Messaggi di Ottobre 2015
Post n°180 pubblicato il 31 Ottobre 2015 da fenormone0
«Signorina Abbott, non si preoccupi per me. Alcuni sono nati per non fare nulla. Io sono uno di questi; non ho mai concluso niente, né a scuola né nella professione. Venni qui per impedire il matrimonio di Lilia, ed era troppo tardi. Sono venuto qui con l'intenzione di ottenere il bambino, e ne riporterò un onorevole insuccesso. Adesso non mi aspetto mai che succeda qualcosa, e così non sono mai deluso. Lei si meraviglierebbe di sapere quali sono per mei grandi avvenimenti. Essere andato a teatro ieri, parlare con lei ora... non credo che mi capiterà mai niente di più grande. Il mio destino è di passare nel mondo senza mai scontrarmi con esso o smuoverlo... e veramente non so dire se il mio destino sia buono o cattivo. Io non muoio... io non m'innamoro. E se altri muoiono o s'innamorano, lo fanno sempre proprio quando io non ci sono. Ha perfettamente ragione; la vita per me è semplicemente uno spettacolo, che — grazie a Dio, grazie all'Italia, e grazie a lei — è ora più bello e più incoraggiante di quanto sia mai stato prima.» [....] (E.M. Forster - Monteriano) Un attore sincero è colui che interpreta Sé stesso.
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Post n°179 pubblicato il 28 Ottobre 2015 da fenormone0
La vita non aveva alcun significato, l'uomo non aveva alcuna importanza. Filippo esultò come aveva esultato nella sua giovinezza quando si era liberato dal fardello della religione; gli sembrava ora di essere alleviato dall'ultima responsabilità e di sentirsi per la prima volta veramente libero. La sua nullità si trasformava in forza, ed improvvisamente egli si sentiva uguale al destino spietato che si era accanito contro di lui; se la vita non aveva significato, il mondo non aveva più crudeltà. L'insuccesso non aveva alcuna importanza e il successo non significava nulla. Così piccolo nella massa formicolante di esseri umani che per breve tempo occupavano la superficie della terra, si sentiva onnipotente perché aveva strappato al caos il segreto della sua inesistenza. I pensieri si soverchiavano tumultuosamente l'un l'altro nel suo cervello; ed egli respirò a lungo con gioconda soddisfazione. Aveva voglia di cantare e di saltare; da molti mesi non si sentiva così felice. (William Somerset Maugham) |
Post n°178 pubblicato il 26 Ottobre 2015 da fenormone0
o voglio vivere, vivere, vivere | sebbene fra minacce e terrori, | da ladro o da teppista non importa | pur di vedere i topi frusciare allegri nei campi | e ascoltare le rane che inebriate cantano nel pozzo. | Come il fiore del melo, bianca mi esplode l'anima | il vento attizza l'azzurra fiamma dei miei occhi. | Per amor del cielo indicatemi che cosa devo fare, | ditemelo, e io a qualsiasi cosa mi piegherò, | a qualsiasi cosa, pur di frascheggiare nel giardino degli uomini. (Sergej A. Esenin) |
Post n°177 pubblicato il 23 Ottobre 2015 da fenormone0
Era una cosa che gli frullava in testa da qualche giorno. Intendo dire: quella certa consapevolezza di stare migliorando giorno dopo giorno, ma, in fin dei conti, di non migliorare mai. Lui, grande scrittore, trovava che ogni anno che passava lo scopriva più sicuro dei suoi mezzi, più sagace, più preciso, più dotto, più fluido, forte e scabro nell'esposizione, preciso sintatticamente ed efficace nella forma, ma questo non toglieva di mezzo il dubbio fondamentale :"Se miglioro giorno dopo giorno significa che non sarò completo nemmeno nel giorno della mia Morte. " è un'inutile rincorsa e non si raggiungerà mai la perfezione. Vi si potrà aspirare, avvicinare, ma mai ci potrà confidare, fortificati, di avere, per così dire, completato un percorso. Un giorno dopo sarai sempre più bravo rispetto al giorno precedente, ma il giorno successivo a quello dopo sarai ancora più brillante. E così via. Lamzley distolse la sua immagine dallo specchio e sentì sbadigliare Lidia nel loro letto. Anche in amore valeva la stessa regola: passi avanti, coscienza del proprio essere perfezionato, lunghi esercizi di preparazione alla vita, ma qualcosa di impercettibile restava sempre fuori, e sarebbe stata questione di giorni, mesi, anni seguenti. Se ve ne fossero rimasti. E Lidia, per quanto si affannasse, non arrivava mai a coincidere con la sua maturità. Raggiungeva, e avrebbe sempre raggiunto, una maturità in tempi differenti. Non si sarebbero mai veramente incrociati nella perfezione. Posò il rasoio e tornò di là