vista sul lago che te la sogni di notte, un sonno meritato e comodo. Un piccolo angolo di paradiso che difficilmente si scorda.



Sirmione sorge su un piccolo e stretto lembo di terra che si incunea nel lago di Garda. Il paese è semplicemente splendido, ben curato, ospitale. Sulla punta della penisola le grotte di Catullo. Archeologia e paesaggistica da lustrarsi gli occhi dalla meraviglia.

 
 
 

Post N° 122

Post n°122 pubblicato il 14 Giugno 2007 da darkside_79
 


                      ...2008...



                   They're coming back...
                           (in black)


 

 
 
 

Tornano in Italia i "The musical box"

Post n°120 pubblicato il 12 Giugno 2007 da darkside_79
 

Chi li ha visti, sa di cosa parliamo. Non è una cover band tradizionale. Trattasi di una rivisitazione storico musicale orientata all'uso dei costumi, degli strumenti, del palco, tutto rigorosamente speculare ai Genesis d'epoca. Lo stesso Gabriel si dice sia venuto ad un loro concerto con i fligli per mostrar loro cosa faceva da giovane. Partono per un nuovo tour mondiale che toccherà l'Italia in quattro date, divise fra Roma e Milano, in cui alterneranno FoxTrot a Selling England by the pound. Non so voi, ma io ho già drizzato le antenne (un grazie a Carolina Waters per la soffiata).


5/11/2007 MILANO Teatro della Luna (FOXTROT)
6/11/2007 MILANO Teatro della Luna (BLACK SELLING)
9/11/2007 ROMA     Granteatro (FOXTROT)
10/11/2007 ROMA   Granteatro (BLACK SELLING)

Per informazioni, visitate il sito ufficiale della band
http://www.themusicalbox.net

 
 
 

Ascolti serali del 9/6/2007

Post n°119 pubblicato il 09 Giugno 2007 da darkside_79

Genesis-Nursery crime
Play me old king... ed io sono già trasportato in un mondo parallelo, onirico e teatrale.
Diventa difficile esprimere in poche righe la bellezza artistica complessiva di un album che, a partire da una copertina meritevole di essere esposta in una pinacoteca (ed in effetti così è, visto che il suo creatore non è proprio l'ultimo arrivato), si snoda lungo tutto il suo percorso con momenti incantevoli, drammaturgigi, soffici e palpitanti, sognanti. Pensare a Gabriel mentre canta The musical box, rivederlo in immagini d'epoca, fa venire i brividi.
Peccato non poterlo vedere a Roma il 14 di luglio (data dello show romano dei Genesis, quelli collinsiani però, senza Peter e Hackett). Andrò al concerto sgombro da pregiudizi e con la sola voglia di emozionarmi. In attesa che questa benedetta (e vera) reunion si faccia a breve. A sentire gli spifferi in giro, pare che la cosa non sia così impossibile.

 
 
 

Post N° 118

Post n°118 pubblicato il 09 Giugno 2007 da darkside_79
 


Gogol bordello-MultiKontraCulti
Premetto che mi addentro in un'area, quella del punk, che mi vede fondamentalmente estraneo. Conosco i cardini principali del genere, ma non mi sono maio spinto oltre. Nel caso di questa band ho dovuto fare un'eccezione perchè mi sono bastati cinque secondi di ascolto per trovarli non solo simpatici, ma anche musicalmente apprezzabili. Siamo di fronte ad un calderone caleidoscopico di roba, con ingredienti assurdi e con musicisti (vedi il cantante, pure attore, che per qualche imprecisato motivo mi ricorda un pò la stravaganza dell'Ian Anderson dei bei tempi) davvero fuori dal comune. Si definiscono gipsy-punk (e già questo per me è valso l'acquisto di due cd e un promozionale) e amano mischiare chitarroni cartavetrati con strumenti tradizionali ucraini (pazzeschi e di impatto assoluti) senza dimenticare i momenti gipsy che finchè non ho sentito non ci ho creduto. In attesa del loro nuovo lavoro, mi accontento di questo disco, datato 2002. Convinto che sentiremo parlare di loro in futuro.



 
 
 
 

Post N° 117

Post n°117 pubblicato il 09 Giugno 2007 da darkside_79
 


Dream Theater-Systematic chaos
Mi perdoneranno Mike, i due John, James e Jordan. Mi perdoneranno perchè io posso assicurare loro che nessun gruppo contemporaneao alla mia adolescenza è stato così importante per me. I DT tra il 94 e il 2000 sono stati uno dei miei più grandi amori. Ma qualcosa si è rotto, già da tempo ormai. Ho acquistato questo disco con sospetto e non più con spasmodica attesa, l'ho ascoltato con pregiudizio (cosa mai fatta, ma ormai credo di avere i miei motivi) e purtroppo non sono stato capace di ricredermi. La tecnica rimane ciò che li tiene a galla, ma nel complesso siamo di nuovo di fronte ad un disco pregno di cose già sentite e milionate di note prive di uno spunto, che sia uno, capace di farti entusiasmare davvero. Squarci di buona musica ci sono, e ci mancherebbe con un gruppo del genere, ma siamo lontanissimi dalla verve degli anni 90', al punto che quasi mi viene rabbia. La mollassero di sfornare dischi ogni due anni, incastrati fra tour infiniti, sono sicuro che con un pò di calma saprebbero zittire i numerosi detrattori. Ma per ora, mi spiace ragazzi, e ve lo dico con affetto da fan del primo momento, le critiche ve le meritate anche secondo me.

