Creato da michele_porcaro il 09/01/2010

La grotta dell'anima

Vivere lib(e)ri, sogni, idee, riflessioni, emozioni

 

 

KRIEG (13)

Post n°73 pubblicato il 17 Luglio 2013 da michele_porcaro
 

© Copyright 2013 Michele Porcaro Tutti i diritti riservati

Il Nair - 9 K era l'ultimo modello di tecnologia aerea per trasporto di truppe a lunga distanza. Mentre lo scortavano dagli edifici della sua prigionia all'aeroporto Tito aveva fatto di tutto per capire dove si trovava. Niente di fatto! La pianura coperta dalla rada erba era un paesaggio troppo comune per dare indicazioni precise. L'unico dato in suo possesso era quel Nair. Anche questo un bel niente.
"E' inutile, nessuno di noi sa dove sia ubicata la base". Rye aveva capito chiaramente quello che stava meditando. Tito s'irritò. Stava diventando troppo prevedibile. "Signora e signori, andate a cambiarvi negli spogliatoi nella coda dell'aereo. Avete dieci minuti, poi riunione".
Pffeifer viaggiava con loro. La sala riunioni di quel Nair era davvero confortevole. Inoltre la pelle dei sedili dava una piacevole sensazione a Rye. Si voltò. Tito allontanò lo sguardo. Lo fissò severa. Tirò su la cerniera della tuta. Il tessuto nero coprì la maglietta bianca così aderente ai seni della ragazza. Ken sorrise a quella scenetta da liceali. Il tavolino quadrato era al centro della sala. Era lo schermo a cristalli liquidi di un computer. L'azzurro si dissolse prendendo mille colori e sfumature. Era la foto satellitare dell'aeroporto di Budapest, il Mattia Corvino, costruito nei primi anni del duemila con progetti sperimentali. Doveva essere il modello per una nuova generazione di aeroporti.
"Nella pista tre potete vedere il nostro aereo. Come vedete si trova in una posizione strana. E' esposto e allo stesso tempo espone chi volesse assalirlo. La polizia locale e le teste di cuoio lo hanno circondato, ma abbiamo detto che devono attendere il nostro intervento".
"Noi cosa facciamo? Ci offriamo come bersagli?" Questa volta Rye dava ragione a Tito. Inoltre perché dovevano intervenire anche loro?
"No, Tito. Noi sfonderemo il tetto della parte centrale dell'aereo e prenderemo i sequestratori senza far male ai civili. Intanto le teste di cuoio ci seguiranno".
"Come sfonderemo il tetto di un Trans - Air 7H?" chiese Ken.
"Ci avvicineremo a quell'aereo con un elicottero della TV e lo sfonderemo con un cannoncino Scorpio 2. Farà solo danni al tetto. Voi irromperete dallo squarcio e agirete. Durante l'azione userete occhiali a infrarossi, mitra AK 4 e pistole B - Wei 1. Inoltre avrete un coltello da caccia e una pistola più piccola che porterete nello stivale".
"Molto moderno, non credete?" "Invece è sempre utile, Rye", le rispose Tito. Erano ottime armi d'assalto. "In più..." chiese Ken. "La tuta che indossate è una Kelder, la sua fibra resiste a temperature superiori alla norma ed è un ottimo giubbetto antiproiettili. Inoltre indosserete l'usuale giubbetto antiproiettili. Avrete un casco integrale dotato di apparecchiature di informazioni, come un minicomputer e una trasmittente per comunicare e gli occhiali infrarossi. Siete contenti ora? Avete memorizzato i volti dei sequestratori?" I tre annuirono. "Bene, studiatevi la posizione e tenetevi pronti". Uscì dalla sala. Rye si voltò verso un finestrino. Era oscurato.

 

 
 
 

KRIEG (12)

