POLPOSTALE E..
BIANCO O NERO E' SOLO UN COLORE
Polpostale
"Un uso responsabile della rete" (manuale per i genitori)
Internet sicuro
Internet: Alcune regole da seguire
In rete i rischi ci sono: meglio conoscerli e segnalarli.
PERCHè LA MEMORIA NON VENGA MAI MENO..
Ritorno ad Auschwitz
Il silenzio. Il silenzio di Birkenau. Il silenzio di Birkenau non assomiglia a nessun altro silenzio: ha in sé le grida di disperazione, le preghiere strangolate di migliaia e migliaia di comunità che il nemico condannò ad essere ingoiate dall'oscurità di una notte infinita, una notte senza nome. Il tacere degli uomini congelato nel cuore della disumanità. Silenzio eterno sotto un cielo azzurro.
Silenzio di morte nel cuore della morte...
Nel regno delle ombre che è Auschwitz nessuno cammina lentamente; la morte si getta contro la sua preda. Non ha tempo, la morte: dev'essere contemporaneamente dappertutto.
La vita, la morte: tutto si unisce in una folle velocità. Il futuro si limita qui all'attimo che precede la selezione; qui bisogna correre dietro al presente, perché non scompaia del tutto. Si corre a lavarsi. Si corre mentre ci si veste. Si corre alla distribuzione del pane, della margarina, della zuppa. Si corre all'appallo, si corre al lavoro, si corre da un blocco all'altro, alla ricerca di uno sguardo famigliare.Alla ricerca di una parola di consolazione.
L'abbaiare dei cani... le grida dei carnefici, il rumore dei randelli di gomma che si abbattono sulla nuca dei prigionieri. Il dolore rende muti gli uomini affamati e deboli; la loro umiliazione pesante come una maledizione.
*Elie Wiesel, Premio Nobel per la Pace 1986*
GENERALE
Generale, il tuo carro armato è una macchina potente
Spiana un bosco e sfracella cento uomini.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un carrista.
Generale, il tuo bombardiere è potente.
Vola più rapido d'una tempesta e porta più di un elefante.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un meccanico.
Generale, l'uomo fa di tutto.
Può volare e può uccidere.
Ma ha un difetto:
può pensare.
*Bertolt Brecht*
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Hai chiesto e non solo tu perchè ora?
Perchè non un mese fa, un anno fa.
Perchè proprio adesso tutta questa indignazione che può essere frantiesa.
Ovviamente non posso parlare per le 70 mila persone, Donne in maggioranza, che domenica erano in Piazza Castello a Milano, né per le migliaia e migliaia di tutte le altre piazze, posso però dire perchè le Donne come me hanno deciso di lasciare le incombenze quotidiane per essere lì, adesso.
Donne che in anni lontani in piazza ci sono dovute andare spesso e volentieri per ricordare all'altra parte di questa società che esistevano e darci per scontate era tra i più grossi errori che si potevano commettere. Eravamo convinte di poter dare un contributo costruttivo a tutti i livelli e volevamo una possibilità.
Ce la siamo presa quella possibilità, costruendo la nostra libertà con fatica e con battaglie che, spesso ci hanno portato via molto.
Libertà fatta di tante piccole cose, compresa la voglia e il diritto di essere sempre e comunque noi stesse, anche quando chiedevamo di occupare ruoli che la società credeva non fossero per noi. Abbiamo dimostrato che siamo in grado di fare qualunque cosa al pari, se non meglio, dei corrispettivi maschietti.
Ci sono voluti anni prima di poter accedere a varie aree di questa società senza "scornarsi" con il maschilismo incipiente e dirompente.
E in molti ruoli esiste ancora una forte discriminazione sessista, ma continuiamo a perseverare forti delle nostre capacità e delle nostre convinzioni.
La libertà, però in qualche modo l'abbiamo archiviata e, forse, ci siamo adagiate nella conquista ottenuta da non renderci conto che proprio quella libertà poteva essere frutto di strumentalizzazione e di manipolazione da parte di chi, nei fatti, non ha rispetto per le Donne.
Da parte di chi ha usato le nostre richieste per creare un modello di donna al solo scopo di compiacere l’altra parte della società. Alimentando e rinvigorendo quel lato, antico, dell’uomo conquistatore e “sciupa femmine”.
Perché ora?
Perchè non bastava più scrivere sulla mercificazione e sulla dignità violata; non bastava più occuparsi di pari dignità e rispetto nelle forme organizzative di questa Società.
Era necessario dare un segnale forte non solo ai "maschietti detentori del potere", ma anche a tutte quelle giovani, future, Donne a cui è stata mistificata e sgretolata la libertà.
A cui è stato fornito un modello sociale di Donna che le svilisce nel corpo e nell’anima. Domenica in molte eravamo lì per ribadire la Libertà di essere ciò che vogliamo per noi stesse non per il piacere della parte maschile di questa società.
Libertà che non passa attraverso la compravendita della nostra intelligenza o del nostro corpo, ma attraverso il lavoro, l’impegno anche quando, a volte, non completamente riconosciuto.
Era arrivato il momento di uscire dall'invisibilità della normalità per riaffermare con forza che questa Società sta in piedi soprattutto per noi e, se domani, ognuna di noi decidesse di dare le dimissioni dai mille ruoli che ogni giorno ricopre, è probabile che per qualche tempo tutto si paralizzerebbe.
Abbiamo permesso, inconsapevolmente certamente, di dare per scontato il lavoro di tutte e abbiamo permesse alla parte di uomini portatori di maschilismo abbietto di dirci come dovevamo essere Donne per piacergli e compiacerli.
A questo modo di pensare non poteva più essere data una risposta nel lavoro quotidiano, nell'impegno era necessario rompere quella normalità con qualcosa che echeggiasse e facesse riflettere anche quella parte di uomini che alle Donne riconoscono il lavoro e portano rispetto ogni giorno in mille modi diversi.
I tempi erano maturi adesso e, adesso, le Donne sono uscite dal silenzio, in modo quasi del tutto spontaneo e chi ha visto le piazze ha potuto constatare la trasversalità di questo bisogno comune.
Bisogno dettato solo dalla richiesta di pari dignità e di pari rispetto a prescindere dal credo, dal colore, dall'appartenenza e dalla storia personale.
Perchè se non ora quando?
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