 
 
 

26/5/2007 The great gig of Pink Floyd Sound 2 (Bibbona marittima on air)

Post n°116 pubblicato il 31 Maggio 2007 da darkside_79
 
Foto di darkside_79

Abbiamo un puntino sulla cartina stradale che voglio vederti a conoscerlo anche solo per sentito dire. Abbiamo un alberghetto che costeggia una rotonda situata ai margini di questo puntino sulla cartina, un posto che profuma di familiare, senza tanti fronzoli. Dove la cortesia e la pulizia sopravvanzano qualsiasi altra scintilleria, e dove chi ti porta da mangiare è un signore piccino e mai invadente che se non lo cerchi rischia di passare inosservato. Mi piace pensare, con un filo di malinconia, a quante persone transitano di lì ogni giorno, spesso occasionalmente, e magari di Riccardo conoscono solo la frittura. Come i clienti che a mezzodì di domenica scorsa si sono seduti ai tavoli apparecchiati ignari di ogni cosa. L'area ristorante era esattamente come l'avevamo trovata il giorno prima, senza una virgola fuori posto. Il camiciotto di Riccardo, bianco e stirato. La penna e il taccuino per gli ordini, la cameriera che ti cambia il piatto. Abbozzavo un sorriso, giusto pochi attimi prima di mettere in moto e fuggire via, scorgendo quei clienti pranzare in quella parentesi di inconsapevolezza. Vaglielo a spiegare che su quelle piastrelle, pochi giri di lancette indietro, ci stava una batteria affittata a Cecina, con i piatti rastrellati a Torino, le aste portate da Bari e i microfoni raccattati a San Giovanni Rotondo. Vaglielo a raccontare che dietro di lui scorrevano centinaia di cavi, che una montagna di amplificatori, tastiere, reggichitarre e trick e track seppellivano il pavimento, che c'era un gruppo di innamorati che si emozionava ad ogni respiro, che cantava, ballava, soffriva e si deliziava di esserci. Ma nulla, quel signore si gustava il quartino e di certo non sospettava alcunchè. Non una traccia visibile, Zero di zero. Tutto smontato e ripulito durante la notte, quasi con furtività, con metodo mordi e fuggi. Come le bolle di sapone di Simo nascevano, screziavano il soffitto e pluff... così noi siamo arrivati in punta di piedi, abbiamo cinto quelle mura di una scorza agrodolce, costruendo mirabili castelli in aria sorretti dalle nostre note, dai nostri sogni, dal nostro emozionarci senza vergogna e alle luci dell'alba siamo volati via, eclissandoci dietro i cieli di Toscana. Nell'aria nemmeno più l'eco della chitarra di Francesco. Un senso di normalità in quel ristorante, ora che tutto era ritornato al suo posto, che quasi mi veniva il magone. Vaglielo a dire a quel tipo là che c'ero io che sbuffavo sudore e lacrime su quel rullante, urlando idealmente in faccia a chi mi vorrebbe sempre intriso di cinica razionalità, che io sono fiero di essere un debole. Sono fiero di piangere, sono fiero di non amare il potere, sono fiero di non saper comandare nessun'altro se non il ritmo di quella Any Colour che ad ogni rullata diventava sempre più furiosa, sempre più palpitante. Mi ci rivedo: eccomi lì, ci sudo l'anima, ci rovescio dentro 28 anni di vita, mordo il tamburo coi denti se posso. Se non mi fermano ci sanguino pure, l'avrei fatta tre volte più veloce. Sono posseduto, indiavolato, brucio da solo, sono vivo. Li ho fatti ballare i ragazzi su Any Colour, a sto giro li ho fatti sudare diciotto camicie; c'era Arber al basso con le dita che fumavano da sole, Vince ha consumato la plastica e su quei tasti c'ha mollato i polpastrelli. Enzo poi, ah ah, Enzo!... da english man impassibile e serafico s'è trasformato giocoforza in un improbabile mix fra Mick Jagger e Keith Emerson, con qualche pennellata di lussuria sfrenata di pornografica memoria. Enzo è stato il polso della situazione, vederlo saltare sui synth come un canguro mi ha fatto capire che l'avevo inventata bella. Un cambio di tempo che chissà. Metafora di vita, come spesso solo la musica può fare.

