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Adamo, Eva e il Frutto Proibito

Post n°23 pubblicato il 10 Giugno 2008 da roby2012

Se ne possono dire tante....

Si può anche credere che due magnifici esseri umani abitassero l'intero globo terracqueo e ne fossero padroni: un maschio di nome Adamo, una femmina chiamata Eva. Così ci hanno insegnato, fin da bambini.... Soli soletti, un uomo e una donna abitavano l'intera Terra: a che pro? Per guardarsi in faccia per due o tremila anni? Che significato si può trarre dal fatto che Dio avrebbe "piazzato" un uomo e una donna, soli come due naufraghi su un'isola deserta, a dominare l'intero pianeta, flora e fauna compresi?

E come poter immaginare che, un bel giorno, mentre Adamo era - che so! - a far legna... Eva incontrò l'antico Serpente e fu convinta ad assaggiare la mela, il Frutto Proibito? Non sembra una favoletta per bambini, per di più NON a lieto fine?

Ma questo è ciò che continuano a raccontarci...

O forse, aprendo leggerissimamente le orecchie e la mente, si può finalmente scorgere una storia diversa e simile al tempo stesso? Chi erano Adamo ed Eva? Cos'era il Frutto Proibito?

Intanto si deve tornare indietro nel tempo, in un periodo posto fra 60000 e 12000 anni fa, in epoca in cui i popoli della Terra conobbero Dio e le sue Milizie celesti. Due furono le civiltà che fiorirono in quel lasso di tempo assai lungo: Lemuria e Atlantide. Entrambe entrarono in contatto con la divinità e le Leggi di Amore che la divinità aveva loro insegnato: Dio ha seguito passo passo il corso di questi popoli che erano liberi nelle Leggi di Amore, avevano entrambe l'accesso ai Cieli e soprattutto non conoscevano la sofferenza e la morte fisica.
La Storia di queste civiltà ebbe il suo terribile declino allorchè esse vollero sperimentare la cosiddetta "Conoscenza del bene e del male": ovvero come poter ribaltare le Leggi di Amore con il concetto del possesso. Il possesso è stata la molla che ha dato vita al sentimento di egoismo. L'egoismo a sua volta è stato la molla per innescare un processo di autodistruzione, di assassinio e di odio verso il proprio fratello.

Non c'è molto da stupirsi: questo avviene anche ai giorni nostri.

Per questo motivo Gesù ci invita a lasciare i propri beni, la nostra proprietà, per seguirlo, per poter entrare con Lui nel Regno dei Cieli. E' il possesso che ha rovinato le civiltà passate, Lemuria ed Atlantide, ed è il possesso, questa diabolica smania di potere, di sete di denaro, di approvigionamento, di superfluo, di invidia reciproca e di odio fraterno, che farà sì che, anche la nostra generazione farà la stessa fine di Lemuria e di Atlantide.

Il possesso è la causa, il Frutto Proibito. Ma noi non siamo i novelli Adamo ed Eva: Cristo ci ha già riscattati con il suo divin sacrificio, dando la sua vita per noi. Ora tocca a noi fare il passo, decisivo verso di Lui. Ora sta a noi imparare ad ascoltarlo. Ora sta a noi cominciare la nostra nuova vita in Lui, ogni giorno attendendo ad un nostro progresso d'amore, così come Lui ci ha insegnato.

 
 
 

Quale Dio?

Post n°22 pubblicato il 02 Giugno 2008 da roby2012

Salve...

partiamo da un presupposto certo, per arrivare a conoscere Dio. Partiamo da quanto Gesù ci ha tramandato nell'annunciare la Buona Notizia ad Israele, il Popolo di Dio:

“Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi”. Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni. "
"Se qualcuno vuol seguire dietro di me, dica di no a se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Chi infatti vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà. Che giova infatti all'uomo guadagnare il mondo intero e perdere la propria vita? E che cosa infatti potrebbe dare un  uomo in cambio della propria vita? Chi infatti si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi".

Da queste parole noi possiamo comprendere che per arrivare a conoscere realmente Dio, occorre mettere in pratica queste semplici, "pesanti" verità: se vuoi seguire Gesù devi lasciare il mondo, devi allontanarti dalle cose del mondo, pur restando nel Mondo.
Ciò che invece sta avvenendo, sempre di più, è esattamente il contrario, in questo Mondo. Tenete a mente che, le prossime mie, sono constatazioni, davvero amare, e non un'impalcatura giudicante.

Partiamo dal singolo.

Un uomo si affaccia alla finestra e scorge il proprio vicino di casa salire su una fuoriserie rossa nuova fiammante; al suo fianco una donna assai piacente.
Roso dall'invidia, si ripromette di farsi in quattro pur di avere, anche lui, un'auto simile e, probabilmente, una donna simile.
Lavora dieci ore al giorno, paga una striscia inesorabile di "bisce", e si compra un "Hummer", che va a posteggiare a fianco della fuoriserie del vicino: gli manca soltanto una donna piacente... ma, nella sua mente, ravvede che sia possibile conquistare le attenzioni della stessa compagna del suo vicino di casa: non ci vuole poi molto!

Questo è solo un piccolo esempio della maniera in cui consista, per molti, un Dio.

Guardiamo ora alla comunità: per ottenere quel dio chiamato "Hummer", il nostro uomo si è rivolto alle banche, che vivono dei risparmi altrui e sugli interessi praticati; il dio delle banche sono i clienti, i danarosi... ma soprattutto quelli pagano a rate. Le banche, a loro volta, sono collegate al potere, che sfrutta le economie collegiali di industrie e attività commerciali sparse sul territorio nazionale ed estero... e non sempre in affari leciti.
Il dio "Hummer", così, ne proviene da una macchinazione oliata e quasi perfetta che ha origine da traffici enormi.
Il dio "Hummer" proviene, come tutti gli altri "idoli", dal consumismo, la cui leva maggiore è il possesso di uno o più beni indispensabili per l'uomo.

