Creato da darkside_79 il 07/11/2006

Serendipity

River of life (The DarkSide's window)

 

 

Post N° 102

Post n°102 pubblicato il 18 Aprile 2007 da darkside_79
 

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Strangers passing in the street
by chance two separate glances meet
and i'm you and what i see is me

 
 
 

Sinestesie in musica (album del mese: Fear of a blank planet dei Porcupine tree)

Post n°101 pubblicato il 18 Aprile 2007 da darkside_79
 

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Inquietudine e deriva. Di valori, di autoregolamentazione, di rispetto per l'individuo e della sua dimensione nel corpus sociale. Un forte senso di nichilismo e incapacità di relazionarsi con sentimenti propositivi verso ciò che ci circonda. Odio, disprezzo e ritorno a forme di vita antisociali, chiuse in labirinti psicologici dai quali diventa difficile uscire se non scavando con forza ed estirpando ancestrali mali di vivere, ricordi d'infanzia che hanno tracciato solchi insolvibili, paure mai affrontate, condizioni materiali di vita disagiate e diseguaglianza sostanziale. Ricerca di fuga nel virtuale.
E' il senso di un'opera che schiude un interrogativo efficace (quanto mai poco originale ma tremendamente attuale): dove stiamo andando?
Come si riduce una generazione cresciuta nel mondo parallelo dell'oppio virtuale, inscatolata nei macchingegni tecnologici, risucchiata nel vortice di un videogame al punto da sconfinare il senso del reale dall'immaginaria onnipotenza di una consolle?
Il senso del violento ad esempio; penetra nei tessuti connettivi al punto da essere replicato con fredda abitudine nelle strade, cosicchè una pistola in mano a un ragazzo, o il bullismo fine a se stesso si tramutano in forme di rispetto, di valore dell'antivalore, in un ribaltamento di concezioni che stordisce e annichilisce?
Piccole mani digitano veloci su una tastiera e il disco prende forma, nascendo così.
Poi ci pensa Wilson a musicare le sue visioni capaci di accompagnare il senso dell'opera con i suoi giusti momenti di riflessione psicologica (patologica), il tutto condito dalle solite ed efficaci perlustrazioni musicali magnetiche e immaginifiche.
Il brano che più lascia il segno, personalmente, è il secondo: my ashes (le mie ceneri). Non è solo la meravigliosa melodia a cui fa da cornice uno strepitoso arrangiamento di archi, ma anche il senso del ritrono alle origini, ai mali antichi che affliggono e predeterminano la vita attuale e futura di un ragazzo. C'è una forma latente di nostalgia che si mescola però con lucide constatazioni di precarietà, di dolori passati e ferite non rimarginate. Come se il giovane di oggi fosse chiamato al duro compito di sentire i languidi richiami di aiuto del bambino di allora, in un rapporto di analisi interna conflittuale e dalla difficile risoluzione. Compito che, una volta eseguito con tutte le problematiche che si porta appresso, possa poi sfociare in libertà, come una macchia che viene lavata dopo infiniti lavaggi.
Le tastiere di Barbieri sono sempre un incanto, siamo di fronte ad un vero maestro nell'arte di creare suoni (menzione per quegli archi impazziti su "sleep togheter"), mentre la batteria per l'ennesima volta (dopo Deadwing) si dimostra di categoria superiore. Si alternano poi momenti di sferzante aggressività sonora, ad altri di tempestosa quiete, fino ai labirinti dai vaghi richiami psichedelici di certi passaggi che obbligano l'ascoltatore a vagare fra i suoi fantasmi interiori.
Un disco di buona fattura insomma. Non è forse un miracolo di originalità contenutistica e musicale, ma c'è di che restare soddisfatti.
Aspettiamo di vederlo dal vivo. 

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Conto alla rovescia

Post n°100 pubblicato il 08 Aprile 2007 da darkside_79
 

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Mancano due settimane al ritorno dello zio Roger in Italia. Aspetto la data del Forum di Milano con grande trepidazione, pregustandomi una nottata di brividi e emozioni.
23 aprile 2007, Roger Waters a Milano. To be continued.