Ci pensavo mentre passavo per La Spezia. Bibbona era ormai lontana, e cominciava a piovere. Ho dovuto cancellare l'ultima testimonianza fisica della giornata, quando il tergicristalli ha lavato via lo stampo del faccione di Arber impresso sul vetro. Me lo sono portato quasi fino a Rapallo come quei casi mistici di visi sacri che appaiono fra le umidità e i calcinacci dei muri. Pensavo alla vita e ai suoi risvolti, pensavo a come sei veramente, la canzone di Allevi. Pensavo che con la parrucca rossa da mignottone di Bari e il flauto Aulos delle medie a fare lo stupido ero più autentico di quando, in giacca e barba fatta sto lì a discutere di finanziamenti e investimenti. Pensavo a Michela che mi riscalda ad ogni metro di questa autostrada infinta. Il mio angelo custode. E intanto la testa tornava là. A quel groviglio di fili e cavi jack. Alle luci stroboscobiche che quel faccino meraviglioso di Simona continuava a proiettare sui muri. Suonavo, potevo a malapena scorgere piccoli dettagli, accerchiato da visioni chiaroscurali e repentini cambi di sfumature . Ci ho visto un fiore e il simbolo della pace, poi i visi delle due Ilarie come sovrapposti. L'occhiolino sorridente di Cluster mentre attaccavo Shine on e le lacrime a diga venuta giù di Moon dopo aver amoreggiato con The great gig in the sky. Ci ho visto il pancione di Claudia e la dolcissima dedica che gli è stata fatta prima di attaccare Mother, ci ho scorto Daniele in postazione audio-video, il liberatorio sorriso di Fabio sul solo di The final cut, ho immaginato di poter stringere forte Chiara quando la chitarra faceva i capricci e si negava approfittandosi della sua fragilità emotiva. Come se fosse un difetto poi... 
E' stato proprio Allevi a riscaldarmi il cuore poche settimane fa, quando disse che la sua fragilità era la sua unica forza. Strappandomi una lacrima. Un pò come quelle che affioravano quando a luci spente incalzavo sulle note di Echoes. Un nuovo flashback mi risucchia con prepotenza; dominato da forze pulsanti e intestine, faccio crescere il brano sino alle liberatorie note di Francesco, quasi un fiume che ritrova il mare dopo essere partito da lontano. Che poi Francesco non è catalogabile fra le file degli esseri umani. Non so chi o cosa sia. Adesso che ha abbandonato i foulards bluette a pois non ha più riferimenti intelleggibili. Secondo me quando le luci si spegnevano e partiva con l'assolo di Comfortably numb accadeva quello che da tempo ho sempre sospettato, di fisso non ci vado lontano. Atterrato da Saturno per qualche imprecisata missione intergalattica, si nasconde sotto fisionomie a cavallo fra gli occhiali di Harry Potter e il caschetto tipo fungo di Hiroshima, per poi far sgusciare almeno altri quattro arti da dodici dita ciascuno. Snocciolava note su quell'assolo che Chiara e Fabio non resistevano e nel pieno del concerto gli si buttavano ai piedi in preda a delirio tremens e adorazione contemplativa. Chiamatela estasi mistica, se volete. Francesco io non ho aggettivi capaci di coglierti; sei fantastico. Qualunque cosa tu sia e da qualunque galassia tu provenga. Te e quel venusiano di Enzo, 'che insomma, ce n'è pure per lui.
Ma no, ce n'è per tutti in verità. Piccoli ma immensi fotogrammi che valgono un dipinto a pastello di inestimabile valore affettivo. Gli occhi lucidi di Beppe, quelli non li scordo mica, e nemmeno la cortesia disarmante di Roberta. Il sole l'han portato Fabiana e il suo ragazzo, due volti che ripuliscono da soli i centinaia di luoghi comuni su una città inestimabile come Napoli, rendendola bella come non mai. E poi il brulicare di mille faccende che fanno da contorno al raduno: c'è chi porta gli strumenti, c'è chi porta le torte e prepara le pizzette, c'è chi ci mette l'albergo e il frigo bar, c'è chi organizza le videoriprese e il mixer. Siamo tutti protagonisti, anche solo chi canta le canzoni fra il pubblico. O chi le prepara. Prendi Max ad esempio. Cioè non so se a qualcuno è stato chiaro che con due misere prove rubate alla pausa cena ha saputo guidarci attraverso gli oltre venti minuti di Atom Heart Mother senza sbagliare una virgola. Non mi pare siano molte le cover band titolate nella penisola che possono permettersi un pezzo simile. Noi, che siamo sgarruppati e improvvisati, sì.
Magia di Bibbona.
Nei rantolii fra un pezzo e l'altro mi sono avvicinato al pc che stazionava sul tavolo delle riprese, il tavolo high tech. Sai quello che io ci sto lontano che per me è tutto arabo. Ecco, ho scoperto che via Webcam era stato creato un collegamento speciale con MrPinky. Un'occhiata fugace e me lo vedo scompigliarsi in salotto in preda a pogo solitario contro il catcus da appartamento. Partecipava come fosse in prima fila, la cosa mi ha emozionato (ma non sorpreso caro Ste, 'che io lo so che sei fatto così) e ritengo vada ricordata negli annali. Un pò come la metamorfosi improvvisa che ha investito il nostro capo. Sai Fabrizio, vederti sferzato da timidezza assoluta e poi ingranare piano piano fino a perdere ogni barriera difensiva è stato il dipinto più bello di tutto questo week-end, non ci crederai ma il tuo volto prima corrucciato poi incapace di mascherare archi di emozione, lo porterò dentro.
Come porterò dentro la musica. Che poi è dura, sapete. Come puoi raccontare undici ore di musica mi sfugge proprio. Come puoi scrivere i profili di ognuno di noi in quei momenti, gli sguardi complici, i mezzi sorrisi quando si svarionava e i trentasei denti compiaciuti quando si azzaccava il passaggio difficile, proprio non mi viene. Forse perchè non vanno raccontati, vanno vissuti. Ed io devo ringraziarvi ragazzi, perchè  per una sera ho accarezzato il sogno di sentirmi un artista, un artista vero. Magari solo per pochi respiri, ma per me impagabili. Immensi. Io che non so manco come è fatta una nota sullo spartito, che appena lo vedo ci scorgo solo le linee bianconere come la maglia della Juve. E mentre godevo di furore personale mi soffermavo a guardarvi tutti, nessuno escluso. Ci vedevo del genio in ognuno, dalla poliedricità di Vince alla incredibile onnipresenza di Enzo, dalla chitarra di Francesco ai passaggi perfetti di Max e Bruno. La tecnologia avveneristica di Brain e Claudio, i panini e le pizzette (ci vuole arte anche in cucina figli miei) di Roberta e company, la cascata di amennicoli che Simona tirava fuori da quella valigetta. Per non parlare dei cartelli. E Chiara, e Fabio, e Ilaria al piano. E tutti, senza distinzione. 
Ci siamo sentiti parte di un gruppo splendido, di un'atmosfera di cui andiamo fieri. Per tutto questo Stefano e Michela ringraziano con devozione. Saremo anche una grande famiglia da ricovero neuropsichiatrico collettivo noialtri di PFS, un pò matti, come i poeti. Un pò innamorati e un pò dannati. Un pò sognatori e un pò tenerilli. Pure un pò scemi, se pensiamo a quanti sacrifici per regalarci una manciata di ore di ossigeno e poesia. Però diciamocelo, e nemmeno troppo sotto voce: non lo rifaremmo già domani?