La pubblicità è l'anima di questo consumismo, che io considero la vera rappresentazione dell'AntiCristo di questi tempi. Se vi capiterà di guardare qualsiasi emissione pubblicitaria, vi accorgerete che, l'indicazione primaria è quella che "non ne potete più fare a meno". Tutto appare cristallino, dagli spaghetti (che provengono da un ignoto mulino "bianco") alle merendine (che ti tentano tre volte tanto), dalle bevande (dai poteri taumaturgici ed energetici)  alle cucine (la più amata dagli italiani), dai profumi (l'uomo che non deve chiedere mai) fino ai supermercati stessi (i tuoi migliori amici, anzi, in alcuni casi TE STESSO), dai caffè (che ti innalzano fino a Dio) alle automobili (che ormai hanno TUTTO) etc etc......
Se leggete le mie parentesi, tutte le frasi che ho indicato hanno riferimenti subliminali al concetto di divinità, di sacro, tali da divenire un passo importante, se non fondamentale, per il tuo esistere.

Per fortuna l'uomo ha anche un arbitrio: quello di poter scegliere, nella e per la propria vita. Ma il Signore, rammentandoci la  vigilanza, ci fa osservare che saremo sempre tentati, dal demonio. Ogni momento è buono, per colui che è giunto per seminare zizzania, per confondere le nostre menti.
Quando avremo realmente compreso la fatuità del mondo, con i suoi segnali, i suoi messaggi costanti, le sue "magie", sarà davvero il momento di lasciare tutto ciò che abbiamo per seguire Cristo e per entrare con Lui nel Regno del Padre, Dio.

Quale Dio hai scelto, fratello? Quale Dio?


 
 
 

Miracoli

Post n°21 pubblicato il 29 Maggio 2008 da roby2012
 
Tag: Fede
Foto di roby2012

Un'altra verità controversa è l'attribuzione del miracolo. Può un sant'uomo compiere un miracolo? Può esistere che, recandosi a Lourdes, la Madonna compia un'impossibile guarigione? Può accadere che pregando si ottenga ciò che non è nelle umane possibilità?

A motivo di ciò sono nate numerosissime devozioni a vari Santi, in testa a tutti Santa Rita, San Gaspare e, ultimamente, San Pio da Pietralcina.
Uomini e donne di questo globo tremante chiamato Terra, si sono rivolti in preci e supplicazioni ai Santi, per ottenere Grazie e Favori da quel tale grande uomo, da quella tale grande donna che, nel suo passaggio terrestre, compì gesta care al Signore e che, di conseguenza, fu beatificato, in Terra ed in Cielo.
E molto spesso accade che le ottengano.

C'è poi chi, ovviamente, si relaziona direttamente con le più alte sfere, scagliando invocazioni di dolore o di richiesta alla Madre Celeste, a Gesù, a Dio Padre.... o molto più umilmente al proprio Angelo Custode.

C' è chi afferma che è solo una pia illusione pregare i Santi: hanno troppo da fare... e poi non sono certo loro ad operare il miracolo, bensì Dio stesso. Cosa servirebbe, dunque, scomodarli?
C'è chi crede di non meritarsi il miracolo, nonostante abbia rivolto una precisa richiesta al Signore in persona, poichè considera che il suo fardello di errori sia inficiante affinchè possa, per giunta, veder premiata e coronata di successo la sua fede.

La sua fede....

Tommaso, l'apostolo, disse: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò” (Gv 20, 25)
E Gesù, una volta che fu davanti a Tommaso, disse: "Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo, ma credente!” (Gv 20, 28).

Se non abbiamo nessuna fiducia in Dio e non riponiamo il nostro amore verso il Signore, avendo carità di noi stessi e comprensione per gli altri... insomma... se non avremo la Fede, servirà a ben poco accendere candele votive e chiedere "quella tal cosa" a Dio stesso. Il miracolo, per prima cosa, deve avvenire in noi. Siamo noi che dobbiamo cambiare, perchè Dio è immutabile, Dio è Amore e a Lui nulla è impossibile: basta che noi crediamo, come avrebbe dovuto credere Tommaso, in quel tempo.

Tutto ciò che noi leghiamo in Terra, è legato anche in Cielo: per questa affermazione noi possiamo concludere che esiste un Ponte fra la Terra e gli infiniti Spazi Celesti, fra il nostro piccolo mondo e le infinite plaghe dello Spirito.
Attraverso questo Ponte passano anche le nostre suppliche, le nostre domande, le nostre inquietudini, le nostre lacrime di dolore... ma anche le nostre gioie, i nostri ravvedimenti, le nostre scoperte, le nostre lacrime di gioia.
Tutto viene benignamente raccolto, attentamente ascoltato e amorevolmente presentato innanzi al Bene Supremo, Dio Padre Nostro... e, particolarmente, Madre nostra! Tutto viene vagliato, setacciato ed approvato secondo il grado della nostra fede.

La nostra fede...

" Se aveste tanta fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: sradicati e trapiantati in mare... ed esso vi ubbidirebbe " (Luca, 17)

 
 
 

Il controverso dibattito sulla visione di Ezechiele 1, 1-28

Post n°20 pubblicato il 29 Maggio 2008 da roby2012
Foto di roby2012

Due giorni orsono è nata una interessante discussione circa la visione che ebbe il profeta Ezechiele sul fiume Kebar, riportata di proprio pugno dallo stesso Ezechiele nelle Scritture dell'Antico Testamento.

