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Cristianesimo e pagamenti

Post n°44 pubblicato il 15 Aprile 2007 da graziejas

31 ottobre 2006:

Cara A.,
per questa settimana ho finito i pezzi.
Augurando buon lavoro a te e a tutti, attendo informazioni sui pagamenti che rimangono da saldare, per cui avevamo citato questa fine del mese.
Grazie e a presto,
D.


Dopo cinque mesi e mezzo, i pagamenti sono stati saldati dai miei capi di lavoro cattolici? No.

Sono nauseato dalla vostra ipocrisia cristiana. Vi disprezzo. Voi e la vostra immonda giustificazione divina. La vostra morale impicciona. La vostra incapacità di applicare nella vita di ogni giorno le virtù che predicate, e in base alle quali spartite il mondo in peccatori e santi. La vostra odiosa supponenza di avere una ragione superiore. E vi disprezzo ancora di più per il modo in cui la vostra superstizione si arroga il monopolio di giudizio su una predicazione originaria limpida, commovente e per nulla divina. Avete distorto e neutralizzato un messaggio di solidarietà e uguaglianza terreno. Vi siete costruiti intorno una botte verniciata di superiorità morale, la esibite e colpite come materialista chi non la pensa come voi, ma dentro la botte siete nudi e fate di nascosto ogni tipo di nefandezze. Continuate a non pagarmi e mandatemi gli auguri di buon natale e buona pasqua in wordart. Se esiste un mondo o qualcosa d'altro dopo che saremo tutti morti, spero il paradiso non sia per voi. Voi che dopo la viltà di una confessione siete pronti ad uscire di nuovo al mondo, con la coscienza pulita, e commettere nuovi soprusi verso i vostri fratelli.

 
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High School Student

Post n°43 pubblicato il 20 Marzo 2007 da graziejas
Foto di graziejas

Da grande non voglio fare uno di quei lavori in cui ti senti semplicemente una marionetta, vittima di un sistema che non può essre sotto il tuo controllo e con il quale non puoi avere niente a che spartire, a meno che tu non sia disposto a subitlo passivamente. Non puoi combatterlo... o lo accetti e sei dentro o lo rifiuti e sei fuori. E io sono tanto fuori!
Ieri stavo riflettendo su quello che sono e che sono stato e inevitalbilmente la mia mente è stata catapultata a quando ero un semplice studente liceale. Una delle tante, forse troppe, tacchette di una società che ti aprirà le porta, che ha bisogno di te, perchè tu sei il futuro, tu sei la società.
I professori usavano indossare abiti sagomati e guidare auto d'epoca... piccolo omaggio velato (e spesso non troppo velato) alla vecchia società, mica quella in cui noi saremo re, sudditi e universalmente protagonisti.
D'altro canto le mode passano ma la gente resta: quindi chi sa se ancora il mio liceo, quello che per me ha rappresentato il più grande spartiacque della mia vita, forse il mio maestro di vita per eccellenza, chi sa se si presenta ancora in vesti ottocentesche con somma maestà. Chi sa se c'è ancora lo sfegatato politico intenzionato a scioperare (non importa tanto il motivo quanto la sostanza), chi sa se ci sono ancora i litigi tra compagni e compagne, chi sa se ancora ci sono i leccaculo in prima fila e i disperati (da salvare, non da ammazzare) in ultima. Chi sa se i soliti ignoti non si presentano all'interrogazione di greco, chi sa se ci sono ancora gli "amori sui banchi di scuola" (spesso per non dire sempre, grandi amori associati a grandissime sofferenze). In fin dei conti questo era il mio liceo!
E chi sa se ci sono ancora io! Quel Marco che combatteva (perdendo, sia chiaro)contro un sistema che non lo convinceva, contro quelle convenzioni a cui non voleva adeguarsi, contro tutti e contro tutto... dopo tutto ancora una volta questo era il mio liceo. Chi sa se ci sono ancora quei professori prennemente mestruati (frustrati mi pareva troppo banale come termine) con l'unico scopo nella vita di vedere la pena e la sofferenza del povero burattino di turno nelle loro mani duranti una interrogazione in stile anni 50. Chi sa se ci sono ancora i sognatori, quelli che pensano davvero di poterlo cambiare quel sistema... quelli come me, che non si arrendono neanche di fronte all'evidenza di una sconfitta pressochè inevitabile. Poi ci saranno quelli con "la chitarra in mano" i quali a loro volta avranno trovato un modo per esprimere se stessi, salvo poi omologarsi al prototipo dell'incravattato nell'ufficio minaccioso del papi. Questo era il mio liceo e non sono convinto che ora sia poi molto diverso... ragazze impaurite dalla verginità che stanno per perdere, ragazzi che al contrario non vedono l'ora di dire addio alla stessa. Le sigarette consumate alacremente all'intervallo, talora nel bel mezzo di un cortile rinfrescato, tal'altra chiuso nei cessi degli scantinati, perchè lì i dittatori non ci possono venire... è terreno per la servitù.
Insomma per cambiare il sistema bisognerebbe esserci dentro, ma poi è ancora il sistema che ti ricambia e il ciclo è infinito... bisognerebbe essere professori... altra strada della vita, non la mia...

 
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Any Given Morning!

Post n°42 pubblicato il 19 Marzo 2007 da graziejas
Foto di graziejas

Mi piace arrivare sul posto di lavoro con un certo anticipo. Se non altro per gustarmi le più classiche vicende mattutine,di gente che va e gente che viene... di tipi umani per l'appunto!
Mi siedo usualmente su una non troppo comoda panchina di fronte a quello che (a giudicare da una prima occhiata) dovrebbe essere un venditore di biglietti di bus per Milano, piuttosto che "noleggiatore" di auto o taxi (servizi mica per gente come noi questi ultimi). Il tempo per accendere il computer e ammazzare i minuti mancanti in modo ludico ce l'ho, e talora non disdegno di approfittarne. Ma il momento migliore dell'attesa è chiaramente allorchè arrivano i primi voli di giornata, siano essi dal freddo nord europa, oppure dalle calde (quanto mai in questa annata) terre mediterranee.
Autisti incravattati di tutto punto aspettano al varco, con quei cartelli a metà strada tra la propaganda per l'azienda e la praticità più becera, l'ospite aziendale di turno, il quale è atteso in vesti dichiaratamente nobili. Quest'ultimo, magari proveniente dal mondo londinese, si propone invece in abiti più che sub-urbani, nella trapelante delusione dell'attendente. So però che il momento topico sta per arrivare, e allora mi pongo di tutt'orecchio sulla loro (presunta o reale) conversazione.
"hello, I need to go to the bathroom, first!"
"uooooot?"
"mmm toilette!"
"oh yes yes tualetteee, no problema"