 
 
 

Fiera del disco a Novegro

Post n°115 pubblicato il 19 Maggio 2007 da darkside_79
 

Questa volta la colonna sonora che accompagna il mio viaggio fino alla fiera di Novegro è un improbabile mix fra la depressione disincantata del Waters di The Final Cut e il sogno struggente quanto felice di Fiorella Mannoia sui tappeti dei cieli di Irlanda. La Torino-Milano è come sempre un arzigogolio infernale che mi dà tregua solo all'uscita per Linate. Senza contare che fa caldo, oggi. Troppo caldo. E troppo caldo ad una fiera può significare molte cose, la prima delle quali: poca voglia di fare con calma e fretta di concludere. Mai mi era successo di saltare la prima ronda di perlustrazione. Di solito impiegavo la prima ora a buttare un occhio qua e là, facendo raffronti sui prezzi, chiaccherando a destra e sinistra. E solo dopo pranzo, con le idee più chiare, partivo all'attacco. Questa volta il caldo mi ha dato un pò alla testa e sono partito in quarta. Ottimi acquisti, non posso lamentarmi. Ma è anche vero che dopo un'ora e mezza avevo le tasche vuote, il fiatone e uno strano cerchio alla testa che faceva rima con stanchezza post shopping musicale compulsivo.

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La verità è che la mia mente è già fra le verdi campagne della Toscana, in quel di Bibbona. Dove la prossima settimana a quest'ora esatta io sarò alla batteria e al piano (con qualche intramezzo di chitarra e pure flauto) per una no stop di 24 ore dedicata ai Ragazzi. E' il secondo appuntamento annuale con la Bibbstock floydiana e sono già in tremebonda attesa. C'è nulla da fare, sto contando le ore in attesa di partire, Speriamo di ricordarmi di portare anche la testa.
Un pensiero questa sera ai vari amici incontrati, Enrico in primis. Ha staccato di lavorare e si è fiondato a Milano sperando di dormire un paio d'ore nel parcheggio della fiera prima che la stessa aprisse i battenti. Peccato non avergli ricordato che a cento metri di distanza parte un Boing ogni 4-5 minuti, visto che la pista di Linate è proprio a un tiro di schioppo. Se ne è accorto da solo e di fatte aveva due occhi da far scappare a gambe levate pure il più cazzuto degli esorcisti. Ema, Francesca e compagnia li ho visti di striscio, giusto il tempo di un saluto, mentre con Riccardo ho tenuto un costante ponte telefonico per farlo sentire presente anche se non c'era. Per il resto, sempre in giro abbracciato a Michi, e felice questa sera di una giornata come sempre indimenticabile tra fruscii, volti amici, Floyd e progressive rock. E domani allo stadio sperando che il Toro centri sta benedetta salvezza...

 
 
 

Post N° 114

Post n°114 pubblicato il 10 Maggio 2007 da darkside_79

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17 settembre, esce il dvd dello zio Dave

Post n°113 pubblicato il 07 Maggio 2007 da darkside_79
 

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Si presenta gustoso, un mega doppio dvd con tutto il concertone della chitarra Rosa alla Royal Albert hall, più un intero disco di contenuti extra. Vista la lunga attesa, ci accontentiamo di ricordare la splendida serata passata al teatro degli Arcimboldi lo scorso anno (o a Venezia per chi c'era), uno di quelli show difficilmente dimenticabili dove i miei occhi, bombardati da giochi di luce incredibili durante tutto il gig con picchi assoluti durante Echoes, sono rimasti pallati per due giorni in stile Shining. Dalle notizie trapelate, questi dovrebbero essere i contenuti dell'opera anche se non c'è ufficialità. Si ringraziano gli amici di Pinkfloydsound.it per il costante lavoro di ricerca informazioni.

DVD 1:
immagine01. Speak to me
02. Breathe
03. Time
04. Breathe Reprise
05. Castellorizon
06. On An Island*
07. The Blue*
08. Red Sky At Night
09. This Heaven
10. Then I Close MY Eyes
11. Smile
12. Take A Breathe
13. Pocketful Of Stones
14. Where We Start
15. Shine On You Crazy Diamond*
16. Wots .. Uh The Deal
17. Coming Back To Life immagine
18. High Hopes
19. Echoes
20. Wish You Were Here**
21. Find The Cost Of Freedom*
22. Arnold Layne con David Bowie
23. Comfortabyl Numb con Nick Mason

 * con David Crosby con Graham Nash 

 ** Drums Steve DiStanislao

DVD 2:
- Breaking Bread, Drinking Wine Tour Dokumentation Shot by Gavin Elder, it contains behind-the-scenes footage of the tour, from the rehearsals in Bray (that is, after the first European and American legs), through to Gdansk.
- Backstage Material from Los Angeles. A short, but funny, film shot on the West Coast of America.
According to David, it will include "some hilarious, but drunken stuff" shot by Richard backstage in LA.
- The Making of 'On An Island'.
- 07.03.2006 London Mermaid Theatre: Castellorizon, On An Island, The Blue, Take A Breath und High Hopes.
- Fotoalbum

 
 
 