Secondo Roy (nick: "ex-pre") , uomo illuminato da forti principi teologici, la visione è da attribuirsi ad un'estasi, ad un rapimento divino, così che l'intera narrazione in esame è condotta sul leit motiv del misticismo e simbolismo più assoluti, poichè invero la Scrittura va interpretata simbolicamente. Perciò tutte le rappresentazioni bibliche sono parto di fantasie, di allegorie... e così citando tori e cavalli alati, carri sulle nuvole e troni di fuoco come se piovesse, l'amico Roy ci fa intendere che Ezechiele ci riportò le personali memorie delle sue meravigliose trasognanti avventure per il fine ultimo di recare, ai deportati di Israele, la buona notizia: "Ragazzi, udite, udite: Dio c'è!".

Inutile dire che, proseguendo il "dibattito", non siamo riusciti ad accordarci sulla "giusta" collocazione di questa vicenda biblica.

Ma forse qualcosa ancora da dire ci sarebbe, io penso.

Perchè, troppo volentieri, vuoi perchè inesplicabile, vuoi perchè scomoda, la verità è stata contorta in lamiere mistiche ancor più inesplicabili, come se Ezechiele fosse solo un visionario, un esteta della meditazione, senza menomamente arrivare alla semplicissima conclusione che fosse un uomo come tanti, benche privilegiato dal Signore.
L'apostolo Simon Pietro, cinse i fianchi della tunica di Cristo, vide i miracoli sotto i suoi occhi ed egli stesso ne compì; a lui fu affidato il grande onore ed onere di ereditare la Chiesa di Cristo su questa Terra, ma quando vide un fratello presentarglisi assoggettato da gran rispetto e riverenza, Pietro esclamò: non ti inchinare davanti a me: anche io sono un uomo come te.

Cosa aveva dunque di speciale Ezechiele? Cosa aveva di speciale Paolo quando, mentre procedeva in sella al suo cavallo, improvvisamente "rifulse una luce dal Cielo" e cadendo a terra, udì una voce che gli diceva: "Saulo, Saulo, perchè mi perseguiti?". Era un forse un'estasi, o forse era proprio caduto da cavallo, alla vista di quella luce dal cielo?.

Ezechiele ci riporta il giorno, il mese e l'anno della sua "esperienza" e il luogo esatto: sul fiume Kebar, nella regione dei Caldei. E'un uomo preciso, il profeta Ezechiele.
Trovatosi solo, disse: "Io guardavo, ed ecco un vento tempestoso avanzarsi da settentrione, una grande Nube che splendeva tutt'attorno, un fuoco da cui guizzavano bagliori, e nel centro come lo splendore dell'elettro in mezzo al fuoco".
Allegoria? Simbologia? Estasi? Ezechiele ci conferma invece: "A tal vista io caddi bocconi...".

Sarebbe il caso di rivedere, con i nostri umili, semplici occhi, questa scena: una Realtà luminosissima discende dal cielo presentandosi in tutta la sua magnificienza e splendore davanti ad un uomo, in una terra straniera, e quest'uomo cosa fa? Si getta a terra per lo spavento! Altro che estasi...

Ma c'è di più.

Ezechiele, una volta ripresosi, osservò che sul terreno vi erano quattro viventi con sembianze umane, abbigliati con vestiti luminosi come l'oro... e al loro fianco vi erano quattro oggetti che, inizialmente, il profeta descrisse come "Ruote", ma poco dopo aggiunse: "Udii che erano chiamate "Turbini". Questi Turbini avevano una grande circonferenza (nota: il "Papiro di Tulli" conferisce alle Ruote la misura di 1 pertica = 50 metri di diametro) ed erano "costellati di occhi tutt'attorno". Inoltre i Turbini si alzavano, giravano ed erano comandati dallo stesso Spirito (nota: il Santo Spirito!) che animava i quattro viventi, scesi a terra. Infine appariva come se ogni Ruota avesse la caratteristica di essere come "una ruota  dentro un'altra ruota".

Avete appena avuto modo di leggere la perfetta descrizione di quattro (volgarmente detti) "dischi volanti": non v'è la minima ombra di dubbio!
Dov'è la simbologia, l'allegoria, la metafora, se non in mano a chi non ha modo di spiegarsi in alcun modo, la natura di questa realtà? Perchè la teologia non può spiegare queste cose, se non con il metro assai illusorio dei simboli.

Se poi andassimo proprio a cercare la pagliuzza nell'occhio del nostro fratello (...) si potrebbe anche affermare che tante allegorie hanno confuso non soltanto la mente e ma anche il cuore degli uomini. Gesù ci ha chiesto di essere semplici, ma noi semplici non lo siamo stati affatto. Anzi: abbiamo innescato processi interpretativi che hanno consumato inchiostri, papiri e carte per secoli e secoli. Cosa ci voleva a capire che la Verità non sta mai nè da una parte nè dall'altra, e nemmeno nel mezzo: la Verità unica è Dio, e Dio è Amore.

E questo Amore è stato visto con i propri occhi, da Ezechiele, poichè il Signore ha interagito con l'umanità di quei tempi: è sceso con i suoi Vascelli di Fuoco, ha parlato ai suoi profeti assiso sopra Troni Alati: per davvero, non per finta.
Così, oggi, noi sappiamo cosa significa che il Signore sta per tornare, per davvero e non per allegoria, sulle Nubi del Cielo.
Sta per tornare con le sue Milizie, le sue Schiere di Angeli, a bordo di "Chiamatele come volete" provenienti dalla sua Casa dalle Infinite Dimore, che è nel Cielo: così in Cielo, come in Terra.