Poi ci si domanda il motivo per cui l'italiano medio non è preso in condiserazione all'infuori dei propri confini nazionali (ammesso e non concesso che lo sia all'interno degli stessi).
Ad ogni modo è piacevole rendersi conto di quanto differenti possano essere gli stili di vita, in un convolgio però decisamente unico che è il "potere economico".
I francesi, poi, arrivano con la loro "plombe" che li ha sempre contraddistinti. Faccio fatica a seguire ogni parola che dicono, un po' per il mio francese che deve essere più che rispolverato, un po' perchè lo slang non agevola una immediata decifrazione.
Ad ogni modo tutti chiedono mediamente la stessa cosa rispettivamente nelle loro lingue: "per Milano?"... Credo per altro che l'addetto a rispondere a tali domande abbia una sorta di registratore multilingua in modo da poter dare sempre la medesima risposta di default: "in fondo sulla destra vendono i biglietti".
Si attende la consueta e rumorosa scolaresca proveniente chi sa da dove, ma costantemente caratterizzata dal classico "baccano giovanile" (non ho detto teen age riot, bada bene), per il quale gli operanti nel settore mondano-economico paiono rabbrividire, dimenticandosi troppo facilmente che loro per primi presumibilmente hanno (in un passato più o meno lontano) avuto quell'età e fatto quel "baccano".
L'ora di "arrampicarsi" alla volta dell'ufficio arriva... E' tempo di alienazione... alla faccia di Marx!

 
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Succedimenti e Accadimenti

Post n°41 pubblicato il 18 Marzo 2007 da graziejas
Foto di graziejas

Potrebbe anche sembrare solo uno di quei giorni in cui ti svegli svogliato, nella consapevolezza che la tua giornata sarà piuttosto lunga e stancante. Potrebbe sembrare uno di quei giorni in cui tutto è uguale: stesse persone, stesse convenzioni, stesse modalità, tu sempre lo stesso. Potrebbe anche sembrare uno di quei giorni in cui c'è il sole ma poi ti rendi conto che è coperto dalla nebbia, ovvero dalle nuvole. Probabilmente è esattamente uno di questi giorni!
Mi sono assentato per un certo periodo da questo diario un po' per la frustrazione dovuta agli impegni studio-lavorativi, un po' perchè, come talora mi accade, la mia vena poetica (già di per sè parecchio degradata) mi aveva momentaneamente abbandonato... Ed avendo sempre io una missione in ogni parola, in ogni frase, in ogni cenno o gesto, scrivere giusto per intrattenere la platea non mi si confa.
Questo ultimo mese mi è successo tutto e niente: la novità è che finalmente ho trovato la pace, la serenità, la tranquillità... per quanto questo possa valere, chiaro! Succedimenti quindi: incontri sporadici a Milano con amici (o presunti tali) piemontesi, i quali si propongono forzatamente in veste alto borghese, ma che poi alla fine paiono compiacersi di fronte a squallidi locali di periferia (quelli con le scritte "comuniste" sui muri antistanti ad essi) piuttosto che di fronte a "bettole" di tutto rispetto, anche esse rigorosamente nel bel mezzo del degrado civile e sociale. Visite ad ogni modo molto piacevoli, che spero presto di poter ricambiare.
E' successo che sono tornato ad occuparmi degli altri a "tempo pieno". E' successo che, non so bene per quale arcano motivo, persone di varie tipologie che avevo "accannato" (chiedo scusa a qualcuno per la citazione) si sono ripresentate in vesti di fate fiabesche, salvo poi ri-tornare a galleggiare nel buio. E'successo anche che in una domenica soleggiata di Marzo, la milanista è venuta con me allo stadio, ed è tornata a casa con le ossa rotte... o forse, ripensandoci bene, non patirà poi molto per quella sconfitta.
Potrebbe sembrare troppo ottimista questo intervento. Non trapela sofferenza alcuna, tutto è limpido, ogni parola al suo fottuto posto. E ancora una volta... mi spiace avervi deluso...

 
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Non confondiamo... nerazzurro è il colore di Milano!

Post n°40 pubblicato il 04 Gennaio 2007 da graziejas
Foto di graziejas

Milano è bella da far male. La madonnina risplende in una fredda notte dicembrina, attendendo il mattino seguente, quando lentamente fuimi di macchine di mettono in moto, popolando la metropoli. Milano è questo e molto altro. Milano è anche un quartiere squallido di periferia, dove le scritte di qualche "bad boy" fanno capolino sui muri perimetrali di una stazione abbandonata a se stessa. Milano è una serie infinita di cunicoli in cui profumi di panetterie sfolgoranti si mischiano ai mali odori dei rifiuti urbani. Milano è il traffico congestionato nelle ore di punta. Milano è la coda per accaparrarsi l'ultimo prestigioso biglietto per entrare nella Scala. Milano è la città del fashion, con tutto quello che ne consegue. Milano è il tram di legno che non tramonta mai. Milano è la gente, quella vera, quella che ogni mattina si sveglia e rende possibile la magia che ogni giorno investe questa fottutissima città, lucentissima ai miei occhi. Milano è questo e molto altro.
In tutto questo una passione travolgente che investe milioni di persone in tutta Italia, e che, naturalmente, vede il suo culmine proprio nella megalopoli lombarda. E' quella passione che tinge di nerazzurro questa città multiforme, quella passione che fa sì che ogni mercoledì ed ogni domenica ci sia trepidazione attorno ai televisori, oppure nei pressi di uno stadio, quello di san siro, che se è possibile non fa altro che aggiungere ulteriore magia attorno alla già fatata città. Milano che si presenta come non mai: migliaia di tifosi, ognuno con i propri sogni, le proprie aspettative, uniti da un grande grido, da un amore indicibile, incontenibile. La gioia mista alla sofferenza, l'ardore misto allo sconforto. In fondo questa è Milano! L'attesa per anni di aspettative distrutte, forse immotivate, l'orgoglio ferito troppo spesso da frecci scagliate a cuor leggero. Nessuno può sapere cosa significa essere interista. Nessuno può sapere cosa significa amare in modo così spontaneo, così dal profondo. Nessuno a parte quelli che ci sono dentro, quelli che ogni domenica si presentano al cancelletto di corrispondenza per accedere alla Scala (del calcio questa volta), chi, più fortunato, su poltroncine ricamate, chi in zone più popolari ma ugualmente calde, accoglienti. Non importa se la temperatura ricorda circoli polari oppure afose zone dei deserti del Nevada. Sono (siamo) tutti lì con il cuore in mano e le vita che ci scorre davanti. E' un amore che non può finire, ogni settembre tutto ricomincia, come se fosse la prima volta. E in questo caso la prima volta non è sui sedili posteriori di un'auto d'epoca senza più neanche il motore.
Milano è questo e molto altro. Milano è una luce soffusa che si addormenta lentamente, pronta a sorvegliare durante la notte, per poi ricominciare con tutte le sue emozioni, le sue speranze, le sue passioni il giorno seguente. Un altro giorno a Milano, dopotutto!

Per il momento passiamo un Natale da capolista...

A-Rod

 
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Qualcosa è andato storto!