 
 
 

Ascolti serali del 5/4/07

Post n°99 pubblicato il 05 Aprile 2007 da darkside_79
 

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Goblin-The best of Goblin
Io stravedo per questa band italiana. Ascoltarne i capolavori, rimembrando immagini e fotogrammi dei film di Dario Argento, di cui questi lavori sono stati colonna (portante) sonora, mi dà sempre sensazioni nuove. Certo, ci vuole predisposizione a lasciarsi trasportare anche dai sinistri accenti musicali di pezzi come Profondo Rosso o Suspiria. Ma per me il connubio musica-emozioni, prescinde dalla positività o negatività delle stesse. O sarà che nei lati oscuri io ci trovo giochi di colore infiniti. Rimane il fatto che un gruppo del genere, forse dimenticato, forse privato di identità e rimasto nell'immaginario collettivo per quel Profondo Rosso di cui spesso non si conosce la paternità, avrebbe meritato maggiore notorietà. Purtroppo tributiamo onori a mezzi gruppi stranieri, e spesso non sappiamo cogliere le grandezze artistiche del nostro paese. Onore ai Goblin!

 
 
 

Post N° 98

Post n°98 pubblicato il 05 Aprile 2007 da darkside_79
 

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Sufjan Stevens-Illinois
Ho scoperto questo autore per caso, come spesso accade. Spulciando vinili in un negozio della mia città, ho sentito una musica splendida provenire dal lettore cd del proprietario. L'acquisto l'ho fatto a occhi chiusi, e solo dopo ho cominciato a raccogliere informazioni sul personaggio. Sufjan Stevens l'ha pensata bella e sono proprio curioso di vedere come va a finire: scrivere un disco per ogni stato americano. Al momento siamo a due lavori, "Greetings from Michigan" e "Illinois". Le tracce si susseguono con notevoli intrecci strumentali, con tonalità differenti e indirizzi mutevoli. Sembra di viaggiare, a volte per strade infinite, spesso costeggiando laghi, montagne, distese di verde, città brulicanti e paesi silenziosi, assaggiandone il folklore. A volte anche solo sedendosi al ciglio di una cascata abbandonandosi al suo tenue-fragore. Adoro le traccie di pianoforte di questi due dischi, ma c'è molto altro. Il banjo ad esempio, addirittura qualche escursione free, una voce dolce, mai fuori posto. Tanta delicatezza, e profumo di terre lontane. Condite da musiche evocative e mai noiose. C'è della grandezza fra queste tracce, e di sicuro questo autore uscirà presto allo scoperto.

 
 
 

Joy (to have been there)

Post n°96 pubblicato il 28 Marzo 2007 da darkside_79
 

27 marzo 2007, teatro Colosseo di Torino.
Giovanni Allevi "Joy tour"

Il palmo della mano cerca il pianoforte. Necessita di esperirlo comunque, come se a stare senza mancasse il pavimento. Non sono (solo) i tasti, è la sensazione fisica di averlo lì con se, di non staccare il cordone ombelicale.
Quando si alza in piedi, nei fugaci intramezzi fra un pezzo e l'altro, Giovanni Allevi sembra proiettato in un altro mondo, il nostro per intenderci, e la voce si fa tremante e l'equilibrio scarso. Ed ecco quel gesto continuo, che colora il personaggio di infinite immaginesfumature, quel cercare comunque il contatto con lo strumento, che a questo punto assume ben altri contorni che un agglomerato di legno e avorio da cui esce poesia. Piccole introduzioni verbali ai pezzi che seguiranno, simpatici siparietti che ti vien voglia di pensare che sono preparati ad hoc, che sennò non gli uscirebbe un filo di voce, e intanto quel cercare appoggio, con la mano, quel toccare il legno nero. Carezze, appigli, prospettive di fuga dalla nostra realtà. 
Il concerto è breve, un'ora e scampoli di quella successiva.
Forse un'ora e dieci, forse ventisette anni di vita.
Com'è capitato a me, ad esempio.
Con gli occhi chiusi, a volte aperti appena, screziati da insistenti lacrime di emozione e solcati da ricordi e divagazioni, spesso da giudizi sulla mia vita attuale, spesso da voli nel futuribile, nel chissà e nel se Dio vuole sarà o sarebbe stato se solo...
Ci ho visto volti che non mettevo a fuoco da anni, parole, brevi fotogrammi di esistenza. Ci ho visto me stesso in svariate pose, ho scorto i miei sedici anni e poi i venti, i venticinque, ho idealizzato i quaranta. Mi sono perso in uno sguardo fissato nella memoria. E senza schema ho riprovato il dilaniante senso d'impotenza di fronte a un addio passato, poi il dolce senso di protezione che sa darmi Lei oggi.
Risiedeva tutto in quelle note così avvolgenti. Come se la mia vita si stagliasse impressa su uno spartito che devo sempre capire se suona con grazia o necessita di gomma e matita per un rapido cambio di ottava.  
In tutto questo vorticoso girare, al centro del palco c'è lui che suona e vola di suo.
E il teatro che viene giù dagli applausi.
Non è il fragore di un pubblico che apprezza. E' qualcosa di più, uno scrosciare così forte che non ci credi. Assordante, deciso, che nasce da dentro. 
Le sue parole poi; ne ho conservate alcune che mi hanno toccato, come quando allude alla sua unica forza: la sua fragilità. E poi racconta di quando ha volato (si premetta che io e gli aereoplani non ci siamo ancora capiti del tutto), di quando nei cieli newyorkesi ha pilotato un apparecchio.
"E quel volare fa così".
Si siede al piano e quelle note ti fanno librare, vedi i grattacieli dall'alto, solchi i fiumi a miglia e miglia di altezza. E Lei che a brano concluso mi dice: "Hai visto amore, hai volato anche tu finalmente". 
Attimi.
Ma li poterò dentro.
Quando l'ho incontrato a fine serata, due chiacchere e unimmagine autografo, sono rimasto colpito dalla sua cordialità, dal suo essere disponibile, dal suo firmare "Ciao Stefano. Giovanni Allevi".
Un ciao. Non l'avevo mai pensata una dedica del genere. Non so perchè, ma l'ho trovata così semplice da farmi pensare di aver portato a casa un piccolo insegnamento di vita. O forse sono io che in un'ora ho avuto la fortuna di cambiare prospettiva.
Non una, ma mille volte.
Ho cambiato pelle tante di quelle volte da non avere più abiti nuovi.
L'ho fatto sì, scivolando sulle sue note. 
Per poi ritrovarmi nei miei occhiali di sempre a fine concerto, con la mia faccia di sempre e le mie solite domande. Come se questo concerto non fosse stato ventisette anni di vita, e nemmeno un'ora. Nemmeno un minuto, e ancor meno pochi attimi. Di certo non una nota.
Un soffio forse.
O una lacrima che sono orgoglioso di aver pianto ancora.