 
 
 

Il Cuore della Legge

Post n°19 pubblicato il 28 Maggio 2008 da roby2012
Foto di roby2012

"Non chiunque mi dice: Signore! Signore!... entrerà nel Regno dei Cieli, ma colui che fa la Volontà del Padre mio che è nei Cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande». " (Matteo: 7,21-27)

"Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa ciò che fa il suo padrone; vi ho chiamati amici, perché, tutto quello che ho udito dal Padre mio, l' ho fatto conoscere a voi....Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri..." ( Giovanni:15,15-17).

Il Cuore della Legge si riassume con una sola parola: Amore. A chi applica a sè stesso e agli altri questo Comandamento, che "è il più grande di tutti", il Signore apre la Porta del Regno dei Cieli.

Ma ciò accadrà davvero quando gli uomini e le donne di questa Terra comprenderanno che non basta appena credere in Dio per essere salvi. Non basta solo adorare il Signore per essere tratti indenni fuori dalla materia. Non basta soltanto frequentare i luoghi di culto, confessare i propri peccati e ricevere il Corpo e il Sangue di Cristo per essere immuni dal male e passare attraverso la stretta e difficile porta che conduce al Signore.

Per raggiungere il Signore bisogna applicare e mettere in pratica il Comandamento d'Amore da Lui stesso amabilmente insegnatoci. E' indispensabile cominciare ad imparare veramente ad amarci gli uni con gli altri. E' indispensabile e determinante penetrare il Cuore della Legge.
Per essere davvero salvati ed entrare nel Regno Celeste, dice Gesù, occorre fare la Volontà del Padre che è nei Cieli, e questa Volontà è Amore Incondizionato, senza condizioni.

Eppure vedo ovunque che il fratello pone vincoli al fratello. Vedo il fratello giudicare e disprezzare il fratello. Vedo il fratello uccidere il fratello.

Eppure abbiamo avuto migliaia di Segni da parte del Signore e migliaia di rivelazioni: ma non abbiamo ancora capito. Abbiamo posto per nostro principio il nostro orgoglio, il nostro interesse personale; abbiamo affossato le idee degli altri come fossero immondizia, senza nemmeno ascoltare, ma solo per il gusto di controbatterle.
Non sto parlando di gente di malaffare: sto parlando di quelli che si definiscono "cristiani".

Come si può essere "cristiani/e", portatori/portatrici del Messaggio di Cristo, se poi ognuno pensa per sè? Se poi molti credono che basti un aspetto pio e contrito, per essere considerati "cristiani"? Se poi sia sufficiente conoscere le preghiere a memoria, foss'anche l'intera Scrittura a memoria, se poi nel loro cuore non alberga l'amore per il fratello?
Che cosa serve il bene se poi diviene fonte di auto-adulazione, se è solo una compiacenza per sè stessi, o se questo bene viene sbandierato ai quattro venti, o se tutto ciò che si fa nel bene dev'essere maggiormente una formula per ricevere encomi e onorificenze? Quale forma di giudizio possiamo emettere, noi piccoli uomini, nei confronti dei nostri fratelli, se poi l'unico Giudice è Dio? Il bene è silenzioso, come la carità. Il giudizio appartiene a Dio ed il mio è solo un constatare amaramente di quanto disattese siano le parole del Signore.

E vengo ora ad un angolo del Cuore della Legge.

Ora, io ho letto che, alcuni fratelli condannano, seguendo la Legge, le pratiche spiritistiche. La Chiesa bolla come opera diabolica lo spiritismo.

La Legge avvisa che, affrontando lo sconosciuto mondo degli spiriti e la loro evocazione, è facile incorrere in entità negative ed impure. Su questo siamo d'accordo.
Ma se il Cuore della Legge è Amore, come poter impedire a chi ha perso un figlio di cercarlo ancora, probabilmente sconvolgendo e coinvolgendo persone, sedicenti maghi, fattucchiere e medium,... al fine di poter udire o leggere o percepire ancora una piccola goccia d'amore, una grande immensa lacrima che scorre per tutto l'universo fino a che il proprio cuore possa, alfine, placare la sua sofferenza?
Credete che sia egoismo desiderare comunicare con un proprio caro? Non è forse un grande amore che può spingere a tutto ciò?

Chi mi può autorizzare a negare ad un padre di cercare ancora il figlio che non è più? Quale Legge mi proibisce di amare ancora, fino all'impossibile? Forse la legge dell'egoismo altrui, la legge della cecità altrui, la legge del menefreghismo altrui.

Se il Signore ha fornito un mezzo (medium) per risalire l'impossibile corrente del fiume della vita, dando così all'umanità la prova grandissima e il dono meraviglioso che la vita continua, dopo che abbiamo oltrepassato la Soglia, è soltanto per Amore, che è il Cuore della Legge.

Guardino e badino bene, tutti coloro che si agitano in acque ritenute quiete, fra candelabri dorati e sacre icone, fra crocifissi immensi e roccaforti inespugnabili, quanto il Signore ha detto a questa umanità cieca e sorda: "Io sono l'Alpha e l'Omega", il Principio e la Fine: a chi non osserverà e metterà in pratica la mia Parola, che è Amore... pur avendo profetato, in mio nome, e avendo scacciato demoni, in mio nome, io dirò: "Non ti conosco".

Attenti, quindi, "voi che  filtrate il moscerino ed ingoiate il cammello".

 
 
 

Segnalazione

Post n°18 pubblicato il 24 Maggio 2008 da roby2012

Per chi non lo sapesse... esiste un sito dove si respira un grande amore. Perchè un grande amore nasce spesso da una grande sofferenza.

http://angeliinterra.mastertopforum.com/

Vi abbraccio con affetto!

Roby

 
 
 

Tu ci creasti (Bruno Briasco- Aldo DeScalzi)

Post n°17 pubblicato il 23 Maggio 2008 da roby2012

 
 
 

Non mi interessa!