Post n°39 pubblicato il 21 Novembre 2006 da graziejas
Foto di graziejas

Si sforza di proporsi interessante, ma si risolve ad essere solo sedicente. Con voce sgraziata mi chiama da lontano, e chiede che io la guardi mentre sguazza nuda nell’acqua. È subito, ed è senza pudore, e senza mistero: così non mi lascia niente dopo che l’ho salutata, la prima volta come la centesima, se non un sottile senso di disprezzo. Quando il mio entusiasmo per il suo corpo nudo si spegne, mi appare come un oggetto inutile, senza merito. Fa troppa mostra di sè, veloce ed evidente, e se lascia qualche punto vago, non incuriosisce. Si dilunga in affermazioni perentorie sulla propria persona. <<Io sono…>>, in testa. Ha cronicamente vissuto molte e molte esperienze, ha saggiato l’amaro sapore della vita e misurato sulla propria pelle la crudeltà del genere umano. È stata con ragazzi più grandi. La sua posa le richiede un elevato impegno, una costante fatica. Talvolta ha momenti di cedimento. Per questo è poco stabile di carattere. Da persona matura, giura che non pretenderà mai niente dalla mia persona. In realtà, sin dal primo momento porta nei miei confronti un nutrito e infausto bagaglio di richieste (inesplicate), di gelosie (sproporzionate), di aspettative (ingiustificate).

 
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Outside the wall

Post n°38 pubblicato il 16 Novembre 2006 da graziejas
Foto di graziejas

Scene d'altri tempi insomma. Luci soffuse, talora irradianti, nel prolungato (ma non troppo) week end toscano. Troppe banalità sono state dette, scritte, pensate a riguado; troppo scontato è il mezzo di comunicazione che deve per forza di cose discernere la razionalità dal sentimento, il corpo dall'anima. Questo è stato il concerto in maremma, questo e molto altro a dire il vero. Floydiani da tutta Italia riuniti, solo per assaporare momenti magici, in cui a dominare non è la voglia di esibizione o la gara di popolarità, ma il sentimento, quello vero, quello puro, l'amore per qualcosa di eterno, la passione di una vita. Lascio a voi le cronache dei viaggi, gli insipi resoconti da sussidiario scolastico, le smielate citazioni di scrittori qualsivoglia. Qui si parla d'altro, noi siamo grunge! E non ha più davvero importanza se questo "tributo" (che brutta parola, chiedo venia) ha offerto più errori che spunti interessanti, perchè la tavola era imbandita ugualmente, la gente in delirio, gli animi in eccitazione. E anche la "trans agonistica" non ha rilevanza nel momento in cui basta uno sguardo per intendersi, sguardi che non hanno mai avuto antecedenti, visto che questi pazzi floydiani si incontravano per la prima volta. E non starò qui a spendere pagine per i soliti e squallidi ringraziamenti perchè quello che sento dentro credo sia molto simile a quello che hanno sentito o sentono anche gli altri, e ogni ringraziamento sarebbe superfluo, di fronte alla medesima onestà sentimentale e forse anche intellettuale.

Tutto è bene quel che finisce bene, direbbe qualche sgraziato vecchietto nella milano ormai fredda e spoglia di foglie. E forse il rientro non è doloroso, visto che queste sono esperienze che ti segnano nel profondo; e non c'è posto dove tu possa andare per dimenticarle, perchè vengono a far parte di te. Banalità dunque? no, ragazzi, niente affatto... qui stiamo parlando di qualcosa che non si può descrivere attraverso un pc, e forse neanche attraverso le tanto odiate (o amate?) parole.

In tutto questo non poteva mancare lei, che ha sopportato tanto, forse troppo, "rumore" solo per stare con me, qualore servisse ancora dimostrare quanto io sia in debito nei suoi confronti. La prima notte fuori casa. E non eravamo in un deprimente motel sulla route 66, magari nei pressi di un villaggio a Kansas City. Eravamo vicino al mare, come gabbiani. Eravamo in montagna, come aquile vigilanti, eravamo ovunque, ma eravamo noi!

E nonostante abbia suonato male come non mai, è stato decisamente il più bel concerto della mia vita...

Appuntamento a fra 6 mesi??

A-rod

 
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Torino: prove tecniche floydiane?

Post n°37 pubblicato il 06 Novembre 2006 da graziejas
Foto di graziejas


I lavori in corso lungo la parte più travagliata della A4 non hanno impedito di raggiungere in poco tempo Torino. La città piemontese, fiore all'occhiello del barocco si è subito presentata in tutta la sua glacialità. Mi piace. Camminavo sotto i lunghi e fastosi porticati tra un negozio e un altro (tutto in stile floydiano naturalmente) e mi sembrava di essere in un posto diverso dal solito, più spazioso, meno opprimente della megalopoli in cui vivo.
Ma il vero motivo di questa trasferta era quello di provare sino alla nausea in sala prove le canzoni che poi sarebbero state suonate al super concerto che ci aspetta il prossimo week end in quel di Livorno. In realtà si è rivelato molto più di questo. Una pizza in compagnia, un pomeriggio passato nella sala prove del quartiere più underground (e io ci sguazzo nel grunge metropolitano) torinese, e tante, ma non troppe, facce nuove.
La sera era il Po a dominare le aree intorno a noi, la luce soffusa di una città che non chiedeva altro che di riposare, con le sue foglie sparse in un inverno preannunciato. Faceva freddo a Torino nella casa collinare, in una delle zone più borghesi (eufemismo forse...) del capulougo piemontese. Non era la casa degli spiriti, era fredda, ma molto accogliente: le strimpellate in piena notte in una fusione floydiana di trans assoluto e razionalità devastante.
La notte non tardava a calare, ma per noi sembrava sempre giorno... come ai bei tempi! Pareva un santuario quella stanza: poster, foto, gagliardetti e bandiere granata! Fatto sta che non si tergiversava fino a notte fonda, si suonava in maniera discreta ad oltranza, corpo e mente permettendo.
L'indomani era tutto finito: un bauscia resta sempre un bauscia e allora si torna a Milano. L'inter strapazza l'Ascoli a san siro e poi tutti a casa perchè...

... quella sera avevamo ospiti a cena...

ma questa è davvero un'altra storia!

A-Rod

 
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Come Te Nessuno Mai

Post n°36 pubblicato il 30 Ottobre 2006 da graziejas
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Una serena notte pre-inverno è forse la cornice adatta per intavolare questo intervento. La musica (grunge...) fa capolino dalle casse del mio pc, e io steso sul letto di una camera più che mai serena, adesso che le pareti hanno ripreso il pallido colore del bianco più intenso.
E' stato un compleanno bagnato, sotto la pioggia! Per altro locali semi deserti sembravano proprio aspettare noi nell'hinterland milanese, con musiche proibitive (eh noi siamo troppo grunge per tutto questo), televisione spazzatura a ripetizione, patatine fritte e fredde, ma il calore che non sentivo da tempo... nonostante la pioggia, sia chiaro.
Forse sono diventato anche fin troppo silenzioso, ma non di certo perchè non  abbia abbastanza cose da dire; è solo che, come spesso succede, le parole tendono a sminuire i sentimenti, le sansazioni. Eppure di parole per descrivere questo momento ce ne devono essere davvero tante, ma ancora una volta preferisco far parlare gli altri... e sono certo che le persone che devono sentire, lo stanno facendo in maniera molto più intensa di quanto possano fare di fronte a lacustri suoni attuotiti dall'aria che ci circonda.
E' anche passato un ween end di portata devastante: la notte di san siro (o forse dovrei dire "della birra"), il pomeriggio domenicale, sotto il sole, al buio di una stanza piena di luce! Di tante cose potrei parlare, ma credo che questa volta non mi dilungherò in sproloqui, piuttosto preferirei chiudere nel mio stile... quello grunge appunto...

