FRATTAGLIE

Accidenti.... (elucubrazione incavolata a uno che pensavo mi piacesse...ma ora non ricordo il perchè)

Domenica, 23 aprile 2006 

Accidenti….non è vero che non sono arrabbiata…questa volta lo sono e come. Potrei stare zitta, a volte non serve a nulla parlare, ma in realtà non mi va di farlo, ho voglia di sfogarmi e di scrivere esattamente tutto quello che penso.

La prima cosa che penso è che tu sia una persona assolutamente instabile ed incoerente. E che cavolo….ma cosa ti sarà mai successo di tanto grave nella vita, mi domando, per essere così? Credi forse di essere stato l’unico ad essersi preso una grande fregatura o ad aver sofferto? Beh, caro mio, ti sbagli veramente di grosso. Comunque il fatto che tu non stia bene con te stesso o che abbia dei problemi irrisolti non ti autorizza certo a creare disagio nelle persone che stanno attorno a te, e che come te hanno sofferto con la differenza che si sono impegnate nel loro bel percorso per recuperare la serenità.

Ritengo che oggi avresti dovuto chiamarmi, ben prima che lo facessi io, per il semplice fatto che, in fondo, a causa di un tuo problema, che a dire il vero credo tu abbia in parte usato come scusa per una rapida variazione di programma, ho sprecato una splendida giornata nella quale avrei potuto fare qualche cosa di bello…non si tratta di nulla di complicato, semplicemente di correttezza, rispetto ed educazione, tre cose che non sembrano appartenerti più di tanto. Lo stesso vale per la sera che sei venuto a cena da me…telefonare il giorno dopo non avrebbe significato “incastrarsi” in qualche storia ma semplicemente essere educati, ringraziare una persona che comunque, in modo disinteressato, anche se questo forse non ti è chiaro, ti ha aperto la porta della sua casa e ti ha ospitato ed accolto sorridendo senza chiedere nulla.

Forse hai semplicemente un’autonomia di quindici giorni dopo di che scatta il raptus delle paturnie…certo che da ieri sera ad oggi sei diventato un’altra persona.….

Ma chi sei? Dr. Jekyll e Mr. Hyde? Il tuo comportamento cambia dalla sera alla mattina come il tempo in Asia nella stagione dei monsoni…E soprattutto…chi cavolo ti credi di essere?

Ieri sera parlando della tua ex moglie mi hai detto che era una persona egoista e piena di se, che avevi finito per assomigliarle e che da quando ti eri separato avevi riacquistato il tuo carattere originale…beh…lasciatelo dire, se è quello che hai fatto vedere a me, non mi sembra poi questa gran riconquista.

Mah...forse anche tu, come molti, sei assolutamente certo di essere una “brava persona” e di comportarsi bene verso gli altri e giustifichi in qualche modo i tuoi atteggiamenti assurdi e, lasciatelo dire, assolutamente egocentrici; beh….il mio modo di vedere le brave persone è diverso. Le brave persone sono schiette, sincere, nel bene e nel male, hanno un comportamento leale e non scaricano le loro tensioni ed i loro problemi sulle altre persone, soprattutto se non hanno fatto null’altro che essere gentili. O fa paura anche la gentilezza? Non mi stupirei…meno la gente sa essere gentile e più ha paura della gentilezza perché legge in essa un secondo fine che non le appartiene.

Per concludere, il fatto che qualcuno abbia fatto male a te non giustifica il fatto che tu possa farne agli altri. Se hai dei problemi fatti curare, vai da uno psicologo, fai training autogeno o prenditi dei calmanti, prendi un martello e vai a cercare sassi che quelli almeno, anche se li prendi a mazzate, non ne risentono, vai in bicicletta, almeno tutte le commesse dei supermercati potranno ammirare il tuo fisico portentoso, scalati le montagne fino a massacrarti, resta in casa a crogiolarti in tutti questi cacchio di problemi che ti affliggono, cercati qualche ragazzina idiota da portare a mangiare la pizza e scaricare all’istante perché sei stanco, fai un po’ quel cavolo che vuoi ma lasciami perdere; come ti ho già detto io ho una vita sola, trovo che sia un’avventura bellissima e intendo viverla nel modo più sereno possibile e certo non mi interessa avere come amici persone che non possono volere bene agli altri perché non ne vogliono neppure a se stessi.