Post n°14 pubblicato il 16 Maggio 2008 da roby2012

Al mattino un uomo si alza, si lava, si veste e poi, durante la colazione insieme alla sua famiglia, accende la TV per ascoltare le prime notizie. La sua bimba reclama il suo spazio televisivo, ma lui la rimbrotta: "lasciami sentire le notizie, non mi interessa che vuoi i cartoni animati".

Sceso per strada incontra una ragazza che distribuisce volantini. La guarda e le dice: "No grazie, non mi interessa" senza nemmeno conoscerne il contenuto.

In ufficio un collega mangia un nuovo tipo di crackers e glielo offre: ma lui risponde amabilmente: "No, ti ringrazio, ho appena fatto colazione, non mi interessa".

Verso sera rincasa ed incontra un amico che gli vuole parlare di una sua realtà interessante, ma lui, conoscendolo bene, anticipa: "Guarda vado di fretta, non posso ascoltarti"

Giunto nella sua casa, la moglie lo accoglie con un sorriso, al quale lui risponde con una smorfia di dolore. E' stanco per la giornata lavorativa e si siede in poltrona a guardare un telefilm. La moglie lo incalza con i problemi della giornata, ma lui risponde: "Adesso lasciami un attimo in pace, non farmi perdere il finale del Tenente Colombo!"

In ultimo, prima di addormentarsi, rivolge un pensiero a Dio, giacchè lui è un uomo di fede. Gli chiede che i problemi possano risolversi... e che quella vacanza in Sardegna, tanto desiderata ed attesa, possa andare a buon fine.

"Signore mio, cosa ne pensi?" - Risposta: "Non ho tempo per te. Non mi interessa!"

 
 
 

Le confessioni di Benjamin Kennicott

Post n°13 pubblicato il 13 Maggio 2008 da roby2012

Ricavo l'episodio da un libro  pubblicato a Londra, e intitolato: "The History of Benjamin Kennicott (The Purgatory of a Parson)".

L'autrice del volumetto - Mrs. Isabelle Major Evans - possiede notevoli facoltà medianiche, di cui si era sempre valsa per comunicare esclusivamente col padre defunto. Ora avvenne che essendo afflitta da una nevrite al braccio destro che le impediva di scrivere, fu consigliata recarsi da una medium curatrice, la quale riuscì rapidamente a guarirla. Se non che, durante le visite alla medium in discorso, quest'ultima ebbe un giorno ad esclamare: "Io scorgo un uomo vestito di nero, con una bibbia fra le mani, il quale mi mostra un fascio di carte manoscritte. Dice di chiamarsi... Kenny...Kenn...Kenn-acott..., e di essere vissuto nel secolo XVIII. Fece qualche cosa che riguarda la Bibbia. Egli si rivolge a me dicendo: " Procura di guarire presto la signora, poichè essa dovrà scrivere per me".
Dopo una breve pausa, la medium pervenne accogliere l'intero suo nome: "Benjamin Kennicott, Rettore di Culham." Ciò conseguito, l'apparzione sparì.

Tornata a casa, la signora Evans chiese consiglio in proposito al suo defunto padre, il quale la informò che si trattava di uno spirito in pena, da lungo tempo nel mondo spirituale, il quale abbisognava del suo concorso per iniziare la propria redenzione.
La consigliava pertanto ad accoglierlo, mettendo a sua disposizione la propria medianità: una seduta ogni 15 giorni.
In seguito ad inchieste subito iniziate, risultò che nel secolo XVIII, nel paesello di Culham, era stato effettivamente "rettore" un ministro anglicano di nome Benjamin Kennicott, il quale aveva pubblicato in vita numerosi scritti di esegesi biblica, confrontando la "versione inglese" della Bibbia, col testo ebraico della medesima, lingua quest'ultima da lui posseduta a fondo.

Allorchè egli si manifestò tramite la signora Evans, fece un'ampia confessione sulle vicende della propria vita incarnata, in cui si era dimostrato acciecato dai preconcetti religiosi. invaso da smisurato orgoglio, nonchè spietato di cuore, annunciando che dal proprio messaggio ai viventi, fecondo di insegnamenti per questi ultimi, dipendeva il primo passo che egli avrebbe compiuto sulla via della redenzione.

Quindi spiegò ulteriormente di essere stato un pastore anglicano talmente ligio alla propria ortodossia - da lui ritenuta superbamente l'unica infallibile - da dimostrarsi intollerante e spietato con chiunque non la pensasse esattamente come lui. Inoltre, egli aveva aggiunto che le sue pubblicazioni di esegesi biblica, e la sua cognizione della lingua ebraica, lo avevano insuperbito al punto da reputare se stesso l'unico campione al mondo degno di ascendere, a suo tempo, alle più eccelse glorie del Paradiso.

Una delle colpe più gravi di cui si era macchiato erano le spietate persecuzioni inflitte a coloro che dissentivano in qualche modo dalla sua ortodossia.
Viveva in quel villaggio un umile artigiano da lui designato "Giovanni il falegname", il quale era un sant'uomo animato da grande fervore apostolico, nella cui bottega si adunavano molti devoti suoi seguaci per ascoltare dal suo labbro ispirato le verite cristiane. Il pastore Kennycott prese a perseguitarlo spietatamente, gli proibi di accostarsi alla mensa eucaristica, vietò ai fedeli di ascoltare le sue parole, allontanò i clienti dalla sua bottega, riducendolo alla fame insieme con la propria famigliola.
L'infelice perseguitato si privava del cibo affinchè non avessero a soffrire i suoi bimbi, e finì col morire d'inanizione e di crepacuore.