sorridente come faceva d'abitudine, ma un gran gelo gli era sceso nelle ossa. La sua ragazza, che s'accorgeva di queste cose, gli chiese cosa c'era che non andava. Lamzley raddoppiò la dose di sorrisi e gli disse di stare tranquilla e di prepararsi, che sarebbero andati a fare un bel giro per Taormina, fino al teatro greco. Che si sarebbero distratti piacevolmente. Lei rimaneva dubbiosa e non s'alzava dal letto. Allora Lui le strappò le coperte di dosso e prese a imprecare diventando rosso in viso. Il tappo gli era saltato e Le urlò di vestirsi, che aveva voglia di uscire, non di stare a sfregarsi in un letto. Lei obbedì senza aggiungere una parola ma si percepiva che era seccata e sconvolta. E Lui aveva perso il controllo. Si alzò dal materasso in mutande e andò alla finestra tirando le tende: non esisteva purezza, non si sarebbe mai usciti dalla catena delle nascite e rinascite, il buddismo era una chiavica, così come il cristianesimo. L'unica cosa che sapeva per certa era come fossero condannati a perfezionarsi, a mettere da parte l'"Esperienza" per trovarsi poi con la Morte che tagliava il filo e Li faceva rotolare lungo il fossato, sino a laggiù, dove giacevano cataste di cadaveri pronti per essere bruciati e dispersi nel vento. Il segreto dell'Esistenza era che finiva bruscamente e non ci dava mai il tempo di dirci veramente soddisfatti o realizzati. Qualcosa, si ripeté, rimane sempre fuori, e morire anche con un solo piccolo rimpianto è la cosa peggiore che possa accadere. Morire, per poi ricominciare a far rotolare il masso sino alla vetta come Sisifo caparbio. "Lamzley!" Sentì la voce seccata di Lidia e prese a vestirsi meccanicamente. Dalle finestre penetrava un fetido odore di abitudine e compromesso sotto forma delle voci delle persone, giù in strada. (produzione propria) They say i'm mental but i'm just confused They say i'm mental but i've been abused They say i'm mental 'cause i'm not amused by it all |
Post n°176 pubblicato il 20 Ottobre 2015 da fenormone0
No, non c'erano tanti modi di guadagnarsi la libertà! Di recente aveva riflettuto, senza avere l'ingenuità di stupirsene, sullo stato di una civiltà la quale tiene lo spirito in tal conto che chi di esso si nutre, essendone ormai sazio, si risolve pian piano a mangiare a prezzi ridotti. E allora? Non aveva certo voglia di vendere automobili, valori o discorsi, come quei suoi compagni i cui capelli impomatati esprimevano distinzione; né di costruire ponti, come quegli altri i cui capelli mal tagliati esprimevano scienza. Perché lavoravano, costoro? Per crescere nell'altrui considerazione. Lui la odiava, quella considerazione a cui ambivano. La sottomissione all'ordine dell'uomo senza figli e senza dio è la più profonda delle sottomissioni alla morte; dunque, cercare le proprie armi dove non le cercano gli altri: ciò che deve anzitutto esigere da se stesso colui che sa di essere isolato, è il coraggio. Che cosa può farsene del cadavere delle idee che dominano la condotta degli uomini allorché credono la loro esistenza utile a un qualche fine salvifico, o delle parole di quelli che vogliono sottomettere la loro vita a un modello - questi altri cadaveri? Negare alla vita qualsiasi finalità era divenuta una premessa dell'azione. Che altri confondessero pure con l'abbandono al caso questa tormentosa premeditazione dell'ignoto. Strappare le proprie immagini al mondo stagnante che le possiede... «Quel che essi chiamano l'avventura» pensava «non è una fuga, è una caccia: l'ordine del mondo non si distrugge a beneficio del caso, ma della volontà di approfittarne». [...] Essere ucciso, scomparire, poco gli importava: non teneva a se stesso, e avrebbe trovato così la sua lotta, se non la sua vittoria. Ma accettare così da vivo la vanità dell'esistenza, come un cancro, vivere con quel tepore di morte nella mano... (Da dove saliva, se non da essa, quell'esigenza di cose eterne, così fortemente impregnata del suo odore di carne?). Che cos'era quel bisogno di ignoto, quella distruzione provvisoria dei rapporti fra prigioniero e padrone - che chi non la conosce chiama avventura - se non la sua difesa contro di essa? Difesa di cieco, che voleva conquistarla per farne una posta del gioco... Possedere più che se stesso, sfuggire alla vita fatta di polvere degli uomini che vedeva ogni giorno... (André Malraux) Partire dal nulla è la vera sfida, per giungere da qualche parte. |
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