Creato da tantiriccirossi il 02/01/2008

*Incedere Silente*

In punta di piedi in silenzio ti cerco...in silenzio sparisco. Affinchè le notti non abbiano l'unico suono del sospiro di chi soffre e tace, ora quel sospiro avrà una voce...e l'avrà qui.

 

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Stazioni

Post n°120 pubblicato il 25 Marzo 2010 da tantiriccirossi
 



Non si poteva fare a meno di chiedersi come e a chi fosse venuto in mente di costruirla lì e non era facile rispondersi mettendo pace ai “perché”, che a porseli, sembrava tempo perso.

Sola e lontana, circondata da monti e colline dai fianchi dolcemente degradanti,
non riusciva a donare alla fantasia, il ricordo di giorni migliori.
Una piccola casa spuntata nel niente e dal niente, era quella piccola stazione abbandonata a se stessa e dimenticata da tutti.
Così tanto lontana dalla vita, che guardandosi attorno non si capiva se fosse scappata lei dal centro abitato, o se spaventato dallo sferragliare del treno,
qualcuno avesse spostato, via via nel tempo, ogni singola casa del paese,ricostruendolo e nascondendolo, dietro una delle tante colline, incollandolo sulla cima della montagna addormentata al sole. Persiane divelte, sbattevano contro il muro ad ogni soffio di vento e dalle finestre senza imposte, a tratti, ne usciva l’odore di muffa, di vuoto; del niente che la riempiva.
L’intonaco scrostato, si nascondeva vergognoso, dietro la cascata d’edera che
ormai aveva preso piede ovunque e sulla facciata che guardava il tramonto, si leggeva appena il nome di un paese che non c’era.

All’ombra di un gelso, la panchina in pietra attendeva l’arrivo di qualcuno pronto a sedersi, attendendo con lei, il passaggio di un treno che non si sarebbe mai fermato e ai suoi piedi, l’incessante andirivieni di formiche rosse che entravano e uscivano dal formicaio.

Un unico binario e due rotaie tra le pietre bianche, invase da rigogliosi ciuffi d’erba che nascondevano qualche lucertola che di tanto in tanto si affacciava a riscaldarsi e una coccinella, andava su e giù da uno stelo, senza fermarsi,quasi fosse in cerca di qualcosa che aveva perduto e non ritrovava, per poi aprire le ali e volare poco più lontano, su di un nuovo stelo tutto da scoprire.

Silenzio;tutt’intorno e dentro!

L’unico rumore era proprio quello del… silenzio, che ti faceva sentire ancor più forte il battito del cuore che nel risalirti dal petto in gola, ti riempiva d’angoscia e risvegliava le paure che da bambina ti avevano perseguitato; quella di perdersi e di non essere mai ritrovata.

Tra il grano ancora verde, s’avvertiva il frusciante avanzare della serpe nera, che in cerca di cibo non aveva altro che d’accontentarsi di un piccolo rospo sperduto. 

Soffiava lento il vento, una canzone di foglie e rami, di stanze vuote attraversate, di fontane che buttano un filo d’acqua e il suo canto accompagna da sempre il passo stanco di un povero vecchio che arranca lungo il tratturo polveroso di terra bianca e arsa.
Ogni sera arrivava, da non si sa dove, per sedersi su quella panchina, in attesa del passaggio del treno, quel treno che passava veloce e non si fermava e che lasciava intravedere appena, attraverso i finestrini, i volti di chi aveva avuto la fortuna di trovarsi in una stazione in cui i treni arrivano, si fermano e ripartono,uno dopo l’altro e nel suo sguardo il rimpianto di un tempo lontano, un tempo in cui sarebbe riuscito anche lui a salire sul quel treno, afferrandolo al volo, salendoci in corsa… ma i treni passano e si fermano una sola volta nella vita e in alcune stazioni…mai.

Giuly


 
 
 
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questo è per Giuly

Per te, che ti fai i cavoletti tuoi ma che ti preoccupi sempre dei cavoletti altrui.

Giuly


.Sai...io lo leggo dai tuoi post e dai commenti che lasciano i tuoi amici

Potevo forse non far incidere che sei una forza della natura?

...e cos'altro dire?

Ogni altra parola sarebbe solo banale.
Ciao, carissima amica!
Grazie Theo "ogni altra parola sarebbe solo banale" se detta ad un amico che sa leggerti nel cuore.

 

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