Non so come andranno le cose, non lo posso prevedere. Non so neanche come stanno al momento le cose, ma so per certo che per quel poco che ne so... quella torta di mele è tra le migliori di sempre e fa poca differenza se alle cinque del pomeriggio, durante un film dal regista scadente e gli attori piagnucolanti, a dominare è la luna... nel buio di quella stanza piena di luce!

A-Rod

 
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A Bronx Tale

Post n°35 pubblicato il 04 Ottobre 2006 da graziejas
Foto di graziejas

Qualcuno di voi avrà certamente visto quel film. De Niro è un bus driver e suo figlio cresce a contatto con la mafia newyorkese tra una partita di poker e un'altra. Ad ogni modo secondo Sonny (il boss di turno) per avere la certezza che una ragazza potesse essere affidabile e quindi meritasse fiducia in qualsiasi ambito, la stessa avrebbe dovuto una volta salita in auto dalla parte del passeggero aprire la serratura da dentro della portiera del guidatore, il quale non avrebbe così dovuto usare le chiavi. Oggi è tutto più difficile perchè le auto hanno le chiusure centralizzate, molto spesso con il telecomando. E allora oggi come si deve fare a capire se una ragazza è meritevole di fiducia? Come si può capire se in qualche modo valga la pena o meno di investire su di lei? Domande la cui risposta resterà sepolta ancora per molto tempo, specie se ci si continua a basare su eventi occasionali.

Quello che è però certo, è che fino ad ora di persone in quel modo ne ho incontrate pochissime, probabilmente nessuna. Tutte, infatti, sono pronte a pugnalarti alla prima occasione, per errore o per ripicca, pronte a tradirti senza ritegno, pronte a sferrare l'ennesima freccia contro il tuo punto più debole... a colpo sicuro naturalmente. Le mie difese sono piuttosto efficienti, ma ci sono certe situazioni per le quali è praticamente impossibile offrire protezione totale... e allora si incassa il colpo duro e si va avanti... ma non senza ripercussioni.  Vorrei davvero poter dire basta a tutto questo, vorrei davvero poter trovare qualcuno che sia sincero, onesto, fedele, amico fino alla fine e non fino a che così si conviene. E questo, naturalmente, in ogni ambito. E allora niente più stucchevoli meretrici da passeggio! Quelle le lasciamo ai boyscout nazional socialisti... Noi siamo troppo "Grunge" per tutto questo!

Le stagioni fredde incalzano e con esse anche le solite considerazioni su un anno che sta finendo, su cosa ci si aspetta dal futuro e via dicendo. Onestamente non mi aspetto proprio niente dal futuro. Forse mi piacerebbe tornare ad essere il ragazzo del liceo, quello che stava in ultima fila ad ammirarla ogni giorno... LEI! O forse mi piacerebbe continuare ad essere l'indisponente Marco di ogni giorno... e forse Kurt ne sarebbe stato più contento. Alla fine sarò semplicemente me stesso, come da 23 (quasi) anni a questa parte. E il prezzo? Beh, solitamente sono una persona scomoda come tutti quelli che sputano sentenze taglienti, ma maledettamente vere. E qualcuno mi capirà... di questo ne sono certo!

E ci sono buone possibilità che sia sulla strada giusta!

A-Rod 

 
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Happy fuckin' birthday

Post n°34 pubblicato il 07 Settembre 2006 da graziejas
Foto di graziejas

Inspiegabilmente dopo pochi giorni ero di nuovo a casa sua. Steso su quel letto sopraelevato con di sottofondo la consueta musica scadente, alla luce soffusa di un semaforo rubato (come in ogni telefilm che si rispetti) e poi... oltre alle stelline luminose sul soffitto, la sterminata fila di peluches con tanto di illuminazione riservata... anche se non era natale. Tutto questo con la netta sensazione che la maggiore età stesse per arrivare per davvero, che il tempo passa anche per lei e che nessuno può tornare indietro... neppure lei!
La vita va avanti tra alti e bassi, come sempre...

E aidi che fine ha fatto? Voglio dire, quella ragazza che sta in quella stanza dalla quale si vede anche il lago...? beh, ragazzi, credo che come spesso accade in questo mondo si sia offerta al miglior offerente. Oppure è sepolta in qualche cimitero in stile molto anglossasone... uno di quelli in cui puoi entrare con l'auto, lasciare il tuo convenzionale saluto (talora calando qualche fiordaliso acquistato abusivamente all'ingresso dello stesso) per poi sgommare al di fuori, seguendo il sentiero... quello meno scosceso ovviamente!
Ovunque sia, qualunque cosa stia facendo in questo momendo, resterà per sempre al centro del mio cuore, che ormai si è presa in maniera avvolgente e non tanto facilmente mi verrà restituito.

E in mezzo a questa situazione Marco (il girardengo...) come sta?
Lui sta meglio che può, cerca sempre di dare il meglio di sè in ogni cosa, nella musica, nell'amicizia, nell'amore... insomma lui è lo stesso di quando aveva 18 anni e voleva prendere a pugni il muro, inconsapevole del fatto che per quanto il muro si fosse rotto non si sarebbe mai fatto del male... a differenza sua, del girardengo! Ora ne è consapevole a allora preferisce parlarci con il muro, con gli amici, con i nemici... che tanto non fa molta differenza amare od odiare, no?

Ma torniamo a noi... la festa di compleanno! Nessuno poteva figurarsi immagini più banali nel principio: salamelle bruciacchiate, costine in quantità per coloro che desiderassero passare un intenso sabato sera con il mal di pancia, stuzzichini molto tipici, la gente che mormora,probabilmente parlando della pace in medio oriente, Marco che pensa alla sua "teoria dell'opinabilità" (paradosso bello e buono) e poi c'era lei.. la festeggiata! Me ne stavo seduto sulle sedie attorno al tavolo di legno senza riuscire a trovare le parole per conversare, oppure adeguandomi ai discorsi da trivio che solitamente vengono proposti a manifestazioni come quelle (a dimostrazione per altro della mia scarsa versatilità come interlocutore). Lei era stanca chè quel giorno aveva lavorato (la minatrice)!

E io la ringrazio... perchè quello che lei sta cercando di fare per me (che sia in buona fede o meno) ha un valore oltre misura. E a questo punto poco importa quanti secondi, minuti o ore manchino alla fatidica maggiore età (che poi alla festa, un'altra, la reginetta [per età, abbiate pazienza] era proprio lei...)