23/4/2007 (Datchforum, Assago h.21) Metti una sera con Roger Waters

Post n°112 pubblicato il 02 Maggio 2007 da darkside_79
 

Quando il buio tenebra ci avvolge, sai già che quei pochi scampoli di silenzio e immobilismo del palco appena successivi sono come una linea di confine. D'acchito il pubblico perde di individualità e si scioglie in movimenti ondivaghi e mormorii indistinti, una platea nella quale ognuno sogna per sè ma ogni sè edifica ponti comuni verso l'infinito. E' una catarsi collettiva di portata eccezionale. 
immagineLo accogliamo con l'ospitalità che si conviene agli amici di vecchia data, Lui è sorridente e carico, ma tradisce segni di stanchezza. Saranno i due anni di concerti quasi quotidiani che hanno stuccato la cartina del globo di bandierine coi martelli, oppure sarà che lo zio è invecchiato, non ricorre a tinte baudesche e deprimenti, si svela argentato e un pò scavato come ogni sessantenne che si rispetti e soprattutto suda copiosamente compensando con grinta un certa impressione di poca robustezza e greve magrezza. 
I due megaschermi laterali indugiano sul suo volto, e insomma, quasi è malinconico doversi accorgere che i nostri miti non vivono dell'eternità conferita dalle copertine dei loro capolavori, ma tradiscono rughe e sfioriture al pari di ogni uomo comune.
And after all we're only ordinary men. 
Eccolo lì, l'uomo ordinario. Si circonda di magie visionarie e luci sceniche a mitraglia, esplodono fuochi artificiali, volano maiali e astronauti, si irradiano arcobaleni olografici dal prisma sospeso sul tetto. Ma dietro questa giostra che toglie il fiato, che acceca coi suoi lustrini, dietro questa suadenteimmagine meraviglia che invita al viaggio onirico e toglie riferimenti e equilibri, dietro questo girare senza sosta, dietro questo riflettere con intensità e commuoversi a denti stretti sull'onta dei mali del mondo, dietro tutto questo c'è un uomo qualunque, un uomo invecchiato. Che un poco si nasconde dietro la cipria del light show, ma che nulla nasconde del suo habitus mentale, del suo criticismo, del suo political correct. Pace, dico io, non sarà il virile Roger pompeiano che tuonava contro il gong nè tantomeno il Richard Gere del rock di Postdamer Platz a Berlino, eppure la sua cornice di fascino e dannazione non si è affievolita nel tempo, ed anzi, se devo dirla tutta lo alimenta e lo sostiene con forza e decisione. Forse più di ieri.

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Masticare floydianità al di sotto della corteccia patinata degli hit da Top of the pops, significa comprendere un concetto molto semplice quanto duro: un concerto di Roger Waters non è proprio l'equivalente di una frizzante seratina al pianobar, nè la sinestesia di luci, suoni e immagini equivalgono all'intrattenimento tout court d'avanspettacolo da cine Ritz. Non nego che lo showbiz avrà bisogno dei suoi ammiccamenti e delle sue scintillerie, ma fruire un concerto simile creando un contatto empatico con l'autore significa aspettarsi le fauci immaginearrovellate del più dilaniante dei tritacarne. Significa che il tuo sedere poggerà sull'affettatrice per un paio d'ore e che alla fine dello spettacolo ne uscirai turbato, o forse leggerissimo, in uno strano senso di benessere dopo essere stato messo sottosopra, stirato, lavato e sballottato in oceani tempestosi dall'inizio alla fine.
Si soffre. Oh sì.
E la tecnica è sottile quanto meravigliosamente sublime. Tutto gira, e gira. E gira ancora. Suoni e luci ti addomesticano, ti tolgono l'equilibrio, ti spingono in un viaggio onirico cotonato e soffice, quasi fluttuante. Il suo lirismo si svela pian piano in tutta la sua profondità e intanto ti lavora ai fianchi, al punto che la smetti di ululare dopo i primi cinque minuti di saltellamenti e sbragature da fan, piombando in un inquietante dimensione iper-riflessiva. Non ne esci più. Prima ti puntella di fioretto, poi ti affonda di sciabola e per finire ti assesta un bel montante allo stomaco. E tutto gira, gira. Senza sosta.
Le cadenzate quanto ossessive note di Set the Controls gli spianano il terreno, se ti lasci andare un nanosecondo sei già nelle sue mani, ti accarezza, ti soffia nell'orecchio e poi trafigge con violenza inaudita. Ti dilania al punto da scomportiimmagine in piccoli aggregati molecolari, e tu resti lì inerme, fra estasi e ossessione. Lì, sul ciglio del dirupo. Un buco nero che ti inghiotte senza pietà obbligandoti a perdere, a guardarti allo specchio. Ti ritrovi nudo, spellato vivo, indifeso e schiacciato dal peso delle ombre che i suoi testi, accompagnati da immagini sempre più crude, sempre più magnetiche, sanno scaturire. Il tritacarne...
Ci sei dentro e adesso salvati se puoi, vediamo come te la cavi senza appigli.
In due ore di show svisceri parti di te che a stento potrebbero essere colte da una sessantina di ore intensive dallo strizzacervelli. Vengono smosse delle corde interiori spesso irrangiungibili, ci si trova soli con se stessi, con le proprie complicazioni, con i se e i ma di sempre. Ma che ora pulsano come irrefrenabili, senza sosta, con echi tambureggianti. E intanto, cazzo, tutto dannatamente gira, e gira ancora. In un vortice di sinuosa dannazione.
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Capita intanto che il batterista si faccia una bella rullata alla carlona sull'intro di Shine on, una di quelle belinate che mica t'aspetti. Tutti i musicisti si bloccano, mentre il drummer si suda diciotto camice per rimettersi in quadro, con Roger che ci ride sù e noi che ci rimaniamo un pò male, salvo poi riprecipitare in apnea nel tritacarne appena chiusa la spiacevole parentesi, focalizzandoci sulla immaginecontemporaneità e sulle grandi problematiche che la società globale stenta ad affrontare con risposte adeguate. Non sono sempre e per forza d'accordo coi suoi pensieri, sulle sue visioni del mondo, e questo è preziosissimo perchè mi accorgo che si viene a creare un ideale confronto dialettico che non mi fa senitre spettatore passivo, ma fruitore di un'esperienza costruttiva e dannatamente viva. Vado a sentire il suo modo di dipingere la realtà, attraverso i suoi sentimenti, scorgo punti di contatto e differenze, mi nutro delle sue prospettive, vesto i suoi occhiali per una sera, indago sulla persona che ho di fronte riscoprendolo diverso ad ogni movimento, ad ogni concetto espresso. C'è tanta carne al fuoco, e soprattutto c'è quel modo di scrivere che ti entra dentro pettinandoti l'anima, quel modo di esprimersi un pò così, quella musica, tormento ed estasi continuo. Infine quelle immagini là, sempre più dure da sopportare al punto che fanno male per davvero; ci prendono dentro, ci oscurano, convogliano sulle nostre teste un annuvolarsi di dolore. I lati oscuri del potere, gli ambigui quanto dibattuti rapporti fra politica e morale, gli oscurantismi dei regimi liberticidi e gli impomatati corollari di ideali delle democrazie occidentali, pronte a snaturarsi per gli interessi di pochi. E poi il decadimento del sogno del dopoguerra, le speranze infrante, i muri edificati fra culture. E poi ancora Maggie, cosa abbiamo fatto Maggie? e la religione, i morti ammazzati, il sangue che scorre, le croci, i bambini, i fili spinati. C'è commozione, ma non basta. C'è vergogna. C'è un senso di umano mea culpa, generalmente colto, che investe ognuno e si abbatte come un defoliante su tutti. Come se fossimo costretti ad alzare il naso al di sopra dei bassi orizzonti dei nostri nani da giardino, oltre le siepi del nostro francobollo immagineprivato e ricongiurgerci con l'idea del mondo e del suo sfrontato regresso. C'è profumo di relativismo culturale, c'è ferocia nelle sue parole, c'è la voglia di picconare. E quando sentiamo fra le mani il peso delle contraddizioni umane, della concupiscenza, del calcolo, della sporcizia, delle pagine insanguinate che spesso fingiamo di non vedere, ecco che un maiale gigante ci sorvola sulla testa, come un catalizzatore di tutta la merda del mondo. Sugli schermi la battersea, sul palco note indiavolate sullo spartito di Sheep.