 
 
 

news musicali

Post n°95 pubblicato il 19 Marzo 2007 da darkside_79
 

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Dopo Marbles è ora di un nuovo album per i Marillion. Il disco, che si intitolerà Somewhere else (vedi sopra per la copertina) dovrebbe essere in vendita da metà aprile, mese davvero caldo per gli amanti della buona musica. 
Per il momento possiamo ascoltarci sei minuti di songs al sito www.myspace.com/marillion.

 
 
 

Giovanni Allevi in tour

Post n°93 pubblicato il 08 Marzo 2007 da darkside_79
 

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Il 27 marzo al Colosseo di Torino suonerà Giovanni Allevi. Mi sono innamorato dei suoi dischi e del suo pianoforte qualche mese fa, quando un'amica mi passò qualche traccia da No Concept, il suo penultimo lavoro. Rapito da "Come sei veramente" mi sono spinto a indagare la sua discografia, imbattendomi in tracce magnifiche, di notevolissima sensibilità e dotate non solo di spunti meravigliosi ma anche di una tecnica impeccabile. Ascoltato tutto di un fiato "Joy" ,il suo ultimo disco(che presto recensirò nei miei ascolti serali), mi sto ora spingendo all'indietro alla ricerca dei primi lavori. Sono sulle tracce di "13 dita" e del biglietto per assistere ad uno show che sicuramente mi pettinerà l'anima. Dolce attesa, quella prima di un evento così emozionante...

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Post N° 92

Post n°92 pubblicato il 07 Marzo 2007 da darkside_79

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Post N° 91

Post n°91 pubblicato il 06 Marzo 2007 da darkside_79
 

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Post N° 90

Post n°90 pubblicato il 06 Marzo 2007 da darkside_79
 
Tag: Acqua

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Ascolti serali del 5/3/2007

Post n°88 pubblicato il 06 Marzo 2007 da darkside_79
 

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Mike Oldfield-Tabular bells
'Cipicchia. Quando parte questo disco si ferma il mondo, e la mente torna alle prime immagini del film che ha reso noto questo lavoro. L'esorcista, the original intendo, era un qualcosa che scavava dentro, ben oltre le immagini forti. Era un continuo rimando alle forze della natura, alla lotta intestina fra bene e male, a figure sinistre di grande impatto evocativo. Paradossalmente sono i primi minuti a creare la cornice giusta, una sorta di alveo ricco di tensione che non ha bisogno di personaggi. Non mi stacco dagli occhi la visione di quel sole che tramonta, di quel rosso sulla sabbia, di quelle statue. E quella musica... è un crescendo, continuo e incessante. Pian piano si aggiungono parti sonore, tutte abilmente composte e suonate da questo poliedrico artista, capace di alternare momenti di tensione ad altri di pace; è musica quasi anestetizzante, anche se permane quel filo di inquietudine che scorre lungo tutta la spina dorsale dell'album. Ultimo appunto; mi è difficile collocarlo in un tag. Oldfield viene inserito nel progressive o disinserito a seconda della volontà dei critici musicali di allargare o restringere il campo. Nel mio caso non sono sicuro che un'etichetta sia adeguata per un artista come lui, e se lo inserisco nel progressive è solo per un puro fattore di comodo. Ferme restando reali e  motivate riserve.  