E le cose vanno esattamente come è giusto che vadano (almeno fingiamo di crederci)...

Ah dimenticavo... buon compleanno!

A-Rod

 
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Alex inutile e triste come la birra senz’alcool

Post n°33 pubblicato il 30 Agosto 2006 da graziejas
Foto di graziejas

Quindi un'altra fottuta estate se ne è andata: lo si può facilmente intuire dal fatto che la metropoli rivede il suo cielo rosaceo (a causa dell'inquinamento... non pensiate sia una cosa romantica), il traffico si fa nuovamente pressante e il vecchio Marco (e poco ci manca ad essere davvero quel Girandengo un po' più basso e rock) sembra essere tornato a brillare di luce propria, salvo poi spegnersi come una candela sotto un gelido temporale. Ho dovuto dire addio ad una di quelle persone che fanno la differenza, una di quelle che incontri solo una volta nella vita; ho dovuto mettere pesantemente mano su me stesso per evitare di crollare (per restare nel "falsamente depresso"); e allora eccomi qui... dopo tanto tempo a provare a mantenere viva la mia comunicazione con il mondo, che tipicamente gradisce ignorarmi e probabilmente non smetterà di certo di farlo ora. Ah certo, poi c'è quel libro maledetto...

Non ho mai amato particolarmente fare la cronaca dei fottuti eventi della mia vita e non vedo il motivo per cui questa dovrebbe essere la sede. Dirò solo che l'estate se ne è andata tra giri presso i colli laziali, piuttosto che bagni in terra sarda, qualche bizzarra idea (maledetto me stesso) di improvvisarmi menestrello da paese sotto gli alberi... però quel maledetto libro c'era sempre...

poi come sempre arriva il momento in cui i conti con te stesso li devi fare per davvero, una di quelle notti in cui non riesci a dormire, oppure una di quelle notti in cui vai a dormire in trasferta, magari da un'amica, oppure più semplicemente nella camera in cui hai dormito per 20 anni, salvo poi essere schiacciato dalla sensazione di essere troppo piccolo per quella stanza che ogni fottuto giorno si allarga di più. e poi c'è quel libro, certo, ... che non inizia e non finisce e.

Nulla è cambiato intorno a me, quasi come se tutto aspettasse il mio ritorno senza infierire, quasi disinteressato. Anche se ripensandoci bene, molte persone non si sono disinteressate: del resto ancora una volta a fare la differenza sono i dettagli... magari anche solo stare sui gradini mentre la sigaretta (non mia chiaramente) si consuma lentamente ma intensamente. Oppure farsi prestare quel maledetto libro da un amico, oppure sentire i Clash (che io odio), oppure...

E allora ecco un nuovo anno che inizia, la nuova stagione che incalza e la voglia di chiudere un capitolo per cominciarne un altro (sperando che sia meno putrido nel finale), farsi come sempre trascinare dalla potenza della musica (che tanto "non sono mica tanto diversi il jazz e il punk, si diceva alle volte"), e scrivere alla luce soffusa (soave???) di una notte di mezza estate pensieri risonanti, frustranti, semplicemente devastanti!

Ora dovrei pensare ad una chiusura per questo "inutile e triste" intervento... ma...

"ma sì, ma sì, lasciamolo correre questo ragazzo, e date retta al sottoscritto che lo conosce da sempre. Se ha gli occhi un po' lustri, è per via che il vecchio Alex, quando fila così come il vento"...

A-Rod

 
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Febbraio

Post n°32 pubblicato il 24 Maggio 2006 da graziejas
Foto di graziejas

Era inverno, la città era vigorosa, e gli istanti erano veraci ed incoscienti. Venne febbraio e la mia vita ne fu travolta. In pochi giorni ogni cosa fu mutata, trasfigurata. Andai ad abitare nelle vicinanze di un boulevard a lastroni rossi, solcato da aceri dal tronco chiaro, dove antichi palazzi si scrutavano con diffidenza. Quel viale era il paradigma dell’intera città. Vi confluiva una strada spoglia, fredda, pavimentata in lastre di cemento, che conduceva dritta sino ad un parco, aperto, luminoso e spettrale di luce lattea. Non lontano dal primo incrocio stava, nascosto, il cortile buio ed ambiguo della mia casa.
La scrittura richiede esercizio e pazienza. E quell’inverno io scrivevo, scrivevo più di quanto avessi mai fatto. Vendevo infatti le mie dita per la scrittura, e le vendevo a poco prezzo, per pagare il letto basso delle mie notti affrettate. Ma presto sopravvenne un risvolto imprevisto. L’abitudine della scrittura serale intima e sconnessa cominciò a staccarsi dalla mia pelle, come le incrostazioni dall’intonaco di una parete. Dal momento che venni impiegato come giornalista, dovetti assistere al crollo della spinta del mio stile. Mi ero istituzionalizzato.
Consideravo che l’opinione generale sulla mia esistenza non mi si addiceva. D’altra parte non mi riusciva di individuare responsabili di questo insuccesso al di fuori della mia persona. Quando mi mettevo a pensare ero afflitto dall’inconsistenza dei miei progetti letterari. Nessun approdo in vista, nessuna rotta tracciata; e l'età che cresceva. Certe volte mi ponevo delle scadenze ultime: se entro tot anni non avessi portato a termine un romanzo, un romanzo intero, per quanto difettoso, avrei ammesso con dignità il fallimento.
Dividevo una stanza in un soppalco con uno studente di Taranto dalla voce sottile ed i modi garbati. In alcune occasioni sapeva farsi piccolo, efebo, lamentoso, più di quanto già non fosse. Dentro di lui agivano lacerazioni violente, incertezze ammesse all’autocritica solo di recente, in grave ritardo. L’idea di una loro risoluzione andava sfumando. Era frivolo e triste, ma non mi piaceva.
Le mie ultime note di fedeltà ai ritmi circadiani si dissolsero. Le notti diventarono sottili, sottilissime. Le mattine scomparvero. Ad un certo punto non mi sarebbe stato difficile farmi assumere come portiere notturno o come guardia giurata.
Mi aggiravo in casa scalzo, affamato e infredolito; fra le stanze polvere, ronzii, fragore. L’appartamento e i suoi spifferi; le luci fioche; il mobilio sconclusionato; le sbarre alle finestre; il boschetto malsano sul retro del bagno. Il ventre che reclama. Reclama una voce, reclama un corpo da piegare attorno a sé.

 
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Venditore d'aria... Let's Fucking Rock

Post n°31 pubblicato il 06 Aprile 2006 da graziejas
Foto di graziejas

In effetti mi sono preso una lunga pausa di riflessione, ma poi ho improvvisamente realizzato che scrivere qualche piccola e inopportuna considerazione su queste pagine mi mancava immensamente. Da qui, quindi, la mia decisione di riprendere a titolo più o meno definitivo (il tutto va ovviamente preso con le pinze) la mia attività forense e di venditore di aria.