Post n°72 pubblicato il 13 Luglio 2013 da michele_porcaro
 

© Copyright 2013 Michele Porcaro Tutti i diritti riservati

"Finley, quanto tempo ancora dobbiamo aspettare? Io sono stanco".
"Tutto il tempo che ci vorrà, anche un secolo se non ti si dice il contrario, Alex" gli rispose Said. Non lo sopportava più quell'incompetente! Era colpa sua se si trovava in quel guaio. La droga era il suo affare. Basta con i sequestri, basta con lo sperperare i soldi corrompendo giudici per salvarsi dall'estradizione. Certo, il colpo al grattacielo della Fujima era stato fantastico! Si era divertito tanto in quei giorni. L'aveva fatta in barba a tutti, anche ai suoi compagni fanatici. Sette milioni di dollari erano tanti e gli era sembrato ingiusto separarli. Stavano così bene tutti insieme. Inoltre erano più simpatici di Alì e Ahmed, che volevano far saltare il grattacielo. Eh, sì!, l'architetto della Fujima non meritava una tale offesa.
"Sta bene, Aisha?" Il grosso fazzoletto a scacchi asciugò il sudore sulla fronte del corpulento collega.
"Sì, grazie, signor Kaspar! Lei vuole qualcosa?" Quegli occhi neri davano uno strano brivido a Kaspar Dhiel, agente dell'Unione. Sperava tanto di fare in fretta con quella missione e così godersi la semifinale di coppa. In fondo doveva solo scortare da Londra alla base una bella ragazzina di venti anni e una grossa valigia da viaggio. Invece all'improvviso scoppia una sparatoria sullo sportello dell'aereo e tutti vengono sequestrati da degli spacciatori di droga. Non era il suo giorno fortunato. "Stia tranquillo, tutto finirà bene" lo rincuorò Aisha. "Morale della favola, una bambina deve preoccuparsi per me", si rimbrottò Kaspar. Uno dei sequestratori gli passò vicino.

 

 
 
 

KRIEG (11)

Post n°71 pubblicato il 07 Luglio 2013 da michele_porcaro
 

© Copyright 2013 Michele Porcaro Tutti i diritti riservati

"...I sequestratori chiedono sei milioni di dollari per liberare gli ostaggi. Qui dall'aereo-porto di Budapest è tutto per ora". Lo schermo si oscurò. Il Dottor Kayuna si volse al suo staff radunato nella grande sala riunioni. I capitani De Biase, Ruggeri, Dalton, i tenenti Ken, Roberto e Vyandrata, Vanessa, Rye, Tania e Tito, i suoi colleghi, John Jameson, Fabio Veneno, Alexandre Xavier e Giorgio Sauro tacevano.
"L'Unione ha richiesto il nostro intervento".
"Perché, lo possono fare anche le teste di cuoio o gli spetnez russi?" domandò Rye. Aveva tolto le parole di bocca a Tito. Personalmente di tutta quella faccenda non gli interessava niente. Inoltre considerava quei sequestratori un branco di imbecilli che aveva fatto il passo più lungo della gamba.
"Perché voi siete i migliori". Gli ufficiali scattarono sull'attenti. Il generale Istvan Pffeifer aveva da poco superato la quarantina e la incipiente canizie sembrava rendere ancora più autorevole il suo aspetto ancora giovanile.
"Per chi non mi conosce mi presento: sono il generale Istvan Pffeifer e da oggi coadiuverò il Dottor Kayuna nel settore militare. La Compagnia Eugenesis è la migliore, migliore dei S.E.A.L., signori e signore".
Tania lanciò uno sguardo al Dottore. Era rimasto impassibile. Sapeva già della venuta del generale e la cosa non lo doveva toccare più di tanto. In fondo lui era il creatore del progetto, ne era quasi il dio. Inoltre i capi dell'Unione erano molto ben disposti nei suoi confronti. Impassibili restavano anche Ruggeri e De Biase. Forse il generale avrebbe dovuto dire che coadiuvava ufficialmente il Dottore. "Dei sequestratori conosciamo i nomi e i volti: Ben Finley, Moyses Ravano, Alex Du Prè, Vincenzo Paratore e Said Ibn Mossur. Tranne Said, che ha partecipato al sequestro degli impiegati del grattacielo della Fujima, gli altri sono uomini fidati della mafia americana e mediorientale. Agenti dell'antidroga statunitense ed europea hanno seguito Finley e soci da Boston fino a Parigi. Poi li hanno persi e infine ritrovati a Ginevra. Pare stessero tentando il colpo grosso: una partita di droga del valore di tre milioni di euro. I loro inseguitori li hanno raggiunti e i signorini hanno dirottato l'aereo a Budapest. Molto probabilmente in quella città dovevano avere degli agganci. Questa è tutta la storia. Il vostro compito è salvare gli ostaggi e catturare i cattivi, possibilmente vivi. Una sola cosa esige l'Unione: nessuno deve toccare gli ostaggi. Questo è assoluto". "Deve agire tutta la squadra o solo un gruppo?" chiese Vanessa incuriosita.
"Solo un ristretto gruppo" rispose l'ufficiale.
"Chi?" si decise a domandare Tito. Era davvero curioso di vedere gli altri all'opera.
"De Biase, Tito è pronto?" La domanda del Dottore folgorò tutti.
"Ha superato l'addestramento ..."
"Bene, credo che i più adatti siano proprio Ken, Rye e Tito" tagliò corto il generale Pffeifer. Tito stava sudando freddo. Una opportunità! "Tito, ti ricordo che il ciclo del siero non è completato. Se volessi scappare moriresti dopo poco. Sono davvero curioso di vederti all'opera". Le parole del Dottore gli sembrarono peggiori di un incubo. Vanessa si volse verso Rye. Non era affatto contenta di operare con Tito tra i piedi. Solo Ken non mostrava nulla di quello che doveva provare.
"Preparatevi" furono le ultime parole del Dottore.