Noto in proposito che si riuscì a controllare e documentare le "gesta" da lui compiute nel nome di Dio.

Giunta per lui l'ora fatale della resa dei conti, egli, in conseguenza dell'inesorabile "legge di affinità", gravitò pesantemente nella dimora spirituale che gli competeva, la quale apparteneva alle cosiddette "Sfere di probazione", dove l'ostinatezza irriducibile del suo temperamento lo trattenne per un secolo e mezzo, fino a quando riuscì a compiere il primo passo verso la redenzione mediante il purgatorio dei rimorsi, che in lui furono risvegliati per l'intervento di "Giovanni il falegname", il quale ottenne lo scopo rendendo amore per odio, come a suo tempo si vedrà.

Lo spirito di Benjamin Kennicott, sulla via del ravvedimento, comincia rivolgendosi ai viventi in questi termini: "Fratelli amici miei, io vi parlo questa volta dalla soglia in cui si scorgono le meravigliose contrade in cui soggiornano gli spiriti di coloro che durante l'esistenza terrena hanno osservato le Leggi di Dio. La maggioranza delle anime che si disincarnano non vi perviene che dopo un lungo pellegrinaggio più o meno laborioso.
Tra i viventi vi sono molti che dicono:

'Dio è Amore, e se Egli ama le proprie creature, non le punirà certamente per mancanze veniali. E' vero che gli assassini, i ladri, gli adulteri, meritano le più severe sanzioni; ma noi che siamo vissuti rispettabilmente, incappando soltanto in piccole colpe, a tutti comuni, perchè dovremmo temerne le conseguenze nella vita futura?'.

"Fratelli, e a coloro che così ragionano che io mi rivolgo con le mie confessioni, e vi supplico di ascoltarmi attentamente.
Io, che vi parlo, ero in vita un eminente rispettabilissimo vicario di una parrocchia. Ero alloggiato in un presbiterio provvisto di ogni comodità, avevo una moglie amatissima a me devota, possedevo rendite sufficienti per condurre un'esistenza senza privazioni. Adempivo scrupolosamente a tutti i doveri del mio ministero. Soltanto non avevo simpatia per coloro che seguivano confessioni cristiane diverse da quella anglicana. Agli occhi del mondo io ero un modello di ecclesiastico servitore di Dio e quando giunse per me l'ora suprema, i miei parrocchiani non dubitavano che il loro vicario si sarebbe elevato alle glorie supreme del Paradiso.
Ed ecco invece la mia storia (nota: dal momento del suo distacco terreno):

"Io giacevo morente e coscente, ma pienamente soddisfatto di me stesso, quindi ben sicuro intorno al glorioso imminente premio che mi attendeva. Era accorso ad assistermi un vecchio prete amico mio, un vero sant'uomo. Egli formulava delle semplici, familiari, ma profondamente spirituali esortazioni rispondenti alla situazione; ed io, per quanto giunto agli estremi, pensavo orgogliosamente che avrei patrocinato la causa assai meglio. D'improvviso mi colse un senso di estremo esaurimento vitale: mi aspettavo di essere accolto da un coro di angeli osannanti d'innanzi al trono di Dio. Invece, appena lo spirito esulò dal corpo, io provai la sensazione di sprofondare in un abisso senza fondo; mi trovai avvolto in una caligine impenetrabile e grigia; ma quando riuscii ad intravvedere qualcosa dell'ambiente che mi circondava, mi avvidi di trovarmi ancora nella mia camera da letto. Udivo piangere sommessamente la mia cara moglie e scorsi sul letto il mio corpo, sebbene a tutta prima io non ritenessi che fosse il mio corpo: ero dunque morto? Impossibile. Nessun coro di angeli plaudenti era accorso a darmi il benvenuto.

Non saprei dire quanto tempo vagai attorno alla mia dimora terrena; ramingavo senza scopo un pò dovunque nei dintorni domandandomi:"Perchè mai mi si tratta in questo modo? E' un insulto alla mia dignità".
Ad un dato momento, mi occorse di palpare vicino a me una sporgenza di roccia. Era quella la prima volta che mi capitava di avvertire qualcosa di solido nel mio lungo vagare nella caligine che mi avvolgeva. Sedetti su quella roccia, per riordinare le idee: e cosi facendo, fui preso da un impeto di rivolta. Mi ribellavo contro Dio poichè in base alla grande opinione che avevo di me stessp, Egli mi trattava in maniera indegna. A tali sensi di ribellione, seguì immediatamente una crisi di sonno invincibile che mi costrinse ad abbattermi sulla roccia. Vidi e sognai visioni talmente terrificanti, che mi strapparono un'invocazione di aiuto: 'Mio Dio, toglimi da questo stato di orrende visioni! Immergimi in un totale oblio'. E ciò accadde subito.

Quando mi svegliai, ebbi l'impressione di non trovarmi più solo. Nellla nebbia che continuava ad avvolgermi dardeggiavano strisce di luminosità sanguigna, nelle quali intravvedevo forme umane terrificanti, le quali mi rivolsero parole gridando forte, con esultanza maligna, che io ero capitato nell'ambiente che mi meritavo, nel quale essi mi davano il benvenuto. Cosi dicendo, due tra essi mi afferrarono senza riguardi, trasportandomi in una sorta di grande aula di giustizia in cui stava riunita una moltitudine di essi, in preda a festosa, diabolica allegria. Mi venne risposto, in mezzo ad una tregenda di ghigni e di scherni, che quella era la dimora dell'umana fattuità orgogliosa, la quale stimava sè stessa un modello di tutte le virtù.