Esattamente non so come si possa riassumere questo lungo mese di latitanza, ma forse semplicemente ho avuto modo di concentrarmi più su me stesso, cosa che non facevo da parecchio tempo. Salvo poi scoprire che non è quello che voglio! Ci sono troppe situazioni sospese per persone a me più o meno care (Fabio, non ultimo... ed è la prima volta che faccio nomi sul mio Blog) che spero si possano risolvere per il meglio. Situazioni in cui io proprio non posso intervenire, con la solita, inquietante e frustrante sensazione di impotenza.

La verità è che voglio tornare a suonare! Non le canzonice da 4 titoli di San Remo sulle afose spiagge talora di Rimini, talora di Iseo, talora nel prato di casa mia (nel caso migliore) o sull'erba sintetica del balcone milansese (nel peggiore). Sento il bisogno di provare a trasmettere qualcosa che ho dentro attraverso la musica. Qual mezzo migliore d'altra parte? Eppure è così maledettamente difficile: andiamo, io non sono un artista, io sono un fannullone, un venditore di aria, appunto. Eppure ci devo provare, me lo sento dentro, a costo di fallire ancora e ancora e ancora.

Va a finire che capire le persone diventa ogni giorno più difficile e intrigante. Per esempio mi domando sovente il motivo di alcuni atteggiamenti di taluni, in generale, non necessariamente nei miei confronti. Per esempio, ci sono persone che hanno paura delle conseguenze delle loro azioni che sanno essere decisamente sbagliate. Però mettiamo che quelle azioni (per quanto sbagliate) siano davvero ciò che più desiderano in questo momento... bene, in quel caso io, umile venditore di aria, dovrei incoraggiarae o scoraggiare tale persone da tali azioni? E' solo il delirio di chi ha bisogno di evadere o c'è davvero un senso profondo dietro a tutto quello? Sono domande struggenti per me, figuriamoci quanto lo sarebbero nel caso in cui fossi io a dover prendere quelle decisioni.

Con questi dubbi per la testa mi accingo a prendere in mano una chitarra demodè e con "the final cut" rigorosamente a volume basso per non perdere contatto con ciò che succede nelle zone circostanti, spero di trovare risposte che temo però di non riuscire a trovare. La mia è psicologia da quattro soldi, da tipico venditore di aria...

Ultimamente ho anche avuto l'impressione che alcune persone stiano lentamente crescendo e capendo quale è la differenza tra le cose importanti nelle relazioni e quelle superflue che non fanno altro che appesantire ulteriormente una vita che di certo già al momento non è leggera. La cosa mi ha sorpreso parzialmente, in attesa di piacevoli conferme.

Prima o dopo... anche io riuscirò a scrivere una canzone rock per tutte queste persone, con una in particolare... il nome è superfluo... tutti sanno di chi sto parlando!

A-Rod

 
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Sopranos

Post n°30 pubblicato il 17 Febbraio 2006 da graziejas
Foto di graziejas

Di tempo ne è passato dall'ultima volta, e me ne rammarico! Non perchè non ho aumentato la mole di interventi presenti in questo blog, ma perchè mi sentivo vuoto, come se non avessi più niente da scrivere. In realtà di cose da scrivere ce ne sarebbero molte, ma è un periodo in cui le parole rimangono strozzate nella gola ed esternarle (anche solo pubblicando in queste pagine) diventa quasi una impresa. Le mie giornate sono diventate piuttosto uggiose ultimamente: tanti, troppi esami (la maggior parte dei quali andati male, come è tipico), la voglia di evadare da una vita che in questo momento non mi piace, la voglia di tornare a scrivere canzoni che vengono puntualmente buttate nel dimenticatoio come una foto sbiadita di altri tempi, la voglia di dedicare più tempo alle cose di cui mi importa veramente, il desiderio di passare più tempo con le persone che amo! Tutto questo mi manca. So bene che tutto tornerà nella routine non appena questa insidiosa sessione di esami sarà finita, ma la vedo ancora come una meta molto lontana e mi sento nel bel mezzo di un cammino in cui il sole è battente, il caldo è soffocante, la gola è completamente secca e l'oasi è molto distante ancora. Detto questo, non mi innervosisco e continuo a tenere fede alla mia calma mesozoica in attesa della tanto sospirata fine. Se mi fermo per pochi attimi a pensare a quello che mi sta capitando, mi accorgo che sono stato catapultato veementemente in quella che io definisco "la milano vera". Quella fase in cui ti riconosci pienamente in quelli che sono i clichè più vecchi del mondo di una città che non ti concede di respirare. Non mi sento soffocare, tutt'altro... e neanche sotto pressione, niente affatto! Mi sento semplicemente parte di tutto questo: della nebbiolina che raramente concede il sole, del rumore infernale dei camion sulle tangenziali, persino delle grida dei ragazzi festanti all'uscita della scuola. Sensazioni che per lo più ignoravo astutamente in tempi non troppo precedenti a questo. La mattina usualmente mi accorgo anche del cinguettio di qualche uccello appolaiato bellamente sugli alberi senza foglie che inondano le zone circostanti la mia abitazione metropolitana. Ma, ripeto, il tempo per pensare a tutto questo mi viene offerto con il contagocce, perchè vengo immediatamente richiamato all'ordine non appena l'orologio (sia esso sul mio braccio o dominante su qualche parete sparsa) mi informa del fatto che il tempo restante per accrescere culturalmente si restringe sempre più. Ed è proprio su queste riflessioni (decisamente noiose, me ne rendo conto) che la mia attenzione viene bruscamente spostata sulla vita di Tony Soprano. Lui, mafioso incallito della New York dei giorni nostri, dedica la vita alla nullafacenza più assoluta. Non scadenze, non pressioni, non doveri o compiti. Onestamente non credo che Tony sia felice della sua vita, come del resto tantissime altre persone di mia conoscenza e non, ma credo che a differenza delle altre lui sia annoiato. Io non voglio essere annoiato!

Ecco perchè mi dispiace così tanto non poter passare più tempo nelle cose e con le persone che più amo!

A-Rod

 
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Ja, Herr Direktor!

Post n°29 pubblicato il 03 Febbraio 2006 da graziejas
Foto di graziejas

Sono un giornalista, sono uno scrittore, mi guadagno il pane scrivendo. Le rivelazioni dell'inverno. Candelora candelora, de l'inverno semo fora. Sono un umile cronista, uno scribacchino, un cuoco di redazione, ho il computer più vecchio del gruppo, lo schermo più piccolo, la tastiera  più legnosa. Su un autobus di periferia pensavo alla mia vita, con dolcezza. Cercavo i lineamenti del conforto. Non ero soddisfatto. Indagavo gli occhi sfibrati degli uomini del giorno che cade. Non ero soddisfatto. L'autobus arriva al capolinea, scendere con ordine. Con una mancanza ricordata ed attuale. Non sono soddisfatto. Ma io scrivo.
Sono diabolici gli uomini dagli occhi chiari. Ho un amico dagli occhi verdi, verdi come un'ascensore. Ho un'amica dagli occhi chiari che poco so. Condizione d'amicizia di pregio: episodica emancipata.
Una guida turistica ha imparato il mio passato. Lo distribuisce agli avventori con il distacco del tempo, lo distribuisce ai curiosi con il vanto sottile del possesso. Una storia mordente e rara; ed è già sua (ed io, io sono anche divulgatore). L'esilio tirato per altri quindici giorni. Un calendario che esige rigore.
Flavia, potrebbe essere il tuo nome. E' che non riesco proprio a sentirli bene, i tuoi amici. Si chiama poche volte, il nome di chi si conosce. Ci incontreremo ancora, in chiostri, corridoi d'ospedale, su scale di città?