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Ci (si) concede quindici minuti di pausa, ma è difficile parlare in quel momento. C'è il tempo di una sigaretta, fumata clandestinamente in barba ai richiami degli speaker dell'impianto. Ma il buio torna a regnare quasi subito, o forse sono io che la spina non l'ho mica staccata. (Tump Tump) I was mad for fucking years, (Tump Tump) absolutely years. Il battito cardiaco. Cresce, si espande, coinvolge in quadrifonia ogni anfratto immaginedel Datch. Il pavimento vibra, diventa liquido, non sono più sicuro esistano pareti. Ed io gongolo, emozionato al pensiero della dolce mezz'ora che mi aspetta. La suite di dark side of the moon è per me come osservare il mare tempestuoso comodamente seduto sul divano di casa, con le ciabatte ai piedi.
Conosco ogni virgola di questo album, l'ho sezionato infinite volte, lo respiro a pieni polmoni da anni. E ogni volta, come fosse la prima, soffro e godo senza soluzione di continuità. Non potrei riportare il caleidoscopio di sensazioni, pensieri e possibilità che quelle note, e quelle parole, schiudono nel mio animo. E' un rapporto di tale intimità che non riesco a dargli forma, lasciandolo ondeggiare nelle più remote pieghe della mia mente. E' una tavolozza di colori, un coacervo di sfumature indistinguibili, è la nebbia nella quale mi nascondo e in cui trovo tormento e conforto. Forse quel disco sono io, o forse semplicemente quel disco mi parla come nessun altro sa fare. Detto questo, fatta una immaginerapida equazione, mi trovo davanti all'aguzzino delle mie nottate spese con gli occhi fissi al muro, mentre quelle note mi portano lontano fra gli interstizi dei miei infiniti perchè. L'uomo ordinario, quell'uomo ordinario che si chiama Roger, è in definitiva uno dei miei (molteplici) assassini. Un pò come gli altri Floyd e le decine di scrittori, poeti, pittori e musicisti che assiepano la mia vita da sempre. Ma lui, stasera, ce l'ho a pochi metri davanti, così magro e invecchiato, con quegli occhi che selciano il suo campo visivo circostante. Ma non lo vedo vecchio, per me resta costantemente il Roger di sempre. Resistente agli sgretolamenti del tempo. Un fiore purissimo in una teca di cristallo, che non appassisce mai, che sa riciclarsi con meravigliosa armonia. Si danna l'anima su quel palco, inconsapevole della mia vita e della mia esistenza, mentre io gli sorrido da lontano con un fraterno abbraccio di ideale gratitudine. Le mie emozioni scivolano sulle note di Time, struggendosi con quieta disperazione alla maniera inglese, esplodono in mille non sense sui versetti di Brain Damage e si velano di poesia sulle note di Comfortably Numb, mentre io mi strappo gli ultimi residui pezzetti di anima e torno ad amoreggiare con la vita, illuminandomi d'infinito nel mio minuscolo anfratto immaginario, rifugio esistenziale e meta di poeti maledetti con cui parlo ogni giorno, situato da qualche parte lassù sul lato oscuro della luna.