 

 
 
 

KRIEG (10)

Post n°70 pubblicato il 28 Giugno 2013 da michele_porcaro
 

© Copyright 2013 Michele Porcaro Tutti i diritti riservati

"Ah, piuttosto, De Biase, come va l'addestramento della nuova recluta? Ho letto che il suo profilo non è dei migliori".

"Il suo nome in codice è Tito e il Dottore ne sembra soddisfatto, signor Wadem". Il funzionario si fermò all'improvviso. Pochi metri più avanti c'era l'ascensore. Le grosse foglie verdeggianti delle piante ben disposte e curate rompevano la monotonia bianca del corridoio. Si voltò verso il capitano con aria grave.

"E' inutile che le ricordi quanto l'Unione ci tenga agli agenti e al contenuto su quell'aereo. Non sono ammessi errori". Sibilò minacciosamente le ultime parole.

"So fare il mio lavoro, Wadem", rispose De Biase infastidito.

"Bene". Wadem si avviò verso l'ascensore. Le porte si aprirono. Lui entrò scomparendo dalla vista dell'ufficiale. Davanti al funzionario stava un bel giovane dai tratti mediorientali in un impeccabile completo nero. "Taglio di sartoria" pensò Wadem, che di vestiti se ne intendeva.

"La lampada è in un cristallo, il cristallo è come un astro brillante; il suo combustibile viene da un albero benedetto, un olivo né orientale né occidentale" .

Allibì.


Corano, XXIV, 35.

 

 
 
 

KRIEG (9)

Post n°69 pubblicato il 23 Giugno 2013 da michele_porcaro
 

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Beato il leone che l'uomo mangia, cosicché il leone diventi uomo, e sventurato l'uomo che il leone mangia, cosicché l'uomo diventi leone.
(Vangelo di Tommaso, 7).


"Rye, questo è il suo nome in codice, ti introdurrà nello stupendo mondo dell'informatica, i capitani Dalton e De Biase all'uso di tutti gli strumenti militari, Ken e Roberto alla difesa personale, infine i dottori Kayuna, Jameson, Veneno, Xavier ed io ci occuperemo della tua salute psichica e fisica", disse il dottor Sauro osservando la pupilla del suo nuovo paziente. "Devo sapere altro?" "Sì, fai il saluto al capitano Ruggeri, ci tiene". Nulla. Quel giovinastro abbronzato e in camice bianco non aveva detto altro. Tutte le parole e le frasi con cui lo aveva aggredito non servivano a nulla. Taciturno si limitava a seguire i due soldati che lo scortavano e ad osservare quello che lo circondava. I due soldati si fermarono davanti ad una comune porta di metallo. "Può proseguire da solo", l'informò una delle due guide. Sembravano esserne liete. Tito, senza pensarci troppo, spinse il pomello della porta e lo seguì mentre scivolava in avanti. Una palestra. Si trovava in una palestra. "Ben attrezzata ..." bisbigliò. Era una grande stanza rettangolare con le varie attrezzature ai lati. "Su, vieni!", l'invitò una voce dal lato opposto al suo. Seguì il tappetino rosso al centro della stanza. Alla fine si trovò davanti una stanza verde, completamente verde. Al centro c'era un tavolino tondo, da giardino, con sopra una teiera da tè, tre tazze e un piatto ricolmo di pasticcini danesi. C'erano tre sedie e due erano già occupate. "Entra pure. Spero che gradirai un buon tè all'inglese. Sai, Ken è inglese e non ci rinuncerebbe mai. E' una gustosa tradizione e l'ho fatta mia con gran piacere". "Tu sei Roberto?" "Per servirla ... anzi, addestrarla, signore". "Che ci faccio qui?" "Buona domanda filosofica. Il Dottore ti ha già risposto, Tito". Ken si era alzato dalla sedia e gli stava accanto. Lo fissava in maniera incomprensibile. Si piegò in due crollando a terra, sul tappetino verde. Quel giovane inglese gli aveva assestato un pugno nello stomaco. "Sinceramente non mi interessa se ti piacciamo o quello che mediti su tutto questo. Eri una cosa inutile e nociva prima, da adesso c'è da vedere cosa sei. Il Dottore mi ha chiesto di addestrarti e io lo farò. Tu cosa intendi fare?" Tito alzò gli occhi verso il coetaneo. "Accetto!"

 

 
 
 

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