D'improvviso mi apparve da lontano una luminosità blanda azzurrina di ben altra natura, e una voce ne scaturì e mi parlò. Osservai che non appena si fece udire quella voce, i demoni fuggirono all'impazzata, lasciandomi solo. La voce mi disse che io potevo evitare di rimanere in quell'ambiente di pena, purchè io lo desiderassi; ovvero se io riconoscevo di aver condotto un'esistenza orgogliosa, maculata di durezza di cuore e me ne pentivo sinceramente, allora avrei potuto avviarmi verso condizioni spirituali migliori.
Risposi arrogantemente a quella voce che io avevo condotto una vita di rettitudine immacolata sotto ogni aspetto e nulla avevo fatto per meritarmi un trattamento tanto indegno.
Dalla nube luminosa intesi l'eco di un profondo respiro, e la voce cosi mi parlo: "La tua risposta significa che scegliesti volontariamente di percorrere la via dell'abisso; ma se venisse il momento in cui tu abbisognassi di aiuto, puoi sempre chiamarmi, ed io correrò prontamente. Io sono Lucis e soltanto che tu mi invocherai, io ti insegnerò come condurtì fuori da ciò". Detto ciò la luce azzurrina si dileguò e rimasi solo in quella landa orribile, cadendo a terra privo di sensi.

Rimasi ivi un secolo e mezzo fino a quando, non resistendo a tanto strazio mi ricordai di quanto aveva detto la voce amica che aveva parlato nella luce azzurrina e gridai disperatamente:"Lucis, buon Lucis, aiutami! Insegnami la via della redenzione!".
Immediatamente apparve in lontananza una luminosità azzurrina, ma prima che ne uscisse la voce di Lucis, i demoni che mi circondavano si diedero a pazza fuga travolgendo, calpestando, sibilando come serpenti."

Finalmente era sorto in lui il primo albore di sincero pentimento e di attanaglianti rimorsi, con ciò iniziandosi alla propria redenzione. E finalmente, dopo un secolo e mezzo che egli anelava di ricongiungersi con la consorte adorata, gli fù possibile rivederla....

"Io poi rividi tutte le vicende della mia vita, a cominciare dalla mia fanciulezza, consapevole di emettere grida strazianti di rimorso, pronunciando nomi di vittime o brevi esclamazioni di orrore per qualche impresa spietata compiuta in nome di Dio.
In un dato momento avevo esclamato:' Giovanni il falegname, potrò mai sperare nel tuo perdono?' Io mi vidi d'innanzi una figura angelica di grande bellezza che emanava una luminosità radiosa: mi domandavo trepidante chi potesse essere, ma non osavo rivolgergli la parola, poichè vedevo in lui un inviato di Dio.
Lucis, lo spirito giuda, si rivolse allo spirito angelico cosi dicendo:

"Amico, penso che tu avrai a riprendere la forma terrena, giacchè quest'anima in pena non ti riconosce; e questo è anche il modo migliore per riavvicinarvi".

Io ascoltai meravigliato tali parole enigmatiche, ma subito dopo, e con immenso mio stupore, vidi quello spirito radioso rattrappirsi, perdere ogni splendore, di venire in tutto umano, e in un attimo trasformarsi in 'Giovanni il falegname', esile, infermo, disfatto dai digiuni, con le mani incallite dal rude lavoro.
Egli si rivolse a me parlando con la voce a me familiare:

"Amico mio, non disperare. Io vengo per una missione d'amore. Compiesti in Terra ciò che credevi il tuo dovere, e sebbene io ne abbia sofferto crudelmente, le mie prove furono un nulla al confronto di quelle patite da Nostro Signore Gesù Cristo, che a mia volta io mi sforzavo di servire nel modo creduto il migliore".

Mentre io guardavo allibito quel corpo infermo e disfatto a me ben noto, esso ridivenne per incanto il radioso spirito di prima, il quale continuando a parlarmi con la tonalità di voce di Giovanni disse: 'Fratello mio, tu mi desiderasti, ed io sono accorso. Vogliamo diventare buoni amici?".

Cosi esprimendosi, mi stese ambo le mani, ma io non osavo stringerle fra le mie. Allora egli si chinò su di me, mi gettò le braccia al collo e mi baciò in fronte.
Lucis sorridendo di soddisfazione e rivolgendosi a me, osservò: "Tu e Giovanni avrete certamente molte cose da dirvi. Vi lascio soli, ed egli sarà per qualche tempo la tua guida. Tu progredirai nella misura in cui profitterai degli insegnamenti che egli si accinge ad impartirti".

Sintesi da "La crisi della Morte" di Ernesto Bozzano

 
 
 

Ruote, Turbini, Carri, Gloria del Signore, Nubi e Colonne di Nubi 

Post n°12 pubblicato il 11 Maggio 2008 da roby2012
Foto di roby2012

Queste sono solo alcune delle fedeli testimonianze bibliche in riferimento all'oggetto di questo post. Lascio ad eventuali vostri interventi ogni commento:

 

1) Ezechiele: descrizione delle "Ruote".

L'aspetto delle Ruote e la loro forma erano come l'aspetto del crisolito; tutte e quattro si somigliavano; il loro aspetto e la loro forma eran quelli d'una ruota che fosse attraversata da un'altra ruota.

Quando gli esseri viventi camminavano, le Ruote si muovevano a lato a loro; e quando gli esseri viventi s'alzavano su da terra, s'alzavano anche le Ruote.

Dovunque lo spirito voleva andare, andavano anch'essi; e le ruote s'alzavano a lato a quelli, perché lo spirito degli esseri viventi era nelle Ruote.

E udii pure il rumore delle ali degli esseri viventi che battevano l'una contro l'altra, il rumore delle Ruote a lato ad esse e il suono d'un gran fragore.