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Milano, 23/4/2007 si parte per il lato oscuro della luna

Post n°111 pubblicato il 27 Aprile 2007 da darkside_79
 


Stefano hai preso il libro?
Massì che l'ho preso, ma che ti credi. Solo che voglio proprio vedermi ripetere nozioni di diritto del lavoro mentre tra me e Roger Waters c'è questo scampolo di autostrada sbilenca e polverosa, variegato incubo infestato di camionisti in sequenza che mi obbligano a superare mentre dietro ho un'Audi che mi sta nel culo e mi fa le luci da mezz'ora. Ripasserò durante il viaggio di ritorno, dopo il concerto, che già so che saremo stravolti. Almeno tu bambina dormi, ed io rimango sveglio a ripetere. Adesso scusa, ma riesco solo a guardare i cartelli che ad ogni chilometro in meno mi ricordano che la vita è meravigliosa. Passami una Marlboro e passiamocela bene amore. Che di sta cagata di libro non voglio pensare mica più.
Ma Ste, domani hai l'esame, non fare il furbo...
"hello! i love youuuu, is there anybody in there?"

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H 18, 15
Compro biglietti! Compro biglietti! Scusa, hai un biglietto da vendere?
Dentro di me avverto un senso di accerchiamento e di pericolo. Il bagarino non sa che se si avvicina ancora di un metro al mio biglietto potrei potenzialmente squartarlo vivo con la prima arma impropria a portata di mano. Chessò, il mio panino con la salsiccia, ad esempio. Gli gonfio le orecchie a suon di crauti in faccia, oppure lo acceco con una spruzzata di ketchup bollente e lo spingo sotto il primo trattore che passa. Che i suoi resti mortali se li palleggino le cornacchie e i bacherozzi di Assago. 
Se vuole gli vendo un rene, ma il biglietto è meglio se me lo lascia dove sta.   

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H 18,30
Passano i minuti e qui davanti al Datchforum c'è aria di rimpatriata in grande stile. Il raduno si è materializzato inconsciamente nell'unico luogo provvisto di birre, che io mi sono affrettato chiaramente a offrire a destra e sinistra. Comincio ad osservare gli amici: Arber e Simona sono arrivati con la macchina del tempo, han lasciato il maggiolone a Woodstock e sfoggiano zampe di elefante così retrò che Hendrix al loro cospetto sembrerebbe un paninaro col Monclaire. Sono bellissimi. Simo poi è due righe emozionata, il che significa che se esistesse una scala di valori lei non potrebbe certo sottrarsi al palloncino. Stato di ebrezza, pur senza aver toccato un goccio. Vince ha parcheggiato la Fletcher memorial MotorHome ad Assago, mi abbraccia sinceramente e mi presenta Ilaria, una ragazza che è stata portatrice di sole buone impressioni. Se penso ai chilometri che Vince s'è ingurgitato da Bari mi viene un calo di zuccheri: Bari-Roma, poi ritorno a Bari e poi di nuovo a Roma per poi salire a Milano, tornare a Roma via Bologna e poi via alla volta della casa di Simo in campagna e poi di nuovo chissà dove. In culo a Giove magari. Mica è lontano sai. Se fai la somma dei chilometri che si spara è capace che tocca pure gli anelli di Saturno, che lì ci incontra Enzo che si gusta una cover band di venusiani che eseguono A Saucerful of secrets. Vince ed Enzo io li ammiro. Non è piaggeria, è pura verità. Sono due gitani del floydianesimo, due nomadi del rock, due passatori cortesi alle porte dell'alba. Io quando li abbraccio lo faccio con trasporto, 'che mi sembra di volare via con loro sui riflessi del prisma verso qualche meta lontana. E ci sento la eco di Breathe in the air in lontananza. Ecco Enrico. Enrico poi è tutto mio, c'abbiamo dei traffici tra vinili, chiavi inglesi, biglietti e trick e track che sembriamo un bazar di Tunisi. Siamo una variante postmoderna e antropomorfa di Portobello Road di stanza ad Assago. Enrico è davvero un caro amico, gli lascierei in mano pure il mio biglietto. Se lui mi desse il suo, che vale il doppio, questo è chiaro. Troviamo sempre una quadra nei nostri scambi, e quel che conta è che ad ogni transazione la nostra amicizia si rinsalda sempre di più, e manco c'è bisogno di pagarci le tasse. Pensiamo a quell'altro pazzo lunatico di Riccardo (ti avrei voluto vicino a me al concerto) e all'acchiappaladri con le pinne, the lunatic's king alias MrPinky, e ci mancano seriamente. L'ora x scocca ad agosto, quel giorno ci vedremo tutti e quattro saziandoci di vinile sino a fare la cacca splashwax. Ed io non vedo l'ora (di vederli).
Emanuele e famiglia, Alessandro, ragazza di Alessandro, amici di Alessandro, amici degli amici di Alessandro, forumisti che io letteralmente adoro perchè non c'è niente di meglio nella vita che condividere la floydianità con dei giovani di sedici anni. Già, il mio turno è passato, non sono più io l'ultimo della lista. Vedo sotto di me il nuovo che avanza e questa cosa non mi è facile da accettare. Eppure la trovo amorevole, perchè l'amicizia in questo senso non necessita di carta d'identità. E' pieno di vecchi stronzi ignoranti, loro invece sono simpatici e intelligenti giovincelli che dimostrano come la materia grigia sarà anche in via di esaurimento, ma per il momento non c'è pericolo di estinzione. E se c'è stata qualche incomprensione (non certo con me) fra loro e qualcun altro, io non ho mai nascosto la speranza che questa possa chiarirsi in amicizia. E' tornato Waters a suonare con i Floyd al live8, vuoi che non possano tornare Ema e Ale su PFS....