 
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Back??

Post n°28 pubblicato il 26 Gennaio 2006 da graziejas
Foto di graziejas

Non lo so nemmeno io quale sia esattamente il motivo per il quale è passato così tanto tempo dal mio ultimo intervento. Forse stavo solamente aspettando l'evento giusto per sporcare il bianco (ma non troppo) di questo sfondo. In effetti di cose ne possono essere anche successe tante, ma sono più una serie di circostanze sparse e sfavorevoli che al momento non riesco quasi nemmeno a rimembrare... o forse mi rifiuto! Ad ogni modo quest'oggi vorrei parlare delle reazioni. Reazioni intese in diversi ambiti.

Purtroppo le cose non vanno sempre come ti aspetti o come speri e questo genera per l'appunto le reazioni più svariate di fronte alla sorpresa/delusione. Se potevo avere dei dubbi sul fatto che non fossi più quello che ero qualche mese fa, ora ho la netta convizione che davvero ci sia qualcosa in me che non funziona o che cmq deve essere sistemato. Non voglio che diventi una cosa ciclica: le persone si affezionano, alla prima difficoltà si allontanano, poi forse tornano, forse no, ma alla fine il ciclo ricomincia. E io so di avere i mezzi per poter fare in modo che i cicli vengano spezzati, perchè credo che l'amicizia e l'amore siano davvero due delle poche cose per cui valga la pena vivere. E credo che la consapevolezza di avere le capacità ma senza mai riuscire a metterle in pratica mi stia piano piano spegnendo e rendendo passivo di fronte a ciò che succede. Io non ho nessuna intenzione di smettere di combattere, di crederci fino in fondo e alla fine vincerò, alla fine ce la farò. Mi spiace davvero tanto di non riuscire più ad essere decisivo nelle situazioni difficili (sia interne che esterne a me), mi dispiace sentitamente. Mai una parola giusta per nessuno, Mai una scelta azzeccata! Se non quelle, appunto, conduttrici della vita! E che nessuno si spaventi... sto tornando per davvero. Io voglio e devo tornare! Io devo aiutare le persone a cui voglio bene, le persone che amo, le persone per le quali trovo da vivere ogni giorno... io lo farò! Le reazioni che ho avuto in questo periodo per quanto sbagliate in senso assoluto, credo che possano essere approssimate ad azzeccate (una volta tanto) nel senso presente e come investimento per il futuro. Ho bisogno però che anche le persone che mi accompagnano giorno per giorno siano insieme a me... mai un passo da solo... mai! La mia assenza potrebbe diventare ancora più lunga in questo periodo di esami pressanti e di poca, pochissima concentrazione sul mondo universitario. Non manca davvero molto al mio ritorno... ma sempre con l'umilità che credo mi contraddistingua!

D'altro canto anche loro sono tornati... nel bene o nel male!

A-Rod

 
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Joni Mitchell nell'aria

Post n°27 pubblicato il 20 Gennaio 2006 da graziejas
Foto di graziejas


Un esame il giorno 24 mattina, e sono già al 19 sera, e restano troppe
pagine ancora da sporcare col mio sapere. Scrivo dell'urgenza
universitaria eppure fatico a farla entrare nei miei pensieri come
tale. Altro mi occupa, altra data. Altro giorno di altro mese. Tale 1
(uno, primo) febbraio di promesse generose: casa nuova e lavoro nuovo.


Cronista spedito a vagare per la grande città, per scrivere su di essa. Cronista, ripeto, e da 150.000 copie a settimana. Con lettori distratti
e spenti, ma - ben inteso - LETTORI. Cosa sperare di meglio? Sarò
pagato per condurre la mia usuale esistenza da girovago osservatore,
autorizzato alle domande e rifornito di taccuino...

E di nuovo residente, anche. Salgo l'androne delle scale, quadrato, del mio
vecchio palazzo. Vasi di fiori costellano le ringhiere interne, una
vetrata dalla cima illumina del cielo alto i miei passi. Corridoi
angusti si snodano come serpenti. Fra gli angoli piccoli morbidi numeri
e lettere, chiari, sulle porte interne. Gli abitanti coltivano gentile
riserbo. Cunicoli intrisi dell'ambiguità scrittoria, odore di bohème.
Le donne di Modigliani hanno dormito qui. Due generazioni trascorse,
forse anche tre, fra quelle pareti. Pareti nella luce bianche, quasi
perlacee, o eburnee. Poi, in alto, si anneriscono, prendono un'aria
saggia. Tu, città, così popolare e dignitosa, mi innamori. Di giorno,
nella corte centrale, apre uno studio di grafica, un atelier: ecco lo
spirito dell'oggi. Ma quando affianca le biciclette malandate, messe lì
a riposare, deposte come antiche compagne, che strano, non stona.

Tante figure così prossime mi frastornano, mi fanno trasalire di entusiasmo. Ogni cosa nuova, radicalmente nuova. Gli inizi, che cosa brillante e tumultuosa!
 