E l'Eterno parlò all'uomo vestito di lino, e disse: 'Va' fra le Ruote sotto i cherubini, empiti le mani di carboni ardenti tolti di fra i cherubini, e spargili sulla città'. Ed egli v'andò in mia presenza.E quando l'Eterno ebbe dato all'uomo vestito di lino l'ordine di prender del fuoco di fra le Ruote che son tra i cherubini, quegli venne a fermarsi presso una delle Ruote.

E io guardai, ed ecco quattro Ruote presso ai cherubini, una Ruota presso ogni cherubino; e le Ruote avevano l'aspetto di una pietra di crisolito.

E tutto il corpo dei cherubini, i loro dossi, le loro mani, le loro ali, come pure le Ruote di tutti e quattro, eran pieni d'occhi tutto attorno.

E udii che le Ruote eran chiamate 'Il Turbine'.

E i cherubini spiegarono le loro ali e s'innalzarono su dalla terra; e io li vidi partire, con le Ruote a lato a loro. Si fermarono all'ingresso della porta orientale della casa dell'Eterno; e la Gloria dell'Iddio d'Israele stava sopra di loro, su in alto.

Daniele 7:9

Io continuai a guardare fino al momento in cui furono collocati dei Troni, e un Vegliardo s'assise. La sua veste era bianca come la neve, e i capelli del suo capo eran come lana pura; fiamme di fuoco erano il suo Trono e le Ruote d'esso erano fuoco ardente.

2) La Gloria del Signore:

Luca 2:9

E un Angelo del Signore si presentò ad essi e la Gloria del Signore risplendette intorno a loro, e temettero di gran timore.

Esodo 16

E come Aaronne parlava a tutta la radunanza dei Figli d'Israele, questi volsero gli occhi verso il deserto; ed ecco che la Gloria dell'Eterno apparve nella Nube.

Esodo 24

E la Gloria dell'Eterno rimase sul monte Sinai e la Nube lo coperse per sei giorni; e il settimo giorno l'Eterno chiamò Mosè di mezzo alla Nube.

E l'aspetto della gloria dell'Eterno era agli occhi dei Figli d'Israele come un fuoco divorante sulla cima del monte.

3) Turbini e Carri di Fuoco

Re 2:11

E com'essi continuavano a camminare discorrendo assieme, ecco un Carro di fuoco e dei Cavalli di fuoco che li separarono l'uno dall'altro, ed Elia salì al cielo in un Turbine.

Deuteronomio 33:26

Nessuno è pari al Dio di Iesurun che, sul Carro dei Cieli, corre in tuo aiuto, che, nella sua maestà, avanza sulle Nubi.


Salmi 104:3

Egli (Dio) costruisce le sue Alte Stanze sulle Acque;
fa delle Nuvole il suo Carro,
avanza sulle ali del vento;

4) Nubi e Colonne di Nubi

Esodo 13

Il Signore andava davanti a loro: di giorno, in una Colonna di Nubi per guidarli lungo il cammino; di notte, in una Colonna di Fuoco per illuminarli, perché potessero camminare giorno e notte.  Egli non allontanava la Colonna di Nubi durante il giorno, né la Colonna di Fuoco durante la notte, dal cospetto del popolo.

Esodo 14

Allora l'angelo di Dio, che precedeva il campo d'Israele, si spostò e andò a mettersi dietro a loro; anche la colonna di Nubi si spostò dalla loro avanguardia e si fermò dietro a loro, mettendosi fra il campo dell'Egitto e il campo d'Israele. La Nube era tenebrosa per gli uni, mentre rischiarava gli altri nella notte.

Esodo 40

Durante tutti i loro viaggi, quando la Nube si alzava dal tabernacolo, i figli d'Israele partivano; ma se la Nube non si alzava, non partivano fino al giorno in cui si alzava. La Nube del Signore infatti stava sul tabernacolo di giorno; e di notte vi stava un fuoco visibile a tutta la casa d'Israele durante tutti i loro viaggi.

Genesi 9 (in relazione al Patto fra Dio e Noè circa l'umanità futura)

Porrò il mio Arco fra le Nubi del Cielo e io lo guarderò per ricordarmi del patto perpetuo fra Dio e ogni essere vivente, di qualunque specie che è sulla terra».

Daniele 7-13

Io guardavo, nelle visioni notturne, ed ecco venire sulle Nubi del Cielo uno simile a un Figlio d'uomo; egli giunse fino al Vegliardo e fu fatto avvicinare a Lui

Matteo 24-30

Allora apparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo; e allora tutte le tribù della terra faranno cordoglio e vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle Nubi del Cielo con gran potenza e gloria.

Marco 14-62

Gesù disse: «Io sono; e vedrete il Figlio dell'uomo, seduto alla destra della Potenza, venire sulle Nubi del Cielo».

Tessalonicesi (lettera di Paolo ai) 4-17

Poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo rapiti insieme con loro, sulle Nubi, a incontrare il Signore nell'aria; e così saremo sempre con il Signore.

Apocalisse 1-17

Ecco, egli viene con le Nubi e ogni occhio lo vedrà; lo vedranno anche quelli che lo trafissero, e tutte le tribù della terra faranno lamenti per lui. Sì, amen.


ED INFINE....

Matteo 2

«Dov'è il re dei Giudei che è nato? Poiché noi abbiamo visto la sua Stella in Oriente e siamo venuti per adorarlo».

Allora Erode, chiamati di nascosto i magi, s'informò esattamente da loro del tempo in cui la Stella era apparsa;

Essi dunque, udito il re, partirono; e la Stella, che avevano vista in Oriente, andava davanti a loro finché, giunta al luogo dov'era il bambino, vi si fermò sopra.

Quando videro la Stella, si rallegrarono di grandissima gioia.




 
 
 
 
 

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