 
 
 

Post N° 87

Post n°87 pubblicato il 06 Marzo 2007 da darkside_79
 

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Genesis- Selling England by the pound
Non amo fare classifiche, e mai le farò. Ma ho ben in mente i tre dischi che più di ogni altri hanno inciso sul mio cuore, e questo (sopra di lui c'è solo Dark Side of the Moon) è uno di questi. Per me Selling England non è solo uno dei pochi lasciti di mio padre, che me lo consigliò una decina d'anni fa, ma è anche l'abbandono nel lirismo più suadente di una band straordinaria. I testi non sono sempre di facile interpretazione (ci ho messo una vita a capire il senso di quel "Queen of maybe" in "dance of a moonlight knight", per fortuna esisitono i libri e le traduzioni). A questa affascinante cornice lirica, si accompagnano dolci musiche e sensazionali incastri sonori, stanze, guizzi, echi. E quella chitarra di Hackett, per non tacere dei flauti, della voce di Gabriel e di quel piano su Firth of Fifht. All'inizio sembra di trovarsi in un'affollata piazza di una Londra che non c'è più, poi di colpo si guada il fiume, fra cascate e madrigali e attraverso la foresta di Epping, si ritorna alla civiltà contemporanea, a dolci sfumature di quotidianità. Alla cantina di Romeo, il basement in cui ama rifugiarsi, mentre Juliet si incipria il naso e si prepara per andare al cinema. The cinema show mi fa venire i brividi e non è raro che ci scappi una lacrima. Questo disco è fantastico, una gemma della musica contemporanea. Non è l'unico dei Genesis, per molti non è nemmeno il più riuscito. Ma per me...

 
 
 

Eroici furori (there's no dark side of the moon really, matter of fact is all dark)

Post n°86 pubblicato il 04 Marzo 2007 da darkside_79
 
Tag: vari

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Inerme, rapito dai moti lunari. Silente, incapace di muovermi, colto da momenti di seducente incanto. Pescavo nei ricordi liceali alcune delle più belle pagine di filosofia che lessi allora, e certe sensazioni provate innanzi all'eclissi lunare di ieri notte mi riportavano dritte dritte ai greci antichi e poi, con un balzo spazio temporale gigantesco, eppure ieri quasi impercettibile, a Giordano Bruno.
Agli eroici furori.
L'uomo che contempla la natura e si scopre piccolo, insignificante, microscopico. Un puntino invisibile, fragile e umile di fronte a cotanta meraviglia, ad una tale potenza.
Io ieri sera mi sentivo proprio così, una goccia in un oceano infinito, una figura di passaggio con un biglietto di viaggio a termine, una fuggente parentesi, un battito d'ali, un respiro. Nei miei occhi brillava con intensità la vista del teatro che non si avvicenda mai, l'essere che permane. Era vedere, ma ancor prima sentire, cogliere e avvertire che noi si passa, ma il passare no. Ente ed essere, ciò che vive e la vita di per sè. Differenza ontologica, presocratica greca. Mi batteva il cuore quando leggevo di queste cose, e quell'emozione non si è mai assopita. Concetti coi quali gioco a speculare sulla vita da anni, ma che ieri sera pulsavano con assoluta violenza.

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La luna a poco a poco si velava, e una volta oscurata si arrossava con giochi di colori screziati.
Sconforto e senso di precarietà lasciavano improvvisamente spazio ad un'intuizione (che fu di Bruno) che riabilita il ruolo dell'uomo nel cosmo.
Perchè l'universo muove attraverso leggi meccaniche, mentre l'uomo conosce il significato dell'essere libero, di scegliere, di decidere per sè. Ed ecco che il più gigantesco spettacolo della natura diviene paradossalmente piccolo di fronte al più minuscolo gesto di libertà di un bipede implume come me.
Un ribaltamento efficace, che conoforta. Ma che, nonostante tutto, non mi fa sentire euforico, ma semmai consapevole che il tempo stringe. Anche per un giovane come me.
E nel suo implacabile trascorrere, sentenzia.
Battendoci tutti.


 
 
 

Steve Hackett in Italia!