 
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Hero

Post n°25 pubblicato il 06 Gennaio 2006 da graziejas
Foto di graziejas

Martin scorsese lo riesce a far capire molto meglio di me. D'altro canto lui può avvalersi di mezzi artistici a me ignoti, ma credo di poterci quanto meno provare ugualmente. Chiunque può facilmente capire che le cose non possono sempre andare come pianificate, non essendo noi in grado di controllare i molteplici fattori che si insinuano ogni giorno nella nostra esistenza. Ma chi dice che allorchè le cose non vadano come pianificate sia necessariamente un male? Molte persone avrebbero bisogno del mio aiuto e io, mortalmente disponibile a dare una mano a qualcuno nel bisogno, quasi sempre cerco di mettere tutto me stesso al fine di aiutare codeste persone. Credo che Scorsese lo facesse pure. E credo che lo facesse meglio di me (in realtà potrebbe farlo tutt'ora ma sarebbe troppo facile). Nella vita non si può sempre vincere, anzi spesso di perde. Ma quando hai perso devi imparare dalle tue sconfitte: spesso nei film del di cui sopra l'Hero di turno (sia esso uno sbarbato De Niro o un Joe Pesci in gran rispolvero) perde. Ma la loro sconfitta risulta essere di valore e di aiuto per tutti. Cercando con le dovute restrizioni di riportare tutto al mio livello, vorrei dire a tutte quelle persone (le quali sovente neanche mi leggono) che se non riesco a trovare la soluzione a tutto non è perchè io non voglio, ma perchè non ci riesco... e ci provo per davvero! Sono per altro molto contento che nonostante la mia partecipazione sia stata scadente ultimamente tutto si stia sistemando come è bene che sia. Non me ne vogliano i miei amici (parola impropria, me ne rendo conto)  ma ultimamentene sto cercando di concentrarmi un po' di più su me stesso e sui miei di problemi. Perchè se è vero che posso risultare utile (o almeno questo è quello che credo) per cose completamente esterne a me, è anche vero che sono una frana (letteralemente) nelle cose che riguardano me. E quindi provoco danni su danni. Ultimamente quindi ho deciso di investire tutte le mie forze su me stesso e i risultati credo che siano tutto sommato positivi, anche se ancora decisamente altalentanti. Questo non per egoismo, ripeto. Non mi piace fare la cronaca della vita, ma neanche essere un venditore di aria... i sentimenti contano e quando sono messi in discussione oppure quando si è in un momento in cui tutto ti sembra cadere addosso, sono disposto anche ad interventi radicali (se necessari). Detto questo è evidente che non posso rinunciare alle amicizie o agli amori della mia vita, esclusivamente per una questione di mancato tempismo. Eppure spesso succede! Succede che le persone che si sentono sole si trovano nelle situazioni sbagliate al momento sbagliato, succede che le persone che credono di odiarmi in realtà fingendo di odiarmi fanno la scelta migliore (inconsciamente e per se stessi, sia chiaro), succede che passare il capodanno nella mia dimora milanese diventa più piacevole che in ogni altro posto, seppure più integrante/integrato. E tutto questo accade senza che io faccia grandi cose perchè accada. Il che mi fa pensare che le cose per lo più andrebbero cmq per la loro strada, a prescindere dal mio intervento. Mi rendo anche conto però che a volte l'intervento si rende più che necessario e la mia "passività" degli ultimi tempi non agevola. Se una persona è decisa a scappare da me (per paura, per odio o per amore) il Marco di qualche tempo fa (e stiamo parlando di mesi, non di secoli) avrebbe fatto di tutto per far sì che la fuga fosse evitata, mentre oggi Marco sta a guardare. Io non lo so come Scorsese si comporterebbe in questa situazione e guardare i suoi film non mi aiuta più. Sono talmente concentrato sulla mia vita che non riesco più a vedere che intorno la gente ha ancora bisogno di me, o forse lo vedo, ma poi rimango attonito, impassibile. E questa cosa mi fa schifo. Un giorno tornerò! Forse sarà troppo tardi ma tornerò! Per ora cerco di portare a termine il lungo cammino che ho intrapreso per tenermi stretta la persona decisamente a me più cara, cercando di non dimenticare che attorno a me ci sono persone che hanno bisogno di me. Spesso, però, anche io ho bisogno di loro!

Ragazzi, io non sono un Eroe!

A-Rod

 
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Santo Natal

Post n°24 pubblicato il 26 Dicembre 2005 da graziejas
Foto di graziejas

Finalmente è finito! Odio il Natale, lo odio per davvero. E la cosa peggiore è che non riesco mai a restarne indifferente, specie di fronte a tutte quelle usanze pagane che ormai hanno sostituito degnamente "l'importanza religiosa" di tale evento. Quindi, dal momento che il 25 di Dicembre si appropinqua, i sindaci di ogni paese intavolano un vero e proprio programma per non sfigurare di fronte ai festosi ghirigori e alle ammiccanti luci che i sindaci dei paesi limitrofi pure hanno programmato. Non importa poi se il servizio pubblico rasenta l'umiliazione per i cittadini, non importa davvero: l'importante è avere le lucine, l'alberello e naturalmente il "tutto esaurito" ad ogni Santa Messa di tale giorno, per non andare contro una tradizione che è ormai decennale. A tutto questo, usualmente si aggiunge un bellissimo presepe luccicante e sonante (tipicamente non i Pink Floyd, ma canzoncine dall'atmosfera natalizio-religiosa... proprio quelle che sarebbero un pugno in un occhio se fossero dipinti), per il quale vale decisamente la pena fare la coda pur di dimostrare (quasi timbrando il cartellino) la propria e benevola presenza. E poi inizia la gara di popolarità (quella vera). La messa di Natale, chiedo venia, del Santo Natale, qualora avessi la briga e la voglia di mettermi un paio di jeans, la felpa e un giubbino e quindi di parteciparvi, risulterebbe essere ai miei occhi un bel teatrino al quale non mi dispiacerebbe partecipare. Usualmente vince la fazione per il caldo e il lettuccio di casa, ma credo che la mia memoria possa essere più che moderna, essendo queste usanze secolari e quindi non sia mai che qualcuno si azzardi a tentare un cambiamento. Allora non si può arrivare in ritardo perchè, essendo il giorno che rimembra la nascita del Cristo, la chiesa si affolla di gente a tal punto che sovente risulta pure difficile entrarvi. Ma, una volta riusciti nell'impresa di passare il cancelletto (direi che anche se non controllano biglietto e carta di identità, il controllo c'è... eccome), comincia lo spettacolo e quindi il divertimento. Sul fondo della chiesa, e quindi ben lontano dal Prete di turno, si sentono discorsi improbabili anche per il baretto di paese. Disquisizioni sula pelliccia in visone, sulla collana dorata ricevuta come premio natalizio dal marito (o dall'amante), le scarpette acquistate la sera prima dopo ore di travagliata ricerca e poi naturalmente il cappellino non in testa (perchè in chiesa non si sta con il cappello). Anche il prete sembra partecipare divertito allo spettacolo, proponendo discorsi senza senso e facendo passare il più tempo possibile prima del tipico "andate in pace" (come se prima fossimo in guerra). Da tutto questo quadretto non escludo di certo parenti e amici! Il pranzo di natale è la cosa più piacevole, purchè non siano presenti 50 persone che non vedo da un'eternità, ma a patto che sia una cosa intima tra persone che si amano per davvero (pretesto bello e buono per ingozzarsi).

Non volevo di certo denigrare un'istituzione come il Natale (non potrei mai vincere), ma solo dare una mia opinione del tutto disinteressata. Poi mi vedo costretto ad accettare il fatto che i miei amici si ritrovano a scrivere su "famiglia cristiana" (od anche se il nome non fosse davvero questo, farebbe poca differenza) per la fama e il vile danaro. Gli auguro buona fortuna e di passare un giorno a scrivere per coloro a cui piace pubblicare articoli contrastanti quel tipo di riviste. Ah, ultima precisazione: a Natale tutti fanno gli auguri a tutti, ma se non sbaglio si festeggia il "compleanno" di una sola persona, il Cristo. E allora perchè quando compio gli anni io gli auguri li si fa solo a me e non anche a tutte le altre persone che si conoscono e non solo?

Buon Natale a tutti!

A-Rod 

 
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