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H 19,45
Non è colpa mia se lo spacco vertiginoso della hostess addetta alle poltronissime stazionava a un metro di altezza più in su rispetto all'esposizione dei gadgets watersiani al piano di sotto. Per una volta credetemi che quella litografia autografata da Roger appesa in alto, a due centimetri in linea d'aria dal tacco della suddetta, è stata l'unico pensiero fisso di quel momento. E la mia sincerità è comprovata dal fatto che nemmeno Michela mi ha detto beh, perchè sapeva benissimo pure lei che ero in adorazione estatica di quel poster e che il contatto visivo non si sarebbe distolto sino a che non mi portavo a casa il quadro. Altrochè spacchi. Se la hostess mi ha guardato male, ne deduco che era solo invidia perchè io il quadro l'ho comprato e lei no. Perchè se pensa che abbia sbirciato, ha proprio capito male. E poi che hostess è una che si fa la ceretta in quel modo? (segmento di racconto passibile di censura e ritorsione maxima)

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H 20,50
Siamo seduti in cerchio nei parterre in mezzo a migliaia di floydiani. Vince se la dorme appoggiato a Ilaria, Simo e Arber ballano il rock and roll poco prima che inizi lo show, sulle note di Elvis ed io, che non voglio essere da meno, cerco di imitarli. Ma non c'è nulla da fare. Mi sento come se tutto il Datch stesse guardando me, e un faro alogeno mi stesse proiettando al centro del palco. C'è solo una inconfessabile verità su questa questione: io sto al ballo come Roger sta ai repubblicani d'America. Decido però di lanciarmi in un boogie boogie d'altri tempi, e quando finalmente mi sento sciolto a dovere capita che si spengano d'incanto le luci ed entri Lui. Michela mi prende per mano, comincia un sogno lungo una vita...

to be continued

 
 
 

C'mon it's time to go!

Post n°109 pubblicato il 21 Aprile 2007 da darkside_79
 

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Michela, Enrico, Arber, Simona, Vincenzo, Enzo, Cluster77 e tutti gli altri amici di Pinkfloydsound.it presenti, Alessandro e Emanuele di The Gunner's dream, più tutti i cari conoscenti che ho avuto modo di frequentare in questi anni, sarà un emozione ritrovarci a Milano per l'ennesima volta tutti insieme, come un cuore che batte all'unisono. Il mio pensiero va alle decine di altri amici che non potranno presenziare, e nel caso di questo blog un dolce pensiero va a Paintbox, Charles 21 ed Echoes81. In qualche modo vi sentirò vicini.
Shine on you guys, ci vediamo sul lato oscuro della luna...

 
 
 

Police a Torino, unica data italiana 2 Ottobre 2007 Stadio delle Alpi

Post n°108 pubblicato il 20 Aprile 2007 da darkside_79
 

Sarà l'unica data italiana del reunion tour di Sting e soci, ed è già fibrillazione. Sede prescelta sarà lo stadio Delle Alpi di Torino, il 2 ottobre prossimo.
Riporto la disponibilità e i prezzi,  per chiunque sia interessato a questo evento; biglietti in vendita dal 17 aprile tramite il circuito Ticket One e dal 19 presso le rivendite autorizzate.

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PRATO : 50 euro + prevendita
TRIBUNA NUM 1° LIVELLO OVEST - CENTRALE: 100 euro + prevendita
TRIBUNA NUM 1° LIVELLO OVEST - LATERALE: 80 euro + prevendita
TRIBUNA NUM 2° LIVELLO OVEST - CENTRALE: 100 euro + prevendita
TRIBUNA NUM 2° LIVELLO OVEST - LATERALE: 80 euro + prevendita
TRIBUNA NUM 3° LIVELLO OVEST EXTRA - CENTRALE: 100 euro + prevendita
TRIBUNA NUM 3° LIVELLO OVEST - LATERALE: 80 euro + prevendita
CURVA NORD 1° LIVELLO NON NUM: 50 euro + prevendita
CURVA NORD 2° LIVELLO NON NUM: 50 euro + prevendita
CURVA NORD 3° LIVELLO NON NUM: 50 euro + prevendita
TRIBUNA EST 1° LIVELLO NON NUM: 60 euro + prevendita
TRIBUNA EST 2° LIVELLO NON NUM: 60 euro + prevendita
TRIBUNA EST 3° LIVELLO NON NUM: 60 euro + prevendita

 
 
 

less than five days.....

Post n°106 pubblicato il 18 Aprile 2007 da darkside_79


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Post N° 104

Post n°104 pubblicato il 18 Aprile 2007 da darkside_79
 
Tag: Aria, Terra

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Post N° 103

Post n°103 pubblicato il 18 Aprile 2007 da darkside_79
 

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In anteprima la copertina del nuovo lavoro dei Dream Theater, "systematic chaos" che dovrebbe uscire a giugno. Speriamo di ritrovarli con un pizzico di sano ritorno alle origini, perchè ammetto che da 5-6 anni li capisco poco.
Parallelamente al cd, uscirà un versione limitata contenente cd + dvd con una copertina totalmente differente. Il Dvd dovrebbe contenere il making of, più un documentario di 90 minuti girato da Mike Portnoy.

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