Post n°85 pubblicato il 03 Marzo 2007 da darkside_79
 

immagineL'onirica chitarra dei Genesis dei tempi d'oro, torna a suonare in Italia per quattro date, previste questo mese:

21-3-2007 Belluno (teatro comunale)

22-3-2007 Pisa (teatro Verdi)

23-3-2007 Roma (stazione birra)

24-3-2007 Savona (teatro Chiabrera)

Hackett si presenta per un gig acustico accompagnato dal fratello John (al flauto) e da Robert King alle tastiere.
Questo il sito di Hackett, per ogni informazione:
             
                               www.stevehackett.com

 

 
 
 

Porcupine Tree: Fear of a blank planet (alcuni minuti di ascolto)

Post n°84 pubblicato il 03 Marzo 2007 da darkside_79
 

                
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 http://www.myspace.com/porcupinetree

Sei minuti di ascolto sono davvero nulla. Tengo per me ogni possibile impressione, voglio sentirlo tutto 'che sennò non vale.
Passo il link a chiunque fosse interessato a buttare un orecchio fra le note del nuovo lavoro dei Porcupine Tree, a cui allego anche una prima recensione con tanto di intervista a Wilson (si cita The dark side of the moon parlando della linea concept di Fear of, orientato alla tematica dell'alienazione). La trovate nelle news del sito ufficiale: www.porcupinetree.com

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Ultima e non trascurabile nota: nel disco suona un signore non più giovanissimo, dal nome appena appena conosciuto. Diciamo di un certo Robert Fripp, il genio dei King Crimson. Poca roba, insomma ^-^. Ok, non so se traspare tra le righe, ma sono un pochino ansioso, e soprattutto eccitato come un bimbo. Portate pazienza...

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1. Fear of a Blank Planet (7.28)
2. My Ashes (5.07)
3. Anesthetize (17.42)
4. Sentimental (5.26)
5. Way Out of Here (7.37)
6. Sleep Together (7.28)

 
 
 

dream on

Post n°83 pubblicato il 02 Marzo 2007 da darkside_79
 

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Post N° 82

Post n°82 pubblicato il 28 Febbraio 2007 da darkside_79

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Post n°79 pubblicato il 28 Febbraio 2007 da darkside_79

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Siedi 
Scegli il colore del tuo abito
Qui amoreggiano il bene e il male
Qui crollano le certezze
Fuggono i forti, naufragano i deboli
Perde chi presume

Affila le tue armi
usale con destrezza
Aggira le mie difese con mestiere
Che la vittoria non sempre arride ai forti
e la conquista non solo premia
ma sovente rovina

Muovi
Schermisci con prudenza
affonda con passione
 Ti sarà facile varcare la mia porta
Ma non sguarnir le retrovie
che il mare ama ritrarsi prima di abbattersi
 
E se vagando fra i miei chiaroscuri
spogliandomi di maschere infinite
finissi per perderti
mostrando il tuo fianco
sarà tempo di trafiggerti
rubandoti l'anima


 
 
 

Ascolti serali del 27/2/2007

Post n°77 pubblicato il 27 Febbraio 2007 da darkside_79
 

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Pink Floyd- More
Ho sempre adorato il periodo bucolico dei ragazzi. Credo che questa opera sia la meno conosciuta e venduta della storia floydiana, cosa che innanzitutto non incide minimamente sul mio giudizio, ed anzi, ne esalta il credito. Se non fosse per la specificità del disco (che è colonna sonora di un film, More appunto) io qui dentro ci avrei visto calzare perfettamente un pezzo come Granchester Meadows. Ma mi accontento, si fa per dire, di godermi in cuffia il fruscio del vinile su Cirrus minor, volando via con le nuvole. Passi The Nile song, 'che ci ho messo una vita a capire il motivo di tanta irruenza (molto poco floydiana) salvo poi innamorarmene follemente (come sempre accade con loro), ma poi quando suonano le prime note di Green is the colour, la mia poltrona diventa un cuscino di fiori ed è bello sorvolare col pensiero i tetti cittadini, planando in qualche immenso oceano di verde. Per me i Floyd sono sempre esperienza, viaggio, sinestesia. Un mio amico mi ha detto un giorno: ma come fai a non dormire con sta musica? ed io ho risposto che in effetti More accompagna spesso gli ultimi minuti delle mie nottate, quando il vinile gracchia sino a che la puntina si ferma, quasi come una candela che si consuma lentamente, ed io sono nei chiaroscuri del dormiveglia. Meravigliosi attimi prima di perdere definitivamente coscienza. Ed è così dolce...  

 
 
 
 

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